San Marino
4 Agosto 2022Prima crociata
5 Agosto 2022La nona novella dell”ottava giornata è la narrazione di una beffa ordita da Bruno e Buffalmacco, ordita stavolta non ai danni di Calandrino, ma di un medico borioso e adulatore.
Maestro Simone si mette nei guai da solo
Prima osservazione: Maestro Simone se la va a cercare, nel senso che stuzzica, provoca la beffa, perché è invidioso della bella vita, letteralmente della vita “lieta” della brigata dei dipintori. A questo punto bisogna fare una premessa: i pittori allora erano poco più che poveri artigiani, e quindi appartenevano ad una classe sociale decisamente inferiore rispetto a quella dei medici. Eppure maestro Simone vede che loro fanno una bella vita, e allora va a cercare Bruno, ma andandolo a cercare lo provoca. Non sa infatti che Bruno è proprio un esperto beffatore, da cui guardarsi, ma non lo capirà mai.
Maestro Simone e Calandrino
Seconda osservazione: chi è beffato, com’è capitato a Maestro Simone in questa novella, può poi essere strumento usato per fare beffa ad altri, come capiterà nella novella di Calandrino pregno, nella quale maestro Simone svolgerà un ruolo totalmente diverso, in quanto faciliterà la beffa a a Calandrino. Si tratta della novella terza della nona giornata, quindi diciamo appena quattro novelle dopo quella che noi stiamo per leggere. Maestro Simone nell’occasione, si trasformerà dunque da beffato in beffatore, o almeno complice dei nostri soliti beffatori Bruno e Buffalmacco, nelle vesti di un medico: Calandrino pregno (in cinta) Nona giornata novella terza, leggiamone un brano:
- e postoglisi il medico a sedere allato, gli ‘ncominciò a toccare il polso, e dopo alquanto, essendo ivi presente la moglie, disse:
– Vedi, Calandrino, a parlarti come ad amico, tu non hai altro male se non che tu se’pregno.
Come Calandrino udì questo, dolorosamente cominciò a gridare e a dire:
– Ohimè! Tessa, questo m’hai fatto tu, che non vuogli stare altro che di sopra: io il ti diceva bene.
La donna, che assai onesta persona era, udendo così dire al marito, tutta di vergogna arrossò, e abbassata la fronte, senza risponder parola s’uscì della camera.
Incominciamo a leggere dei brani dalla novella di Maestro Simone:
- Maestro Simone medico da Bruno e da Buffalmacco, per esser fatto d’una brigata che va in corso, fatto andar di notte in alcun luogo, è da Buffalmacco gittato in una fossa di bruttura e lasciatovi. (Dec. VIII, 9)
- […] Ed intra gli altri alli quali con piú efficacia gli vennero gli occhi addosso posti, furono due dipintori de’ quali s’è oggi qui due volte ragionato, Bruno e Buffalmacco, la compagnia de’ quali era continua, ed eran suoi vicini. E parendogli che costoro meno che alcuni altri del mondo curassero e piú lieti vivessono, sí come essi facevano, piú persone domandò di lor condizione: ed udendo da tutti, costoro essere poveri uomini e dipintori, gli entrò nel capo non dover potere essere che essi dovessero cosí lietamente vivere della lor povertá, ma s’avvisò, per ciò che udito aveva che astuti uomini erano, che d’alcuna altra parte non saputa dagli uomini dovesser trarre profitti grandissimi, e per ciò gli venne in disidèro di volersi, se esso potesse, con ammenduni o con l’uno almeno dimesticare: e vennegli fatto di prender dimestichezza con Bruno. E Bruno, conoscendo in poche di volte he con lui stato era, questo medico essere uno animale, cominciò di lui ad avere il piú bel tempo del mondo con sue nuove novelle […]
La brigata esoterica
La terza osservazione che vorremmo fare riguarda le brigate esoteriche. In realtà fino adesso abbiamo incontrato solamente brigate fiorentine “alla luce del sole”. Quella di cui parla Bruno parla oggi non è una brigata Fiorentina usuale, ma è una sorta di setta nascosta chiusa ai non iniziati, creata, così almeno dice Bruno, dal filosofo Michele Scotto. Effettivamente Michele Scoto è stato un filosofo importante, anzi forse il più importante filosofo averroista medievale. Scozzese di origini, è passato in diverse città d’Italia, tra cui anche Firenze. Il suo nome è citato da Dante Alighieri nel canto ventesimo dell’inferno, all’interno della bolgia degli indovini. Ritornando alla nostra brigata segreta, c’è da dire che non ha nessun fondamento nella realtà storica, ed è una pura e semplice invenzione di Bruno per ingannare maestro Simone.
- Maestro Simone medico da Bruno e da Buffalmacco, per esser fatto d’una brigata che va in corso, fatto andar di notte in alcun luogo, è da Buffalmacco gittato in una fossa di bruttura e lasciatovi. (Dec. VIII, 9)
- […] Dovete adunque, — disse Bruno — maestro mio dolciato, sapere che egli non è ancora guari che in questa cittá fu un gran maestro in nigromantia il quale ebbe nome Michele Scotto, per ciò che di Scozia era, e da molti gentili uomini, de’ quali pochi oggi son vivi, ricevette grandissimo onore; e volendosi di qui partire, ad istanza de’ prieghi loro ci lasciò due suoi sufficienti discepoli, a’ quali impose che ad ogni piacere di questi cotali gentili uomini che onorato l’aveano, fossero sempre presti. Costoro adunque servivano i predetti gentili uomini di certi loro innamoramenti e d’altre cosette liberamente; poi, piacendo loro la cittá ed i costumi degli uomini, ci si disposero a voler sempre stare e preserci di grandi e di strette amistá con alcuni, senza guardare che essi fossero piú gentili che non gentili o piú ricchi che poveri, solamente che uomini fossero conformi a’ lor costumi. […]
Il racconto iperbolico di Bruno
Il racconto di Bruno genera in maestro Simone un sogno, un desiderio sessuale sfrenato, che dimostra la sua incapacità di rendersi conto degli inganni, preso com’è dai suoi istinti. Il Maestro Simone è davvero un animale, una pecora, una bestia come dice più e più volte il narratore. Bruno riesce ad arte a alimentare l’immaginazione dell’ingenuo maestro Simone esattamente come la prostituta siciliana aveva fatto credere ad andreuccio da Perugia di essere una sua sorellastra oppure Frate cipolla facendo leva sulla grossolanità di Certaldo ricordate auto ironicamente paese natale di Boccaccio era riuscito a far credere al popolo grossolano di avere una reliquia unica al mondo presa da un paese immaginario ovviamente questo fa venire in mente anche la famosa beffa di Maso del saggio è dello stesso Bruno ai danni di calandrino nella prima novella della serie cioè nella famosissima novella di calandrino e l’elitropia
- […] Voi vedreste quivi la donna de’ barbanicchi, la reina de’ baschi, la moglie del soldano, la ’mperadrice d’Osbech, la ciancianfera di Norrueca, la semistante di Berlinzone e la scalpedra di Narsia. Che vi vo io annoverando? E’ vi sono tutte le reine del mondo, io dico infino alla schinchimurra del Presto Giovanni: or vedete oggimai voi! Dove, poi che hanno bevuto e confettato, fatta una danza o due, ciascuna con colui a cui istanza v’è fatta venire se ne va nella sua camera: e sappiate che quelle camere paiono un paradiso a vedere, tanto son belle! E sono non meno odorifere che sieno i bossoli delle spezie della bottega vostra, quando voi fate pestare il comino. […]
- […] Voi vedreste quivi la donna de’ barbanicchi, la reina de’ baschi, la moglie del soldano, la ’mperadrice d’Osbech, la ciancianfera di Norrueca, la semistante di Berlinzone e la scalpedra di Narsia. Che vi vo io annoverando? E’ vi sono tutte le reine del mondo, io dico infino alla schinchimurra del Presto Giovanni: or vedete oggimai voi! Dove, poi che hanno bevuto e confettato, fatta una danza o due, ciascuna con colui a cui istanza v’è fatta venire se ne va nella sua camera: e sappiate che quelle camere paiono un paradiso a vedere, tanto son belle! E sono non meno odorifere che sieno i bossoli delle spezie della bottega vostra, quando voi fate pestare il comino. […]
Maestro Simone borioso e il narcisismo di Bruno
La quarta osservazione che vorremmo fare e che c’è comunque una grossa differenza fra i due creduloni Calandrino e Maestro Simone. Calandrino è uno sciocco sempliciotto, mentre maestro Simone è anche uno sbruffone vanaglorioso
La conclusione della beffa: la pena del vanaglorioso Maestro Simone
La quinta e ultima osservazione: mentre Dante affoga nello sterco i seduttori/adulatori, per Boccaccio ci sono degli ingenui come Andreuccio da Perugia, che comunque poi da lì incomincia un percorso di formazione, e maestro Simone a quale invece la lezione non è servita per niente.
È anche vero che lo stesso Maestro Simone ha cercato di adulare Bruno e Buffalmacco per raggiunger i suoi scopi.
Ma leggiamo adesso la parte restante della novella senza più interrompere:
- […] Partitisi adunque costoro, come notte si venne faccendo, il maestro trovò sue scuse in casa con la moglie: e trattane celatamente la sua bella roba, come tempo gli parve, messalasi indosso, se n’andò sopra uno de’ detti avelli; e sopra quegli marmi ristrettosi, essendo il freddo grande, cominciò ad aspettar la bestia. Buffalmacco, il quale era grande ed atante della persona, ordinò d’avere una di queste maschere che usare si soleano a certi giuochi li quali oggi non si fanno, e messosi indosso un pilliccion nero a rivescio, in quello s’acconciò in guisa che pareva pure uno orso, se non che la maschera aveva viso di diavolo ed era cornuta. E cosí acconcio, venendogli Bruno appresso per vedere come l’opera andasse, se n’andò nella piazza nuova di Santa Maria Novella: e come egli si fu accorto che messer lo maestro v’era, cosí cominciò a saltabellare ed a fare un nabissar grandissimo su per la piazza ed a sufolare e ad urlare ed a stridire in guisa che se imperversato fosse. Il quale come il maestro sentí e vide, cosí tutti i peli gli s’arricciarono addosso, e tutto cominciò a tremare, come colui che era piú che una femina pauroso, e fu ora che egli vorrebbe essere stato innanzi a casa sua che quivi: ma nonpertanto pur, poi che andato v’era, si sforzò d’assicurarsi, tanto il vinceva il disidèro di giugnere a vedere le maraviglie dettegli da costoro.
- Ma poi che Buffalmacco ebbe alquanto imperversato, come è detto, faccendo sembianti di rappacefícarsi, s’accostò all’avello sopra il quale era il maestro, e stette fermo. Il maestro, sí come quegli che tutto tremava di paura, non sapeva che farsi, se su vi salisse o se si stesse. Ultimamente, temendo non gli facesse male se su non vi salisse, con la seconda paura cacciò la prima, e sceso dell’avello, pianamente dicendo: — Iddio m’aiuti! — sú vi salí, ed acconciossi molto bene: e sempre tremando tutto, si recò con le mani a star cortese, come detto gli era stato. Allora Buffalmacco pianamente s’incominciò a dirizzare verso Santa Maria della Scala, ed andando carpone infino presso le donne di Ripole il condusse. Erano allora per quella contrada fosse, nelle quali i lavoratori di que’ campi facevan votare la contessa di Civillari per ingrassare i campi loro; alle quali come Buffalmacco fu vicino, accostatosi alla proda d’una e preso tempo, messa la mano sotto all’un de’ piedi del medico e con essa sospintolsi da dosso, di netto col capo innanzi il gittò in essa e cominciò a ringhiar forte ed a saltare e ad imperversare e ad andarsene lungo Santa Maria della Scala verso il prato d’Ognissanti, dove ritrovò Bruno che, per non poter tener le risa, fuggito s’era: ed ammenduni festa faccendosi, di lontan si misero a veder quello che il medico impastato facesse.
- Messer lo medico, sentendosi in questo luogo cosí abominevole, si sforzò di rilevare e di volersi aiutar per uscirne, ed ora in qua ed ora in lá ricadendo, tutto dal capo al piè impastato, dolente e cattivo, avendone alquante dramme ingozzate, pur n’uscí fuori, e lasciovvi il cappuccio: e spastandosi con le mani come poteva il meglio, non sappiendo che altro consiglio pigliarsi, se ne tornò a casa sua, e picchiò tanto che aperto gli fu. Né prima, essendo egli entrato dentro cosí putente, fu l’uscio riserrato, che Bruno e Buffalmacco furono ivi, per udire come il maestro fosse dalla sua donna raccolto; li quali stando ad udir, sentirono alla donna dirgli la maggior villania che mai si dicesse a niun tristo, dicendo: — Deh! come ben ti sta! Tu eri ito a qualche altra femina e volevi comparire molto orrevole con la roba dello scarlatto. Or non ti bastava io? Frate, io sarei sufficiente ad un popolo, non che a te. Deh! or t’avessono essi affogato, cosí come essi ti gittarono lá dove tu eri degno d’esser gittato! Ecco medico onorato, aver moglie ed andar la notte alle femine altrui! — E con queste e con altre assai parole, faccendosi il medico tutto lavare, infino alla mezzanotte non rifinò la donna di tormentarlo. Poi, la mattina vegnente, Bruno e Buffalmacco, avendosi tutte le carni dipinte soppanno di lividori a guisa che far soglion le battiture, se ne vennero a casa del medico e trovaron lui giá levato;
- ed entrati dentro a lui, sentirono ogni cosa putirvi, ché ancora non s’era sí ogni cosa potuta nettare, che non vi putisse. E sentendo il medico costor venire a lui, si fece loro incontro, dicendo che Iddio desse loro il buon dí; al quale Bruno e Buffalmacco, sí come proposto aveano, risposero con turbato viso: — Questo non diciam noi a voi, anzi preghiamo Iddio che vi dèa tanti malanni, che voi siate morto a ghiado, sí come il piú disleale ed il maggior traditor che viva, per ciò che egli non è rimaso per voi, ingegnandoci noi di farvi onore e piacere, che noi non siamo stati morti come cani. E per la vostra dislealtá abbiamo stanotte avute tante busse, che di meno andrebbe uno asino a Roma: senza che, noi siamo stati a pericolo d’essere stati cacciati della compagnia nella quale noi avevamo ordinato di farvi ricevere. E se voi non ci credete, ponete mente le carni nostre come elle stanno. — E ad un cotal barlume apertisi i panni dinanzi, gli mostrarono i petti loro tutti dipinti, e richiusongli senza indugio. Il medico si volea scusare e dir delle sue sciagure, e come e dove egli era stato gittato; al quale Buffalmacco disse: — Io vorrei che egli v’avesse gittato dal ponte in Arno;
- perché ricordavate voi o Dio o’ santi? Non vi fu egli detto dinanzi? — Disse il medico che in fé di Dio non ricordava. — Come — disse Buffalmacco — non ricordate? Voi ve ne ricordate molto, ché ne disse il messo nostro che voi tremavate come verga e non sapevate dove voi vi foste. Or voi ce l’avete ben fatta, ma mai piú persona non la ci fará: ed a voi ne faremo ancora quello onore che vi se ne conviene.— Il medico cominciò a chieder perdono ed a pregargli per Dio che noi dovesser vituperare, e con le migliori parole che egli potè s’ingegnò di paceficargli: e per paura che essi questo suo vitupèro non palesassero, se da indi addietro onorati gli avea, molto piú gli onorò e careggiò con conviti ed altre cose da indi innanzi. Cosí adunque, come udito avete, senno s’insegna a chi tanto non n’apparò a Bologna. […]