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13 Agosto 2022
Dopo la sconfitta di Napoleone, le potenze europee vollero ripristinare la situazione precedente alla rivoluzione francese e alle campagne napoleoniche. Fu indetto un congresso, a Vienna, che si svolse tra il 1814 e il 1815, vi presero parte le potenze vincitrici, in realtà le potenze vincitrici discutono sull’assetto da dare all’Europa dopo la “bufera” napoleonica.
I principi del congresso di Vienna. Le decisioni del Congresso si ispirarono a due princìpi fondamentali:
Principio di equilibrio: nessuno stato doveva essere troppo forte per sottomettere un altro, né troppo debole per rischiare di essere sottomesso; In realtà prevale il principio di equilibrio tra le maggiori potenze (Francia, Inghilterra, Russia, Austria e Prussia).
Principio di legittimità: la sovranità doveva essere restituita, per quanto possibile, ai legittimi sovrani che regnavano prima delle conquiste napoleoniche; Viene proposto il principio di legittimità, secondo il quale devono essere restaurati i sovrani deposti.
La personalità più importante fu il ministro degli esteri Austriaco Klemens von Metternich, vera colonna portante della Restaurazione. Dopo il Congresso di Vienna inizia l’età della Restaurazione, che arriva fino al 1848.
“La pace dei 100 anni”
I diplomatici di Vienna agirono con i criteri della diplomazia settecentesca, senza considerare le aspirazioni dei popoli.
Tuttavia le loro scelte non possono essere considerate una pura restaurazione dell’ordine precedente
Le potenze furono equilibrate: l’Europa non conobbe gravi conflitti fino al 1914.
Limiti della Restaurazione
In quasi tutti i paesi fu restaurato l’assolutismo che Napoleone aveva rovesciato. In Francia no, e Luigi XVIII mantenne una monarchia costituzionale sul modello inglese e gran parte del codice civile napoleonico. Il ritorno all’assolutismo in Francia era insensato dato che la rivoluzione e Napoleone avevano avuto un così grande consenso tra tutto il popolo.
Di fatto questo accadrà non solo in Francia.
La Santa Alleanza
Per garantire la stabilità del nuovo ordine si forma un’alleanza dei sovrani di Austria Prussia e Russia, cristiani, ma di tre confessioni diverse, che sarà allargata a tutti i prìncipi cristiani (1815).
Nonostante la forma paternalistica e “mistica”,
attraverso riunioni periodiche, l’alleanza diventerà uno strumento di difesa contro tentativi rivoluzionari, e gli eserciti delle tre potenze si impegnano a intervenire in quei paesi dove un’insurrezione popolare tentasse di rovesciare i sovrani legittimi.
“In nome della Santissima e Indivisibile Trinità, le loro Maestà Francesco, Alessandro e Federico Guglielmo, in conseguenza dei grandi avvenimenti che segnalarono in Europa il corso dei tre ultimi anni e principalmente dei benefici che la Divina Provvidenza si piacque diffondere negli Stati, i cui Governi hanno posto in Essa sola la confidenza e la speranza, avendo acquistata l’ intima convinzione che è necessario stabilire l’andamento da adottare dalle Potenze nei reciproci rapporti sopra le verità sublimi che ci insegna l’eterna religione di un Dio Salvatore, dichiarano solennemente che il presente atto ha unicamente per scopo di manifestare alla faccia dell’ Universo la loro irremovibile determinazione di non prendere per norma della loro condotta, sia nell’amministrazione dei rispettivi Stati, sia nelle politiche loro relazioni con altro qualsiasi Governo, che i precetti di giustizia, di carità e di pace, i quali non che essere unicamente applicabili alla vita privata, devono al contrario influire direttamente sopra le risoluzioni dei Principi e guidare tutti i passi loro, come unico mezzo di consolidare le istituzioni umane, di rimediare alle loro imperfezioni.”
dal Trattato della Santa Alleanza
Il dibattito politico
Le complesse vicende della rivoluzione francese e del periodo napoleonico ispirano la riflessione e il dibattito politico (tra l’altro, sempre più vicino al nostro).
Si sviluppano proprio in questi anni gran parte delle idee e delle ideologie contemporanee, nel contesto del trapasso tra la cultura illuministica e quella romantica.
Insomma, vennero restaurati i vecchi stati, ma non si poterono cancellare le nuove idee che negli ultimi anni si radicarono nella popolazione, come:
la necessità di una giusta rappresentanza nelle istituzioni dello Stato;
L’indipendenza dal dominio straniero.
Quella della Restaurazione è anche l’età in cui si sviluppano nuove ideologie nazionali, non sempre identiche fra loro.
Movimento nazionale versus nazionalismo radicale
Al cosmopolitismo illuminista si oppone l’idea di nazione, di appartenenza ad una collettività storica e culturale.
Questa appartenenza deve potersi esprimere anche in politica con la realizzazione dello stato nazionale.
Lotta per l’unità (dove le nazioni sono divise) o per l’indipendenza (dove sono sottomesse ad altri popoli).
Teorici della restaurazione
Le violenze rivoluzionarie e il dispotismo napoleonico sono visti come il frutto dei limiti del pensiero illuministico.
Ai principi astratti si contrappone la concretezza storica e l’importanza anche politica della religione e della Chiesa.
Esponenti:
- Burke, J. De Maistre, De Bonald, Chateaubriand
Le idee politiche dell’età della restaurazione
Reazionari o Ultraconservatori. Era quella più vicina agli ideali della restaurazione. Partiva da un giudizio totalmente negativo della rivoluzione francese, considerata il terribile risultato dell’illuminismo, ideologia con cui gli uomini pretendono di decidere da soli ciò che è giusto e vero. Al contrario, i reazionari giudicano il popolo incapace di decidere per sé, e concepiscono un potere affidato ad un sovrano assoluto, ispirato dai principi della religione.
Conservatori. Anch’essi criticavano la rivoluzione francese, ma non proponevano un ritorno al passato come i reazionari, bensì l’introduzione di piccoli cambiamenti, sul modello della Gloriosa Rivoluzione, avvenuta senza spargimento di sangue e senza distruggere le istituzioni del paese.
Le nuove correnti politiche
Si possono schematicamente ricondurre ai “principi dell’89”:
Principi | Correnti |
Libertà | Liberalismo (≠ liberismo) |
Uguaglianza | Democrazia, Repubblica
Socialismo e Comunismo |
Fraternità | Movimento nazionale
(≠ nazionalismo) |
Liberalismo (non liberismo)
La libertà dell’individuo va difesa dai tiranni ma anche dal dispotismo della maggioranza (no alla democrazia).
Il potere politico deve essere limitato:
Costituzione;
divisione dei poteri;
suffragio ristretto.
Esponenti:
- Constant, A. De Tocqueville.
Liberali. Il liberalismo fu la nuova e più importante ideologia nata durante la Restaurazione e destinata a prevalere in tutta Europa nel corso dell’Ottocento. Era l’ideologia della borghesia: loro doveva essere garantita la più importante conquista della rivoluzione, la libertà individuale:
di esprimere le proprie idee ed associarsi a fini politici;
dell’individuo verso l’autorità, che non deve mai diventare oppressiva;
di godere della proprietà privata;
libertà di attività economica;
I liberali erano nemici dei reazionari, e, all’estremo opposto, dei giacobini, sostenitori di un’uguaglianza che aveva portato al terrore. Il giusto mezzo per loro era la separazione dei poteri, controllo del governo da parte del parlamento.
Democratici. Se per i liberali il valore fondamentale era la libertà individuale, per i democratici era l’uguaglianza politica. La forma di stato più coerente con questo principio era la Repubblica a suffragio universale. Per i socialisti, oltre all’uguaglianza politica, era necessaria anche l’uguaglianza economica, da raggiungere anche colpendo la proprietà privata, se necessario.
L’idea di nazione. Per tutti era importante l’idea di nazione, cara a Conservatori, Liberali, Democratici. Nell’Ottocento questa idea corrispondeva a una comunità di sangue, accomunata da una stessa lingua e cultura.
Quale uguaglianza?
Giuridica | Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (liberalismo). |
Politica | Tutti i cittadini hanno il diritto di partecipare al governo attraverso il voto (democrazia). |
Economica o sostanziale | Le ricchezze devono essere ridistribuite in modo equo (socialismo e comunismo). |
Democrazia
L’uguaglianza politica è garantita solo dal suffragio universale (maschile).
Preferenza per la forma repubblicana.
Interventi dello stato per rendere concreta l’uguaglianza politica:
Diritto all’istruzione
Correzione disuguaglianze economiche (ad es. in campo fiscale).
La carta europea dopo il Congresso di Vienna
L’organizzazione europea, sancita dall’atto finale del Congresso di Vienna del 9 giugno 1815, è la seguente, cominciando dalle quattro grandi potenze:
- L’Inghilterra, o meglio, il regno unito di Gran Bretagna e d’Irlanda, sotto Giorgio III di Hannover (1760-1820), che per le sue condizioni mentali era stato sostituito nel 1811 dal principe ereditario, il futuro Giorgio IV, in qualità di reggente:
riacquista il Regno di Hannover, ingrandito con la Frisia orientale ed eretto a regno, di cui è sovrano il re d’Inghilterra, che poi vi spedisce un vicerè che, al momento della salita al trono della Regina Vittoria, diventa autonomo.
ottiene l’isola di Heligoland, nel mare del Nord,
l’isola di Malta, tolta ai Cavalieri dell’Ordine di S. Giovanni in Gerusalemme
il protettorato delle Isole Ionie.
Compensi coloniali. Inoltre l’Inghilterra mantiene il possesso di alcune colonie tolte durante la guerra alla Francia, alla Spagna e all’Olanda, fra le quali Tobago, ex francese, Trinidad, ex spagnola, Ceylon ed il capo di Buona Speranza, ex olandesi
- L’impero d’Austria, sotto Francesco I d’Asburgo (dal 1792 al 1806 imperatore del Sacro Romano Impero, dal 1806 al 1835 imperatore d’Austria),
presiede la nuova Confederazione Germanica
perde il Belgio, annesso all’Olanda per costituire il regno dei Paesi Bassi,
ma guadagna in cambio tutti i territori facenti parte dell’ex repubblica di Venezia, eccetto le Isole Ionie.
L’impero risulta così composto dall’Austria vera e propria, dal Trentino, dall’Istria e dalla Dalmazia ex veneta, dai territori del Veneto e dalla Lombardia riuniti nel nuovo regno del Lombardo-Veneto, dalla Boemia (oggi Rep. Ceca), dall’Ungheria con la Croazia, e dalle province polacche della Bucovina e della Galizia;
- regno di Prussia, sotto Federico Guglielmo III di Hohenzollern (1797-1840)
mantiene le province ereditarie del Brandeburgo, della Prussia orientale, della Pomerania e della Slesia, ed il territorio polacco della Posnania.
e, a compenso della concessione alla Russia del granducato di Varsavia, acquista parte della Sassonia, la Renania con le città di Colonia, Bonn e Treviri, il ducato di Westfalia e la parte svedese della Pomerania.
- impero della Russia, sotto lo zar Alessandro I Romanoff (1801-1825):
conserva la Finlandia e la Bessarabia turca
e in più acquista il granducato di Varsavia, diminuito dei territori ceduti all’Austria e alla Prussia. Il granducato era costituito in un regno formalmente indipendente, ma legato alla Russia e di fatto ad essa soggetto: si trattava di un territorio di circa 127.000 kmq e di una popolazione di 3.200.000 persone. Della Polonia, divisa nuovamente fra le grandi potenze, resta indipendente solo Cracovia, costituita in città libera.
La nuova carta d’Europa era inoltre costituita dai seguenti Stati:
- regno di Francia, sotto Luigi XVIII di Borbone (1814-1824). Le sue frontiere erano riportate a quelle del 1790-92: esso perdeva cioè alcuni territori ai confini con il Belgio, altri ai confini con la Svizzera, e la maggior parte della Savoia. Conservava, però, i territori già pontifici di Avignone e del Venaissin;
- regno di Spagna, sotto Ferdinando VII di Borbone (1813-1833), che rientrava nei suoi precedenti confini;
- regno di Portogallo, sotto Maria I di Braganza (1777-1816), che tuttavia, essendo or mai trasferita in Brasile la dinastia dei Braganza, fu sostituita temporaneamente da un’amministrazione inglese;
- regno dei Paesi Bassi, sotto Guglielmo I di Orange-Nassau (1815-1840), che riuniva il Belgio già austriaco all’Olanda, privata di alcune sue colonie;
- La confederazione germanica, che sostituiva il vecchio Sacro Romano Impero, costituito da una quantità di piccoli Stati. Essa comprendeva trentanove Stati: cioè, un impero, cinque regni, ventinove granducati, ducati e principati, e quattro città libere. Facevano parte della confederazione il re dei Paesi Bassi, come sovrano del ducato di Lussemburgo, ed il re di Danimarca, come sovrano del ducato di Holstein e Lauenburg. Organo centrale era una Dieta Federale residente nella città libera di Francoforte e presieduta dall’Austria: la Dieta non aveva alcuna effettiva autorità sui vari Stati, che restavano assolutamente sovrani;
- La confederazione svizzera, che veniva ricostituita in ventidue cantoni, fra cui per la prima volta Ginevra. Essa era garantita nel territorio e dichiarata in perpetuo neutrale dalle grandi potenze. Organo centrale della confederazione era una Dieta, a Lucerna, con scarsi poteri sui cantoni;
- Il regno di Svezia, sotto Carlo XIII di Holstein-Gottorpo (1809-1818), cui doveva succedere l’ex generale napoleonico Bernadotte, con il nome di Carlo XIV. Perdeva la Finlandia, ceduta definitivamente alla Russia, e la Pomerania annessa alla Prussia, ma guadagnava in cambio la Norvegia, tolta alla Danimarca, e legata alla Svezia da una unione personale;
- Il regno di Danimarca, sotto Federico VI di Oldenburg (1808-1893). Perdeva la Norvegia, ed otteneva il ducato di Holstein e Lauenburg.
L’Italia del 1815
L’Italia della Restaurazione. In Italia vennero cancellati gli stati creati da Napoleone e restituiti ai legittimi sovrani, che ebbero potere assoluto. Domina l’Austria
direttamente (Regno Lombardo-Veneto)
o indirettamente (dinastie asburgiche in Toscana, a Parma e a Modena).
Furono eliminate le costituzioni. La Santa Alleanza ebbe il compito di garantire l’ordine e la stabilità negli Stati Italiani.
La penisola italiana fu così suddivisa:
- Il Regno di Sardegna, sotto Vittorio Emanuele I di Savoia (1802-1821). Ai territori del Piemonte, della Savoia e di Nizza, della Sardegna, venivano aggiunti quelli dell’ex repubblica di Genova, è ingrandito, in quanto “stato cuscinetto”.
- regno Lombardo-Veneto, costituito dalla Lombardia e dal Veneto, il cui sovrano era l’imperatore d’Austria, rappresentato a Milano da un viceré;
- ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, sotto l’ex imperatrice Maria Luisa d’Asburgo (1815-1847), moglie di Napoleone. Si stabilì tuttavia che suo figlio, il re di Roma, fosse escluso dalla successione e che, alla morte di Maria Luisa, il ducato sarebbe ritornato alla famiglia dei Borbone di Parma, la quale veniva temporaneamente indennizzata con il possesso di Lucca. L’Austria otteneva inoltre il diritto di tenere una guarnigione a Piacenza;
- ducato di Modena, Reggio e Mirandola, sotto Francesco IV d’Asburgo-Este (1814-1846), che alla morte della madre Maria Beatrice d’Este-Cybo, sovrana del ducato di Massa e Carrara, sarebbe stato erede anche di questo;
- granducato di Toscana, sotto Ferdinando III d’Asburgo-Lorena (1790-1800; 1814-1824). Era accresciuto del principato di Piombino e dello Stato dei Presìdi: inoltre, allorché i Borbone di Parma fossero rientrati in possesso del loro ducato, sarebbe stato aumentato anche del ducato di Lucca;
- ducato di Lucca, sotto Maria Luisa di Borbone (1803-1807; 1815-1824), reggente per il figlio Carlo Ludovico. Al ritorno a Parma dei Borbone, sarebbe stato annesso al granducato di Toscana;
- Stato pontificio, sotto il papa Pio VII (1800-1823). Veniva ricostituito nei precedenti confini e diminuito solo di Avignone e del Venaissin. Inoltre l’Austria aveva il diritto di tenere guarnigioni a Ferrara e a Comacchio;
- Sicilia e Napoli sono unite nel Regno delle due Sicilie, sempre sotto i Borboni, pertanto il regno delle Due Sicilie, sotto Ferdinando I di Borbone (1815-1825), già IV come re di Napoli e III come re di Sicilia, era costituito dai due vecchi regni di Napoli e di Sicilia e diminuito solo dello Stato dei Presìdi, passato al granducato di Toscana (malcontento dei palermitani per il declassamento della ex-capitale Palermo..
- Altri piccoli Stati italiani erano il ducato di Massa e Carrara, sotto Maria Beatrice d’Este-Cybo (1814-1829), annesso, dopo la morte di questa, al ducato di Modena; la repubblica di San Marino ed il principato di Monaco, retto dalla famiglia Grimaldi-Matignon e sotto protettorato del regno di Sardegna.