Il Ministero dell’Istruzione e del Merito vive nel passato
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Perché, allora, i parlamentari sono esclusi?
La precisione concettuale e quella linguistica, insieme alla familiarità col sistema di regole, sono aspetti essenziali per l’elaborazione delle leggi: dovrebbero essere accertati.
In questo modo si eviterebbero paradossi come quello generato del Disegno di Legge 845, già approvato dalla Camera.
Esso riguarda l’introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche.
La locuzione “Competenze non cognitive” è fuorviante e contraddittoria:
in campo educativo: Competenza = capacità + conoscenza;
in campo addestrativo: Competenza = abilità + conoscenza.
Ne consegue che l’aspetto cognitivo è inscindibile dall’agire in modo competente, come sosteneva Immanuel Kant.
La mancanza di familiarità con il sistema delle regole vigenti traspare chiaramente, poiché l’introduzione delle competenze non cognitive si sovrappone alla finalità del sistema scolastico, richiamata dalla legge 12/2020 ed espressa in termini di capacità.
Questo accatastamento, derivante dalla disattenzione per la struttura organizzativa, disposta nel Dlgs 297/94, risulta inutile e dannoso, perché crea confusione. Tale disposizione, infatti, assegna al Collegio dei docenti il compito di “Programmare l’azione educativa” al fine di sollecitare, promuovere e rinforzare le qualità intellettive, pratiche e sociali degli studenti.
Inoltre il disegno di legge prevede un piano straordinario di azioni formative per gli insegnanti, una decisione che mette in evidenza un disorientamento inaccettabile. L’aggiornamento, infatti, si baserà sulle pratiche scolastiche ordinarie, stabilite nel 1974 e rinforzate nel 1994.
La disattenzione per la struttura organizzativa esistente ostacola il raggiungimento del traguardo previsto dal disegno di legge, ovvero “La promozione e lo sviluppo armonico e integrale della persona, delle sue potenzialità e dei suoi talenti.”