Linda De Benedictis
27 Gennaio 2019Mario Falanga
27 Gennaio 2019appunti scolastici di Elena
1.IL BILANCIO D’ESERCIZIO
Il bilancio d’esercizio è un documento amministrativo unitario, formalmente composto da tre parti (*articolo 2423 del Codice Civile) :
?
? lo Stato patrimoniale
?
? il Conto economico
?
? la Nota integrativa
Il primo evidenzia la configurazione del patrimonio di funzionamento, il secondo analizza la composizione del reddito d’esercizio e l’ultima ha funzione di carattere descrittivo-informativo ed esplicativo.
Proprio per questo suo carattere di esposizione dei risultati patrimoniali ed economici della gestione e per essere l’unico documento contabile, si comprende come il bilancio sia uno strumento di informazione e di comunicazione per i soci, l’amministrazione fiscale, i finanziatori, ecc .
Il bilancio di esercizio è un documento da cui è possibile trarre corretti giudizi di efficienza e attendibili valutazioni sulle prospettive gestionali future.
Ma può accadere che non si riescano a soddisfare le esigenze informative legate alla necessità di giudicare l’andamento delle tre fondamentali situazioni d’impresa: quella economica, quella finanziaria e quella patrimoniale.
Accertata l’attendibilità dei valori e dei risultati di bilancio, la fase preliminare dell’analisi economico-finanziaria si conclude con la riclassificazione dei dati esposti nello Stato patrimoniale e nel Conto economico con lo scopo di redigere nuovamente i due prospetti contabili del bilancio ridistribuendo i valori dello Stato patrimoniale e quelli del Conto economico tra definiti e significativi raggruppamenti, secondo criteri coerenti con gli obiettivi di conoscenza perseguiti.
Si tratta, in sostanza, di procedere a una ricomposizione dei dati di bilancio che è stata facilitata dal recepimento della IV Direttiva CEE che ha trasformato questo documento in uno strumento di informazione esterna rivolto a una grande varietà di soggetti.
2. LA RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO
L’obiettivo della riesposizione dei valori del Conto economico consiste nel raggruppare i ricavi e i costi in base alle aree di gestione (tipica, finanziaria, extracaratteristica, straordinaria) da cui provengono, in modo da fare emergere indicatori di risultato, aggregati e margini intermedi utili per esaminare la redditività e investigare i fattori che la determinano.
Il bilancio che risulta dalla suddetta riorganizzazione di valori prende la denominazione di bilancio riclassificato o di bilancio riclassificato.
L’obiettivo della rielaborazione del Conto economico è quello di fargli assumere una struttura e una forma che evidenzino aggregazioni, margini, risultati intermedi utili a comprendere il progressivo formarsi del reddito netto di esercizio.
La forma da adottare è quella scalare, la quale consente :
?
? di dare evidenza ai diversi “settori” o “aree” dell’unitaria gestione d’impresa;
?
? di apprezzare, attraverso il raggruppamento dei costi e dei ricavi per aree di gestione, il contributo che ciascuno di esse ha dato alla redditività complessiva.
Generalmente vengono individuate cinque aree, i cui risultati rappresentano i fondamentali componenti del reddito di bilancio, che la misura sintetica della redditività dell’impresa.
Tali aree e i relativi risultati sono:
?
? la gestione tipica o caratteristica, da cui scaturisce il reddito operativo;
?
? la gestione finanziaria;
?
? la gestione patrimoniale o atipica;
?
? la gestione straordinaria;
?
? la gestione fiscale.
CONTO ECONOMICO A FORMA SCALARE
AREA OPERATIVA O CARATTERISTICA O TIPICA RICAVI OPERATIVI NETTI
?
? COSTI OPERATIVI
= REDDITO OPERATIVO
AREA FINANZIARIA +/- RISULTATO DELLA GESTIONE FINANZIARIA
AREA PATRIMONIALE O ATIPICA +/- RISULTATO DELLA GESTIONE ATIPICA
AREA STRAORDINARIA +/- RISULTATO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA
AREA FISCALE ?
? IMPOSTE SUL REDDITO
= REDDITO NETTO
Di larga adozione da parte degli analisti finanziari sono gli schemi:
?
? a valore della produzione e valore aggiunto;
?
? a costi e ricavi della produzione venduta.
2.1 IL CONTO ECONOMICO A VALORE DELLA PRODUZIONE E VALORE AGGIUNTO
Esso è quello più frequentemente adottato nella prassi contabile delle aziende italiane, classifica i componenti di reddito per natura e perviene a risultati intermedi di reddito di fondamentale rilievo informativo.
Questa configurazione evidenzia due significativi indicatori di risultato, costituenti l’oggetto di analisi della configurazione stessa:
?
? il valore della produzione ottenuta;
?
? il valore aggiunto.
Il valore della produzione è un dato formato dai ricavi netti di vendita, dai ricavi accessori collegati alla gestione tipica, dal valore delle produzioni interne di immobilizzazioni, nonché dalle variazioni intervenute nelle rimanenze di prodotti finiti, semilavorati e prodotti in corso di lavorazione.
Ricavi netti di vendita
+ Ricavi complementari tipici
+/- Variazioni magazzino prodotti
+/- Variazioni magazzino semilavorati e prodotti in corso
+ Costi patrimonializzati per lavori interni
= Valore della produzione ottenuta
Il valore aggiunto caratteristico si ottiene dalla differenza tra il valore della produzione e il costo dei beni e dei servizi acquistati presso terzi e consumati nella produzione, escludendo quindi i fattori interni, cioè considerati facenti parte della struttura dell’azienda, e i fattori pubblici.
Conto economico “a valore aggiunto”
RICAVI NETTI DI VENDITA
+ ricavi complementari tipici
+/- variazioni delle rimanenze di prodotti
+/- variazioni delle rimanenze di semilavorati e prodotti in corso
+ costi capitalizzati per lavori in economia
= VALORE DELLA PRODUZIONE ATTUATA
– costo delle materie consumate
– costo dei servizi consumati
= VALORE AGGIUNTO
– costi per il personale
= MARGINE OPERATIVO LORDO
– ammortamenti
– altri accantonamenti operativi
= REDDITO OPERATIVO
+/- risultato della gestione finanziaria
+/- risultato della gestione atipica
= REDDITO DELLA GESTIONE CORRENTE
+/- saldo della gestione straordinaria
= REDDITO AL LORDO DELLE IMPOSTE
– imposte sul reddito
= REDDITO NETTO DELLESERCIZIO
2.2 IL CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE VENDUTA
Nel conto economico a costi e ricavi della produzione venduta i valori del reddito sono classificati per destinazione, vale a dire secondo l’appartenenza alle diverse aree funzionali in cui può essere suddivisa l’attività d’impresa.
I costi della gestione caratteristica, in particolare, vanno suddivisi a seconda che siano imputabili al settore industriale, al settore commerciale o a quello amministrativo.
Poiché la ripartizione funzionale dei costi operativi poggia sulle informazioni che sono la tenuta di un’adeguata contabilità analitica è in grado di dare, lo schema a costi e ricavi del venduto e oggettivamente di difficile applicazione per l’analista esterno.
La configurazione in esame rivolge particolare attenzione alla gestione caratteristica, facendo emergere importanti risultati intermedi, quali:
?
? il costo della produzione venduta;
?
? il margine lordo sulle vendite;
?
? il reddito operativo.
Conto economico “a costi e ricavi della produzione venduta”
RICAVI NETTI DI VENDITA
+ ricavi complementari tipici
= RICAVI COMPLESSIVI NETTI
– costo del venduto
= MARGINE LORDO SULLE VENDITE
– costi commerciali
– costi amministrativi
= REDDITO OPERATIVO
+ proventi finanziari
– oneri finanziari
+ proventi atipici
– oneri atipici
= REDDITO DELLA GESTIONE CORRENTE
+ proventi straordinari
– oneri straordinari
= REDDITO AL LORDO DELLE IMPOSTE
– imposte sul reddito
= REDDITO NETTO DELLESERCIZIO
*L’articolo 2423 del Codice Civile dispone:
“Gli amministratori devono redigere il bilancio d’esercizio, costituito dallo Stato patrimoniale, dal Conto economico e dalla Nota integrativa.
Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio.
Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo.
Se, in casi eccezionali, l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata.
Il bilancio deve essere redatto in lire”.
Riclassificazione dello Stato patrimoniale
GLI SCOPI DELLA RIELABORAZIONE
La rielaborazione dei documenti contabili del bilancio, consiste in una riclassificazione e riaggregazione delle voci di bilancio (S.P & C.E) effettuate al fine di disporre di dati più significativi.
La rielaborazione può esser fatta da analisti interni (consiglio d’amministrazione), oppure da analisti esterni (finanziatori o investitori) che desiderano avere dati più specifici.
L’analisi può essere portata a conoscenza di terzi se allegata al bilancio.
LA COMPILAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE
Lo S.P. viene redatto in base all art. 2424 c.c. e contrappone gli impieghi alle fonti di finanziamento ma non segue i criteri finanziari:
? Non distingue i debiti secondo la loro scadenza;
? Classifica le attività in immobilizzazioni e attivo circolante, in base alla destinazione degli elementi considerati e non alla loro liquidabilità;
? Presenta distinti dalle altre voci sia i crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, sia i ratei e i risconti.
LA RIELABORAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE
Nello S.P. devono essere indicati:
? Gli importi esigibili entro l’esercizio successivo per ogni voce riguardante i crediti inclusi nellattivo circolante;
? Gli importi esigibili oltre l’esercizio successivo per i debiti .
Nella nota integrativa deve essere indicata per ciascuna voce di credito o di debito l’ammontare di durata residua superiore a cinque anni.
Grazie a tali informazioni si può riclassificare lo S.P. secondo un ordine decrescente di liquidità ed esigibilità.
L’assemblea che approva il bilancio delibera anche in merito alla destinazione degli utili.
Sono perciò possibili due diverse classificazioni dello S.P. , che si distinguono tra loro a seconda che tengano conto o non tengano conto di detta delibera. L’utile d’esercizio può infatti essere :
? Inserito nella voce patrimonio netto, di cui costituisce una parte ideale;
? Scissa in due parti, in funzione delle decisioni sulla destinazione del risultato economico: la parte da accantonare va ad aggiungersi alle riserve e incrementa il capitale proprio; la parte da distribuire ai soci viene scritta tra i debiti a breve sotto la voce azionisti conto dividendi o soci conto utili .
I MARGINI DI STRUTTURA
Sono significativi per poter venire a conoscenza della solidità dell’azienda presa in analisi e misurano la sua capacità di mantenere nel medio lungo periodo un costante equilibrio tra flussi monetari in uscita, causati dal rimborso delle fonti (es: rimborso di un mutuo), flussi monetari in entrata (vendita), provenienti dal recupero monetario degli impieghi, in modo da non compromettere l’equilibrio economico della gestione.
GLI INDICI UTILIZZABILI SONO:
Margine di struttura essenziale indica la misura in cui i mezzi propri finanziano le attività immobilizzate. Si ottiene dalla differenza tra il capitale proprio e lattivo immobilizzato.
Margine di struttura essenziale = capitale proprio – attivo immobilizzato
Esso può assumere valori positivi, negativi.
Positivo: indica l’eccedenza dei finanziamenti a titolo di capitale e di rischio, che non comportano quindi obblighi di rimborsi né costi collegati all’indebitamento, sul complesso degli investimenti aventi un rientro monetario lento e graduale.
Negativo: segnala che il capitale di rischio non è sufficiente a coprire gli impieghi fissi e che quindi la restante parte viene finanziata dall’indebitamento.
Quoziente di autocopertura delle immobilizzazioni : Si ottiene rapportando il capitale proprio allattivo immobilizzato.
Quoziente Autocopertura immobilizzazioni = Cap. Proprio : Attivo immobilizzato
Esso indica quanta parte dei mezzi propri finanzia gli investimenti durevoli.
Margine di struttura globale: si ottiene dalla differenza tra il Capitale permanente (capitale proprio + passività consolidate) e lattivo immobilizzato :
Margine di struttura globale = Capitale Proprio + Pass. Consolidate – Att. Immobiliz.
Lindice segnala in quale misura le fonti permanenti finanziano i corrispondenti impieghi durevoli. Può essere positivo o negativo
Positivo: indica che le fonti permanenti finanziano interamente gli investimenti durevoli e parte dell’attivo circolante e, nel contempo, segnala la posizione d’equilibrio della struttura patrimoniale.
Negativo: segnala l’esistenza di una situazione di squilibrio strutturale fra gli impieghi e fonti .
Quoziente di copertura delle immobilizzazioni: si calcola rapportando l’insieme dei capitali permanenti al valore delle immobilizzazioni:
Quoz. di copertura delle imm.=(Cap. Proprio + Pass. Consolidate ): Attivo imm.
Il quoziente indica quanta parte dell’attivo fisso è stata finanziata dal capitale di rischio e dalle passività a lungo termine
ATTIVITÀ A BREVE PASSIVITA A BREVE
Liquidità: Debiti (con scadenza entro i 12 mesi):
? Valori in cassa ? Debiti v/fornitori
? Banche c/c attivi ? Debiti tributari
? C/C postali ? Debiti v/istituti previdenziali
? Titoli di vasto mercato e immediato smobilizzo ? Quote di mutui o di prestiti obbligazionari in scadenza entro l’esercizio successivo
Crediti (con scadenza entro i 12 mesi): ? Debiti per TFR v/dipendenti di cui si prevede la cessazione del rapporto di lavoro nell’esercizio successivo
? Crediti v/clienti ? Altri debiti a breve
? Crediti v/società controllate e collegate Ratei e risconti passivi
? Altri crediti a breve Fondi rischi e oneri a breve termine
Altre disponibilità: PASSIVITA A MEDIO/LUNGO TERMINE
? Partecipazioni e altri titoli che non costituiscono immobilizzazioni Debiti (con scadenza oltre i 12 mesi):
? Ratei e risconti attivi ? Mutui e prestiti obbligazionari (al netto della quota corrente)
Rimanenze: ? Altri debiti
? Materie prime, sussidiarie e di consumo, prodotti in corso di lavorazione , semilavorati, prodotti finiti e merci.
(+ acconti a fornitori; – acconti di clienti) ? Debiti per TFR
ATTIVITÀ IMMOBILIZZATE Fondi rischi e oneri a m/l termine
Immobilizzazioni immateriali PATRIMONIO NETTO o CAPITALE PROPRIO
Immobilizzazioni materiali Capitale sociale
Immobilizzazioni finanziarie: Riserve
? Partecipazioni e altri titoli Utile d’esercizio
? Crediti con scadenza oltre l’esercizio successivo (perdita d’esercizio)