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Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma
La chiesa è stata costruita sulla scorta di una visione e dopo una nevicata miracolosa nell’agosto del 358.
La fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore, con Papa Liberio che ne traccia il perimetro sulla neve, è stata rappresentata da molti artisti, fra cui Matthias Grünewald, nel 1519, e Masolino da Panicale, sulla Pala Colonna, tra il 1423 e il 1428.
Papa Francesco si reca davanti alla colonna di Piazza di Santa Maria Maggiore ogni volta che deve iniziare un viaggio, per chiedere la protezione di Maria.
L’esterno dell’abside, sul retro, rivolto verso piazza dell’Esquilino, è opera di Carlo Rainaldi (1611-1691) che subentrò al progetto originario di Gian Lorenzo Bernini.
Ma una volta varcata la facciata barocca di Ferdinando Fuga (1741), meravigliamoci entrando in questo ambiente antico di quasi duemila anni.
Nessun’altra chiesa, infatti, riesce a rendere meglio la struttura delle basiliche romane civili.
Nessuna altra chiesa fa capire come i Romani avessero concepito questo spazio per un popolo numeroso.
Anche semplicemente la mancanza, o il poco numero, delle panche, fa capire come doveva essere concepita una basilica nei tempi precristiani: era un grande salone, una grandissima aula coperta, in cui poter contenere tutto il popolo in piedi.
Nei sotterranei della chiesa sono stati rinvenuti i resti di un’antica villa romana, con l’affresco di un calendario, esattamente sottostante l’attuale basilica di Santa Maria Maggiore, a consolidare ulteriormente il legame fra mondo classico e cristiano in questa chiesa, quasi come in San Clemente. Come abbiamo detto, sotto quella Basilica non ci sono solo i resti di una villa, ma addirittura di un mitreo.
A riconferma di questo legame con la Roma classica, ci sono gli straordinari mosaici del V secolo, di scuola romana: storie dall’antico testamento lungo le navate e della natività sull’arco Trionfale, che ci trasportano in un clima assai simile a quello coevo della Ravenna musiva.
Soffermiamoci sull’annunciazione, che è straordinariamente diversa rispetto alle annunciazioni che noi conosciamo dall’epoca medievale in poi, più intime e quotidiane. Stavolta l’annunciazione in buona sostanza è una scena di Palazzo: l’angelo fa il suo annuncio ad una vera e propria regina romana, con i tratti anche di una imperatrice orientale.
I caratteri della iconografia paleocristiana di questi mosaici sono evidentemente una specie di translitterazione di stilemi tardo-romani.
È il caso anche della Adorazione dei magi dove il bambino Gesù in realtà non è un povero bimbo in una culla, in una mangiatoia tra l’asino e il bue, ma è un vero e proprio piccolo re assiso sul suo trono, e la Madonna è una regina madre, mentre i Re Magi sono dignitari orientali giunti con i loro doni alla corte di un imperatore in fasce.
A Jacopo Torriti, intorno al 1295, si deve invece il Mosaico absidale, con l’Incoronazione della Vergine e la Dormitio Virginis, su commissione di Papa Niccolò IV.
Ma i tesori della Basilica non finiscono qui con:
- l’altare della Confessione di Papa Pio IX, davanti alla Custodia della Sacra Culla, realizzata in oro da Giuseppe Valadier nel 1802,
- il Presepe di Arnolfo di Cambio, del 1291, sistemato nella cripta nella Cappella Sistina della Basilica (da non confondere con quella del Palazzo Apostolico) dal 1586 al 2005, ed ora comunque presente in Basilica
- la Cappella Sistina Domenico Fontana (1543-1607), appunto, detta anche Cappella del Santissimo Sacramento, realizzata tra il 1585 e il 1590
- il fonte battesimale di Giuseppe Valadier e Giuseppe III Spagna, del 1826-1827
- l’ Adorazione dei pastori, del 1802, di Giuseppe Valadier, Luigi Acquisti
- il papa Paolo V benedicente, di Paolo Sanquirico, del 1619-1620
- lo scalone della Loggia delle benedizioni
- l’ Assunzione della Vergine Maria, di Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, del 1607-1610
- l’icona attribuita dal popolo a San Luca “Salus Popoli Romani”, in realtà realizzata tra il X e l’ XI secolo
- Papa Sisto V in preghiera, 1596, Monumento Funebre di Sisto V, ora nella Cappella Sistina della Basilica, opera di Giovanni Antonio Paracca detto Valsoldo