Inno a Venere
27 Gennaio 2019Ad Angelo Mai
27 Gennaio 2019appunti di geografia
di Carlo Zacco
Civiltà e Urbanesimo
Città antiche e prime civiltà
Le società egualitarie. L’agricoltura nacque e iniziò a propagarsi tra il 10.000 e l’8.000 a.C. nella aree intorno alla mezzaluna fertile. Laddove si diffondeva l’agricoltura gli insediamenti divennero sedentari, e presero le sembianze di villaggi di piccole dimensioni, abitati da persone dallo status sociale simile, non sottoposti ad autorità superiore: erano le società egualitarie.
Le prime disuguaglianze. Attorno al 6.000 a.C. le cose iniziarono a cambiare: nei villaggi di eguali iniziarono a farsi strada delle differenze sociali tra i contadini che riuscivano ad arricchirsi e quelli più poveri. Ciò si rifletteva anche sulle dimensioni delle case, delle sepolture, eccetera. Non solo: iniziava anche una specializzazione delle mansioni: alcuni si specializzarono nell’artigianato, altri nell’amministrazione; anche gli edifici si specializzarono a loro volta perché vi si potessero svolgere queste funzioni.
Città e Stati. Questi villaggi non sono ancora città. Tuttavia, mano a mano che cresceva il livello di specializzazione, si sentiva sempre più il bisogno di strutture e sistemi politici; gruppi di insediamenti iniziavano a porsi sotto un’unità centrale: nacque lo Stato. L’origine dei primi Stati è connessa al sorgere delle città. Nei primi stati le città erano in rapporto gerarchico tra loro: la più grande svolgeva il ruolo di capitale, e da essa dipendevano città più piccole, dalle quali, a loro volta, dipendevano città ancora più piccole o villaggi. Il periodo di formazione degli Stati va dal 7.000 al 5.000 a.C. In questo periodo si passa dalla società egualitaria alla società stratificata: non più villaggi abitati da soli contadini, ma centri in cui la popolazione era formata da sacerdoti, mercanti, amministratori, soldati, contadini, artigiani, schiavi.
18. Urbanesimo e localizzazione
Città e industria. All’inizio dell’Ottocento la maggior parte della popolazione europea (nonostante la rivoluzione industriale) era ancora rurale. Oggi l’85% della popolazione europea è urbana, mentre a livello mondiale è circa il 50%. L’urbanesimo è aumentato moltissimo grazie all’industrializzazione: a un certo punto gli imprenditori delle varie fabbriche notarono che era più conveniente avere in comune i vari fornitori di servizi, e le città crebbero per l’agglomerazione della imprese, il processo, cioè, di concentrazione di varie industrie intorno ad un’unica città. Le città industriali inoltre attraversarono anche una fase di specializzazione, cioè lo sviluppo di settori industriali dominanti intorno a una stessa città (tessile, metallurgico, meccanico, ecc).
Geografia urbana. L’oggetto di studio della Geografia Urbana è il funzionamento delle città, ossia i sistemi e le strutture interni e gli influssi provenienti dall’esterno. La disciplina studia in particolare l’aspetto delle città, la loro disposizione, la circolazione delle persone al loro interno.
Classificazione dei centri urbani
Il primo problema è terminologico: parole come «città», «paese», «villaggio» non hanno sempre lo stesso significato. Quando la borgata diventa villaggio, e il villaggio diventa paese, e il paese città? Esistono ordini di grandezza approssimativi, ma non c’è un numero di abitanti standard per definire il villaggio e distinguerlo, ad esempio, dalla borgata rurale: perché se un villaggio in Norvegia può avere un centinaio di persone, in Cina può definirsi villaggio un agglomerato di diverse migliaia.
La Gerarchia urbana. Di fronte a questa relatività bisogna tenere presente il concetto di gerarchia urbana, concetto definibile identificando le funzioni degli insediamenti, al di là delle dimensioni:
1) Borgata rurale. Se si compone di abitazioni rurali, senza servizi (distributori di benzina, emporio, bar) non ha alcuna funzione urbana; se invece fornisce servizi fondamentali per gli abitanti suoi e delle zone limitrofe, costituisce il centro urbano più piccolo della scala.
2) Villaggio. E’ l’insediamento successivo. Ha un’area più vasta e un numero maggiore di abitanti rispetto alla borgata; offre svariati servizi, e la chiave di volta è la specializzazione: vi devono essere perciò negozi specializzati indeterminate merci.
3) Paese. E’ più grande del villaggio, ha un maggior numero di servizi, e più specializzati, ed ha un Hinterland, sul quale esercita un campo dazione, attirandone gli abitanti coi suoi servizi. Funzione e campo dazione definiscono la centralità di un insediamento.
4) Città. E’ più grande del paese, ha una maggior specializzazione, un Hinterland più ampio e una più forte centralità. Ma a ciò che lo distingue dal paese è la presenza di due elementi:
– possiede un quartiere commerciale centrale;
– mentre il paese ha la periferia, la città ha i sobborghi: aree urbane collegate alla città, alcune esclusivamente residenziali, altre dotate di un centro con uffici e servizi propri.
5) Metropoli. Si può parlare anche di area metropolitana, ed è un insieme di varie città, molto strettamente collegate tra loro.
6) Megalopoli. E’ l’unione di varie aree metropolitane.
Luogo e localizzazione
Situazione. Con il termine situazione, in geografia urbana, si intende la posizione relativa rispetto a vie di comunicazione molto trafficate, terre fertili, complessi industriali, altre città che esercitano sulla città un certo influsso. La situazione può mutare, e diventare col tempo più o meno vantaggiosa, determinando cambiamenti nella città.
Sito. Un altro aspetto della posizione della città che influisce sul suo sviluppo è il sito: con questo termine si indicano le caratteristiche fisiche del luogo occupato dalla città: una valle isolata, una pianura, una zona costiera, un’isola.
19. Modello e struttura urbani
Ogni centro urbano ha una regione adiacente entro la quale esercita un influsso, che si chiama hinterland, parola tedesca che significa «dietro la città».
Struttura spaziale urbana
La legge del rapporto rango-dimensioni. Secondo questa legge nella gerarchia urbana modello, la popolazione di un paese o di una città sarà inversamente proporzionale al rango. Esempio: se la città più grande ha 12 milioni di abitanti, la seconda ne avrà 6 (la metà), la terza 4 (un terzo), la quarta 3 (un quarto), e così via. Questo schema vale per paesi dall’economia molto complessa come gli Stati Uniti; vale meno per i paesi con grandi città dominanti come Francia e Messico.
Funzioni urbane. Le funzioni svolte da una città e dagli altri centri urbani hanno base economica. I lavoratori del settore base producono beni e servizi per soddisfare la domanda dell’hinterland o di luoghi più lontani; quelli del settore dei servizi lavorano per assicurare il funzionamento della propria città. La base economica della città dipende dalla proporzione tra questi due settori. Il numero dei dipendenti del settore servizi è sempre maggiore del primo, e cresce man mano che aumentano le dimensioni della città.
Specializzazione funzionale. Le funzioni primarie di una città si evincono dai dati sul numero degli addetti alle attività di base e dei servizi. Più è grande la città più queste attività sono numerose e varie, ma spesso c’è una tendenza alla specializzazione, cioè dove un’attività predomina sulle altre.
Località centrali. La gerarchia tra i vari tipi di insediamento si basano non solo sulla popolazione, ma anche sui servizi, che possono attrarre consumatori dalle zone limitrofe. Ogni centro urbano ha un suo raggio dazione economico, che si può utilizzare come criterio per stabilire il suo grado di centralità.
Teoria delle località centrali.
Le località centrali. La teoria delle località centrali fu elaborata nel 1933 dallo studioso tedesco Walter Christaller. Egli volle creare un modello atto a mostrare come e dove le località centrali, nella gerarchia urbana, fossero distribuite nello spazio. Il fine era di scoprire le leggi che ne determinano la distribuzione. Per elaborare una regola astratta generale Christaller partì da alcuni assunti di base:
1) Superficie dappertutto pianeggiante e priva di barriere fisiche;
2) Fertilità del suolo identica ovunque;
3) Distribuzione della popolazione e potere d’acquisto uniforme;
4) Rete di trasporti e omogenea e con collegamenti diretti da un centro all’altro.
Il raggio d’influenza. A questo schema astratto si sarebbe poi paragonato quello reale, per spiegarne variazioni ed eccezioni. Per quello che riguarda il raggio d’influenza di una località centrale, Christaller assunse che questo giungesse fino alla metà della distanza tra una località centrale e un’altra.
L’hinterland esagonale. Secondo il modello di Christaller ogni località centrale ha quindi un raggio d’influenza, un hinterland esclusivo entro il quale ha il monopolio, e lo rappresentò graficamente con lo schema delle aree complementari esagonali.
Modelli di struttura urbana
La struttura funzionale. Così come Christaller ha formulato una teoria che chiarisce la logica di distribuzione dei centri urbani, è possibili, all’interno di una città, identificare i luoghi in cui si concentrano determinate attività. Per designare le varie parti di una città si usano diversi termini:
1) Quartiere commerciale centrale. Cuore della città, centro storico, caratterizzato dallaltissimo valore degli edifici e dei suoli.