Bergamo
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8 Dicembre 2022Nel cuore della città alta di Bergamo si trovano la cittadella visconte, Piazza Vecchia e Piazza Duomo, molti scorci che da sempre dialogano, o si scontrano, per poi reincontrarsi.
La città alta: Piazza Vecchia
Dopo aver attraversato un groviglio di vicoli medievali si entra improvvisamente quasi inaspettatamente in Piazza Vecchia, una piazza medievale che è uguale a se stessa ormai quasi da nove secoli, una piazza visitata che ha ispirato grandi scrittori. Stendhal ne scrisse entusiasticamente, come Gabriele D’Annunzio, un giovane Hermann Hesse nel 1913 passò di qui e parlò proprio della sorpresa di questo luogo protetto e uguale a se stesso.
Fu apprezzata anche da grandissimi architetti. Frank Lloyd Wright per esempio passò di qui negli anni cinquanta e disse che era uno dei più begli esempi di architettura medievale spontanea.
Vent’anni dopo il grandissimo Le Corbusier passò di qui e disse: “Beh questo capolavoro deve rimanere intatto. Noi architetti non dobbiamo metterci mano. Su queste pietre non devono passare pneumatici di automobili e dobbiamo rispettarle. Non toccate nulla!”
Qualche tempo dopo passò Sergio Leone, grande regista in cerca di luoghi dove ambientare un possibile film in costume medievale e disse: “lo farò qui, lo farò nella Piazza vecchia di Bergamo”, anche se in realtà poi non lo realizzò mai
Al centro della piazza c’è la fontana Contarini, così chiamata non per chi l’ha costruita ma per uno degli ultimi podestà, o meglio “rettori” , come si chiamavano, della Serenissima, della Repubblica di Venezia che nel 1780, andandosene via la regalo alla città.
La fontana è in marmo bianco come molti dei grandi monumenti della città questo è un po’ il perno della piazza, che poi ruota attorno a questo centro, come una scenografia.
In particolare la fontana è in mezzo a due facciate che dialogano un po’ per contrasto un po’ per affinità:
- da una parte il cosiddetto Palazzo nuovo dove oggi è ospitata la Biblioteca Angelo Mai, una delle più antiche, e una delle più ricche e belle biblioteche storiche d’Italia con più di 700 mila volumi contenuti al suo interno, dedicata a un grande filologo e umanista bergamasco dell’ottocento. Angelo Mai, celebrato per questo anche da Leopardi, fu uno di quelli che scoprirono alcuni manoscritti del De re publica di Cicerone. Poi, a Roma, divenne cardinale. Insomma uno dei personaggi importanti anche della chiesa bergamasca.
- all’opposto della piazza c’è invece il Palazzo della Ragione che è molto più antico, fatto di questa pietra arenaria grigia tipica di questi luoghi e delle prealpi, che è considerato forse il più antico, comunque uno dei più antichi palazzi comunali nelle città medievali italiane e racconta una storia meravigliosa che è quella in cui nel XI e XII secolo anche Bergamo, teoricamente sotto il Sacro Romano Impero diventa un comune libero, un comune di liberi cittadini e fioriscono le arti, fiorisce il commercio, l’ artigianato. In generale a Bergamo si sviluppo il commercio dei panni, in particolare quello della seta, del lino e del famoso panno bergamasco, che era il panno di lana che usavano gli eserciti in tutta Europa. La città diventa molto ricca e si permette la costruzione di questo meraviglioso Palazzo della Ragione, con questa scalinata monumentale.
Sulla destra svetta il grande Campanone sulla Torre civica, ex Torre della facoltosa famiglia Suardi, e ai suoi piedi il Palazzo del Podestà.
Le torri bergamasche e la Torre civica
Bergamo (ma abbiamo visto anche San Gimignano e Pavia) viene chiamata la città delle molte torri.
Si stima che ce ne fossero più di 40 e queste torri ci raccontano invece la storia di un periodo che venne subito dopo lo sbocciare della civiltà comunale, quello che portò poi alle signorie, periodo che qui vide dei conflitti sanguinosi tra le grandi famiglie potenti e bergamasche, divise naturalmente in guelfi e ghibellini.
Ci sono cronache che raccontano veramente di un periodo di delitti di misfatti di ogni tipo. Il fatto che stupisce, è che in una tale fase di guerra tra famiglie, di una tale conflittualità, di un tale spreco di risorse per la guerra intestina, ebbene, in quei secoli il mecenatismo era sviluppatissimo.
Troviamo delle opere d’arte meravigliose, sappiamo che la fiera di Bergamo, nata in quel periodo, era una delle più importanti d’Europa proprio per i tessuti. La fiera si teneva nella città bassa, ma tutta Bergamo fioriva, simbolo dell’Italia che, nonostante tutte le sue divisioni, ha prodotto un Leonardo e un Michelangelo. Non è detto quindi che vivere in un contesto di conflittualità non sia incompatibile con l’arte e con la civiltà.
La loggia
La quinta di Piazza Vecchia è quasi teatrale. Aveva ragione Sergio Leone perché i veneziani decisero poi di rompere la parete che dal Palazzo della Ragione dà sulla piazza Duomo, e così da quel momento in poi il Palazzo della Ragione ha in basso una grande loggia aperta, un portico, dietro il quale si intravede un’altra piazza più piccola, Piazza del Del duomo e quindi il dialogo in questo complesso monumentale è particolarmente suggestivo perché hai da un lato la piazza secolare, quella laica, quella del Comune e della giustizia, la ragione appunto, il luogo dove si prendevano le decisioni amministrative e giuridiche della città.
Dall’altra invece la piazza sarà la piazza religiosa dove si affacciano gli edifici religiosi più importanti.
Da Piazza vecchia e da questa scenografia medievale intatta si aprono poi tantissimi vicoli che si dipartono, e che attraversano poi tutta la città medievale, dove la gente poi si perde nella passato che rivive.
In questa grandissima loggia qui sotto erano esposte le gride, esattamente come le gride manzoniane, cioè gli annunci delle decisioni legislative. Qui erano rese pubbliche anche le sentenze, spesso purtroppo anche sentenze di morte, quindi c’era il tribunale. Nel palazzo anche celle per i detenuti, spostate poi nella torre.
Sopra il tribunale una meravigliosa Sala delle capriate bellissima con gli affreschi del Bramante, che era anche il luogo dove si tenevano le assemblee pubbliche e, curiosa tradizione locale, all’inizio della storia del comune le assemblee pubbliche, quando erano veramente partecipate, quindi era richiesta la partecipazione di tutta la cittadinanza, inclusi i borghesi, quindi i commercianti e gli artigiani, veniva fatta dentro Santa Maria Maggiore, quindi dentro una chiesa, a testimoniare che quello era un periodo abbastanza unico di concordia tra il potere laico e il potere religioso.
La città alta qui trova il suo cuore della sua storia, che ha avuto molte oscillazioni, perché può sembrare che questo sia un luogo uguale a se stesso da sempre, in realtà ha avuto momenti di grandissimo splendore, come quello comunale, ma anche momenti bui e terribili testimoniati poi dalla torre campanaria che abbiamo sopra di noi, altissima più di 50 metri, che domina la skyline della città, ma ci ricorda anche un’epoca triste di sopraffazioni e abusi delle famiglie ricche.
Gnomone di Bergamo sotto il Palazzo della Ragione. Capitelli Palazzo della Ragione, la Concordia delle «vicinie»
Se andiamo adesso dentro la loggia si apre questo spazio molto bello con queste arcate a ogiva medievali. e ci sono due dettagli che mi piace sempre rivedere, perché dentro, sotto la loggia c’è una grande meridiana, detto anche Gnomone, che in realtà è molto più recente, risale alla fine del ‘700, ed ha una particolarità unica perché non è, come quasi sempre in questi casi, una meridiana con un’asta che fa un’ombra, ma è, si dice, una meridiana con la camera oscura, quindi c’è il raggio del sole che passa attraverso uno scudo di metallo. C’è poi un piccolo foro, e in base al momento della giornata questo foro va ad illuminare questa grandissima meridiana a pavimento, che occupa praticamente tutto il fondo del loggiato.
Il fatto straordinario, segno di una perizia anche scientifica notevole, è che il fascio di luce contemporaneamente può segnare:
- l’ora del giorno
- a che punto siamo nell’anno la stagione
- il segno zodiacale perché a quel tempo astrologia e astronomia dialogavano ancora, ed erano spesso mescolate.
Così come particolare è che, vicinissimo a questa meridiana, proprio sotto lo scudo da cui passa quel foro di luce i capitelli sono ornati da uno strano motivo di persone che si danno la mano: è molto particolare questo fregio invece originario, che risale proprio al XII secolo, e che racconta della concordia cittadina.
In altre parole, i cittadini di provenienze diverse, di mestieri diversi, si danno la mano perché devono stare insieme in questo luogo. Devono trovare attraverso la discussione, l’argomentazione, il confronto, un modo democratico per prendere decisioni.
Mi ha sempre colpito molto che questo avveniva in un’ Italia divisa da tanti particolarismi: eppure nei comuni italiani, in quel periodo particolarmente fecondo, vengono gettate le basi di quella che noi oggi consideriamo la vera democrazia, o come dovrebbe essere la democrazia, cioè il frutto di una continua discussione.
Quindi l’aspetto aperto di questo Palazzo è segno anche di una apertura di orizzonti.
Le piazze dei mercati
Attorno alla Piazza vecchia ci sono tante piccole piazze ciascuna delle quali ha il nome di un mercato, come Piazza Mercato del pesce, Mercato del fieno, Mercato del lino, Mercato delle scarpe , ecc.., perché ciascuna corporazione aveva il suo spazio vitale dove attirava la clientela, e tutto questo era dominato dal suono del campanone che scandiva il tempo e segnalava le ore della giornata.
Ricordiamo, come ci ha insegnato Jacques Le Goff, che scandire il tempo è fondamentale per la società mercantile e commerciale.
Oggi questa tradizione è rimasta ancora perché il campanone oltre a suonare alle ore alle 22 di ogni sera in realtà fino alla metà del novecento suonava cento lunghi rintocchi con una campana grandissima, che quindi ha un suono molto grave, il campanello perché indicavano il coprifuoco, cioè il rientro all’interno delle mura alle ore 10 della sera.
Tutti coloro che potevano permetterselo dovevano rientrare nelle mura, si chiudevano i ponti levatoi e la città vecchia rimaneva isolata e protetta dai predoni di cui erano invece vittima i contadini che rimanevano fuori.
Ancora adesso ogni giorno alle dieci di sera il campanone suona lungamente e forse questo è il suono più familiare e caratteristico di questa città.
Piazza del Duomo e Basilica di Santa Maria Maggiore
Passando sotto la grande loggia di Palazzo della Ragione si arriva nella più dimessa, più piccola e più raccolta Piazza del Duomo, il luogo centrale della Bergamo di sempre, la berg-hem e ricordiamo che il nome vuol dire “casa sul colle” in radice celtica e qui si vede una stratificazione come diceva appunto Le Corbusier: sette secoli qua si sono stratificati e fanno vedere tutta la loro differenza.
Questo portale meraviglioso dei Leoni rosa è uno dei due grandi portali di Santa Maria Maggiore; dalla parte opposta è bianco è quello il cosiddetto Portale dei leoni bianchi mentre questo è cosiddetto dei leoni rosa con questo marmo rosa bellissimo, questi fregi straordinari e poi questo trittico sopra con Sant’Alessandro, l’annunciazione.
Entrando dentro c’è un interno molto più ricco, più barocco con però un capolavoro all’interno che sono le tarsie lignee disegnate da Lorenzo Lotto.
Ecco, infatti, entrando in Santa Maria Maggiore la chiesa di popolo dei bergamaschi nella parte del coro possiamo ammirare le tarsie lignee di Lorenzo Lotto, cioè fatte da artigiani locali straordinari come il Capoferri, intagliatore famoso. su cartoni su disegni di Lorenzo Lotto.
Quest’opera ci dà un segno di una cultura molto particolare, non semplicemente umanistica, perché il motivo fondamentale di queste tarsie sono racconti biblici e quindi sono fasi del grande la grande narrazione biblica, ma Lorenzo Lotto che aveva conosciuto i testi alchemici i testi della magia medievale gli erbari ed era molto appassionato questa cultura scientifica medioevale riempie ogni passaggio di questo racconto biblico con una simbologia che non c’entra molto con la tradizione cristiana, per esempio di tipo alchemico e quindi sono considerate un esempio di sincretismo molto particolare perché possano essere lette attraverso chiavi di lettura diverse che è molto bello perché dà molto l’idea di come il rinascimento sia stata la confluenza di tradizioni culturali diverse e in casi come questo Lorenzo Lotto le abbia sapute poi sintetizzare in un’opera straordinaria che poi ha una fattura meravigliosa perché Lotto gioca con i diversi tipi di legno con i diversi tipi di intarsio per dare tutti gli effetti di prospettiva, gli effetti di luci e ombre e quindi, alla fine, si tratta di un capolavoro assoluto.
Duomo
Quindi Bergamo era in un punto strategico, ma alla sinistra di Santa Maria Maggiore si mostra una storia completamente diversa, una facciata per noi molto meno significativa, ottocentesca che in realtà è la vera Cattedrale di Bergamo dedicata a Sant’Alessandro, il santo martire patrono della città e che racconta una storia in realtà anche questa traumatica, perché la vera basilica, la vera cattedrale paleocristiana dedicata a Sant’Alessandro era spostata lateralmente, dove adesso ci sono le mura venete.
I veneziani imposero ai bergamaschi la distruzione addirittura di una cattedrale paleocristiana perché dovevano fare le fortificazioni delle mura venete, e allora le reliquie furono portate qui e questa divenne da chiesa di San Vincenzo la nuova Chiesa di Sant’Alessandro.
Tra una parte di Bergamo a l’altra il dialogo che è andato avanti per secoli, e conflitto anche, perché Bergamo è nota per avere avuto queste due tradizioni religiose molto diverse: da un lato la chiesa curiale la chiesa ecclesiastica emblematizzata dalla sua ricchezza. La chiesa bergamasca ha sempre avuto grandi proprietà terriere, grandi proprietà immobiliari e poi l’altra chiesa bergamasca, quella dei missionari, la chiesa sociale, la chiesa che invece andava fuori dalla città ed ha apportato missionari praticamente in tutto il mondo.
Sono famosissimi i missionari bergamaschi. Queste due chiese dialogando si sono sfidate in qualche modo l’un l’altra, forse si sono anche migliorate l’un l’altra, e trasudano dalle pietre di questa piazza
Bergamo alta da quartiere dei poveri a quartiere d’élite
Un’altra contraddizione che permane in questa città, e che forse ancora prosegue, è quella di una città medievale, che ha cercato di cambiare e adattarsi al mondo, ma riuscendo a rimanere se stessa, vivendo periodi di grande gloria e periodi di difficoltà.
Per esempio fino a pochi decenni fa la città alta, cioè la città medievale che sta attorno a questa piazza, era il quartiere popolare della città, era il quartiere povero anzi era considerato il quartiere malfamato e malsano, tant’è che furono anche fatti dei piani di risanamento, furono aperte delle piazze, degli spiazzi per far entrare il sole, far passare l’acqua e quindi nella zona delle persone povere e mi fa sempre mi colpisce sempre perché invece adesso, come capita in tante città anche italiane, è il luogo invece dove abitano le persone più ricche, le case costano tantissimo, è il salotto nobile della città.
Recentemente le cose stanno di nuovo cambiando perché molte persone trovano adesso scomodo abitare dentro la città e molti di questi appartamenti di queste case vengono comprati da turisti molto ricchi che stanno qui soltanto qualche settimana qualche mese.
Quindi città alta sta cambiando pelle ancora una volta è ancora una volta questa piazza è il segno di qualcosa che permane di una filigrana di lunga durata, come diceva Braudel, sopra la quale però le vicende, le alterne vicende del mondo, continuano a consumarsi, con tratti di continuità e tratti di svolta.
La storia di Bergamo
Bergamo è una città medievale che si è formata su una terrazza unica in Italia perché è una piazzaforte naturale che domina il centro della pianura padana, nasce e si trova allo sbocco di due vallate molto ricche: la Val Brembana e la Val Seriana, entrambe ricche di acqua e risorse, ricche di miniere non a caso di rame e di ferro.
Sappiamo che già dall’età del bronzo c’erano qui degli insediamenti sicuramente celtici, ma forse anche prima dei celti: una sorta di fortezza naturale che permetteva di controllare la pianura e quindi è un insediamento antichissimo.
Ha di sicuro venticinque secoli, ma con ogni probabilità molti di più. Poi i Galli ne fecero un villaggio tipo Asterix quindi un po’ più fortificato, infine arrivarono i Romani che ne fecero invece un municipio vero e proprio.
Da qui passavano le legioni che andavano a combattere i germani a nord e questa è un po’ una chiave di lettura per comprendere questa città.
C’è infatti sempre in questa città un dialogo tra la penisola italiana a sud, e un ponte a nord verso le Alpi e la Svizzera e la Germania.
Questo fa parte dell’identità di Bergamo, che da una parte si arrocca, dall’altra si apre.
Occorre sfatare la leggenda dei bergamaschi xenofobi. Sembra che anche la popolazione celtica in realtà sia un coacervo di diversi popoli.
I Celti in realtà non sono mai esistiti nel senso che abbiamo pensato, cioè che fossero un popolo unico di conquistatori che si è espanso occupando tutta l’Europa.
Per secoli, in realtà, andando a guardare le tracce genetiche che hanno lasciato, si scopre che i Celti erano una congerie di popoli, un insieme di tanti popoli diversi, immigrati, arrivati in Europa, e che si sono mescolati a quelli autoctoni.
Fa pensare che i Celti che vengono oggi richiamati, come gli autoctoni del posto, in realtà a loro volta erano frutto di un meticciato di popoli.
L’altro fatto interessante in città come Bergamo è che, se ci pensiamo bene, 25 secoli sono appena una manciata di generazioni.
Qualche decina o centinaia di nonne e di nonni e siamo già all’inizio di questa storia. Quindi insediamenti come questo in realtà sono insediamenti che da un punto di vista antropologico sono molto giovani, che hanno una loro identità che oggi esprimono con orgoglio,. alcuni come se fosse da sempre intatta, mentre i bergamaschi sono il frutto di continui flussi in entrata e in uscita e Bergamo da questo punto di vista è figlia di questa dialettica di chiusura identitaria, che ha sempre avuto, ma anche di grande apertura verso verso l’esterno.
Bergamo infatti ha sempre attratto popoli dall’esterno proprio per questa sua posizione privilegiata.
Ma non dimentichiamo che questa è stata anche città di emigrati, soprattutto nella seconda metà dell’ottocento a causa della crisi che ci fu nelle vigne attorno ad essa, a causa della fillossera e a causa della crisi dell’industria della seta.
Questo portò a emigrare migliaia e migliaia di bergamaschi, che oggi hanno fondato piccole comunità con una loro identità, dall’Australia al Sud America, dalla Svizzera (tantissimi) alla Germania e al Belgio.
Quindi, anche se non lo dà a vedere, Bergamo è una città molto più aperta di quanto non sembri.
Cittadella viscontea
Una parte del centro storico di Bergamo ospita le vestigia di una zona protetta, eredità del breve periodo di dominazione milanese. In particolare, la facciata nord presenta il fascino di quel periodo medievale, ma in realtà è stata restaurata dall’architetto Sandro Angelini tra il 1958 e 1960. Purtroppo il cortile della cittadella viscontea ospita un parcheggio.
La cittadella ospita una serie di locali caratteristici, tra cui la gelateria “La Marianna”, in Largo Colle Aperto, 4, in cui è possibile assaggiare il gusto di gelato stracciatella, inventato a Bergamo nel lontano 1961.
Ristoranti che ci piacciono
In città alta “Il fornaio” in via Bartolomeo Colleoni, 3 PIZZE
ma a prezzi più bassi in città bassa:
Miscusi in Via Sant’Orsola 21 PRIMI PIATTI
El Boss Del Taco, Via Borgo Palazzo, 10 MESSICANO
Kung Food Lin, Via Celadina 193 ALL YOU CAN EAT