Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019I problemi postunitari, la questione istituzionale, territoriale e romana dalla Storia moderna di Carlo Zacco
I problemi dell’Italia unita
Situazione del nuovo regno. Dopo il Marzo 1861 l’Italia era unita e indipendente, ma una volta passato l’entusiasmo delle vittorie, ci si trovò di fronte a gravi problemi politici, amministrativi, sociali ed economici. L’Italia unita comprendeva territori diversissimi, ciascuno con una secolare storia alle spalle. Il problema più grande è che ciascuno di questi stati aveva un economia e uno sviluppo economico diversi.
La destra Storica. Il periodo che va dal 1861 al 1876 si chiama Destra Storica: i primi quindici anni, infatti, il governo fu in mano ai liberali moderati che si ispiravano alla politica di Cavour, e all’opposizione vi era la Sinistra Storica formata dai democratici, tra cui mazziniani, e garibaldini.
La “piemontesizzazione”. Innanzitutto: che organizzazione dare allo Stato? Vi erano due opzioni:
– Accentramento: imposizione a tutto il paese del sistema politico piemontese;
– Decentramento: concessione di una certa autonomia a ciascuna regione;
Fu scelta la prima: le leggi dello Stato Sabaudo furono estese a tutta la penisola.
1) Lo Statuto Albertino divenne la prima Costituzione italiana;
2) Il nuovo Codice Civile del 1865 ricalcava quello piemontese;
3) I vari sistemi di pesi e misure e le diverse monete furono sostituiti da quello piemontese;
4) L’Italia fu divisa il 59 province: al vertice di ciascuna cera un prefetto nominato dal governo centrale; il prefetto nominava i sindaci dei vari comuni (non eletti, quindi). I prefetti erano per la maggior parte piemontesi, sconosciuti alle popolazioni locali, e che non ne conoscevano i problemi, le usanze, e nemmeno la lingua.
Economia. Sul piano economico si andò in tre diverse direzioni:
1) Unificazione economica. Innanzitutto ci fu l’unione monetaria con l’estensione della lira piemontese a tutto il paese; poi furono aboliti i dazi interni e favoriti gli scambi con Francia e Inghilterra: beneficiarono di questo le industrie settentrionali, mentre le poche e arretrate industrie meridionali non furono in grado di reggere la concorrenza.
2) Creazione di infrastrutture. Enormi investimenti finanziarono la costruzione d i un sistema ferroviario e postale; ciò, naturalmente, fece crescere il debito pubblico.
3) Pareggio di bilancio. Per raggiungere il pareggio di bilancio si aumentarono le tasse: il ministro Quintino Sella decise di sostituire le imposte dirette (in base al reddito) con quelle indirette (su beni di largo consumo), e nel 1876 il pareggio fu raggiunto. A sopportare il peso del risanamento furono soprattutto i ceti popolari: il malcontento era generato principalmente dalla tassa sul macinato, che faceva aumentare il prezzo del pane.
La Terza Guerra d’Indipendenza
Il Veneto. Dopo l’Unificazione del 1861 mancavano all’appello ancora Triveneto e Lazio. Per quello che riguarda il Veneto il giovane governo italiano diede il suo appoggio alla Prussia nella guerra contro L’Austria del 1866: questa fu per l’Italia la Terza guerra d’Indipendenza. L’Italia fu sconfitta dalle truppe austriache (più deboli!!) a Custoza e a Lissa. Ma L’Austria fu sconfitta a sua volta dalla Prussia a Sadowa e, in base agli accordi, l’Italia riceveva il Veneto in cambio del suo appoggio (minimo) alla Prussia.
La questione romana. Più complessa fu la questione del Lazio. Pio IX naturalmente si opponeva con tutte le sue forze alla dissoluzione dello Stato della Chiesa, presidiato dalle truppe di Napoleone III. Vi furono due tentativi:
1) L’Impresa di Garibaldi. Garibaldi organizzò bel due spedizioni:
– la prima nel , con un vasto esercito di volontari, ma fu fermato dall’esercito italiano in Calabria, dove egli stesso rimase ferito ad una gamba;
– la seconda volta nel 67, ma fu fermato dall’esercito francese a Mentana.
L’esercito italiano si oppose a Garibaldi su pressione di Austria e Francia, che non volevano la fine dello stato della Chiesa: con esse l’Italia aveva stipulato la Convenzione di Settembre (1864), con la quale si trasferiva la capitale a Firenze, e si garantiva l’indipendenza di Roma.
2) La breccia di Porta Pia. Ma il 1° Settembre Napoleone veniva sconfitto a Sédane, e gli accordi saltarono, e il papa perdeva il suo più potente protettore: il 20 Settembre 1870 entrano a Roma dopo aver aperto a cannonate una breccia sulle mura presso Porta Pia. Un plebiscito sancì l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, e Roma divenne la nuova capitale.
Audio Lezioni di Storia moderna e contemporanea del prof. Gaudio
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