La rotta del ministro Giuseppe Valditara
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13 Novembre 2022Il Comune
Nei secoli XI e XII nelle regioni interne della penisola italiana nascono i primi comuni, formati da :
• nobili senza feudo
• mercanti
• artigiani
Tutti potevano svolgere le loro attività più liberamente che altrove.
Per questo motivo sentirono la necessità di ritrovarsi tutti insieme formando delle libere associazioni per:
• discutere dei problemi comuni
• difendere i propri interessi
Col tempo esse divennero sempre più forti e organizzate.
In molti casi ottennero anche l’autorizzazione del vescovo –conte.
In esse il vescovo-conte trovava un valido appoggio nella lotta contro i grandi feudatari del contado.
In cambio dell’aiuto i vescovi-conti cominciarono a concedere ai membri delle nuove associazioni privilegi e diritti
L’ascesa della “borghesia grassa”
A causa di queste concessioni il vescovo conte cominciò gradualmente a perdere la propria autorità politica.
Le associazioni di cittadini poterono così realizzare la loro aspirazione di fondare un nuovo sistema di governo
Chi faceva parte delle libere associazioni?
Inizialmente ne facevano parte i membri dei ceti più agiati, la “borghesia grassa” si riunirono in un patto giurato fondando un libero comune
Questo è il primo esempio di democrazia nell’Europa medievale
L’origine del comune è legata quindi alla nascita della nuova economia
Le classi sociali
Quali classi sociali componevano la città medievale?
il comune non offriva a tutti la stessa uguaglianza giuridica. al suo interno permanevano profonde differenze di classe:
La popolazione era suddivisa in diversi raggruppamenti:
I NOBILI: organizzati in associazioni familiari chiamate CONSORTERIE. Assunsero nei primi tempi il GOVERNO della CITTÀ. (erano venuti in città per investire le loro rendite, vivevano in palazzi signorili ornati da alte torri)
Il POPOLO GRASSO o RICCA BORGHESIA: ricchi mercanti, banchieri, importanti artigiani, professionisti. Si riuniscono in associazioni ben organizzate: le ARTI o CORPORAZIONI. Inizialmente non ammessi al governo della città. Col tempo si impadronirono completamente del potere
Il POPOLO MINUTO o PICCOLA BORGHESIA: era formato da modesti artigiani e da proprietari di piccole aziende. Avevano i propri rappresentanti (ARTI o CORPORAZIONI MINORI) erano esclusi dalla vita politica
PLEBE: salariati, braccianti, operai. Viveva in un continuo stato di oppressione, fra mille difficoltà, ingiustizie e soprusi. Era tenuta lontana da ogni partecipazione alla vita politica.
Coloni e contadini vivevano nelle stesse condizioni
Dal Comune aristocratico al Comune popolare
L’aristocrazia (dal greco άριστος, “Migliore” e κράτος, “Potere”) è una forma di governo nella quale poche persone (che secondo l’etimologia greca del termine dovrebbero essere i “migliori”) controllano interamente lo Stato.
Forma di governo in cui la nobiltà detiene il potere
Il governo dei Consoli
I Consoli erano i capi del governo cittadino.
Essi appartenevano prevalentemente alla nobiltà.
Erano di numero variabile
Rimanevano in carica solo un anno
Avevano il POTERE ESECUTIVO (=fare applicare le leggi)
Avevano il diritto di fare pace o guerra, di stringere alleanze, di stipulare trattati
I consoli erano assistiti nel loro lavoro dai CONSIGLI, (assemblee di cittadini autorevoli)
Avevano il POTERE LEGISLATIVO (= di fare le leggi).
Rimanevano in carica un anno
Venivano eletti dall’assemblea generale di tutti i cittadini nobili.
Le leggi venivano inserite negli STATUTI.
Gli Statuti erano raccolte di leggi che ogni Comune formava anche attraverso un Parlamento o Arengo (cioè l’assemblea del popolo grasso)
Il podestà e il capitano del popolo
Il podestà era originario di un’altra città.
Veniva chiamato da fuori perché fosse ESTRANEO e IMPARZIALE difronte alle lotte cittadine.
Il governo del Comune continuò però ad essere troppo legato agli interessi dell’aristocrazia locale che non voleva cedere i propri privilegi alla borghesia.
Per questo motivo nel XIII sec. al Podestà fu affiancato un CAPITANO DEL POPOLO.
Egli doveva difendere gli interessi e la vita stessa dei “popolani”, ossia gli appartenenti al popolo grasso e al popolo minuto (= l’insieme di coloro che praticavano un mestiere o un’attività commerciale in qualità di imprenditore e per questo poteva essere iscritto alle Arti o Corporazioni).
Gli operai non erano ammessi ad esse e non potevano partecipare al governo della cosa pubblica.
Anche dopo l’istituzione del Capitano del popolo, la città restò nelle mani di un limitato gruppo di persone.
Queste persone però non erano più i nobili, ma i grandi uomini d’affari e i proprietari delle aziende.
Essi si preoccupavano di difendere i propri privilegi contro i nobili e contro gli artigiani meno agiati e contro la plebe.
Nonostante i miglioramenti e la sua evoluzione, il Comune rimase sempre legato agli interessi di una classe. Fu quindi un governo di parte, cioè che non rappresenta gli interessi di tutti.
Guelfi e Ghibellini
Nel duecento si inaspriscono le lotte intestine, in Italia molto più che in Europa
Per appoggiare il partito ghibellino, Federico II decise di mandare in città il proprio figlio naturale Federico d’Antiochia (podestà dal 1246), che cacciò i Guelfi
A Firenze si conia il fiorino d’oro e si assiste a un decennio di crescita economica
Una serie ininterrotta di battaglie
1260 Battaglia di Montaperti e Concilio di Empoli
1266 Battaglia di Benevento
1266 Battaglia di Benevento
1289 Battaglia di Campaldino
1293 Ordinamenti di giustizia di Giano della Bella
Papa Celestino V (1294) e Bonifacio VIII (1294-1303)
1297 Serrata del Maggior Consiglio
Successi ghibellini
Corrado IV morì prematuramente (1254).
Il fratellastro Manfredi, reggente in Sicilia, usurpa il trono e mira a realizzare un regno autonomo, alleandosi con le forze ghibelline in Italia.
I Ghibellini, guidati da Farinata degli Uberti, si impongono a Firenze dopo la battaglia di Montaperti (1260).
La fine degli Svevi
Il papa Urbano IV offre la corona di Sicilia a Carlo d’Angiò, conte di Provenza, fratello del re di Francia, Luigi IX.
Carlo accetta, scende in Italia e sconfigge Manfredi a Benevento (1266).
I ghibellini sono sconfitti ovunque.
Il giovane figlio di Corrado IV, Corradino, sfida Carlo ma è sconfitto e ucciso (1268).
Corradino di Svevia 1268 Battaglia di Tagliacozzo
Politica angioina
Carlo si avvale delle solide strutture del Regno di Sicilia, per estendere la propria egemonia sull’Italia e sul Mediterraneo.
Ma il suo pesante fiscalismo suscita la rivolta dei Vespri siciliani a Palermo (1282).
I Siciliani offrono la corona a Pietro III, Re d’Aragona, marito di una figlia di Manfredi, che sfida Carlo.
I vespri siciliani (1282)
I Vespri siciliani furono una ribellione scoppiata a Palermo, all’ora dei vespri di Lunedì dell’Angelo nel 1282. Bersaglio della rivolta furono i dominatori francesi dell’isola, gli Angioini, avvertiti come oppressori stranieri.
Da Palermo i moti si sparsero presto all’intera Sicilia, e portarono all’espulsione della presenza francese nell’isola
La guerra del Vespro
Comunque, il conflitto si protrasse per un ventennio coinvolgendo altre forze:
con gli angioini stanno il papa, la Francia e le città guelfe;
con gli aragonesi, Genova e il partito ghibellino.
L’Italia dopo la pace di Caltabellotta (1302)
La pace di Caltabellotta (1302) divise la Sicilia (a Federico III d’Aragona) da Napoli (a Carlo II d’Angiò).
Dal comune alla signoria
La lotta tra fazioni che caratterizza le città italiane del centro-nord nel duecento, alimenta il desiderio di pace e stabilità.
Ciò portò tra XIII e XIV secolo, all’affermazione di alcune famiglie che riuscirono ad affermare la loro autorità trasformando il comune in signoria.
Signoria
Per “Signoria” in questo caso si intende, in relazione all’evoluzione dei comuni italiani:
una magistratura straordinaria,
sovrapposta ai normali organismi del comune,
tendenzialmente orientata in senso dinastico.
L’esempio di Milano
1277 I Visconti si impongono a Milano
Nel 1287 Matteo Visconti (nipote del vescovo) diventa capitano del popolo.
L’incarico, quinquennale, viene continuamene rinnovato.
Nel 1294 l’imperatore Adolfo di Nassau lo nomina Vicario imperiale.
Nel 1395, Gian Galeazzo Visconti otterrà il titolo di Duca.
Oltre l’instabilità comunale
Nata come misura straordinaria, per garantire la pacificazione, la signoria tende a stabilizzarsi e a ottenere un riconoscimento da imperatore o papa.
Fenomeno di significato analogo è l’affermazione di governi oligarchici che si ha a Firenze nel XV secolo e a Venezia (Serrata del Maggior Consiglio del 1297).