The origins of the Church
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27 Gennaio 2019Io non ho paura di Niccolò Ammaniti
RELAZIONE DEL LIBRO
NOME: Marco Prestinari
CLASSE: 2f
DATA: 28-01-07
TITOLO:
IO NON HO PAURA
AUTORE:
Niccolò Ammaniti nacque a Roma nel 1966. Ha esordito con il romanzo “Branchie”(Ediesse 1994). Nel 1996 ha pubblicato la raccolta di racconti “Fango”(Mondadori) e nel 1999 il romanzo “Ti prendo e ti porto via”(Mondatori). I suoi libri sono tradotti in francese, tedesco, spagnolo, greco, russo, e polacco. Nel 1995 ha pubblicato il saggio “Nel nome del figlio”, scritto con il padre Massimo.
TRAMA:
Un gruppo di ragazzi si ritrova, come ogni giorno, a scorrazzare su e giù per una collina.
Siamo nel 1978 , è estate, con un caldo torrido. Il calore entra nelle pietre, la terra si sbriciola, il respiro è faticoso ed è difficile sopportare la calura tanto che gli adulti nel pomeriggio rimangono rintanati in casa, uscendo solo nelle ore serali quando la temperatura diminuisce. Michele Amitrano, il protagonista, per difendere una ragazza del gruppo, togliendola da un grosso imbarazzo(doveva abbassare le mutande)si propone per eseguire la penitenza. : arrivare al piano superiore di una casa diroccata e disabitata senza poter utilizzare ne le scale, ne i gradini ridotti a un ammasso di pietre.
Dopo notevoli difficoltà, riesce a salire aggrappandosi ai rami di fico; arrivato ad davanzale della casa deve buttarsi per proseguire, e uscire dalla stessa, ma cade a terra in malo modo. Il ragazzo ha per pochi attimi paura, ma riesce poi a muoversi , si guarda intorno e percepisce di essere caduto su una tettoia trasparente ricoperta da un materasso, al di sotto intravede un buco profondo.
Con grande stupore tra sporcizia e rifiuti di ogni genere, nota delle sembianze umane : si tratta di un bambino raggomitolato su se stesso.
Forse dorme, forse è morto, ma mentre riflette viene chiamato dagli amici e con loro ritorna a casa.
Davanti alla casa , Michele trova il “lupetto Fiat” usato dal padre per lavorare al Nord, con gioia accoglie il genitore che mostra un regalo: una gondola veneziana con i remi, da lasciare come soprammobile sopra la televisione.
Nella notte, Michele ripensa con angoscia al ragazzo imprigionato nel buco e ritorna sul luogo per verificare quello che il giorno prima aveva visto.
E’ tutto vero il bambino è li, incatenato e chiede con insistenza dell’acqua. Inizia così un rapporto di aiuto e amicizia, anche se rimane stupito e a volte impressionato dai discorsi del ragazzo.
Cerca di confidarsi con il padre , ma capisce che c’è qualcosa di oscuro, di misterioso di ingiusto, e che la sua famiglia è complice di un un grave fatto: il rapimento di Filippo Carducci.
Intanto il padre riferisce che arriverà un suo amico che per un certo periodo abiterà con loro, con grande scontento di Michele, che per una leggerezza infantile confida al cugino di aver trovato un bambino racchiuso in una buca circondato da sporcizia e desolazione, racconta anche del proposito crudele del padre e dell’amico di tagliare le orecchie al rapito.
Ritornato sul luogo del sequestro, cerca di confortare il bambino e lo porta all’aperto riuscendo anche a farlo camminare, sono diventati amici .
Ma improvvisamente compare Felice(un complice dei sequestratori) che lo minaccia con un fucile e strattonandolo lo costringe ad allontanarsi. Riferirà tutto al padre, il quale gli chiede una promessa: non deve più vedere il bambino , altrimenti verrà ucciso.
Michele pur con difficoltà e ripensamenti cerca di mantenere la promessa, finché capisce che è arrivato un momento decisivo e grave, sente infatti delle minacce di morte per il bambino rapito e senza il minimo dubbio corre a liberare il recluso.
PERSONAGGI:
MICHELE AMITRANO: il protagonista.
E’ un bambino di nove anni che si “trascina” la sorellina nei giochi con gli amici aiutandola e proteggendola. Non viene descritto fisicamente, ma sin dall’inizio del romanzo risaltano i sui pregi: altruismo, generosità, disponibilità. Successivamente aiuta il piccolo rapito senza riserve, senza pensare alle possibili conseguenze, certo ha paura, tanta paura nel casolare diroccato, ma agisce come una persona responsabile, matura.
Non ha il minimo dubbio su ciò che è bene e su come agire. Si preoccupa , infatti di comunicare al bambino quello che la madre ha detto in televisione: “tua madre dice che ti vuole bene”.
Nel corso del romanzo assistiamo alla sua maturazione, o meglio alla consapevolezza della vita adulta: le streghe, i lupi mannari, l’uomo nero non sono altro che le stesse persone che ti stanno accanto, trasformati dal denaro.
LA MAMMA: Teresa, come dice l’autore” al tempo della storia aveva trent’anni”, era bella con lunghi capelli neri che teneva sciolti, occhi scuri e grandi come mandorle, una bocca larga, denti forti e bianchi e un mento a punta. “sembrava araba”.
Alta, formosa, richiamava l’attenzione e la voglia di toccarla. Le attenzioni morbose del fruttivendolo “le sbirciate nella v del vestito “non la interessavano . Non era una smorfiosa. E’ una figura importante per la sua famiglia, infatti viene descritto il lavoro costante che svolge nella casa “non sedeva mai a tavola con noi”.
Ma è anche una vittima , ha subito le decisioni del marito e dei complici, non può dire la verità ma spesso piange, ed è di cattivo umore Severa, ma pronta . a difendere il figlio quando Felice(un complice) lo picchia. All’inizio è gioiosa, scherza e ride con i figli, successivamente prevale in lei l’angoscia, il peso della cattiva azione, il rimorso per un reato e quindi cambia diventando una persona violenta, colpisce infatti con un calcio , con una padella Felice, ingaggiando con lui una vera lotta.
IL PADRE: un uomo piccolo e magro, nervoso. Aveva i capelli neri, tirati con la brillantina, la barba ruvida e bianca sul mento.
Odorava di sigarette e acqua di colonia. Ha un lavoro non ben definito al Nord, ma poi nel corso del romanzo capiamo che non è vero, e che avrebbe guadagnato tanti soldi in modo disonesto. E’ un padre distaccato, severo anche se in alcuni momenti scherza con i figli” mi deve battere a braccio di ferro .
Sennò a letto senza cena. “Non ho trovato grandi cambiamenti di personalità, però nel finale è un padre preoccupato e in ansia per il figlio piuttosto che per la sua incolumità.
Piange e accarezza il figlio.
IL BAMBINO RAPITO: si chiama Filippo Carducci nove anni.
E’ presentato come un mucchio di stracci”, “un animale, un cane” non si muove neanche dopo che gli viene tirato un sasso. Impietrito dalla paura, dal buio, viene tenuto in condizioni disumane tra sporco e rifiuti, la faccia è nera e sudicia, i capelli biondi e sottili impastati con la terra. Non riesce ad aprire le palpebre per lo sporco.
Le narici otturate dal moccio e dalle croste.
Diffida di Michele ma solo per poco tempo, infatti dopo le iniziali parole sconnesse parla con Michele come un qualsiasi bambino, lo aspetta con il suo cibo, e con le caramelle.
SPAZI:
La vicenda si svolge ad Acqua Traverse, frazione di Lucignano, un piccolo paese collinare, con grandi campi coltivati a grano.
Nessuno sapeva perché il piccolo borgo di campagna si chiamava così, infatti l’acqua era scarsa e quella che c’era veniva portata dalla cisterna ogni due settimane.
E’estate del 1978, e il clima è torrido.
Prevalgono luoghi aperti , come campi, colline, ma vengono spesso descritti anche luoghi chiusi come la casa del protagonista, che fa da sfondo alle vicende dei personaggi. Spesso, però, gli stessi luoghi acquistano un ruolo fondamentale, come la desolazione e l’angoscia che si prova leggendo la descrizione della buca dove è tenuto il bambino rapito.
Viene anche accentuato dall’autore il contrasto tra la luce del sole abbagliante, e il buio della tana, come pure il silenzio e le grida degli amici, la giocosità dei loro gesti e l’immobilità forzata del recluso simile alla morte.
TEMPI:
Il periodo nel quale si svolgono i fatti è ben definito: estate del 1978 e possiamo immaginare che la vicenda si svolga nell’arco di qualche mese.
Le scene vengono raccontate con la stessa velocità. con cui succedono i fatti. In alcuni tratti ci sono dei flashback, dei ricordi, dei flussi di coscienza dei flussi interiori .
Michele, il protagonista sogna, spesso sono dei brutti sogni “Gesù diceva alzati e cammina. Ma Lazzaro non si alzava. “.
TEMATICHE:
– Giustizia e crimine
– Mancanza di lavoro al Sud che favorisce la delinquenza
– Il potere del denaro che oscura e giustifica ogni azione anche le più subdole, come quella di ridurre in schiavitù un bambino
– I maltrattamenti fisici e psicologici a cui è sottoposto il rapito le condizioni di vita inumane, la dipendenza assoluta dai sequestratori
– Il coraggio e la ricchezza di valori umani del protagonista.
– Amicizia tra i coetanei
CONCLUSIONI:
Questo romanzo mi ha molto colpito per l’attualità degli eventi descritti, per la capacità dell’autore nel mettere in risalto i sentimenti e le emozioni del. La lettura è piacevole, con la voglia costante di continuare, il tema trattato permette riflessioni e ognuno di noi si interroghi sul comportamento che avrebbe tenuto.
Marco Prestinari