Soddisfazioni… Filastrocca sulla Festa di Ognissanti
5 Ottobre 2022Paracar che scappee de Lombardia di Carlo Porta
8 Ottobre 2022Prima strofa
- Fin che il ver fu delitto, e la Menzogna
Corse gridando, minacciosa il ciglio:
«Io son sola che parlo, io sono il vero»,
Tacque il mio verso, e non mi fu vergogna.
Non fu vergogna, anzi gentil consiglio; 5
Chè non è sola lode esser sincero,
Nè rischio è bello senza nobil fine.1
Or che il superbo morso
Ad onesta parola è tolto alfine,
Ogni compresso affetto al labbro è corso; 10
Or s’udrà ciò che, sotto il giogo antico,
Sommesso appena esser potea discorso
Al cauto orecchio di provato amico.
Seconda strofa
- Toglier lo scudo de le Leggi antique
E le da lor create, e il sacro patto 15
Mutar come si muta un vestimento;
O non mutate non serbarle, e inique
Farle serbar benchè segrete, e in atto
Di chi pensa, tacendo, al tradimento;
E novi statuir padri alla legge, 20
E, perchè amici ai buoni,
Sperderli a guisa di spregiato gregge:
Questi de’ salvatori erano i doni;
Questo dicean fondarne a civil vita;
Qual se Italia, al chiamar d’esti Anfioni,* 25
Fosse dei boschi e de le tane uscita.
Prima Nota
* Anfione è un personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e Antiope. Secondo la tradizione, è ricordato come gentile d’animo e cultore della musica e della poesia.
Terza strofa
- Anzi, fatta da lor donna e reina
La salutaro, o fosse frode o scherno:
D’armi reina, io dico, e di consigli;
Essa che ai piè de la imperante inchina 30
Stavasi, e fea di sue ricchezze eterno
Censo agli estrani, e de gli estrani ai figli;
Che regger si dovea con l’altrui cenno;
Che ogni anno il suo tesoro
Su l’avara ponea lance di Brenno. 35
È ver; tributo nol dicean costoro,
Men turpe nome il vincitor foggiava.
Ma che monta, per Dio! Terra che l’oro
Porta, costretta, allo straniero, è schiava.
Quarta strofa
- E svelti i figli ai genitor dal fianco, 40
E aprir loro le porte, ed esser padre
Delitto, e quasi anco i sospir nocenti;
E tratti in ceppi, e noverati a branco,
Spinti ad offesa d’innocenti squadre
Con cui meglio starieno abbracciamenti. 45
Oh giorni! oh campi che nomar non oso!
Deh! per chi mai scorrea
Quel sangue onde il terren vostro è fumoso?
O madri orbate, o spose, a chi crescea
Nel sen custode ogni viril portato? 50
Era tristezza esser feconde, e rea
Novella il dirvi: un pargoletto è nato!
Quinta strofa
- Nè gente or voglio cagionar dei mali
Che lo stesso bevea calice d’ira,
Nè infonder tosco ne le piaghe aperte; 55
Ma dico sol ch’è da pensar da quali
Strette il perdono del Signor ne tira,
Perchè sien maggior grazie a Lui riferte.
Chè quando eran più l’onte aspre ed estreme,
E, al veder nostro, estinto 60
Ogni raggio parea d’umana speme;
Allor fuor de la nube arduo ed accinto,
Tuonando, il braccio salvator s’è mostro;
Dico che Iddio coi ben pugnanti ha vinto;
Che a ragion si rallegra il popol nostro. 65
Sesta strofa
- Bel mirar da le inospiti latebre
Giovin raminghi al sospirato tetto
Correr securi, ed a le braccia pie;
E quei che in ferri astrinse ed in tenebre
L’odio potente, un motto od un sospetto 70
Al soavi tornar colloquj e al die;
E un favellar di gioja e di speranza,
E su le fronti scòlta
De’ concordi pensier l’alma fidanza;
E il nobil fior de’ generosi a scolta 75
Durar ne l’armi e vigilar, mostrando
Con che acceso voler la patria ascolta
Quando libero e vero è il suo dimando;
Settima strofa
- E quel che a dir le sue ragioni or chiama
Lunge da basso studio e da contesa, 80
Parlar per lei com’ella è desiosa,
E l’antica far chiara itala brama;
Che sarà, spero, a quei possenti intesa
Cui par che piaccia ogni più nobil cosa.
Vedi il drappello che al governo è sopra, 85
Animoso e guardingo,
Al ben di tutti aver rivolta ogni opra;
E i ministri di Dio dal mite aringo
Nel dritto calle ragunar la greggia.
Molte e gran cose in picciol fascio io stringo;2 90
Ma qual parlar sì belle opre pareggia?
Seconda Nota
2 Questo è un verso tolto al Petrarca, Trionfo della Fama, II. 13. «Molte gran cose in picciol fascio stringo».