Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019Appunti di geografia del prof. Carlo Zacco sul rapporto fra cultura e geografia umana
1. Introduzione
Il ruolo delle carte nella geografia umana
GIS. Sistemi Informativi grafici, sono strumenti digitali per la visualizzazione e l’analisi di dati spaziali di cui si servono i geografi.
Carte e luoghi. Ogni luogo e ha caratteristiche proprie che lo rendono unico e distinto da ogni altro sulla terra. Le carte dimostrano questa regola essenziale della geografia. Per farsi un idea globale di un territorio il geografo ne deve studiare sia le proprietà fisiche che quelle umane. Fisiche: superficie, altitudine, rilievi, idrografia, vegetazione, clima, Umane: insediamenti, modelli demografici, trasporti, uso della terra.
Carte geografiche e mobilità umana.. Un conto è rappresentare su carte fattori statici; un conto è rappresentare fenomeni di movimento.
– Il movimento. Il movimento è un tema centrale della geografia: trasporto delle merci, del petrolio, migrazioni. Questi dati vengono registrati su carte e studiati. I simboli usati posso essere tanti, ad esempio la diversa intensità del movimento può essere rappresentata tramite frecce di spessore diverso, ad esempio per indicare le principali rotte aeree. A volte non conta l’intensità ma solo la direzione, come per la diffusione di idee da un luogo all’altro. Carte di questo tipo particolarmente importanti sono quelle mediche.
Le regioni sulle carte. Le regioni sono il principio organizzativo per lo studio della geografia. Compito del geografo è innanzitutto definire e delimitare i confini precisi di una regione tramite criteri relativi.
– elementi delle regioni. Ogni regione ha: un’area, ovvero un estensione nello spazio precisa; una localizazione precisa in un certo punto della superficie terrestre; dei confini precisi, non sempre evidenti.
– tipi di regioni. Esistono tipi di versi di regione:
a) regioni formali, cioè contraddistinte da caratteri uniformi, per esempio regioni desertiche, montuose, o linguistiche e culturali;
b) regioni funzionali, sono il prodotto di movimenti vari tipo l’area entro la quale avvengono spostamenti di pendolari;
c) regioni percettive, luoghi che esistono solo nella testa delle persone. Non sono da sottovalutare: il modo di figurarsi un luogo influisce sia sulle attività quotidiane, sia su grandi conflitti internazionali.
– La gerarchia delle regioni. Le regioni si dispongono in ordine verticale secondo una gerarchia basata su importanza e grandezza: la regione di lingua francese si inserisce nella più grande regione degli stati europei eccetera.
Mappe concettuali. Anche la più oggettiva rappresentazione di un luogo è influenzata da pregiudizi caratteristici dell’ambiente culturale in cui è stata prodotta.
– mappe mentali: sono il nostro modo di figurarci mentalmente un certo territorio quanto non abbiamo davanti a noi una carta, e sono il frutto delle conoscenze che con gli anni si sono stratificate nella nostra testa da tutte le carte che abbiamo visto e le cose che sappiamo di quel luogo. Non appena il nome di un luogo ci risuona nell’orecchio, nella nostra mente compare una mappa mentale di quel luogo. Queste mappe mentali sono frutto della percezione dell’ambiente che abbiamo avuto durante la nostra esperienza reale (vivendoci) o per averlo studiato su altre mappe. Le mappe mentali influenzano il modo in cui studiamo la geografia; influenzano i geografi quando devono esporre la materia studiata; ci influenzano nelle scelte quotidiane, per esempio su dove andare in vacanza a spendere i nostri soldini.
2. Cultura, ambienti, regioni
Cultura e geografia umana
Cultura. La geografia umana ruota intorno al concetto di cultura, termine omnicomprensivo, che indica praticamente tutti gli aspetti della vita di un popolo. Gli antropologi hanno da sempre cercato di definire il concetto di cultura. Herkovits: la parte dell’ambiente opera dell’uomo; Harris: i modelli di pensiero e di comportamento di una società; Hobel: il sistema dei modelli di comportamenti di una società appresi e non trasmessi geneticamente o istintivi. Quest’ultima pone l’accento sulla trasmissione della cultura, studi recenti hanno invece osservato che ha cultura oltre ad elementi appresi ha anche elementi istintivi.
Componenti della cultura. La cultura è un complesso insieme di parti da districare. Vediamo un po di termini:
– tratto culturale: ogni attributo della cultura è un tratto culturale, per esempio il portare un determinato copricapo, o la forma di alcune abitazioni;
– regione culturale: è l’area entro la quale predomina un dato sistema culturale, caratterizzato da tratti culturali distintivi, ad esempio la foggia degli abiti;
– complesso culturale: è la combinazione di tratti culturali che caratterizza il sistema culturale di una regione, e che la distingue da un’altra combinazione, anche molto simile, di un’altra regione.
– sistemi culturali: sono l’insieme di complessi culturali che hanno dei tratti in comune tra cui l’etnia, la lingua, la religione.
Geografie culturali passate e presenti. E indispensabile considerare sempre le regioni culturali anche nella loro dimensione temporale, poiché cambiano nel tempo. Ad esempio i sistemi culturali del nord America o dell’Oceania sarebbero molto diversi se non fosse avvenuta l’europeizzazione.
Argomenti chiave della geografia culturale
Le cinque aree. La geografia culturale si può dividere in cinque aree salienti di studio: 1) paesaggio culturale; 2) fucine culturali; 3) diffusione culturale; 4) percezione culturale; 5) ambienti culturali.
1) paesaggio culturale. In ogni cultura la gente trasforma il proprio spazio, che viene ad avere caratteri propri, derivanti appunto da una determinata cultura: architettura, vie di comunicazione, strade asfaltate, terrazzamenti, canali di irrigazione, insomma: l’insieme di tutti i cambiamenti apportati dall’uomo al paesaggio naturale costituiscono un paesaggio culturale.
2) fucine culturali. Sono quelle aree in cui sono state introdotte determinate innovazioni che hanno consentito alla popolazione di crescere e organizzarsi in società complesse. Con la crescita della popolazione alcuni individui hanno potuto dedicarsi ad attività diverse dalla semplice sussistenza come la politica, l’arte, la filosofia, eccetera. Vi sono alcune fucine culturali che restano relativamente isolate, altre che invece diffondono le proprie innovazioni influenzando, anche fortemente, altre regioni culturali. Queste ultime sono aree di origine di civiltà, nate come semplici fucine culturali, ma capaci di esercitare un influsso molto ampio, anche mondiale. Una fucina culturale antica è quella della Mesopotamia, la mezzaluna fertile, che ha insegnato all’uomo l’agricoltura. La Rivoluzione Industriale è il prodotto di una moderna fucina culturale.
3) diffusione culturale. E il processo di propagazione di una innovazione o idea da un’area di origine ad altre culture. Ogni cultura è il prodotto di un flusso incessante di idee e innovazioni: una buona idea, si diffonde. Ma ci sono due cose da dire: in primo luogo la comparsa di una stessa innovazione in due zone lontane tra loro non indica per forza una diffusione dall’una all’altra, ci sono casi di invenzione indipendente, cioè poligenetica. In secondo luogo la portata rivoluzionaria di una invenzione non determina per forza il successo di questa e la sua diffusione: la ruota per esempio è giunta in Egitto venti secoli dopo la sua invenzione. La diffusione avviene secondo processi di due tipi: per espansione e per rilocalizzazione.
– diffusione per espansione. Un idea o innovazione si sviluppa e resta forte nell’area di origine, e intanto si diffonde progressivamente all’esterno, come per esempio l’origine e la diffusione dell’Islam. Ci sono due tipi di diffusione per espansione: a) per contagio: come le malattie, o lo stesso Islam, chiunque si trova sotto l’area di espansione ne viene investito e contagiato; b) gerarchica: la diffusione non tocca tutti gli strati di popolazione, ma solo quelli interessati da certe innovazioni, per esempio la diffusione dell’uso del fax o altre tecnologie.
– diffusione per rilocalizzazione. Avviene quando a spostarsi non è un idea, un innovazione, una malattia, ma la persona stessa posseditrice dell’idea o della innovazione che si sposta da una parte ad un’altra, influendo nella zona di destinazione. Un tipo di diffusione per rilocalizzazione è la diffusione migrante, dove l’innovazione quando raggiunge zone lontane, è già sparita nella zona di origine, come alcune malattie.
Forze contrarie. Vi sono forze che si oppongono alla diffusione culturale: a) il tempo; b) la distanza; c) le barriere culturali.
4) percezione culturale. Vi sono elementi impalpabili, e praticamente impossibili da rappresentare su carte, che conferiscono una sorta di carattere” ad una regione, una personalità” propria, per esempio il ritmo della vita (veloce o lento) o la cortesia, insomma, creano la percezione di un luogo.
– regioni percettive. Ogni luogo viene percepito in modo diverso da diversi osservatori. Le regioni percettive sono astrazioni intellettuali che ci consentono di comprendere la natura e la distribuzione di alcuni fenomeni in certi luoghi. Il sud è una regione percettiva con un determinato carattere per gli abitanti del nord: categorie come il calore, la cortesia, l’accoglienza” del sud contribuiscono alla creazione di identità regionali.
5) cultura e ambiente. L’uomo modifica l’ambiente in cui si trova a vivere; ma non esiste società tanto tecnologicamente avanzata da sfuggire alle forze della natura: l’uomo modifica l’ambiente, e l’ambiente modifica l’uomo. Aristotele considerava gli abitanti dei paesi freddi «pieni di spirito ma incapaci di dominare gli altri»; quelli dei paesi caldi «docili e indolenti», quelli dei paesi temperati «disposti al progresso»: insomma, una concezione in cui l’ambiente esterno determina il carattere di un popolo. A metà Novecento un geografo di nome Hellsworth Huntington elabora la teoria del determinismo ambientale, secondo la quale non l’ambiente esercita un influsso sul comportamento umano, individuale e collettivo, ma lo determina. Il clima è il fattore principale: il clima temperato, non troppo caldo come quello equatoriale, né troppo freddo come quello polare, è la ragione per cui la «civiltà» è nata in Europa e Nord America, e non altrove. Come diceva Aristotele in pratica, un po troppo generalizzante come teoria però. E vero che rispondere alla domanda per cui la civiltà sia nata in alcune zone piuttosto che altre non è facile, ma spiegazioni così generali come il clima sono assolutamente inadeguate. La teoria del possibilismo appare più ragionevole, anche se non esaustiva: l’ambiente naturale pone semplicemente dei limiti al ventaglio delle possibilità che ha una società per svilupparsi. In ogni caso stabilire quale sia l’effettivo influsso dell’ambiente sullo sviluppo umano è praticamente impossibile.
3. La terra, casa dell’umanità
Tempo e spazio
Ere geologiche. Grazie all’esame di fossili e rocce l’ultimo miliardo di anni è stato diviso in tre ere geologiche:
1) paleozoico: fino a 220 milioni di anni fa;
2) mesozoico: fino a 65 milioni di anni fa;
3) cenozoico: fino ad oggi;
– il limite K/T. Cioè limite Cretaceo/Terziario. Il passaggio tra il Mesozoico e il Cenozoico è famoso, è caratterizzato da una rapidissima estinzione di molte specie di piante e animali dovuta forse ad un meteorite che si è schiantato sulla terra.
Periodi. Ogni era si divide in periodi: l’era attuale, il Cenozoico, si divine in Terziario e Quaternario, iniziato tre milioni di anni fa; il Mesozoico si divide in tre periodi: Triassico, Giurassico, Cretaceo.
Epoche. Ogni periodo si divide a sua volta in epoche: il periodo attuale, il Quaternario, si divide in Pleistocene e Olocene. Durante il Pleistocene ha avuto luogo l’ultima glaciazione. Durante il Pleistocene i ghiacciai si sono espansi e ritirati più volte, se ne calcolano circa 30, tra glaciazioni e interglaciazioni. Oggi ci troviamo nel bel mezzo di una interglaciazione iniziato più o meno 12.000 anni fa, e che ha permesso lo sviluppo umano.
L’umanità dell’Olocene. Il periodo Cenozoico iniziato tre milioni di anni fa si divide in Pleistocene e Olocene. Quest’ultimo, l’attuale, è iniziato circa 10.000 anni fa, alla fine della precedente glaciazione che ha determinato l’ultimo cambiamento significativo dell’ambiente terrestre. In questa ultima epoca sono avvenuti i maggiori cambiamenti: l’umanità ha conosciuto uno sviluppo, sia demografico che culturale, senza precedenti. L’ambiente terrestre è cambiato non per cause naturali, ma per l’intervento dell’uomo, e un accelerazione straordinaria è avvenuta negli ultimi due secoli.
Un’epoca differente
L’Olocene di fatto non aveva nulla di diverso da tutte le interglaciazioni precedenti, eppure quest’epoca si è dimostrata unica per molte ragioni.
La domesticazione delle piante. A un certo punto alcuni uomini hanno iniziato a prendersi cura delle piante da cui traevano sostentamento, eliminando erbacce e parassiti. Fu un piccolo ma importante passo per l’umanità. Il passo successivo fu quello della domesticazione delle piante, cioè la selezione delle piante più utili tra quelle presenti in natura. Ma la vera rivoluzione avvenne in una sperduta zona bagnata dalle acque del Tigri e l’Eufrate, la cosiddetta mezzaluna fertile, scenario di quello che fu la più grande rivoluzione della storia dell’umanità, ovvero la prima rivoluzione agricola: gli uomini cominciarono a selezionare le sementi, seminarli, irrigarli, raccogliere i frutti delle piante, mettere da parte le eccedenze.
La domesticazione degli animali. Più o meno nello stesso momento avvenne la domesticazione degli animali. Alcuni animali si avvicinavano agli insediamenti umani in cerca di cibo, e furono rinchiusi in recinti ed utilizzati dall’uomo.
I primi villaggi. Domesticazione di piante e animali consentiva per la prima volta all’essere umano di vivere stabilmente in una zona. Circa 10.000 anni fa, in una zona tra il Golfo Persico e il Mediterraneo, il Mar Caspio e il Mar Nero nacquero i primi villaggi stabili, molto piccoli, formati da qualche centinaio di persone. Alcuni non so dedicavano solo all’agricoltura ma ad attività diverse come insegnamento, amministrazione, sicurezza. Nasce così la stratificazione sociale: in cima alla scala sociale c’è chi occupa posizioni di prestigio o di potere; in fondo quelli che si dedicavano alla produzione e all’approvvigionamento.
I primi stati
Dopo lo sviluppo dei primi villaggi, alcuni di essi si svilupparono in città e queste divennero via via centri di potere politico, economico, e religioso. Ciò avvenne sempre nella mezzaluna fertile: lo stato sumero nacque grossomodo contemporaneamente alla prima unificazione dell’Egitto, cioè circa 5.000/6.000 anni fa, seguiti subito da Babilonia e Assiria. Non solo la vita urbana, ma anche l’idea di Stato è nata in Mesopotamia e da qui si è propagata in tutto il mondo. Se 12.000 anni fa il sistema più complesso di organizzazione sociale nello spazio era quella delle bande di cacciatori nomadi, oggi è lo stato.
L’impronta dell’organizzazione umana
Nell’ultimo milione di anni glaciazioni si sono alternate ad interglaciazioni nelle quali gli uomini si sono moltiplicati e sparsi sul globo, dando vita a comunità e modificando l’ambiente. Ma con l’interglaciazione iniziata 12.000 anni fa ed attualmente in atto è iniziata un epoca nuova, diversa da tutte le altre, ed unica.
Perché Olocene è diverso? Ebbene, con l’Olocene alcuni uomini iniziarono a costruirsi strumenti con i quali rendere più semplici le attività di caccia o raccolta, adattandosi al mutato ambiente naturale. La civiltà moderna inizia qui. Ma perché questa volta, e non prima? Anche nelle interglaciazioni precedenti ci sono state le condizioni per questo sviluppo, perché non c’è stato? Una risposta certa non c’è. Forse ciò è dovuto all’aumento demografico in Medio Oriente, regione poco ospitale, che ha «obbligato» la popolazione ad adattarsi ed ha creato le condizioni per cui proprio qui venisse scoperta l’agricoltura: dunque sovrappopolamento, invenzione di domesticazione di piante e animali, scoperta dell’agricoltura. C’è da dire che anche in altre zone ci fu un grande sovrappopolamento, quindi, forse sono state le particolari caratteristiche dell’ambiente mediorientale a determinare queste rivoluzioni.
Le trasformazioni dell’Olocene. Quali furono le effettive trasformazioni avvenute nell’Olocene?
1) Agricoltura. Alla prima Rivoluzione agricola avvenuta in Mesopotamia, sono seguite altre due, una organizzativa, e una genetica (ancora in corso). Nessuna attività umana modifica la superficie terrestre come l’agricoltura.
2) Amministrazione. Attualmente il mondo è diviso in circa 200 Stati, eredi dell’idea di stato nata in Mesopotamia 5.500 anni fa;
3) Urbanizzazione. Alle prime città nate 6.000 anni fa, molte altre ne seguirono: Babilonia, Damasco, Atene. Oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive in città. Nulla caratterizza l’Olocene come le città.
4) Industrializzazione. La Rivoluzione industriale è avvenuta circa 200 anni fa, ma ha già modificato indelebilmente l’ambiente naturale, e caratterizza l’Olocene.
5) Trasporti e comunicazioni. Altro segno caratteristico della presenza dell’uomo sono le vie di comunicazione che segnano tutto il pianeta.
6) Popolazione. Ma quello che in assoluto caratterizza l’olocene è l’impressionante sviluppo demografico, specialmente negli ultimi secoli.
Geografia umana e ambiente naturale
Base della geografia umana è la relazione tra uomo e ambiente. In due secoli l’espansione umana ha raggiunto livelli inauditi, ed ha avuto un impatto senza precedenti sull’ambiente terrestre.
L’impatto umano. Se l’alternanza di glaciazioni e interglaciazioni è un fatto naturale, è anche vero che l’attività dell’uomo sta modificando il clima. Dagli anni 80 si parla di effetto serra, principale causa dell’innalzamento del clima, con conseguente scioglimento dei ghiacciai, e innalzamento del livello dei mari. Un altro fenomeno di vasta portata dovuto al riscaldamento globale è l’ENSO, ovvero El Nino Southern Oscillation, una modificazione della configurazione normale delle correnti oceaniche che è causa sia dei cicloni di immani dimensioni nel nord America, sia della siccità in Africa. Dobbiamo prepararci al cambiamento ambientale, e capire in che modo la popolazione mondiale potrà distribuirsi nello spazio. A questo serve la geografia.
Terra e spazio. Solo il 30% della superficie terrestre è costituita da terre emerse, e di questo 30% solo una minima parte è abitabile.