6° Convegno CONVIVERE CON AUSCHWITZ – martedì 22 gennaio 2019 – iniz…
10 Gennaio 2019ESAMI DI STATO 1999 prova suppletiva
19 Gennaio 2019Traccia e svolgimento di un saggio breve sulla Intelligenza artificiale
Saggio breve o articolo di giornale – Ambito tecnico-scientifico Traccia per l’esame di stato (sessione suppletiva 2000)
Traccia
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di saggio breve” o di articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Da’ un titolo alla tua trattazione.
Se scegli la forma del saggio breve”, indica la destinazione editoriale (rivista specialistica, relazione scolastica, rassegna di argomento culturale, altro).
Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale”, indica il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
AMBITO TECNICO – SCIENTIFICO
ARGOMENTO: Intelligenza artificiale e intelligenza umana: incolmabilità di un divario.
DOCUMENTI
Secondo Searle, la ragione per cui un computer, quali che siano i futuri sviluppi della tecnologia, non potrà mai pensare in senso proprio, ovvero possedere una mente, risiede nel fatto che un programma è un’entità puramente formale, nulla più di un sofisticato tipo di sintassi. Al contrario, la mente è ogni momento piena di contenuti: qualsiasi cosa faccia, qualsiasi flusso di emozioni o di pensieri la attraversi, si riferisce sempre a qualcosa che sta al di fuori del medesimo flusso.
Gli scambi molteplici di energia e informazioni con l’ambiente, essenziali non solo per sopravvivere, ma anche per programmare con intelligenza la nostra personale sopravvivenza, sono del tutto sconosciuti ad un computer, e non sono in alcun modo simulabili da un programma. Di conseguenza i computer non potranno mai avere una mente.
L. GALLINO, Strani anelli, 1990
Anche se il modello del cervello come computer è corretto, non ne segue affatto che la Intelligenza Artificiale avrà successo. Noam Chomsky crede che il modello del cervello come computer sia corretto, ma non si aspetta che la I.A. abbia successo. L’uso del linguaggio non è una capacità separabile degli esseri umani; si può simulare il lancio del baseball senza simulare la totalità delle capacità intellettuali umane, ma non è possibile simulare l’uso del linguaggio – nemmeno l’uso del linguaggio in un contesto predeterminato come andare al negozio a comprare il latte – senza simulare la totalità delle capacità intellettuali umane.
H. PUTNAM, Rinnovare la filosofia, 1992
Lo spazio che separa il livello alto del cervello – quello appunto dei simboli, dei valori, del ragionamento – da quello basso, dove si trovano soltanto neuroni comunicanti tra loro per mezzo di messaggi elettrochimici, è ancora troppo grande perché si possa pensare di colmarlo procedendo soltanto dal basso: un sogno peraltro antico, già formulato da neurofisiologi come McCulloch e Pitts sin dagli anni quaranta, quando di calcolatori elettronici si cominciava appena a parlare. Sembra proprio che il cervello impari con modalità che mille o centomila microprocessori interconnessi non riusciranno per molto tempo ad imitare. D’altra parte esistono oggi moduli di programma, detti sistemi di produzione adattivi, che riescono a imparare e memorizzare da soli nuove regole, pur essendo scritti in linguaggi di alto livello, vicini ai processi simbolopoietici della mente umana.
H. SIMON, Conferenza su Peano, 1988
Svolgimento
Titolo: Intelligenza artificiale e intelligenza umana: un divario incolmabile?
Destinazione editoriale: Rivista di divulgazione tecnico-scientifica.
L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una delle frontiere più affascinanti della scienza contemporanea, capace di simulare e, talvolta, amplificare capacità umane come il calcolo, il riconoscimento di schemi e il trattamento delle informazioni. Tuttavia, la domanda fondamentale che si pone da decenni è se questa simulazione possa mai avvicinarsi all’intelligenza propriamente umana, o se il divario tra le due rimarrà per sempre insormontabile.
La mente umana: oltre la sintassi
Secondo John Searle, celebre filosofo della mente, la differenza principale tra un programma informatico e la mente umana risiede nella natura stessa del pensiero. Un programma è puramente sintattico: elabora simboli senza comprenderne il significato. Al contrario, la mente umana opera con una semantica intrinseca, ricca di contenuti che si riferiscono al mondo esterno. In altre parole, mentre un computer può eseguire operazioni logiche, manca dell’esperienza soggettiva e della capacità di attribuire significati, qualità essenziali del pensiero umano.
Questo limite non è superabile attraverso il semplice avanzamento tecnologico, perché la mente non è solo un sistema di elaborazione dati. Essa è immersa in un flusso continuo di esperienze, emozioni e percezioni, radicate in uno scambio costante con l’ambiente. Questa interazione dinamica è un aspetto fondamentale che un sistema artificiale non può replicare.
Il linguaggio e la complessità della cognizione
Hilary Putnam, un altro grande pensatore, sottolinea come l’uso del linguaggio rappresenti una delle manifestazioni più complesse dell’intelligenza umana. Simulare l’intero contesto intellettuale necessario per utilizzare il linguaggio in modo significativo è un’impresa monumentale. Ogni parola che pronunciamo è radicata in un contesto culturale, esperienziale ed emotivo. Anche se i modelli di IA, come i moderni chatbot, sono in grado di generare frasi plausibili, non possiedono una comprensione profonda di ciò che dicono, né la capacità di connettere il linguaggio a un’esperienza vissuta.
Questo evidenzia il divario fondamentale tra imitazione e comprensione. La simulazione può apparire credibile in contesti ristretti, ma manca delle basi cognitive che rendono l’intelligenza umana unica.
Il cervello e il modello computazionale
Herbert Simon e altri studiosi hanno sottolineato che il cervello umano non può essere ridotto a una semplice macchina computazionale. Sebbene alcune funzioni cerebrali possano essere modellate, l’apprendimento umano avviene attraverso modalità che restano in gran parte sconosciute e non riproducibili. Ad esempio, le reti neurali artificiali si ispirano al funzionamento dei neuroni, ma la complessità del cervello supera di gran lunga le capacità attuali di qualsiasi sistema artificiale.
In questo senso, anche i progressi dei sistemi di produzione adattivi, che imparano autonomamente nuove regole, rappresentano solo un’imitazione delle dinamiche cerebrali e non un vero equivalente.
Un divario colmabile?
Alla luce di queste riflessioni, sembra improbabile che l’intelligenza artificiale possa colmare completamente il divario con l’intelligenza umana. Tuttavia, ciò non significa che non possa offrire un contributo significativo al progresso scientifico e tecnologico. L’IA è uno strumento potente, capace di potenziare le capacità umane senza necessariamente sostituirle.
Conclusione
Il confronto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana non dovrebbe essere visto come una gara, ma come un’opportunità di collaborazione. L’IA non potrà mai “pensare” come noi, ma può aiutarci a comprendere meglio il nostro stesso funzionamento e a superare i limiti della nostra mente in aree specifiche. La sfida è sfruttare le potenzialità di questa tecnologia senza dimenticare la complessità e la profondità della natura umana.