Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019di Carlo Zacco
Canti XXVIII e XXIX. Dante passa dal cielo delle stelle fisse (San Pietro), al Primo mobile: il cielo più rapido di tutti (perché più vicino a Dio) e che conferisce il movimento a tutti gli altri, creando le categorie di spazio e di tempo. Qui Dante vede nove cerchi ruotanti intorno a un punto, che sarebbero le nove gerarchie angeliche intorno a Dio.
Canto XXX. In questo Canto si passa dal Primo Mobile all’Empireo, luogo di pura luce, dove non esistono più le categorie di spazio e tempo.
1-33. La bellezza di Beatrice. In questa sezione le gerarchie angeliche spariscono a poco a poco dalla vista di Dante. Una volta riportato lo sguardo su Beatrice, Dante si accorge che la sua bellezza è ineffabile.
Forse semilia miglia di lontano ci ferve l’ora sesta, e questo mondo china già l’ombra quasi al letto piano, 3 quando ‘l mezzo del cielo, a noi profondo, comincia a farsi tal, ch’alcuna stella perde il parere infino a questo fondo; 6 e come vien la chiarissima ancella del sol più oltre, così ‘l ciel si chiude di vista in vista infino a la più bella. 9 Non altrimenti il trïunfo che lude sempre dintorno al punto che mi vinse, parendo inchiuso da quel ch’elli ‘nchiude, a poco a poco al mio veder si stinse: per che tornar con li occhi a Bëatrice nulla vedere e amor mi costrinse. Se quanto infino a qui di lei si dice fosse conchiuso tutto in una loda, poca sarebbe a fornir questa vice. La bellezza ch’io vidi si trasmoda non pur di là da noi, ma certo io credo che solo il suo fattor tutta la goda. Da questo passo vinto mi concedo più che già mai da punto di suo tema soprato fosse comico o tragedo: ché, come sole in viso che più trema, così lo rimembrar del dolce riso la mente mia da me medesmo scema. Dal primo giorno ch’i’ vidi il suo viso in questa vita, infino a questa vista, non m’è il seguire al mio cantar preciso; ma or convien che mio seguir desista più dietro a sua bellezza, poetando, come a l’ultimo suo ciascuno artista. |
1-9. E’ l’alba, cioè il momento in cui le stelle mano a mano scompaiono, e la terra proietta la sua ombra orizzontalmente sul piano dell’equatore. Cioè quando il sole sta a circa 6.000 miglia da dove ci troviamo, ovvero un’ora prima del suo sorgere (che è a 5.000 miglia, ovvero ¼ della circonferenza della terra); – ci: non pronome, ma avv. di luogo: qui, rispetto a noi; – mezzo: l’atmosfera, che sta in mezzo tra noi e il sole; – parere: inf. sostantivato > apparenza, aspetto; – ancella: l’alba, ancella (serva) del sole; – vista: un’apertura: le stelle sono paragonate ad aperture da cui filtra la luce, e che a poco a poco si chiudono. 10-15. E’ il secondo termine di paragone: i cerchi luminosi scompaiono alla sua vista, come le stelle all’alba. – triunfo: tripudio; lude: festeggia; punto: al centro dei cerchi angelici: Dio; – inchiuso/inchiude: circondato dai cori, ma in realtà è lui che li racchiude a sé; si strinse: sparì (alla vista); – nulla veder: il fatto di non veder nulla; amor: per Beatrice; 18-33. Qui dice che la bellezza di Beatrice si è accresciuta a tal punto che è impossibile descriverla. – fornir: ad adempiere; vice: lat. compito, di descrivere; – si trasmoda: trascende; – di là da noi: al di là delle capacità umane; – la goda: al punto che solo Dio può godere della sua bellezza – passo: difficoltà; mi concedo: mi dichiaro; – punto di suo tema: da un passaggio da scrivere; – comico o tragedo: scrittore comico o tragico; – in viso che più trema: per una vista più debole, che vacilla; – scema: viene meno; – primo giorno: a nove anni (vita nova); – questa vista: quella dell’Empireo che sta descrivendo ora; – il seguire al mio cantar: la prosecuzione del mio canto; – preciso: non mi è stato precluso (lat: praecidere > tagliare); – seguir: tener dietro alla sua bellezza, con la poesia; – come..artista: come un artista giunto al limite delle suo possibilità espressive. |
34-81. L’Empireo. Beatrice annuncia a Dante che si trovano nell’Empireo: luogo di pura luce, amore, e gioia. Gli dice già che qui vedrà gli angeli, e i beati già con il corpo che avranno dopo il Giudizio Universale;
– A un certo punto una luce investe dante, fino ad abbagliarlo, facendogli perdere la vita: Beatrice lo rassicura dicendo che la luce serve a fortificarlo.
– Poco dopo Dante riacquista la vista, e gli si propone una visione: un fiume di luce che scorre tra due sponde fiorite; dal fiume escono scintille che si pongono dentro i fiori.
– Beatrice lo informa che si tratta di una immagine allegorica provvisoria: perché Dante non è ancora pronto per la visione degli Angeli (cioè le scintille), e i beati (i fiori);
Beatrice
Cotal qual io la lascio a maggior bando che quel de la mia tuba, che deduce l’ardüa sua matera terminando, con atto e voce di spedito duce ricominciò: «Noi siamo usciti fore del maggior corpo al ciel ch’è pura luce: luce intellettüal, piena d’amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore. Qui vederai l’una e l’altra milizia di paradiso, e l’una in quelli aspetti che tu vedrai a l’ultima giustizia». Come sùbito lampo che discetti li spiriti visivi, sì che priva da l’atto l’occhio di più forti obietti, così mi circunfulse luce viva, e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla m’appariva. «Sempre l’amor che queta questo cielo accoglie in sé con sì fatta salute, per far disposto a sua fiamma il candelo». Non fur più tosto dentro a me venute queste parole brievi, ch’io compresi me sormontar di sopr’ a mia virtute; e di novella vista mi raccesi tale, che nulla luce è tanto mera, che li occhi miei non si fosser difesi; e vidi lume in forma di rivera fulvido di fulgore, intra due rive dipinte di mirabil primavera. Di tal fiumana uscian faville vive, e d’ogne parte si mettien ne’ fiori, quasi rubin che oro circunscrive; poi, come inebrïate da li odori, riprofondavan sé nel miro gurge, e s’una intrava, un’altra n’uscia fori. «L’alto disio che mo t’infiamma e urge, d’aver notizia di ciò che tu vei, tanto mi piace più quanto più turge; ma di quest’ acqua convien che tu bei prima che tanta sete in te si sazi»: così mi disse il sol de li occhi miei. Anche soggiunse: «Il fiume e li topazi ch’entrano ed escono e ‘l rider de l’erbe son di lor vero umbriferi prefazi. Non che da sé sian queste cose acerbe; ma è difetto da la parte tua, che non hai viste ancor tanto superbe».
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– maggior bando: voce poetica più potente, più sonora; – tuba: il mio strumento > canto > voce > poesia (metafora); – deduce: lat: porta (giù) > conduce; – terminando: verso la sua conclusione; – spedito duce: guida sollecita; – maggior corpo: il cielo più grande (il primo mobile), che ha ancora consistenza fisica; ciel..luce: l’Empireo: totalmente immateriale, fuori dal tempo e dallo spazio; ANADIPL/REDUPL – luce intellettual: conoscenza di Dio, che procura automaticamente amore per lui; dolzore: dolcezza; – l’una e l’altra: i beati e gli angeli; aspetti: sembianze; – ultima giustizia: dopo il giorno del giudizio (col corpo); – discetti: che disperda la facoltà visiva; – l’atto: della vista; – più forti obietti: oggetti che sono divenuti (dopo il lampo) più difficili da vedere; – circunfulse: mi circondò completamente;
52-69. La visione allegorica: – queta: appaga; salute: con un’accoglienza così splendente; – far…candelo: per adattare la candela alla sua fiamma > per rendere l’anima disposta alla sua visione (di Dio); – compresi: capii; – me sormontar: che stavo oltrepassando; – di sopra: al di là delle mie normali capacità: le facoltà percettive di D. si stanno accrescendo; – mera: tanto chiara (da non consentire ai miei occhi di difendermi); – rivera: a forma di fiume; – fulvido: lat: fulvo, di colore giallo acceso; – di fulgore: di luce; – due rive..primavera: due sponde piene di fiori; – faville vive: scintille vive > gli angeli; – si mettìen: si disponevano; – quasi: a mo di, con l’effetto di; – circumscrive: rubini circondati doro; – miro gurge: meravigliosa corrente (del fiume); – mo: < modo, adesso, or ora; – t’infiamma e t’urge: ti brucia dentro e ti assilla; – turge: cresce in te; – bei: che tu beva (con gli occhi > è luce); – rider de lerbe: il sorriso dell’erba > i fiori; – umbriferi: ad’ombrate, oscure; prefazi: anticipazioni, lat: praefatio: formula preliminare che precedeva la preghiera; acerbe: incomplete; – viste superbe: vista tanto potente, adeguata; |
82-123. La rosa dei beati. Dante si sofferma ancora a guardare il fiume, e vede che questo si sta trasformando ai suoi occhi: il fiume è diventato un lago; i fiori sono diventati i beati; le scintille sono gli angeli che si muovono da Dio ai beati, e viceversa.
– i beati sono disposti intorno al lago di, come in un’immensa rosa, seduti ognuno in un seggio; i seggi che circondano il lago sono concentrici e salgono verso l’alto, come in un anfiteatro.
Non è fantin che sì sùbito rua col volto verso il latte, se si svegli molto tardato da l’usanza sua, come fec’ io, per far migliori spegli ancor de li occhi, chinandomi a l’onda che si deriva perché vi s’immegli; e sì come di lei bevve la gronda de le palpebre mie, così mi parve di sua lunghezza divenuta tonda. Poi, come gente stata sotto larve, che pare altro che prima, se si sveste la sembianza non süa in che disparve, così mi si cambiaro in maggior feste li fiori e le faville, sì ch’io vidi ambo le corti del ciel manifeste. O isplendor di Dio, per cu’ io vidi l’alto trïunfo del regno verace, dammi virtù a dir com’ïo il vidi! Lume è là sù che visibile face lo creatore a quella creatura che solo in lui vedere ha la sua pace. E’ si distende in circular figura, in tanto che la sua circunferenza sarebbe al sol troppo larga cintura. Fassi di raggio tutta sua parvenza reflesso al sommo del mobile primo, che prende quindi vivere e potenza. E come clivo in acqua di suo imo si specchia, quasi per vedersi addorno, quando è nel verde e ne’ fioretti opimo, sì, soprastando al lume intorno intorno, vidi specchiarsi in più di mille soglie quanto di noi là sù fatto ha ritorno. E se l’infimo grado in sé raccoglie sì grande lume, quanta è la larghezza di questa rosa ne l’estreme foglie! La vista mia ne l’ampio e ne l’altezza non si smarriva, ma tutto prendeva il quanto e ‘l quale di quella allegrezza. Presso e lontano, lì, né pon né leva: ché dove Dio sanza mezzo governa, la legge natural nulla rileva. |
– fantin: fantolino > bambino; si rua: si precipita; – volto: con lo sguardo; – spegli: specchi > per rendere i miei occhi migliori specchi; – loda: verso il fiume; – si deriva: scorre; vi si immegli: si diventi migliori; – la gronda: le ciglia > per estens. gli occhi; – lunghezza: da lungo è diventato tondo (un lago); – larve: maschere > come gente che è stata nascosta da m; – si sveste: si toglie; la sembianza: la parvenza (maschera); – in che disparve: nella quale era nascosta; – maggior feste: più grandi manifestazioni di gioia: – le corti: angeli e beati; manifeste: dispiegate davanti a me: quindi non più scintille e fiori; 97-99. Invocazione a Dio – alto triunfo: l’eccelso trionfo; – regno verace: regno di verità; – virtù: forza, capacità di raccontare ciò che ha visto; 100-123. Descrizione della candida rosa – là su: nell’Empireo c’è una luce; – parvenza: la parte visibile (del cerchio); – Fassi: si forma dal raggio di Dio che si riflette nel primo mobile; quindi: da qui > da Dio; – clivo: come una collina si compiace di specchiarsi nell’acqua alla sua base; – opimo: rigogliosa, ricca (di erbe e fiori); – intorno intorno: tutto intorno; – soglie: gradini; – quanto: tutti quelli che hanno fatto ritorno in Paradiso; – infimo grado: il gradino più basso; – grande lume: è al sol troppo larga cintura (v. 105); – estreme foglie: nei gradini superiori; – ampio/altezza: in larghezza e in altezza – prendeva: ma riusciva a cogliere; – il quanto > l’estensione; il quale: l’intensità; – Presso/lontano; la vicinanza/lontananza; lì: in Paradiso; – pon/leva: aggiunge/toglie; – mezzo: senza intermediari; – nulla rileva: non ha rilievo, efficacia; |
124-148. Beatrice conduce Dante al centro di questa rosa, e lo invita a guardare intorno: vedono che ci sono pochi posti vuoti per i prossimi beati;
– L’attenzione di Dante è attirata da un seggio vuoto in particolare, dove è disegnata una corona: Beatrice spiega che quel seggio spetterà all’imperatore Enrico VII, che scenderà a domare l’Italia, trovandola impreparata.
– Il canto termina con un’invettiva contro la cupidigia che acceca gli uomini, in particolare Papa Clemente V, che ingannerà Enrico VII facendo fallire la sua missione: infine Beatrice ne profetizza la dannazione per simonia. Sono queste le ultime parole di Beatrice nella commedia.
Nel giallo de la rosa sempiterna, che si digrada e dilata e redole odor di lode al sol che sempre verna, qual è colui che tace e dicer vole, mi trasse Bëatrice, e disse: «Mira quanto è ‘l convento de le bianche stole! Vedi nostra città quant’ ella gira; vedi li nostri scanni sì ripieni, che poca gente più ci si disira. E ‘n quel gran seggio a che tu li occhi tieni per la corona che già v’è sù posta, prima che tu a queste nozze ceni, sederà l’alma, che fia giù agosta, de l’alto Arrigo, ch’a drizzare Italia verrà in prima ch’ella sia disposta. La cieca cupidigia che v’ammalia simili fatti v’ha al fantolino che muor per fame e caccia via la balia. E fia prefetto nel foro divino allora tal, che palese e coverto non anderà con lui per un cammino. Ma poco poi sarà da Dio sofferto nel santo officio; ch’el sarà detruso là dove Simon mago è per suo merto, e farà quel d’Alagna intrar più giuso». |
– giallo: nel centro, la parte più luminosa; – digrada: restringe; redole: profuma; – odore: l’odore che emana la rosa è la preghiera a Dio; – sol: Dio, sole di eterna primavera > quindi la rosa è sempre fiorita, e sempre emette il suo profumo; – quanto: quanto è grande; convento: comunità dei beati; – nostra città: Gerusalemme celesta, il Paradiso; gira: si estende; – ci si disira: sono attesi qui > il numero dei salvati, stabiliti ab aeterno da Dio, è quasi completato; – li occhi tieni: che stai guardando: B. anticipa la domanda di Dante, un po come Virgilio all’Inferno; – nozze: prima che tu possa godere di questa beatitudine; – agosta: augusta, cioè anima di un imperatore; – Arrigo: Enrico VII; drizzare: mettere ordine; – disposta: prima che ne sia pronta; – ammalia: vi affascina; – fantolino: bambino; – e caccia via: ma caccia via la balia; – prefetto: capo della Chiesa > Papa; – tal: Clemente V; – palese/coverto: cioè che fa pubblicamente, e ciò che trama di nascosto; per un cammino: di pari passo; – sofferto: sopportato; santo officio: carica di pontefice; – detruso: sprofondato/precipitato; – Simon: nella bolgia dei simoniaci (la 3°, If XIX), dove viene preannunci. l’arrivo di Bonifacio VIII e Clemente V; – quel d’Alagna: Bonifacio VIII; Clemente V morì poco dopo Enrivo VIII (nel 1313), e la sua morte fu sentita da Molti, e da Dante, come una giusta punizione, per aver aizzato i partiti guelfi contro l’Imperatore; |