Alberto Reggiori
27 Gennaio 2019STATO SOCIALE
27 Gennaio 2019Ricerca sull’Egitto moderno dalla Tesina “Le trasformazioni del linguaggio attraverso i mezzi di comunicazione” di Barbara Ruzzo
ITC Melloni – Classe 5 Sirio – Anno scolastico 2010 – 2011
La Repubblica Araba d’Egitto è uno Stato del Nord Africa. Include la Penisola del Sinai, il che rende l’Egitto un paese che fa parte anche dell’Asia. La principale parte abitata del paese si estende ai lati del fiume Nilo. Vaste aree dell’Egitto sono coperte dalle sabbie del Sahara e sono disabitate. L’Egitto confina ad ovest con la Libia, a sud con il Sudan, a nord-est con Israele e la Striscia di Gaza ed è bagnato ad est dal Mar Rosso e a nord dal Mar Mediterraneo. La capitale è Il Cairo.
La popolazione è composta in prevalenza da arabi in prevalenza e da una minoranza Berbera. Data la vastità del territorio desertico, la densità media è bassa.
L’Egitto, con all’incirca 80 milioni di abitanti secondo stime recenti è lo stato più popoloso del Medio Oriente e il secondo stato più popoloso dell’Africa. Il 70% della popolazione è concentrata lungo il corso del Nilo, nell’area del suo delta e nell’area intorno al canale di Suez. Agli Egiziani urbani, residenti nelle metropoli di Cairo e Alessandria, si contrappongono gli egiziani rurali. La popolazione totale e l’urbanizzazione sono molto aumentate nel XX secolo, grazie ai progressi sanitari e alla rivoluzione verde.
L’economia egiziana, prevalentemente agricola, nonostante il recente sviluppo delle attività industriali, e turistiche, era caratterizzata fino a qualche tempo fa da una pressoché assoluta staticità alla monocoltura del cotone che assoggettava, e in parte tuttora assoggetta, l’economia del paese alle fluttuazioni dei mercati internazionali.
La maggior parte dei campi è irrigata artificialmente ma la Alta Diga non permette ormai più al Nilo di fertilizzare i terreni e di ottenere fino ai tre raccolti tradizionali che precedentemente si potevano avere ogni anno. Le colture sono diversificate a seconda della stagione:
Invernali (frumento e legumi).
Estive (cotone, canna da zucchero, riso, arachidi, sesamo, mais, papiro).
Autunnali (miglio e mais).
Grazie a petrolio e gas naturale l’industria energetica è abbastanza sviluppata. Sono importanti anche il settore siderurgico, meccanico e chimico. Il settore più sviluppato è comunque quello tessile, soprattutto con la lavorazione del cotone. La zona più industrializzata è quella tra il Cairo ed Alessandria.
Nelle città si sta sviluppando un forte polo industriale dedicato alla produzione automobilistica. Qui sono presenti molti gruppi industriali stranieri come Nissan, Mercedes-Benz,Suzuki e la tedesca BMW attraverso la Bavarian Auto.
Una grande risorsa per l’economia locale è il turismo, perché l’Egitto dispone di un patrimonio storico-culturale tra i più importanti al mondo ed ha anche grandi risorse ambientali, come la barriera corallina del Mar Rosso. Nonostante la minaccia del terrorismo, il settore turistico si sta espandendo rapidamente ed è attualmente l’attività più importante del settore terziario. Il settore impiega circa il 12 per cento della forza lavoro in Egitto.
L’Egitto è una repubblica dal 18 giugno 1953; si auto-definisce una repubblica araba e socialista. La Costituzione organizza il potere politico secondo un sistema semi-presidenziale multi-partitico con bicameralismo asimmetrico
Nonostante la crescente libertà del dibattito politico ed elettorale, l’Egitto è da considerarsi non libero, per le persistenti violazioni dei diritti umani – in particolari nei confronti delle donne, degli omosessuali e delle minoranze religiose.
Uno dei moventi della rivolta egiziana del gennaio 2011 è stato individuato soprattutto nel forte desiderio di rinnovamento del regime politico, cristallizzato attorno alla figura del presidente Hosni Mubarak, elemento cardine degli equilibri del paese negli ultimi trent’anni. Come per la Tunisia, dove le sollevazioni hanno avuto come obiettivo quello di un mutamento del vertice governativo occupato da una figura dittatoriale, anche in Egitto a provocare la detonazione della protesta sono stati elementi come l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la crisi occupazionale che colpisce in particolare i giovani.
Le rivolte nordafricane hanno mostrato la presenza di un nuovo luogo di battaglia e di protesta politica, solo apparentemente virtuale: il campo di battaglia di Internet. La rete è diventata un terreno di lotta politica fondamentale tra i manifestanti che la usano per diffondere le notizie delle proteste e per organizzare le rivolte e i governi autoritari che tentano di bloccarla, di controllarla e a volte anche di usarla per diffondere proclami o scoprire nemici. Il ruolo giocato da Internet in quelle settimane in Tunisia, in Algeria ed in Egitto sembra aver messo in secondo piano il ruolo degli usuali mezzi di comunicazione più tradizionali come la carta stampata e le televisioni che non stanno svolgendo la stessa funzione svolta nelle rivolte dei decenni scorsi. Mentre in Tunisia aumentavano le proteste, i siti Internet bloccati dal governo diventavano tantissimi. In Egitto addirittura il governo è riuscito a fare quello che mai era accaduto prima: bloccare quasi tutte le connessioni Internet e la rete dei cellulari, cosa che il governo tunisino non ha fatto per ignoranza o sottovalutazione.
Le sommosse popolari in Egitto del 2011, anche note con il nome di rivolta egiziana del 2011, rivoluzione del Nilo o, dagli stessi interessati, rivoluzione egiziana del 2011, rappresentano un vasto movimento di protesta che ha visto il succedersi di episodi di disobbedienza civile, atti di contestazione e insurrezioni, verificatisi in Egitto a partire dal 25 gennaio del 2011.
In seguito ai diversi casi di protesta estrema che hanno visto darsi fuoco diverse persone a gennaio, il 25 gennaio violenti scontri si sviluppano al centro del Cairo, con feriti ed arresti, durante le manifestazioni della “giornata della collera” convocata da opposizione e società civile contro la carenza di lavoro e le misure repressive. I manifestanti contrari al regime di Mubarak invocano la liberazione dei detenuti politici, la liberalizzazione dei media, e sostengono la rivolta contro la corruzione e i privilegi dell’oligarchia.
Il moto di protesta popolare egiziano, imperniato sul desiderio di rinnovamento politico e sociale contro il trentennale regime del presidente Hosni Mubarak, si è inizialmente manifestato con mezzi pacifici, ispirati alle proteste organizzate in Tunisia e in altri paesi arabi che hanno portato alla destituzione del capo dello stato Zine El-Abidine Ben Ali e a incidenti in numerosi stati, ma ha poi conosciuto sviluppi violenti, sfociando in aspri scontri che hanno provocato numerose vittime tra manifestanti, poliziotti e militari.
Il 29 gennaio il presidente Hosni Mubarak licenzia il governo e nomina come suo vice lex capo dell’intelligence, Omar Suleiman. Proseguono tuttavia gli scontri e le manifestazioni nelle città egiziane Il 5 febbraio intanto si dimette l’esecutivo del Partito nazionale democratico di Mubarak, mentre il rais alcuni giorni dopo delega tutti i suoi poteri a Suleiman. L’11 febbraio il vice presidente annuncia le dimissioni di Mubarak mentre oltre un milione di persone continuano a manifestare nel paese. L’Egitto è lasciato nelle mani di una giunta militare, presieduta dal feldmaresciallo Mohamed Hussein Tantawi, in attesa che venga emendata la costituzione e che venga predisposta la convocazione di prossime elezioni presidenziali
La sede principale del Partito Nazionale Democratico di Mubarak dato alle fiamme il 28 gennaio
A seguito delle Sommosse popolari in Egitto del 2011, il 18 febbraio 2011, il Presidente Mubarak si è dimesso; il primo ministro Ahmed Shafik, da lui nominato, è rimasto in carica fino al 4 marzo 2011: giorno in cui si è insediato il nuovo primo ministro Issam Sharaf, scelto dal Consiglio supremo delle forze armate, per traghettare l’Egitto al referendum sugli emendamenti alla costituzione e alle elezioni presidenziali e legislative che daranno un volto nuovo al paese.
Al referendum del 19 Marzo 2011 le modifiche costituzionali approvate al 77%
riguardavano i requisiti del candidato alla presidenza; stabilisce la modalità della sua scelta, la durata del mandato che sotto Mubarak durava sei anni e poteva essere rinnovata all’infinito. In base alle nuove norme si può essere eletti presidenti non più di due mandati di quattro anni ognuno.
Il processo all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak e ai suoi due figli, per l’uccisione dei manifestanti durante la rivolta del febbraio scorso e per arricchimento illegale, è stato fissato per il 3 agosto prossimo. Mubarak e i suoi due figli, insieme all’uomo d’affari Hussein Salem, saranno giudicati dal tribunale del nord del Cairo, presieduto da Ahmed Rifaat.
E’ la prima volta nella storia dell’Egitto che un ex capo di Stato egiziano sarà processato. Il quotidiano governativo Al-Ahram, citando una fonte giudiziaria, afferma tuttavia che il processo avrà luogo per motivi di sicurezza a Sharm el-Sheikh, località turistica sul Mar Rosso, dove l’ex presidente si trova ricoverato sotto sorveglianza in ospedale, questo perché ha spiegato la fonte, “l’odio contro Mubarak aumenta giorno dopo giorno” a causa delle nuove notizie riguardanti le sue proprietà e i suoi tesori all’estero.
Secondo un bilancio ufficiale, 846 persone sono state uccise in 18 giorni di rivolta dalle forze governative.
La giustizia egiziana ha condannato Mubarak a pagare una multa per i danni procurati dal taglio totale delle telecomunicazioni. Si tratta dell’ultimo provvedimento intrapreso contro Mubarak prima del processo.
La Corte, che ha stimato l’entità della pena sulla base dei danni all’economia nazionale provocati dal black out delle telecomunicazioni nel paese, ha in particolare condannato Mubarak a pagare circa 23 milioni di euro di multa. 37 milioni di euro sono stati chiesti all’ex Ministro dell’Interno Habib al-Adly e quasi 5 milioni all’ex Primo Ministro Ahmed Nazif.
Tale provvedimento rappresenta l’ultima azione legale intrapresa contro Mubarak.
I governi stranieri hanno proceduto al congelamento dei beni patrimoniali appartenenti alla famiglia dell’ex dittatore nell’attesa della celebrazione del processo in cui Mubarak dovrà rispondere di corruzione e omicidio, accuse che potrebbero anche portarlo alla pena di morte.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, il denaro che sarà utilizzato per pagare la multa dovrà provenire dai beni personali dell’ex presidente e lo Stato si riserva anche il diritto di aumentare l’importo qualora la stima dei danni dovesse crescere ulteriormente.
Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), che aveva fornito le stime dei danni nei giorni immediatamente successivi al blocco dei servizi di comunicazione, l’evento ha inciso negativamente del 3-4 per cento sul PIL nazionale. Il taglio dei collegamenti ha procurato il completo isolamento del paese, delle abitazioni private delle aziende internazionali, scoraggiando le aziende straniere agli investimenti in Egitto.
Secondo l’attuale Ministro delle Finanze Samir Radwan, l’economia egiziana starebbe ancora patendo il terremoto causato dai 18 giorni di proteste, con una crescita prevista in 12 mesi che si attesta sul 2,6 per cento.
Il turismo è un pilastro dell’economia egiziana per la quale diventa difficile privarsi di questa fonte di ricchezza che rappresenta tra il 5% e l’11% del PIL del Paese.
A parte il turismo, la ricchezza dell’Egitto si basa sul denaro che proviene dal Canale di Suez, dagli egiziani emigrati in altri paesi e dagli investimenti esteri.
D’altra parte il Paese deve affrontare sfide enormi.
Il tasso di disoccupazione, ufficialmente al 10%, potrebbe essere molto più alto, l’inflazione si colloca al 10% , ma il salario minimo è di 50 euro al mese. Il dato più grave è la povertà: il 40% di Egiziani su un totale di 85 milioni vive con meno di 1,5 euro al giorno.
Ad aggravare la situazione sono stati anche gli sciopero di migliaia di operai delle imprese pubbliche della zona del Canale di Suez, incoraggiati dalle proteste contro Mubarak. Chiedono migliori condizioni di lavoro. Le proteste non dovrebbero, tuttavia, incidere sul transito dal Canale. Il volume d’affari di questo misuratore del commercio mondiale a gennaio è comunque sceso dell’ 1,6% rispetto a dicembre.
Questa situazione di scioperi e proteste ho avuto modo di viverla attraverso il mio lavoro, infatti la società di trasporti Gitras S.p.A. presso la quale lavoro e che ha rapporti lavorativi in Egitto, ha subito blocchi e rallentamenti.
Inizialmente ci sono stati mezzi bloccati per diversi giorni a causa di controlli, in seguito rallentamenti e disagi a causa degli scioperi.
La situazione molto lentamente sta tornando alla normalità, come si evidenza anche dall’articolo sotto riportato, sono in aumento anche i collegamenti dall’Italia verso l’Egitto.
Trasporti combinati
Autostrada del mare fra Venezia, Siria ed Egitto
Sarà la nave “Visemar One” a svolgere il servizio di autostrada del mare che dal 20 maggio unirà settimanalmente Venezia con la Siria e l’Egitto, trasportando camion e passeggeri dall’Europa al Medio Oriente e viceversa. Si tratta della prima assoluta di un collegamento fra l’Italia e i due paesi mediorientali.
La nave è in grado di trasportare 200 camion, 80 autovetture e 400 passeggeri alla velocità di 24 nodi. Il percorso da Alessandria a Venezia verrà coperto in 60 ore, quello fra Venezia e Tartous in 68 ore.
Nonostante la ripresa, anche l’azienda presso la quale lavoro, come tante altre, a causa di tutto ciò, ha sostenuto più costi, dovrà prendere diverse decisioni aziendali per cercare di realizzare un utile migliore per l’azienda. Questi dati saranno visibili nel bilancio del prossimo anno.
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