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15 Marzo 2023San Cipriano di Cartagine
16 Marzo 2023Marie-Henri Beyle, scrivendo con il suo pseudonimo Stendhal, pubblicò la sua ultima opera completa, il romanzo La Certosa di Parma, in francese nel 1839. Racconta la storia di un nobile italiano che combatte nelle guerre napoleoniche (1803-1815) e poi esplora le intense dinamiche politiche dell’era nota come Restaurazione italiana (1814-1848).
Questo era un periodo in cui il ricordo della rivoluzione veniva represso e a molti sembrava che il potere operasse sul capriccio e sull’intrigo tra le mutevoli strutture di classe. Sebbene ambientato a Parma, un ducato in Italia, il libro rispecchia molti dei conflitti politici in atto in Francia all’epoca tra monarchici e sostenitori del governo repubblicano dopo la Rivoluzione francese. Nel 1814, la Francia ripristinò la sua monarchia, anche se con una costituzione che limitava il potere del re, ma non sarebbe diventata una Repubblica stabile fino al 1870, un compimento tardivo della speranza nutrita nella Rivoluzione francese del 1789-1799.
Stendhal è tra i più famosi scrittori del XIX secolo per i suoi sviluppi nel realismo, nella profondità psicologica e nelle tematiche storico-politiche. Influenzando scrittori come Honoré de Balzac e Leo Tolstoy, La Certosa di Parma si unisce al suo romanzo Il rosso e il nero (1830) come una delle opere più importanti di Stendhal.
Il romanzo è narrato da un narratore onnisciente, consentendo ai pensieri privati dei personaggi di essere intrecciati in una storia densamente tramata. Altrettanto centrali sono i dialoghi dettagliati di intrighi politici che dimostrano l’interesse di Stendhal per il pensiero logico e per la narrazione fantasiosa. Questi erano tra i principi di una filosofia di vita che chiamò Beylism: la logique, le bonheur, l’espirt, cioè: ragione, felicità, arguzia.
La trama del romanzo è ispirata alla lettura di Stendhal delle cronache del Rinascimento italiano e, in particolare, delle storie di Papa Paolo III, nato Alessandro Farnese, che si diceva avesse avuto una relazione con la matrigna. Il ritmo rapido della trama ricorda un racconto rinascimentale pieno di avventure, spingendo lo scrittore del XX secolo Italo Calvino a chiedersi che “molti giovani saranno colpiti fin dalle prime pagine […] convinti all’istante che questo debba essere il miglior romanzo mai scritto. ” (Calvino, Italo. Perché leggere i classici?. Mariner Books. 1991.)
Riassunto della trama
Attraverso 27 capitoli movimentati, la Certosa di Parma ripercorre la vita di uno degli eroi romantici, personaggi letterari più memorabili del XIX secolo e oltre: il nobile italiano focoso, ma padrone di sé, Fabrizio Valserra del Dongo.
Fabrizio è di volta in volta uno spirito rivoluzionario in cerca di libertà, un libertino donnaiolo non toccato dall’amore, uno studente di teologia affascinato dai presagi, un incantatore furbo che gioca con amanti gelosi, un uomo ricercato, un romantico infatuato e un pio religioso. Viene ripetutamente salvato da benefattori, primi fra tutti la zia Gina del Dongo e il suo compagno il conte Mosca. Oggetto di gelosia, adorazione e rabbia per un intero spaccato dell’Italia post-napoleonica, Fabrizio rappresenta in se stesso le miriadi e spesso contraddittorie sfaccettature dell’identità nobiliare e la lealtà lacerata di coloro che si relazionano con lui.
Immerso nella storia, il romanzo si apre con l’invasione di Milano da parte di Napoleone nel 1796. Fabrizio nasce da una nobildonna e da un luogotenente dell’esercito di Napoleone quando l’Italia è in bilico tra l’indipendenza repubblicana e il dominio monarchico austriaco. A 16 anni si unisce alla battaglia di Waterloo e, denunciato dal fratello maggiore, viene esiliato dalla sua casa d’infanzia. Dopo l’esilio, Fabrizio viene mandato dalla zia in un’accademia ecclesiastica a Napoli. Da lì la raggiunge a Parma con l’idea di diventare infine Arcivescovo di Parma.
Mente politica e gioiello della corte parmense, Gina trama con Mosca, potente ministro, per proteggere il futuro di Fabrizio. La zia nutre un affetto per il nipote al limite dell’amore romantico, ma Fabrizio non ricambia i suoi sentimenti.
Gina e Mosca sono pragmatici, cercano il potere, e a volte solo la sopravvivenza, con il minimo rimpianto morale. Giustificano le loro azioni con i termini mutevoli della necessità.
Quando Fabrizio uccide un amante geloso, il suo delitto diventa un’occasione politica a Parma per incarcerarlo. Gina alimenta la rabbia del principe nel tentativo di scagionare suo nipote, ma Fabrizio viene gettato nella Torre Farnese, che prende il nome da un principe incestuoso e suggerisce le voci che circondano Papa Paolo III. Fabrizio è distaccato dal mondo politico che getta in tumulto, così mentre si svolge una battaglia tra Gina e il Principe, trova finalmente la felicità in prigione piuttosto che scappare da essa. Fabrizio si innamora attraverso la finestra della sua prigione della figlia del carceriere, Clélia Conti. La sua prigionia a lungo profetizzata si avvera, ma con l’esito inaspettato della beatitudine.
Gina e Mosca riescono a favorire la fuga e la salvezza di Fabrizio con piani elaborati che culminano nell’avvelenamento del principe da parte di Gina, un compito eseguito per lei da un poeta repubblicano-rivoluzionario. Proprio come Gina tramava la sua fuga, Fabrizio trama il suo ritorno, anche in prigione pur di avvicinarsi al suo amore. Clélia ricambia il suo amore ma, per una promessa fatta al padre, giura di non guardare mai più Fabrizio.
Fabrizio trascorre anni da solo, ammirato dai parmigiani. Clélia sposa un altro uomo, ma partorisce il figlio di Fabrizio, che Fabrizio porta via, ma che muore nella fuga. Clelia lo segue presto. Fabrizio finalmente entra nella finora non menzionata Certosa di Parma, un monastero, solo per morire un anno dopo. Gina lo segue, lasciando Mosca alle sue ricchezze e il nuovo Principe a godere del consenso popolare.
Stendhal 1783-1842
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