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1 Marzo 2023Solo pochi anni dopo la creazione della Maestà fiorentina, il cardinale Jacopo Stefaneschi commissionò una grande pala d’altare a Giotto.
Stefaneschi, che proveniva da una famiglia romana molto rispettata, potrebbe aver sentito parlare della magnificenza della Madonna di Ognissanti e quindi essere venuto a conoscenza dell’artista fiorentino.
Potrebbe anche essere stato informato delle capacità di Giotto dal suo lontano parente Enrico Scrovegni; inoltre, molto probabilmente conosceva gli affreschi di Assisi, poiché l’elezione di un papa, alla quale Stefaneschi era presente, era avvenuta a Perugia, molto vicina ad Assisi.
All’epoca in cui Giotto ricevette l’incarico, probabilmente nel 1313, la sede papale, e quindi la residenza dei cardinali, non era più in Italia, ma ad Avignone in Francia.
Così rimase fino al 1376, anche se i cardinali romani in particolare si batterono per un ritorno dall ‘”esilio” alla loro tradizionale sede romana.
Per questo assume un significato politico la donazione di una pala d’altare che doveva essere collocata nella più importante chiesa papale di San Pietro a Roma, l’edificio che ha preceduto l’attuale San Pietro.
La sua donazione sottolinea la determinazione di Stefaneschi e degli altri cardinali romani a tornare, ed esprime la sua preoccupazione per la chiesa romana di San Pietro.
Il trittico, dipinto su entrambi i lati, è attualmente conservato nella Pinacoteca del Vaticano.
Secondo i risultati delle ultime ricerche, probabilmente era situato originariamente nell’antica cattedrale di San Pietro sull’altare del canonico davanti al muro meridionale dell’arco trionfale.