Sistema nervoso
27 Gennaio 2019Paolo Marsich
27 Gennaio 2019dalla tesina “Peter Pan” esame di stato 2011
di Angela Maraggia
Un approfondita analisi delle problematiche giovanili pone una particolare attenzione sui processi di transizione verso l’acquisizione di ruoli. L’età giovanile può essere considerata una condizione di passaggio, che segna progressivamente l’abbandono dei ruoli e competenze dell’adolescente.
I tempi e i modi con i quali questo paesaggio si realizza appaiano fortemente influenzati da contingenze storiche, economiche, culturali. La transizione nelle società moderne e sancita dal superamento di soglie, ovvero da tappe di passaggio, indispensabili per poter ricoprire le posizioni sociali che contraddistinguono l’individuo adulto e che lo differenziano dalladolescente.
E’ possibile quindi far riferimento a cinque tappe principali che pur non essendo tutte prescritte dal punto di vista dell’individuo appaiono socialmente necessarie per la riproduzione fisica e culturale della società.
La prima tappa si supera quando il giovane esce definitivamente dal circuito formativo, la seconda quando entra in modo continuativo nel mondo del lavoro, la terza quando affrancandosi dalla famiglia di origine attraverso l’indipendenza economica attraverso il lavoro consegue anche l’autonomia di tipo esistenziale liberandosi della tutela quotidiana esercitata dai genitori.
Queste sono le tappe che ogni individuo deve superare per essere riconosciuto adulto a tutti gli effetti. La quarta tappa e la quinta non sono indispensabili per il raggiungimento dello status di adulto, ma lo sono dal punto di vista delle necessità di sopravvivenza di una società: cioè con la formazione di una famiglia (non importa se sancita attraverso il matrimonio o realizzata in modo informale attraverso la convivenza). Le indagini IARD (10) sulla condizione giovanile in Italia hanno dimostrato il superamento delle tappe da parte della popolazione giovanile italiana, facendo riferimento all’intero campione dei 15-34enni, ma per analizzare in modo più articolato il fenomeno è opportuno addentrarsi all’interno di ogni tappa:
L’uscita dal circuito formativo
Fino a vent’anni i giovani italiani che escono dalla scuola sono una minoranza che tende a diminuire nel tempo. Ciò prefigura una tendenza più accentuata al conseguimento di un diploma di maturità e un minore dispersione scolastica. Passando alla classe di età successiva, quella dei 21-24enni, i tassi di permanenza all’interno delliter formativo universitario o parauniversitario appaiono lievemente in aumento. Tra i 25-29enni solo il 30% di essi è studente, oltre i 30 anni si ha ancora il 6% di studenti.
L’entrata in modo continuativo nel mercato del lavoro
La maggior propensione a continuare gli studi che caratterizza le nuove generazioni produce necessariamente una entrata nel mondo del lavoro sempre più tardiva.
L’uscita dalla casa dei genitori
La maggior facilità con la quale le nuove generazioni acquisiscono un ruolo professionale raggiungendo unindipendenza economica non influenza in modo significativo la tensione dei giovani a rendersi totalmente autonomi dai loro genitori . Al contrario, la permanenza nella famiglia di origine è in aumento. E dopo i 25 anni che si iniziano a registrare le prime uscite da casa e la realizzazione di una definitiva indipendenza abitativa ma questo fenomeno riguarda solo il 30% dei 25-29enni, e il 16% dei 30-34enni vive ancora con i propri genitori.
La creazione di una nuova famiglia
Se si confrontano le incidenze dei giovani italiani che hanno superato la tappa precedente (uscire di casa) con quelle relative alla creazione di una nuova famiglia, si nota una forte coincidenza. Il raggiungimento della piena indipendenza dai genitori avviene evidentemente il coincidenza con l’avvio di una convivenza che nella maggioranza dei casi appare essere conseguente al matrimonio. Dalla ricerca del 2010 emerge un ulteriore abbassamento dei tassi di nuzialità che sono del tutto trascurabili fino ai 24 anni di età. Solo nella classe di età 30-34enni si concentra la gran parte dei matrimoni. Tuttavia più di un terzo dei giovani non è ancora sposata.
La nascita di un figlio
Dato il quadro generale fin qui delineato appare del tutti prevedibile come il superamento dell’ultima tappa ovvero quella che definisce l’acquisizione di un ruolo genitoriale con la contemporanea assunzione di responsabilità nei confronti delle generazioni future, sia assai poco diffuso. In Italia la nascita di un figlio tra i 25-29enni (nelle classi di età precedenti il fenomeno appare trascurabile statisticamente), coinvolge solo il 12% dei giovani. Diventa quindi sempre più generalizzata la tendenza a spostare oltre i trent’anni la messa al mondo di un figlio, fenomeno peggiorerà l’attuale basso tasso di fecondità nazionale, ben al di sotto del limite di riproducibilità naturale di una società.
La quinta indagine IARD offre interessanti spunti non solo in riferimento al superamento delle tappe di passaggio ma anche in relazione alla previsione che i giovani hanno di raggiungerle nel prossimo futuro. Dall’indagine a prima vista emerge una certa consapevolezza del proprio futuro ad esempio il 35% del campione è convinto di avere le idee piuttosto chiare sul proprio destino, con una punta minima del 48% tra i più giovani e una punta massima del 67% tra i meno giovani. In realtà la relatività di tale convinzione è dimostrata dal fatto che ben oltre la metà dei giovani italiani si dice altrettanto convinta che fare esperienze interessanti nel presente sia più importante che pianificare il futuro.
La maggioranza dei giovani italiani esprime una chiara ed evidente tensione verso la dimensione presentistica dell’esistenza e una certa difficoltà nel prefigurare i percorsi futuri. Un giovane su dieci si dice incerto oppure esclude di terminare gli studi, un giovane ogni sette esprime le stesse perplessità relativamente alle possibilità di entrare nel mondo del lavoro, un giovane ogni quattro tra i 25-29enni e uno ogni sei tra i 30-34enni pensa non sia irrealistico prevedere di uscire definitivamente dalla casa dei genitori, rispettivamente il 35% e il 24% esclude di potersi sposare e di formare una nuova famiglia, il 55% e 30% di mettere al mondo un figlio.
Nota
10 IARD: è un istituto specializzato attivo dal 1961 nel campo della ricerca sui processi culturali, educativo e formativo con un approccio che integrano le prospettive delle diverse scienze sociali, e dal 1988 si è trasformato in Fondazione riconosciuta come ente morale”. Opera in tutto il territorio nazionale, avvalendosi di un gruppo di collaboratori esterni, scelti fra i più noti esperti dei vari settori. Inoltre fornisce consulenze e supporto tecnico alla realizzazione di interventi per conto dell’Unione Europea.
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