Trappola per topi
27 Gennaio 2019Foto di Luigi Gaudio – 2013
27 Gennaio 2019Compito a casa su Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle di Davide Zangari
AUTORE:
Arthur Conan Doyle nasce nel 1859 ad Edimburgo, da una famiglia irlandese cattolica di antica nobiltà, ma con scarsi mezzi economici.
Compie i primi studi presso lo Stonyhurst Jesuit College, nel Lancashire, e nel 1876 entra all’Edinburgh Medical School, dove nel 1881 consegue il titolo di Bachelor of Arts in Medicina e nel 1885 il master in Chirurgia.
Dopo la laurea inizia a lavorare presso l’ospedale di Edimburgo, per imbarcarsi, poco dopo, come medico di bordo su una baleniera. Fatto ritorno in Inghilterra apre uno studio medico a Southsea, senza però riscuotere molto successo.
Inizia a scrivere racconti fantastici già ai tempi dell’Università – nel 1879 aveva venduto The Mistery of Sasassa Valley al Chamber’s Journal, e l’anno successivo The American’s Tale alla rivista The London Society – tuttavia è solo durante i frequenti periodi di inattività che seguono il ritorno in patria, che comincia a scrivere i racconti polizieschi per cui è divenuto maggiormente famoso.
Nel 1887 pubblica infatti il primo libro della serie dedicata all’investigatore privato Sherlock Holmes, Uno studio in rosso. Sembra che per la creazione di tale personaggio Doyle si sia ispirato al chirurgo Joseph Bell – da lui conosciuto all’ospedale di Edimburgo – famoso per la sua abilità di dedurre, da minimi dettagli, le caratteristiche psico-fisiologiche dei propri pazienti, ma il suo ascendente letterario è certamente il Monsiuer Dupin di Edgar Allan Poe, vero inventore del moderno racconto poliziesco e del metodo induttivo. In verità il personaggio di Sherlock Holmes non desta subito particolare interesse: prima di essere pubblicato sul Beeton’s Christmas Annual, A Study in Scarlet era stato rifiutato da tre editori, e per esso l’autore riceverà un compenso globale di appena 25 sterline! E’ solo con la seconda avventura, The Sign of the Four (1890), che Sherlock Holmes inizia ad attirare l’attenzione del pubblico. E i numerosi romanzi e racconti che ad esso seguiranno nell’arco dei quarant’anni successivi (62 avventure in tutto), renderanno Sherlock Holmes un vero e proprio culto, creeranno un modello destinato ad esercitare un’influenza decisiva su tutta la futura letteratura poliziesca, e daranno al suo creatore gloria imperitura e ricchezza (gli editori arriveranno a pagare Doyle 10 scellini a parola!), ma anche insoddisfazione: Doyle non sopportava infatti l’idea che la sua fama fosse legata ad una letteratura “bassa”, e tentò più volte di uccidere il suo eroe, ma fu costretto a riportarlo in vita dalle pressioni dei lettori e degli editori.
L’ingombrante figura di Sherlock Holmes fa però spesso dimenticare che l’attività narrativa di Doyle non fu circoscritta solo al genere poliziesco. Doyle scrisse infatti anche numerosi romanzi storici – il ciclo medioevale di Sir Nigel Loring, Comandante della Compagnia Bianca (1891-1901), secondo alcuni i quattro migliori romanzi storici inglesi dopo Ivanhoe di Walter Scott, ed il volume The Great Boer War (1900), per il quale fu insignito, nel 1903, del titolo di Baronetto, di cappa e spada – sedici racconti sulle gesta del Brigabier Gérard (1896), Colonnello dell’esercito di Napoleone, di fantascienza – la serie del Professor Challenger (1912-1929) – personaggio che lo scrittore modellò sull’eccentrico e irascibile professor Ernest Rutherford, il padre dell’atomo e della radioattività, ed i romanzi indipendenti The Doings of Raffles Haw (1892) e The Maracot Deep (1929), storie di pirati, diari, poesie ed articoli di guerra .
Da sempre affascinato dai fenomeni soprannaturali, negli ultimi anni della sua vita, l’autore si convince della loro autenticità ed inizia ad interessarsi al fenomeno dello Spiritismo, al quale dedica molti studi, e sul quale scrive due volumi, The History of Spiritualism (1926) e The Edge of Unknown (1930), che esaminano il fenomeno a partire dalle sue origini e indagano sulle esperienze personali vissute dall’autore.
Muore nel 1930 a Crowborough, in Inghilterra.
RIASSUNTO:
Uno studio in rosso è il romanzo che segna la nascita di Sherlock Holmes. In questo racconto si assiste alla presentazione di John Watson, un ex medico militare appena tornato dalla guerra in Afghanistan. Watson, parlando con un certo Stanford, dichiara di essere in cerca di un alloggio a buon prezzo,allora Stanford gli presenta Sherlock Holmes, dato che pure quest’ultimo è in cerca di un appartamento. Rapidamente e con una stretta di mano i due si mettono d’accordo e prendono in affitto un bell’appartamento al 221 B di Baker Street.
Incomincia quindi la vita dei due coinquilini che è tutto sommato tranquilla. Però Watson inizia ad incuriosirsi sul mestiere di Holmes, finché il detective non lo coinvolge in un caso alquanto complesso. Il cadavere di un uomo viene ritrovato all’interno di una casa disabitata e viene chiesto l’aiuto di Holmes, per far luce sulla faccenda. I due partono” allora per il caso, dato che Watson aveva tanto insistito riuscendo a coinvolgere Holmes, il quale già sapeva che comunque fosse andata, i meriti della indagini sarebbero sicuramente andati a Gregson e Lestrade, i due investigatori del dipartimento di Scotland Yard. In quell’occasione Watson si fa un’idea dell’abilità del compagno: dove per la polizia ufficiale c’era buio, Sherlock Holmes vedeva luce!. Infatti gli era bastato scrutare per una sola volta la casa e il cadavere, per intuire in un istante l’altezza, il peso e la colorazione rossastra della faccia del colpevole, oltre che l’arma del delitto (pillola contente veleno). Riuscì poi a individuare il lavoro e infine il presunto nome dell’assassino. Non gli resta dunque che acciuffarlo, il che si verificherà molto presto. Dopo la cattura, inizia la seconda parte del romanzo, la quale ci fa tornare indietro di molti anni. Qui inizia il racconto di un uomo e una bambina che si trovano a girovagare nel deserto in cerca di acqua e proprio mentre sembrano spacciati, vengono messi in salvo da una carovana con centinaia di Mormoni. Essi accettano di salvare i due avventurieri” ma loro in cambio devono accettare di abbracciare la loro fede. I due accettano la proposta e così si unirono a quelle persone. Passano gli anni e l’uomo tratto in salvo nel deserto si costruisce una fattoria che porta avanti con l’aiuto di sua figlia, fino a diventare un grande proprietario terriero il quale però non è d’accordo che la ragazza venga sposata da un mormone, dato che era già innamorata di un altro ragazzo. Ed è proprio quel ragazzo che avendo perso l’amore della sua vita, decide di vendicarsi uccidendo il suo rapitore e colui che con la forza l’ha presa in sposa. Al termine delle indagini Watson è frastornato dall’articolo di giornale che Holmes gli mostra il quale elogia sul caso Gregson e Lestrade come se fossero stati loro a fare il tutto. Quindi dichiara all’amico che avrebbe scritto tutto ciò che era accaduto, al fine di pubblicarlo, dato che ad Holmes la fama non interessava e preferiva lasciare la gloria, immeritata, agli ispettori di Scotland Yard.
Estratto da “http://it.wikipedia.org/wiki/Uno_studio_in_rosso”
PERSONAGGI
Sherlock Holmes: é il protagonista del racconto, un brillante investigatore che però, mostra una enorme ignoranza per tutto ciò che non possa interessargli per svolgere un indagine come la letteratura o la poesia. Si dimostra essere un più che discreto suonatore di violino oltre che avere l’abitudine di fumare la pipa.
Dottor Watson: è il primo personaggio che appare nel romanzo, dato che è anche il narratore. E’ un medico militare tornato dalla guerra in Afghanistan per ragioni di malattia. Non dimostra avere molti amici ed è abbastanza colto in materie letterarie.
Gregson e Lestrade: investigatori del dipartimento di Scotland Yard, considerati da Holmes come due incapaci a causa dei loro continui sbagli. I due si odiano a vicenda, dato che ognuno crede e vuole far di tutto per essere migliore dell’altro.
Jefferson Hope: è il misterioso assassino, del quale si sa tutto nella seconda parte del romanzo in cui si parla della sua storia. E’ spinto all’assassinio per ragioni vendicative dovute ad un amore perduto.
SPAZIO:
nella prima parte del romanzo dominano di gran lunga gli spazi chiusi, come le varie abitazioni e l’albergo, anche se sono presenti spazi aperti come le strade. Nella seconda parte invece prevalgono gli spazi aperti come il deserto, le montagne e i campi.
TEMPO:
il racconto si svolge più o meno intorno al 1880, per quanto riguarda le indagini, esse si svolgono in una settimana circa, mentre è presente un lungo flash back che ci porta in dietro di tanti anni quanti ne dura la vicenda in questione.
STILE:
il linguaggio utilizzato dall’autore e piuttosto semplice, infatti è molto comprensibile e senza termini in dialetto, i nomi stranieri, si riferiscono infatti a vie, luoghi o a persone. Inoltre prevale nel racconto il discorso diretto anche se sono presenti brevi tracce di discorso indiretto.
TECNICHE e NARRATORE:
il narratore essendo il protagonista, è interno alla vicenda ed è dunque possibile capire e sentire i suoi sentimenti e i suoi dubbi.
TEMATICHE:
questo libro non fa riflettere su un argomento particolare o importante, ma piuttosto, serve ad elogiare in particolar modo un investigatore, facendolo sembrare infallibile e con un intuito formidabile.
COMMENTO:
questo libro mi è molto piaciuto, perché ha saputo attrarmi nella sua lettura e a farmi rimanere in una situazione di suspance fino alla fine della sua lettura. Infatti appena l’assassino viene catturato gli si svela il nome ma non viene accennato né il movente né come ha fatto Holmes a capire chi fosse l’assassino perché viene interrotto il racconto con l’entrata di un secondo, il quale ad un primo momento sembra non avere nulla in comune con il resto del libro. Quindi come voto complessivo si merita 8.
ZANGARI DAVIDE – 2^ F