Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019da Myricae di Giovanni Pascoli
di Carlo Zacco
Composizione. E’ un’opera in divenire: le poesie che vi sono contenute sono state scritte nell’arco di un ventennio; ci sono varie edizioni nelle quali il numero dei testi è via via cresciuto, e mutata la loro disposizione: prima edizione > 1891: 22 poesie; quinta edizione (definitiva) > 1900: 156 poesie; tra la prima e la quinta edizione cambia anche l’articolazione interna delle varie poesie, e le partizioni.
Titolo. Naturalmente virgiliano. In Epigrafe Pascoli riposta arbusta iuvant umilesque myricae: che tolto dal contesto viene ad assumere un opposto a quello che intendeva Virgilio.
Temi. Titolo ed epigrafe quindi già alludono al tipo di poetica che il lettore si troverà davanti: una poetica bassa”, quotidiana, comune, semplice, colloquiale.
– Alcuni di questi elementi sono, naturalmente, solo apparenti: il richiamo alla classicità comporta elevazione stilistica: quindi in quest’opera rientrano elementi ambivalenti.
Struttura
Il Macrotesto. Non si tratta di una semplice collezione di poesie: Myricae è da considerare un macro-testo, dove i singoli componimenti acquistano un surplus di significato, in base alla loro collocazione, e in base ai testi che precedono o seguono, o ad altre corrispondenze strutturali.
Criterio metrico: il criterio secondo cui vengono organizzati i testi non è di tipo logico o tematico ma formale: le 15 sezioni di cui si compone sono caratterizzate ciascuna da costanti metriche: in ogni sezione, cioè, si possono trovare in prevalenza determinati tipi di metro (sonetti, strofi saffiche), o determinate caratteristiche (strofi chiuse, versi brevi); una sezione (la 9) include tutti i tipi di metro presenti nella raccolta. Questo criterio valorizza al massimo la specificità di ogni sezione.
Rimandi tra sezioni: tra le varie sezioni vi sono ovviamente delle relazioni tematiche, richiamate dai titoli:
– Ricordi/ Pensieri; Dolcezze/ Tristezze; Le gioie del poeta/ Le pene del poeta;
– vi sono testi extravaganti, cioè non inseriti in alcuna sezione, ma tra una e l’altra, e sono 15, come le sezioni stesse: c’è un richiamo numerico-simbolico.
Parallelismi interni. Oltre ai richiami tra sezione e sezione vi sono anche richiami e parallelismi interni entro le varie sezioni: accostamenti di testi per analogia o per contrasti; richiami numerici (primo/ultimo): questo è un principio non metrico ma semantico/tematico.
Temi
Morte/Natura. La raccolta si apre con una prefazione in cui l’autore dedica i componimenti alla memoria del Padre, e degli altri familiari morti. Nella prefazione i temi dichiarati sono due:
1) la morte invendicata del padre (X Agosto);
– vi è anche un altro motivo che sottostà a questo, ed è quello del senso di colpa dei vivi nei confronti dei morti (per il fatto di essere vivi), che dà luogo ad una volontà di riconciliarsi con loro, e riceverne il perdono (Novembre);
2) Natura: nella prefazione parla della funzione consolatrice e protettrice della natura, ma sul lato pratico la natura viene rappresentata in modo ambiguo: cioè con caratteri che possono farla sembrare positiva e negativa insieme:
– al lettore viene richiesto di scegliere tra le due opzioni: ed elementi del testo fanno più spesso protendere per la seconda opzione;
– oppure lasciano il dubbio: e al lettore rimane un senso di inquietudine.
Gemmea l’aria, il sole così chiaro Ma secco è il pruno, e le stecchite piante Silenzio, intorno: solo, alle ventate, |
Realtà/illusione. Una serena giornata di novembre. Questo paesaggio potrebbe suggerire per un attimo l’illusione che ci si trovi in estate, e l’illusione è talmente forte che si è portati a cercare con gli occhi gli alberi in fiore; – ma l’illusione scompare subito: nonostante le impressioni positive, subentra comunque la consapevolezza che si è in pieno autunno: – Novembre è mese della ricorrenza dei morti; – l’autunno è il periodo in cui la natura muore; – e soprattutto questo tempo richiama per il soggetto l’idea di morte: questo è il Simbolismo della poesia, la natura si carica di un valore inquietante e misterioso, che tocca il soggetto nel profondo. |
Gemmea l’aria: frase nominale, senza verbo > impressionismo: i legami tra le immagini non sono chiariti sintatticamente, ma le varie immagini sono giustapposte tramite collegamenti per asindeto;
Termini ricercati: albicocchi, Prunalbo, Pruno (nome latino per: susino): questa precisione accresce il realismo del quadro estivo che si vuole rappresentare;
– ma già qui c’è un aspetto di ambiguità: sono termini sconosciuti ai più (sia oggi, che per i contemporanei di Pascoli, urbanizzati), e l’effetto è di ulteriore ambiguità: pensiamo all’Adamo del Fanciullino: il nome preciso permette di andare oltre la cosa visibile, e di attingere alla sua essenza primigenia;
Senti nel cuore: senti, non nelle narici, ma nel cuore: c’è già il sospetto di un’illusione (notare i puntini di sospensione);
Ma: forte avversativa, che ribalta subito il quadro iniziale; rovesciamento confermato da parole chiave:
– secco, stecchite, vuoto, nero, cavo;
I particolari che prima l’occhio aveva notato non corrispondono a realtà:
– il pruno non emette odore perché è secco;
– le piante non hanno foglie, ma coprono il cielo con una specie di disegno spettrale dei rami secchi;
– il cielo è vuoto > senza uccelli: senza vita;
– è da notare come le sensazioni tocchino quasi tutti i 5 sensi.
Il sereno: il sereno: non si nomina la cosa, ma la sua caratterizzazione che per il soggetto ha avuto fino a quel momento: chiamandolo ‘sereno esaspera ancora di più il senso di violenza e contaminazione da parte della morte;
Cader fragile: espressione molto densa di significato, e di allusioni:
– propriamente è un’ipallage: l’aggettivo ‘fragile non è riferito a foglie (proprio) ma al loro cadere;
– è anche una sinestesia: la realtà astratta del movimento evoca una sensazione tattile;
– al di là della tassonomia si può notare in questa immagine un simbolo: precarietà delle foglie > della vita;
Estate/Fredda: anche questa breve espressione finale è molto pregnante:
– ossimoro: due parole contrarie vengono accostate (siamo realmente in autunno);
– con chiasmo a partire dalla vocale accentata: estate fredda:
– in enjambement: il poeta vuole condensare su questa espressione il massimo della carica espressiva;
La realtà visibile cela un’altra realtà nascosta, inquietante per la soggettività dell’io: ed è quella della morte.