GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
7 Gennaio 2024Paysage di Charles Baudelaire
14 Gennaio 2024Decima edizione del Convegno multidisciplinare “Convivere con Auschwitz”: apre i lavori Miriam Spizzichino, nipote di Settimia Spizzichino, unica Donna sopravvissuta alla Deportazione ad Auschwitz di 1023 civili di origine ebraica seguita al rastrellamento nazifascista di Roma di 1253 persone, del 18 settembre 1943.
Partecipa anche il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, ci saranno inoltre diversi relatori da più atenei.
Saranno presentati filmati, incluso il recente video sulla prima toccante visita, dal ’44, di Tatiana Bucci al Silos della Stazione di Trieste, da dove partì per Auschwitz con tredici familiari di cui tre soltanto si sono salvati.
Grande edizione in uno dei peggiori momenti della storia contemporanea d’ Europa e del Mediterraneo.
L’iniziativa è realizzata nell’ambito della Convenzione tra l’Università degli Studi di Trieste e l’Associazione culturale Stazione Ernesto Nathan Rogers.
Diretta streaming sui canali YouTube di Stazione Rogers
e del Teatro Miela
www.stazionerogers.org
PROGRAMMA:
Giovedì 25 gennaio ore 15
ore 15.00
saluto Autorità accademiche
ore 15.05
moderatore
PIERLUIGI SABATTI
giornalista
ore 15.10
apertura lavori
MIRIAM SPIZZICHINO
Mia zia Settimia Spizzichino
Unica donna sopravvissuta alla deportazione ad Auschwitz seguita al rastrellamento nazifascista di Roma del 16 ottobre 1943.
Furono 1259 – 689 donne, 363 uomini e 207 bambini – le persone rapite nelle proprie abitazioni. Ammassate nei carri bestiame, partirono in 1022 alla volta di Auschwitz. Sopravvissero in 16, 15 uomini, una donna – Settimia Spizzichino – e nessun bambino/a.
Docufilm “Settimia Spizzichino”
ore 15.45
GIANNI PETEANI
presidente Comitato permanente Ondina Peteani,
Prima staffetta partigiana d’Italia
Deportata Auschwitz 81672
Convivere con Auschwitz anno 10°
Auschwitz grava sulla conoscenza umana: questo è l’assunto fondante di un convegno che coinvolge tutta l’istituzione universitaria, caratterizzato dall’elemento innovativo della multidisciplinarietà come entità di confronto e interscambio, nella ricerca di risposte e nella formulazione di un monito come argine alla potenziale reiterazione del Crimine in ogni sua declinazione. Dieci anni di testimonianze, visioni e prospettive per comprendere e divulgare il primato di una cultura di pace.
ore 16.00
MAURO BARBERIS
docente di Filosofia del diritto
Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell’Interpretazione e della Traduzione
Università degli Studi di Trieste
Il conflitto israelo-palestinese nel tempo profondo dell’evoluzione:
Dopo l’orrore per la strage consumata da Hamas il 7 ottobre, e l’indignazione per i bombardamenti israeliani di Gaza, il conflitto israelo-palestinese merita forse analisi meno scontate. Come la guerra scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, così anche il conflitto nella faglia mediorientale, ai confini fra Occidente e Oriente, per essere compreso e avviato a soluzione ci chiede di essere collocato nel tempo profondo dell’evoluzione umana. Ma forse basterebbe di meno. Forse, è sufficiente ripassare la preistoria dei Sapiens, o anche solo rileggere la Bibbia.
ore 16.15
GIOVANNI FRAZIANO
già docente di Composizione architettonica e urbana
Dipartimento di Ingegneria e Architettura
Università degli Studi di Trieste
Presidente dell’Associazione Stazione E. N. Rogers
Chiedilo alla polvere
Libere considerazioni sull’architettura, sull’uomo e sul mondo a partire da vecchi e nuovi scenari postbellici.
ore 16.30
ROBERTO MEZZINA
vice presidente
World Federation for Mental Health
Crimini di guerra, crimini di pace. Franco Basaglia a 100 anni dalla nascita
L’esperienza del carcere del giovane Basaglia e la metafora del Lager nella lettura del manicomio, da Gorizia a Barbacena (Brasile).
L’internamento della miseria e l’esclusione sociale definiscono i crimini di pace. La salute mentale ancora oggi si iscrive tra sofferenze e disuguaglianze, in un tempo segnato dalla guerra.
ore 16.45
ROBERTO D’AMBROSI
architetto
Elettroshock: testimonianza
ore 17.00
TOMASO MONTANARI
rettore dell’Università per Stranieri di Siena,
docente di Storia dell’Arte moderna
L’Italia ripudia la guerra
Articolo 11 della Costruzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
ore 17.15
GIUSEPPE IERACI
docente di Scienza della politica
Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Università degli Studi di Trieste
La crisi Medio – orientale e la Pace perpetua di I. Kant
La crisi Medio-orientale è legata al conflitto tra gli stati, tra le etnie, tra le religioni. È possibile pensarla fuori da questo schema concettuale stato-etnia-religione? Il mondo Medio-orientale è, da questo punto di vista, un “mondo vecchio”, che non ha saputo e potuto uscire dallo schema. L’utopia di Kant offre forse una visione nuova e una via d’uscita?
ore 17.30
VANJA STRUKELJ
già docente di Storia della critica d’arte
Università degli Studi di Parma
I disastri della guerra di Goya: un modello di racconto
Ripercorrere la vicenda critica di un “testo” complesso come I disastri della guerra di Goya, tenendo conto di citazioni, recuperi, evocazioni così ricorrenti nella cultura visiva del Novecento può essere lo spunto per una riflessione più ampia sulla persistenza di modelli di racconto, di cui forse non siamo pienamente consapevoli.
Nel nostro modo di “guardare” la guerra, di leggere le immagini che “narrano” la guerra quanto incide il nostro sistema di riferimenti visivi: da Goya al Picasso di Guernica, da Robert Capa all’ Apocalypse Now di Coppola/Storaro? E cosa cambia oggi rispetto a questa tradizione per le nuove generazioni?
ore 17.45
SABINA PASSAMONTI
docente di Biochimica
Dipartimento di Scienze della Vita
Università degli Studi di Trieste
Fame e sete: crimini contro l’umanità
La fame e la sete causano sofferenza fisica e psicologica, che non si risolve completamente al cessare della privazione. Gli studi eseguiti sulle vittime dell’Inverno della fame in Olanda (1944) o della Grande fame in Grecia (1941-1944), decadi dopo il ritorno alla normalità, mostrano che le conseguenze fisiche e mentali di un periodo anche
limitato di restrizione sono inaspettate e permanenti. Qualsiasi atto che deliberatamente infligga fame e sete a una popolazione è un crimine contro l’umanità, ai sensi di quanto stabilito dalla Corte penale internazionale e dimostrato dai dati scientifici.
ore 18.00
EDOARDO MILOTTI
docente di Fisica sperimentale
Dipartimento di Fisica
Università degli Studi di Trieste
In cosa consiste la “responsabilità morale degli scienziati”?
Il recente film Oppenheimer ha riportato d’attualità il tema della “responsabilità morale degli scienziati”, con particolare riferimento al tema della bomba atomica. Il problema etico della “responsabilità morale degli scienziati” si può allargare ad altri campi scientifici e tecnologici, come la biologia molecolare e l’intelligenza artificiale. L’argomento sarà introdotto seguendo la falsariga di un provocatorio saggio di Max Delbrück.
ore 18.15
MAURIZIO PRATO
accademico dei Lincei
già docente di Chimica organica
Università degli Studi di Trieste
Introduzione
MATTEO GUIDOTTI
Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche “Giulio Natta” di
Milano
I danni a lungo termine delle guerre sulla salute umana e sull’ambiente
Nelle guerre moderne, la conduzione delle operazioni militari non solo arreca danni devastanti alla popolazione civile e all’intera società di una nazione, ma anche lascia sempre un impatto profondo e duraturo sull’ambiente e sulla salubrità delle aree dove avvengono i combattimenti. L’impiego di enormi quantità di esplosivi, di metalli pesanti presenti nelle munizioni (piombo, arsenico, mercurio), di sistemi d’arma sempre più complessi, spesso contenenti specie chimiche tossiche o inquinanti, può lasciare nell’ecosistema tracce importanti, i cui effetti negativi possono essere osservati anche anni o decenni dopo la fine di un conflitto. A ciò si aggiunge il rischio di colpire in modo accidentale, durante i combattimenti, siti industriali o depositi da cui possono essere rilasciate sostanze pericolose.
Dalla Prima Guerra Mondiale alle recenti cronache di combattimenti nell’Europa Orientale e in Medio Oriente, rileggeremo assieme le guerre dell’ultimo secolo anche sotto
questo punto di vista.
ore 18.30
MAURO ROSSI
responsabile EUT
Edizioni Università di Trieste
My War: la muta guerra per immagini di Istvan Szegedi Szuts
Pubblicato nel 1931 a Londra da un pressoché sconosciuto pittore e grafico ungherese espatriato in Inghilterra, My War è un “romanzo senza parole” costituito da oltre duecento immagini realizzate a pennello e inchiostro, in cui l’autore rivive la propria esperienza di combattente nel primo conflitto mondiale. In bilico tra la durezza
espressionista e la fluida concisione dell’arte giapponese, My War resta ancor oggi una testimonianza di assoluta originalità nella pur sovrabbondante memorialistica bellica, un antesignano del graphic novel contemporaneo e, soprattutto, un capolavoro dell’antimilitarismo.
ore 18.45
FRANÇOISE GHISLAINE FAVART
docente di Linguistica francese
Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio,
dell’Interpretazione e della Traduzione
Università degli Studi di Trieste
Identità e sport durante il Regime di Vichy, tra storia e memoria
Il regime di Vichy, presente nella Francia centro-meridionale tra 1940 e 1944, cercò di rendersi legittimo vantando un ritorno ai valori tradizionali del lavoro, della famiglia e della patria (Travail, famille, patrie). In questo contesto, lo sport fu considerato un pilastro per la valorizzazione nazionale e internazionale del paese. Ricordiamo
anche che questo governo fu all’origine di misure più che restrittive contro gli ebrei. Quale fu allora la condizione di sportivi di alto livello, francesi ed ebrei, durante la seconda guerra mondiale? Attraverso l’analisi del recente libro di Pierre Assouline, Le nageur (2023), che ripercorre la vita del campione e atleta olimpionico Alfred Nakache,
rifletteremo, basandoci anche su fatti storici, sul contributo del racconto (letterario o no) nel mantenere viva la memoria.
ore 19.00
SERGIA ADAMO
docente di Critica letteraria e Letterature comparate
Dipartimento di Scienze Umanistiche
Università degli Studi di Trieste
Continuare a raccontare, oltre la testimonianza
Convivere con Auschwitz significa anche convivere con l’impossibilità di dire l’orrore dello sterminio e allo stesso tempo con la necessità di continuare a raccontare. La testimonianza, pur in tutta la sua problematicità, è rimasta per molto tempo la forma privilegiata per affrontare questo doppio vincolo. Tuttavia, il passare del tempo e il
venir meno dei testimoni ci pone oggi di fronte a una nuova domanda sulle modalità attraverso cui è ancora possibile abitare questo paradosso costitutivo. L’intervento proporrà una riflessione su alcuni casi, particolarmente significativi e a volte anche provocatori, che hanno proposto di superare la forma della testimonianza per esplorare e immaginare altre possibilità su cui ricostruire una memoria: dalla letteratura (da David Grossman a W.G. Sebald) al cinema (con Chantal Akerman, per esempio) fino alle arti visive contemporanee.
Direzione Scientifica
Mauro Barberis
docente di Filosofia del Diritto
Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio,
dell’Interpretazione e della Traduzione
Università degli Studi di Trieste
Organizzazione
Gianni Peteani
presidente Comitato permanente Ondina Peteani,
prima staffetta partigiana d’Italia
Deportata Auschwitz 81672
Coordinamento
Giovanni Fraziano
già docente di Composizione Architettonica e Urbana
Dipartimento di Ingegneria e Architettura
Università degli Studi di Trieste
presidente dell’Associazione Stazione E. N. Rogers
Interlocutore rapporti internazionali
Alessandra Riccardi
docente di Lingua e traduzione tedesca
Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio,
dell’Interpretazione e della Traduzione
Università degli Studi di Trieste
A cura di
Associazione
Stazione E. N. Rogers
Università degli Studi
di Trieste
“Convivere con Auschwitz – Tra guerra e pace”, decimo
convegno tematico in cui Stazione Rogers, in convenzione con l’Università di Trieste, incrementa le convergenze interdisciplinari in un rapporto di analisi e attualizzazione scientifica, esplorando ulteriori relazioni nell’ambito del Dovere della Memoria della Shoah/ Deportazione.
Devastando il corso della Storia, il nazifascismo ha perpetrato anche a Trieste aberranti crimini contro l’Umanità, quali il preannuncio delle leggi razziste nel 1938 e la Risiera di San Sabba, unico Lager con forno crematorio realizzato in Italia e nell’Europa meridionale in un diagramma di moltiplicazione dell’odio sfociato nel drammatico epilogo delle Foibe.
Nell’immane tragedia del conflitto attualmente in corso in Medioriente e in Europa, la riemersione dell’apocalittico spettro dello scontro nucleare, sfiorato sessant’anni or sono, accentua l’inumanità di Auschwitz, antitesi assoluta della pace, umana condizione da cui dobbiamo strenuamente difenderci.
“Convivere con Auschwitz” è il contributo di civiltà con cui l’Università di Trieste si pone a memoria di quanto è stato, anche attraverso un capillare processo di contrasto ad azioni di indebolimento democratico e conseguente pericolo di arretramento etico-morale, socio-culturale.
In ottemperanza alla Legge 211/2000, istitutiva del Giorno della Memoria, il simposio persegue il monito di Primo Levi: analisi, studio e conoscenza dell’abominio di Shoah e Deportazione nei Lager di sterminio nazisti, come antidoto contro la reiterazione del crimine che con metodologie diverse ancora e sempre flagella l’umanità. Memoria, cultura e conoscenza di quanto è stato, contro ogni forma di razzismo, qualsiasi discriminazione e prevaricazione razziale, sociale, culturale e religiosa, per la Pace
e la Libertà.
in collaborazione con:
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Edizioni Università di Trieste
Bonawentura/
Teatro Miela
Circolo della Stampa di Trieste