Seconda guerra mondiale
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27 Gennaio 2019Vita, poetica e opere di Gottfried Benn, a cura di Carlo Zacco
Gottfried Benn (1886 – 1956)
La vita. Nasce a Mansfeld, nelle Prussia, nel 1886. Studia medicina e la sua attività di medico si riflette anche nella sua poesia, specialmente dopo l’incarico di medico di guerra durante il primo conflitto mondiale.
Anche nel suo caso siamo nella corrente dell’espressionismo; la sua prima raccolta del 1912 si chiama Morgue, obitorio, ovvero il luogo dove la carne inizia a decomporsi; la seconda raccolta si intitola Fleisch, carne, dove denuncia gli orrori della guerra.
La sua esperienza di medico sarà di grande rilievo; le immagini davanti alle quali si trova durante la guerra non possono che essere descritte tramite quel linguaggio, altrettanto brutale. Dopo la prima guerra mondiale l’arte non può fare altro che rappresentare quelle brutture, tanto è stato grande lo sconcerto
C’è da ricordare infatti il suo mestiere, la sua professione di medico esperto in malattie veneree e dal 1910 in poi tre matrimoni dovuti non ad una sua volubilità sentimentale, ma alla morte della prima e al suicidio della seconda moglie, la vita essenzialmente sedentaria che lui fece, e poi soprattutto il rapporto ambiguo con i nazisti. Infatti il suo grande sbaglio fu quello di credere nella infatuazione ed esaltazione collettiva del 1933, che il nazismo potesse essere insomma un antidoto un antidoto contro l’intellettualismo e il borghesismo. Si rese conto però abbastanza presto di come le cose non stessero così, quindi neanche un anno dopo Gottfried Benn fu espulso dal Partito nazista cui aveva aderito, e gli fu tolta la licenza da medico cosa per lui tragica perché era l’unico mezzo di sostentamento. Dovette per barcamenarsi negli anni quegli anni arruolarsi dove poi riuscì comunque a diventare medico dell’esercito.
Poetica
Quali sono i punti programmatici della poesia di Benn?
1 la poesia deve essere monologica e non dialogica
2 ciò che è importante è il processo creativo
Questo processo creativo si divide essenzialmente in due fasi:
una è la trance, una fase di grande slancio e ispirazione. Ma la poesia non si ferma lì, non si ferma alla trance, come forse avrebbero detto alcuni poeti romantici, perché poi c’è il montaggio, la fase più importante, che fa sì che la poesia venga fatta perché la poesia non viene da sé, ma deve essere fatta da dal poeta, cioè deve essere il frutto di un lungo lavoro artigianale di rifinitura, un lavoro sulla parola per niente facile, e nemmeno immediato
In un suo testo di poetica Gottfried Benn dice anche ciò che non doveva esserci in una poesia. In questo elenco c’erano erano da evitare quindi dai poeti:
- le similitudini
- le descrizioni di paesaggi
- i colori
- il tono Serafico
Raschiamento
DALL’ESPRESSIONISMO AL SIMBOLISMO
Raschiamento
Curettage
Nun liegt sie in derselben Pose, wie sie empfing, die Schenkel lose im Eisenring.
Der Kopf verströmt und ohne Dauer, als ob sie rief: gib, gib, ich gurgle deine Schauer bis in mein Tief.
Der Lieb noch stark von wenig Äther und wirft sich zu: nach uns die Sintflut una das Später nur du, nur du…
Die Wände fallen, Tisch und Stühle sind alle voll von Wesen, krank nach Blutung, lechzendem Gewühle und einem nahen Untergang. |
Raschiamento
Riversa se ne sta come nell’atto di quando concepì, divaricate le cosce nell’anello di ferro.
Un dilagare il capo, e senza durata, come se gridasse: dammi, dammi, gorgoglio i tuoi brividi giù fin in fondo in me.
Ancor forte la carne di poco ètere e s’avventa: dopo di noi il diluvio e il poi solo tu, solo tu…
Crollano le pareti, stracolmi son tavolo e sedie di vive sostanze, sitibondi d’emorragia, d’anelante tumulto e d’un imminente morire. |
Fa parte della raccolta Trunkene Flut, Flutto ebbro, del 1949.
- Il tema è quello di una violenza compiuta su di una donna che si è appena sottoposta ad un raschiamento.
Il testo è alieno da qualsiasi tentazione di lirismo. Chi osserva la donna ancora sanguinante, più che da pietà, giacché quello è lo stesso corpo con cui concepì, è preso da un desiderio sessuale, che si rispecchia in tutti gli oggetti circostanti. Il godimento si stacca dall’oggetto posseduto e viene esasperato. In questa scena grottesca ogni valore sociale viene dissacrato atrocemente.
La poesia “Il viaggio” è un po’ la dimostrazione che Gottfried Benn sia contro l’erranza. Lui ha vissuto tutta una vita, tranne poche eccezioni, nei dintorni di Berlino o a Berlino stessa
DALL’ESPRESSIONISMO AL SIMBOLISMO
Analisi di “Reisen” (Viaggi) di Gottfried Benn
REISEN
Meinen Sie Zürich zum Beispiel sei eine tiefere Stadt, wo man Wunder und Weihen immer als Inhalt hat?
Meinen Sie, aus Habana, weiß und hibiskusrot, bräche ein ewiges Manna für Ihre Wüstennot?
Bahnhofstraßen und Ruen. Boulevards, Lidos. Laan – selbst auf den Fifth Avenuen fällt Sie die Leere an –
Ach, vergeblich das Fahren! Spät erst erfahren Sie sich: bleiben und stille bewahren das sich umgrenzende Ich. |
VIAGGI
Lei crede che a esempio Zurigo sia una città più profonda dove per contenuto si hanno prodigi e consacrazioni?
Lei crede che dalla Havana, bianca e rossa d’ibisco, sgorghi un’eterna manna per la sete del Suo deserto?
Vie della Stazione e rues, boulevards, lidi e Laan – su tutte le Fifth Avenue Lei è assalito dal vuoto –
Ah com’è vano l’andare! Lei tardi apprende se stesso: restare e in silenzio serbare l’io che si traccia i confini. |
Nella poesia “Reisen” di Gottfried Benn pubblicata nel 1950, il tema è la ricerca della propria identità. Il sé lirico chiede al lettore se questa ricerca di identità possa essere promossa viaggiando in città e culture straniere. La risposta è negativa. Il motivo del viaggio e il viaggio verso se stessi si sviluppano in quattro strofe, ciascuna composta da quattro versi. Il metro dattilico e lo schema della rima, ad eccezione della prima strofa, che ha una rima incrociata, supportano l’idea di un movimento continuo in avanti associato al motivo del viaggio.
Nella prima strofa l’io lirico si rivolge direttamente al lettore, ma nella forma lontana dell’impersonale “Sie” (V.1, cfr V. 5, 12). La domanda retorica “Meinen Sie Zürich […] / sei eine tiefere Stadt?” (V. 1 ss.) si può rispondere solo con “Nein” (No). Ciò è dovuto anche all’allitterazione nel terzo verso, che rafforza l’affermazione ironica sulla città di Zurigo, dove il “Sie” indirizzato ovviamente spera di trovare profondità o esperienze religiose: “wo man Wunder und Weihen / immer als Inhalt hat” (V. 3 ss.).
La seconda strofa, sotto forma di parallelismo, pone la domanda retorica in modo ancora più urgente. L’utilizzo di vocaboli religiosi della tradizione ebraico-cristiana, come “Marina” (V. 7) o “Wüstenrot” (V. 8), e il parallelismo con la metropoli caraibica, che si affida a stimoli superficiali (bianco e rosso ibisco “, V. 6), hanno un effetto ironico e disilluso allo stesso tempo. Il congiuntivo “bräche” (V. 7) mostra che la persona a cui si rivolge non troverà in questo modo se stessa.
Nella terza strofa, dopo la sobria enumerazione delle magnifiche strade del mondo, si dà una risposta apodittica: «fällt sie die Lehre an» (V. 12). La metafora verbale “fällt… an” sottolinea la natura scioccante e deludente di questa realizzazione. Ciò mette finalmente in discussione l’inutile ricerca di significato da parte della persona interpellata.
Nella quarta strofa, il cui primo verso ellittico inizia quasi pateticamente con l’interiezione “ach” (V. 13), l’io lirico cambia tono. Il ritmo si fa calmo e portato, e uno stato d’animo forse addirittura rassegnato prende il posto dello stile ironico-aggressivo. Solo nel silenzio, solo nella riflessione su se stesso e sul proprio contesto di vita immediato, l’essere umano sperimenta la propria essenza e il proprio destino. La poesia si rivolge a tutte le persone che cercano se stesse ovunque ma dentro di sé. La conclusione della poesia mi sembra particolarmente riuscita perché mi convince che la risposta alla domanda su se stessi può trovarsi solo dentro di sé. Trovo invece particolarmente ambivalente l’atteggiamento apolitico di Benn, tipico dell’epoca di Adenauer, soprattutto alla luce del suo coinvolgimento nel nazionalsocialismo.