Peppino Impastato
2 Aprile 2023Scuola: se la legge fosse stata correttamente interpretata …
4 Aprile 2023Alain, Marc, Taka, Olaf e tanti altri bambini si ritrovano a Terneray, un riformatorio dove i responsabili, e soprattutto un giudice dei minori dal cuore grande, cercano di restituire loro la dignità.
Sono tutti lì perché abbandonati, oppure delinquenti, o con genitori o tutori ritenuti non idonei.
La loro sofferenza è terribile, ma chi li cura e sorveglia adesso, come il giudice minorile Lamy, sa guidarli e portare loro, anche nei momenti peggiori, l’amore che è sempre mancato.
Questo è un libro da leggere e rileggere, bello e commovente, ci fa conoscere il mondo poco conosciuto dei bambini abbandonati.
Perché ho riletto questo libro: Eravamo giovani, avevamo degli ideali, questi ideali li trovavamo incarnati nel giudice Lamy, il protagonista di questo romanzo: la giustizia sociale, il personalismo francese di Maritain e Charles de Foucauld, da non confondere con Michel Foucault, i romanzi di un autore, Cesbron, che non aveva vinto l’Oscar, come il tanto celebrato Albert Camus, che non era uno scrittore di grido, come Jean Paul Sartre, ma che rappresentava i nostri valori, l’umanità, il coraggio di mettersi in gioco in situazioni non comode, come i preti operai de I Santi vanno all’inferno, cioè i santi si vedono là dove nessuno vorrebbe trovarsi, nelle difficoltà del portare a casa la pagnotta, o i dottori che lasciano tutte le comodità a vanno a fondare un ospedale per lebbrosi in Congo, come Albert Schweitzer, descritto da Cesbron in È mezzanotte dottor Schweitzer.
Può darsi che si tratti di uno scrittore sconosciuto o svalutato nei nostri tempi postmoderni e digitali, ma forse proprio per questo vale la pena di non gettarlo nel dimenticatoio, anzi di valorizzarne il messaggio, che poi è quello che abbiamo verificato a scuola nell’incontro con don Gino Rigoldi o leggendo il libro “I ragazzi cattivi” di Claudio Burgio.
Autore: Ex allievo della Facoltà di Scienze Politiche, Gilbert Cesbron nacque a Parigi il 13 gennaio 1913. Nel 1934 pubblica una raccolta di Poesie, Torrent. Il suo primo romanzo è apparso in Svizzera: Les Innocents de Paris (1944). La sua notorietà si afferma con La nostra prigione è un regno (1948) – Premio Sainte-Beuve – e la commedia: È mezzanotte, dottor Schweitzer (1950).
Romanziere, saggista, drammaturgo, affronta temi di attualità: preti operai (I santi vanno all’inferno, 1952), gioventù delinquente (Cani smarriti senza collare, 1954), eutanasia (Più tardi di quanto pensi, 1958), violenza ( Tra cani e lupi, 1962). Aveva un secondo lavoro in una società di produzione radiofonica.
Gilbert Cesbron morì nell’agosto del 1979.
Lamy, il giudice dei minori
Uomini, donne spinti da una vocazione irresistibile, si chinano sui ragazzi poveri le cui famiglie sono indegne e su quelli, ancora più sfortunati, che non hanno famiglia. Il “giudice dei minori” è un personaggio caratteristico e molto poco conosciuto del nostro tempo. In questo libro, Gilbert Cesbron lo fa vivere e recitare. Il suo problema è quello di ogni padre verso i suoi figli, quello di ogni uomo di fronte a quell’ universo chiuso, che è il mondo dei ragazzi abbandonati.
La cosa che più piace, però di questo personaggio è il fatto, abbastanza singolare per un giudice, che per lui contano le persone più che le leggi. Le leggi sono solo uno strumento, che deve essere utilizzato per un fine, non sono il fine, insomma, come verifico ogni giorno nel mio lavoro di Dirigente Scolastico. Infatti, occorre usare la legge per raggiungere gli scopi del nostro servizio, non il contrario.
Alcune sue riflessioni ci fanno capire ancora meglio la logica del suo agire:
Responsabilità, responsabilità, i nostri ragazzi sono responsabili della loro condotta, questo sì, ma […] non capite che, troppe volte, la differenza tra un ragazzo delinquente e uno che non lo è ancora è segnata solo dall’occasione? E che cos’è l’occasione, se non la società, noi altri, noi tutti..
Trama
La storia si svolge tra Parigi e le sue periferie negli anni 50, dove scopriamo la vita di giovani più ribelli che pericolosi, e che si confrontano con la strada, le stazioni di polizia, il tribunale, gli ospizi e un centro di educazione speciale. Le situazioni descritte sono spesso molto realistiche e il lettore è sopraffatto dall’emozione, anche perché tutti i bambini descritti sono particolarmente bisognosi d’amore.
Un film con lo stesso nome è un adattamento cinematografico di questo romanzo, girato da Jean Delannoy nel 1955, con Jean Gabin che svolge con molta umanità il ruolo del giudice dei minori.
Alain Robert è un undicenne scontroso, un ragazzo torvo, con le sopracciglia scure, le labbra socchiuse.
Alice lavora al Centro di rieducazione dove si trova Alain Robert, legge i documenti di accompagnamento:
curriculum vitae di Alain Robert, dichiarazioni dei genitori adottivi, relazioni degli insegnanti, certificati medici, accertamenti degli assistenti sociali, informazioni aggiuntive ricevute per telefono, Libretto Sanitario, ecc…
Attraverso questi fogli di tutti i formati e di tutti i colori, una dozzina di adulti ruotano attorno ad Alain Robert, ma il segreto di Alain Robert resta loro chiuso.
Alice chiede a Robert Alain di disegnare una famiglia, ma da questo disegno e dalle risposte alla domande di Alice traspare il disagio e l’infelicità di Alain:
– Hai finito di disegnare la famiglia? Quindi, fammi un uomo buono: sì, qualcuno che ti piace, che conosci o che immagini, come desideri!
Alain Robert, così deciso in anticipo a rispondere di no, a rifiutare tutto, prende in mano con piacere le matite: disegnare, come correre o addormentarsi, lo alleggerisce, lo rilassa, lo libera. Un uomo ?
– Ecco ! … Ma l’altra non ha ancora finito di leggere. Il ragazzino la osserva freddamente: “Dev’essere un po’ stordita, me l’ha detto il grande!” »
Ora, con il fascicolo chiuso, i disegni ordinatamente sistemati, Miss Alice gli fa allineare i pesi in ordine decrescente, dare il resto, elencare i mesi (Cazzo! Tra ottobre e dicembre ce n’era uno), definire una tabella, un macchina (Mi prende per un deficiente), la patria (Uh…). Un’altra cosa adesso! Gli racconta una storia assurda: “Un bambino torna a casa da scuola e sua madre gli dice: “Non iniziare subito le lezioni, ho una notizia da dirti. » Cosa gli dirà sua madre? »
Dimmi la tua idea…
– Che… che suo figlio è morto.
– Ascoltami ora: ti dirò frasi in cui ci sono sciocchezze e tu mi dirai quali. Se dico “Ho tre fratelli: Louis, Roger e io”, cosa c’è di stupido in questo?
– “Sei tu”, risponde il ragazzo, e lui pensa: “È completamente pazza, aveva ragione il grande! »
– Ascolta ancora: “Ho appena visto un medico, un notaio e un prete entrare in casa del mio vicino. Cosa sta succedendo al mio vicino?
– “Faranno uno scherzo”, suggerisce Alain Robert.
La signorina Alice ride molto, e lui si chiede perché; poi gli presenta un labirinto disegnato, da cui deve cercare di scappare. Ma è soprattutto da lì che lui vorrebbe partire, Alain Robert!
E questa adulta, che gioca con lui da un quarto d’ora, apre una scatola di cubi, sfoglia dei disegni di facce cui manca il naso al centro del volto…!
“Molto bene! », gli mostra immagini inspiegabili (giovane donna che piange ai piedi di una scala, vecchio che tira un carretto) e gli chiede spiegazioni,
Tutto questo non è normale!
E la parte peggiore è che lei scrive tutte le sciocchezze che lui risponde e le inserisce nel Dossier. Sta rovinando il suo dossier così
Poi ecco, all’improvviso lei dice:
– Beh… ora torna in divisione, ma tornerai domani per vedere il Dottore.
“Povero dottore, pensa Alain Robert, cosa dirà quando si accorgerà che la sua infermiera è impazzita?”
Si può capire, però, il motivo per cui Alain Robert reagisce così solo sapendo la sua storia:
Alain Robert chiude gli occhi e si passa sul volto quelle pallide carte così spesso bagnate dalle sue lagrime e toccate dai suoi baci. Sulle sue guance, sulle sue labbra, è la mano di sua madre, la mano di suo padre che lo accarezzano. Distingue molto bene l’una dall’altra…quelle mani…quelle mani che lo avevano abbandonato, buttato nella spazzatura…si nella spazzatura! Dovevo essere proprio brutto! Tuttavia a un anno non potevo aver fatto loro del male! Allora perchè? Perchè?…!
Il giudice Lamy lo capisce, come possiamo verificare nel dialogo fra il “piromane” e il giudice (tra l’altro, appiccare fuoco ad una cascina, come aveva fatto, lo avrebbe condannato ad una grave pena detentiva in carcere)
«Robert Alain fissava la porta, come un cane il cui padrone stia assente troppo a lungo Quando finalmente la porta si aprì davanti al giudice, non trasalì, perché non lo aveva riconosciuto: inconsciamente s’aspettava di veder apparire Zanna bianca, Buffalo o Tomawak… Lamy, che intendeva far sua la gioia del ragazzo, rimase deluso. Ma subito:
“Signor Lamy” disse Robert Alain, afferrandogli la mano. “Voglio raccontarvi tutto!”.
“Tutto?” domandò il giudice sorridendo, e ammiccando. “Diciamo: tutto quello che ti piacerà!”
“Tutto quel che è necessario”.
“Sai che dovrai ripetermelo dopodomani nel mio ufficio. Allora, cosa credi necessario dirmi?”
“Tutto, e subito!” tagliò corto il ragazzo, con voce sorda…
Quando ebbe terminato il suo racconto […] Robert Alain attese il verdetto. Sperava che Lamy decidesse di mandarlo in prigione, anche solo per qualche giorno, ma subito. “Evidentemente” disse il giudice con lentezza “hai commesso parecchie sciocchezze, no? Cosa ne pensi? Bada: hai ragione di cercare i tuoi genitori. Ti aiuteremo, forse un giorno li ritroverai.., ma… dimmi”, fece egli a un tratto, aggrottando un sopracciglio. “Fammi un piacere. C’è un chiosco di giornali dall’altra parte del ponte; va’ a comperarmi ‘France Soir’, Ecco un biglietto da mille franchi: me lo farai cambiare in moneta… Grazie!”
“Signor giudice” disse a bassa voce il guardiano, appena il ragazzo fu uscito. “Non avete il diritto di lasciarlo uscire. Io nemmeno!… E poi, quei mille franchi… E una bella imprudenza!” Le tre rughe verticali presero risalto in mezzo alla fronte del giudice.
“Garnier, sono quindici anni che ‘io non ho il diritto’… Quanto alle mie ‘imprudenze’, esse camminano a testa alta per le strade: si sono sposate e sono padri di famiglia! E mi scrivono a Capodanno!”
“Tuttavia…”
“L’imprudenza la commetterebbero coloro che volessero ficcar dentro quel ragazzo: lasciarli di nuovo credere che il solo cammino della libertà sia l’evasione… E poi diamine, Garnier, anche ai cani si fa fare ogni giorno una passeggiatina; non pensate che i ragazzi ne abbiano altrettanto bisogno?”
“Pienamente d’accordo!” disse Garnier “Ma il responsabile sono io, se non torna”.
“E se si taglia le vene stanotte, come il piccolo Roger il mese scorso, ricordate, non sareste responsabile?”
“No” disse Garnier.
“Lo sarei io, però…”
Tacquero a lungo; stava facendosi sera; il guardiano arrotolò una sigaretta.
“Ancora non ritorna” borbottò.
“La fiducia! Sono le uniche manette e le uniche sbarre che possano trattenere i ragazzi: sì, la fiducia…”
Robert Alain entrò all’improvviso, serio in viso, gli occhi altrove. Apri il pugno, che teneva chiuso, nella mano di Lamy, il quale intascò, senza contarlo, il denaro: un guazzabuglio di monete e di biglietti spiegazzati.
“Ecco il giornale. Arrivederla signor Lamy…».
Francis Lanoux
Purtroppo, però, non sempre i progetti di recupero del giudice Lamy vanno a buon fine. Il libro è realistico, quindi presenta successi e insuccessi formativi del giudice. Ad esempio, è più oppositivo, non si fida del giudice, malgrado la sua ragazza, Sylvette, che ha messo incinta, capisca che il giudice è buono, lui vuol far di testa sua.
Francis viene allontanato dai nonni, perché inaffidabili, tengono più al bistrot, cioè al bere, che non al nipote, e messo in riformatorio perché ha rubato dei soldi nello spogliatoio di un campo di calcio.
Francis vive questo non come un’occasione per rinascere, ma come un’ingiustizia, e convince la fidanzata a fuggire insieme con lui, con conseguenze tragiche, che il giudice non può impedire.