L’intelligenza artificiale e il letargo delle scuole
27 Maggio 2023La Retorica aristotelica
1 Giugno 2023C’è una stretta connessione fra questi concetti, poiché l’imperialismo di fine secolo si nutre dell’ideologia del nazionalismo e si traduce in una politica coloniale spregiudicata.
Imperialismo, colonialismo e nazionalismo tra ottocento e novecento
Imperialismo: 3 cause del fenomeno
1) John Hobson, economista inglese, nel saggio L’imperialismo , 1902 motiva il fenomeno imperialista con la crisi di sovrapproduzione, determinata dal fiorire di nuovi concorrenti ( Germania, Usa) accanto alla tradizionale potenza inglese.
2) Rudol Hilferding economista tedesco (Il capitale finanziario 1910), poneva l’accento sulle crescenti esportazioni di capitale monetario dai paesi europei verso le colonie, destinati ad investimenti produttivi in loco (ferrovie).
3) Nel 1916 Lenin ( L’imperialismo, fase suprema del capitalismo) descriveva l’imperialismo come una fase obbligata del capitalismo monopolistico, bisognoso di nuovi mercati per merci e capitali per scongiurare le crisi di sovrapproduzione.
Politica interna bismarckiana
Il II Reich è federale e democratico ma vi predominano la Prussia e Bismarck.
Tra 1871 e 1878 Bismarck conduce una politica anticlericale (Kulturkampf) contro l’autonomismo dei cattolici del Sud e del partito del Zentrum.
Dopo il 1878 il nemico è il socialismo, combattuto con la repressione e un’avanzata legislazione sociale.
Politica estera
Obiettivi di Bismarck:
Garantire una pace europea che consenta di consolidare il primato tedesco.
Scoraggiare il revanchismo della Francia indirizzandola verso le colonie.
Impedire l’alleanza Francia-Russia.
Primo risultato, nel 1873, il “Patto dei tre imperatori” (Germania, Austria e Russia)
Il Congresso di Berlino (1878)
Una nuova guerra russo-turca (1877) mina l’equilibrio nei Balcani.
Bismarck offre la sua mediazione:
Sono ridimensionate le pretese della Russia.
Compensi per Inghilterra (Cipro), Francia (Tunisia), Austria (Bosnia)
Indipendenza per Romania, Serbia e Montenegro, autonomia per la Bulgaria.
E l’Italia? Nulla
Gli ultimi successi
Non potendo consolidare il patto con la Russia, Bismarck vara nel 1882 la Triplice Alleanza (difensiva) con l’Austria e l’Italia desiderosa di uscire dal suo isolamento.
Nel 1887 la Triplice è rinnovata con condizioni più favorevoli per l’Italia.
e la Germania firma con la Russia il Patto di controassicurazione (neutralità nel caso di attacco di una terza potenza).
L’età guglielmina
Nel 1888 diventa imperatore Guglielmo II, poco disposto a sopportare un cancelliere ingombrante come Bismarck.
Nel 1890 l’SPD diventa il primo partito tedesco: il fallimento della sua politica antisocialista lo costringe alle dimissioni.
Sotto la guida di Guglielmo la Germania si consolida internamente e intraprende una politica estera più aggressiva.
La resa della Francia alla Germania
La “terza repubblica”, nata all’indomani della sconfitta di Sedan, non è in grado di difendere la Francia dai Prussiani.
Le elezioni (1871) premiano i moderati. Capo del governo è il liberale A. Thiers
che firma la pace con la Germania (1871: cessione di Alsazia e Lorena; indennità di 5 miliardi di Franchi; occupazione militare)
La Comune (III-V 1871) Parigi, la città più politicamente avanzata della Francia, non può accettare l’umiliante sconfitta e il governo filomonarchico.
In marzo si forma una Comune rivoluzionaria guidato da forze socialiste e repubblicane,
che attua provvedimenti democratici ed egalitari (parità degli stipendi, controllo dei prezzi, tutela del lavoro, laicità dello stato.)
La normalizzazione
L’azione repressiva, organizzata dal governo con il consenso della Germania, produce pesanti conseguenze (20.000 morti, 10.000 deportati, varie distruzioni).
Negli anni successivi la Francia salda il debito con la Germania
e fa la sua scelta repubblicana (1875: costituzione; 1879: J. Grévy, primo presidente repubblicano).
La “repubblica dei corrotti”
Il nuovo governo (J.Ferry) persegue all’esterno il colonialismo, mentre all’interno si intrecciano anticlericalismo e collusioni con gli interessi finanziari e industriali.
Il Generale Boulanger tra 1886 e 1889 ottiene i consensi degli scontenti (cattolici monarchici, nazionalisti).
Sospettato di un colpo di stato, che non è in grado di attuare, sceglie l’esilio.
L’affaire Dreyfus
1894: il capitano di origine ebraica A. Dreyfus viene arrestato e condannato per spionaggio a vantaggio della Germania.
Le prove della sua innocenza vengono insabbiate per non compromettere il prestigio dell’esercito,
finché lo scrittore Émile Zola, denuncia il fatto pubblicamente (“J’accuse”,1898), suscitando un enorme scandalo.
Il radicalizzarsi dello scontro politico
Cresce la tensione tra la destra (clericale, militarista, antisemita) e la sinistra (laica, e radicale) che riesce a liberare Dreyfus.
Dal 1902 la sinistra radicale conquista il governo inaugurando una politica anticlericale (abolizione del concordato).
La destra si riorganizza attorno all’Action Française, movimento che esalta i valori della Francia cattolica e rurale.
L’impero coloniale britannico: l’apogeo vittoriano
Il primato inglese si basa, oltre che su ragioni economiche e di potenza, sulla stabilità politica.
Dopo la morte del liberale Palmerston (1865) si alternano governi conservatori (Disraeli) e liberali (Gladstone).
Ciò non mina la continuità dell’iniziativa riformatrice che caratterizza anche i conservatori.
Quali riforme?
Il diritto di voto viene progressivamente ampliato (1867: 30% 1884: 70%).
Vengono rammodernati: esercito, amministrazione, scuola.
In campo sociale si introducono: libertà sindacale e di sciopero e altre tutele per le classi più deboli.
Anche per questi motivi il socialismo rivoluzionario non ha molto successo in Inghilterra.
La questione irlandese
Nel 1800 era stato abolito il parlamento di Dublino (Act of Union).
La protesta alimenta la cospirazione clandestina (Fenians 1865) e il movimento per l’autogoverno guidato da Ch. Parnell.
Gladstone, incerto, finirà con il proporre l’Home Rule Bill provocando la secessione dei liberali unionisti (1886).
La fine dell’età vittoriana
Liberali unionisti e Conservatori controllano il governo dal 1886-1906, rilanciando la politica coloniale.
L’Inghilterra risente della depressione e
di un sistema produttivo invecchiato (Chamberlain progetta una politica protezionistica).
Nell’opposizione compare anche il Partito Laburista, socialista riformista (1900).
Il ritorno dei liberali
Il nuovo secolo vede il prevalere di liberali e laburisti (Asquith, Lloyd George) che rilanciano la politica riformista:
Colonia del Capo e Nuova Zelanda diventano “dominions” (autonomi) come il Canada.
Legislazione sociale (pensioni, assicurazioni).
Riduzione del potere di veto dei Lord (1911).
Home rule per l’Irlanda (1914) dove i cattolici puntano ormai all’indipendenza.
Le origini del colonialismo
Nell’ultimo ventennio dell’800 si verifica un risveglio dell’interesse coloniale che porta alla completa spartizione di Africa e Asia.
Le cause vanno cercate in diversi ambiti:
Economico (ricerca di materie prime e mercati nel contesto della crisi economica).
Politico (prestigio esterno e consenso interno).
Religioso (evangelizzazione) e ideologico (missione civilizzatrice dell’uomo bianco).
Rudyard Kipling
Take up the White Man’s burden– And reap his old reward: The blame of those ye better, The hate of those ye guard– The cry of hosts ye humour (Ah, slowly!) toward the light:– “Why brought he us from bondage, Our loved Egyptian night?” |
Caricatevi del fardello dell’uomo bianco
e mietete come vostra consueta ricompensa le accuse di chi fate progredire, l’odio di chi tanto proteggete – il grido di folle che vi premurate (ah, lentamente!) di guidare verso la luce (“Perché ci strappaste ai nostri vincoli, alla nostra amata notte egizia?”). |
Gli inizi della corsa all’Africa
A metà dell’800 gli esploratori (Livingstone, Stanley) rivelano al mondo le ricchezze del continente africano.
1876 Leopoldo II, re del Belgio fonda la Società internazionale per l’Africa per promuovere evangelizzazione e affari.
1884-85 Bismarck riunisce la Conferenza di Berlino per favorire l’accordo tra le potenze nella spartizione dei territori.
La colonizzazione dell’ Africa: l’Inghilterra
Era presente in Egitto (Canale di Suez: 1869; occupazione 1879-82) e nel Capo (1815).
Persegue l’espansione lungo la direttrice Nord-Sud (J. Chamberlain, C. Rhodes).
Il tentativo di assoggettare gli stati boeri del Sud Africa (difesi dalla Germania) produce una guerra sanguinosa (1899-1902).
La colonizzazione dell’ Africa: la Francia
Dall’Algeria ed dal Senegal si muove nell’area sahariana e in quella equatoriale verso est (Gibuti).
Lo scontro con l’Inghilterra è inevitabile (1898 a Fascioda in Sudan).
Il conflitto sarà però evitato e il riavvicinamento tra i due paesi porterà all’accordo del 1904 (Egitto/Marocco).
La colonizzazione dell’ Africa: la Germania
Bismarck si muove con prudenza assumendo il ruolo di mediatore.
La Germania si “accontenta” di Africa del Sud-Ovest, Tanganica, Togo e Camerun.
Gugliemo II si oppone violentemente alla colonizzazione francese del Marocco (“crisi marocchine” 1905-1911).
La Germania ottiene piccoli compensi ma si procura l’isolamento internazionale.
La colonizzazione dell’ Asia: in India
L’Inghilterra dal XVIII secolo, senza eliminare i poteri locali, sfruttava il territorio tramite la Compagnia delle Indie.
Una rivolta nata dalle milizie indigene (Sepoys 1857) convince il governo ad assumere il controllo diretto (1876: Vittoria diventa Imperatrice delle Indie).
Migliora la situazione locale anche se nella classe dirigente indiana si sviluppano aspirazioni all’indipendenza.
Nuove conquiste
Negli ultimi decenni dell’800 gli inglesi si muovono verso Ovest (Afghanistan e Persia, in concorrenza con la Russia) e verso Est, ove conquistano Birmania e Malesia.
Contemporaneamente la Francia completa la conquista dell’Indocina.
Nell’area è presente anche l’Olanda che controlla l’Indonesia.
La spartizione della Cina
Dopo le guerre dell’oppio (1840-58) l’antico impero cinese viene costretto ad aprirsi al commercio occidentale.
Ciò provoca rivolte interne che giustificano un sempre più ampio intervento straniero:
1898-1901: la rivolta xenofoba dei “boxer” viene sedata da una coalizione multinazionale.
Il territorio cinese è spartito in zone di influenza economico-commerciale.
L’imperialismo Giapponese
1853: la flotta USA costringe il Giappone ad aprirsi ai rapporti con l’Occidente.
Pur mantenendo l’antica forma imperiale, il paese subisce una rapidissima modernizzazione diventando una potenza industriale e imperialistica:
1894-95 vittoria sulla Cina (Formosa);
1905 vittoria sulla Russia (protettorato sulla Corea, metà Sakhalin, Port-Arthur).
L’Imperialismo USA
Si indirizza inizialmente sull’America latina, ottenendo il controllo economico, grazie alla corruzione dei governi locali.
1898: gli Usa sostengono l’indipendenza di Cuba, sottraendo alla Spagna Portorico e Filippine.
1903: promuovono la secessione di Panama, per realizzare il Canale (1916).
Altra direttrice di espansione è il Pacifico.
Nazionalismo
Fino al 1870 il nazionalismo era stato soprattutto il principio ispiratore di movimenti di liberazione e si era collegato all’idea di sovranità popolare e si era alleato col liberalismo e la democrazia. Le cose cambiarono con l’unificazione tedesca, realizzata da Bismarck “col ferro e col sangue”; e più ancora con l’imperialismo coloniale, che legava la grandezza nazionale alle guerre di conquista a danno di altri popoli.
Nazionalismo
La crescita dei movimenti socialisti, che si ispiravano ad ideali internazionalisti e patriottici, suscitò per reazione un ritorno di spiriti patriottici e guerrieri in seno alla borghesia.
La battaglia per i valori nazionali o per gli interessi del proprio paese finì spesso per legarsi alla lotta contro il socialismo, alla difesa dell’ordine esistente, quando non al sogno di restaurazione di un ordine passato
Il nazionalismo si sganciava dalle radici illuministiche e democratiche, per riscoprire quelle tradizionaliste – sangue e popolo – si collegava alle teorie razziste, sempre più in voga, che stabilivano un gerarchia tra “razze superiori” e “razze inferiori” per stabilire la superiorità di un popolo o di un gruppo di popoli sugli altri.
Inferiori per antonomasia gli altri, i non occidentali, gli orientali, i neri, ecc.
La massa
Nel Dizionario di sociologia a cura di L. Gallino, Torino, Utet 1998, p. 404, la massa è definita
“una moltitudine di persone politicamente passive, in posizione di dipendenza rispetto alle istituzioni portanti di una società”.
Tale agglomerato di persone pare predestinato ad essere convinto dai cantori del nazionalismo
Gustave Le Bon, lo psicologo delle folle, molto letto dalla destra- fine 800, primi decenni del 900, nel suo libro Psicologia delle folle del 1895 sostiene che c’è un rapporto “passionale” tra la folla e i suoi capi.
La nazionalizzazione delle masse
George Mosse, storico tedesco, nel suo saggio del 1974 “La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania tra il 1812 e il 1933” analizza come in Germania venne costruito un rapporto tra potere-cultura e masse, fondato sull’esaltazione della superiorità razziale, di uno spirito nazionale secolare.
La creazione dell’uomo-massa è stata una conseguenza inevitabile dell’industrializzazione dell’Europa
Il mondo del mito e del simbolo, entro cui la politica di massa agiva, ha fornito il più efficace strumento di disumanizzazione.
La nazionalizzazione delle masse
E ciò malgrado il fatto che gli uomini abbiano visto nel dramma della politica, nei suoi miti e nei suoi simboli, l’esaudirsi delle loro aspirazioni per un mondo sano e felice. Scrive Mosse; “quello che noi chiamiamo stile fascista fu solo il momento culminante di una “nuova politica” fondata sull’idea di sovranità popolare nata nel secolo XVIII.
Si affermò che la nazione dovesse fondarsi sul popolo stesso, sulla sua volontà generale.
La nazionalizzazione delle masse
Il culto del popolo divenne così il culto della nazione, e la nuova politica cercò di esprimere questa unità con la creazione di uno stile politico che divenne, in pratica una religione laica.
Come avvenne ciò?
Facendo ricorso fin dall’esordio del XIX secolo a miti e simboli, ed elaborando una liturgia che avrebbe permesso al popolo di partecipare al culto.
Feste, opere, rappresentazioni varie dello spirito del popolo tedesco. E delle sue tradizioni
Il trionfo del nazionalismo presso le masse
Fu il concetto stesso di volontà generale che portò alla creazione di miti e simboli e la nuova politica cercò di spingere il popolo a partecipare attivamente alla mistica nazionale, attraverso riti e cerimonie, miti e simboli che davano un’espressione concreta al concetto di volontà generale.
La nuova politica offrì un’oggettivazione della volontà popolare in volontà generale, ciò che trasformò l’azione politica in una rappresentazione drammatica della quale si pensava fosse attore il popolo stesso.
Materiale didattico e appunti su atuttascuola
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Sintesi sull’ Imperialismo di Irma Lanucara
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Tesina sull’ Imperialismo all’ Esame di Stato II ciclo 2002 di Cornelli Andrea
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Imperialismo, colonialismo e nazionalismo tra ottocento e novecento di atuttascuola
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Mappa concettuale sulla questione meridionale di Paola Viale, in formato pdf
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Questione meridionale tema svolto di atuttascuola