Verbi della terza coniugazione
27 Gennaio 2019Maurizio Zini
27 Gennaio 2019Andreuccio da Perugia
dal Decameron di Giovanni Boccaccio
di Carlo Zacco
Boccaccio – Decameron – Giornata Seconda – Novella Quinta
Andreuccio da Perugia
La seconda giornata. La reina è Filomena, e l’argomento della giornata prevede storia in cui qualcuno, colpito da varie avversità, sia riuscito a lieto fine.
Andreuccio. Andreuccio è il figlio di un ricco mercante di cavalli di nome Pietro, ed è un giovane mercante egli stesso;
– un giorno Andreuccio viene a sapere che a Napoli è stato allestito un grande mercato di cavalli;
– perciò mette in borsa 500 fiorini doro, e si reca a Napoli in compagnia di altri mercanti.
Napoli. Giunge a Napoli una Domenica sera, prende alloggio, e il mattino seguente si reca al mercato, dove:
– esamina molti animali interessanti;
– entra in trattative con alcuni venditori e..
– molto incautamente, fa vedere a più persone la sua borsa piena di fiorini;
La giovane siciliana. Mentre Andreuccio è intento nelle trattative, viene notato da una giovane ragazza siciliana, bellissima, e che si dava a chiunque a poco prezzo;
– questa gli passa vicino senza farsi notare, lo vede, e pensa: «Chi starebbe meglio di me se quegli denari fosser miei?»;
– insieme alla ragazza c’è anche una vecchia, siciliana pure lei, che appena vede Andreuccio lo riconosce, e corre ad abbracciarlo:
– la vecchia, infatti, aveva dimorato col padre di lui prima in Sicilia e poi a Perugia;
– Andreuccio saluta brevemente la vecchia, e le dà appuntamento per un altro momento, invitandola in albergo in modo da parlare con più calma;
– La giovane siciliana osserva la scena da lontano, poi una volta ricongiuntasi con la vecchia, si fa raccontare tutti i particolari della famiglia di Andreuccio;
– poi con una scusa fa in modo che la vecchia non vada in albergo da lui;
– e in compenso manda una servetta da Andreuccio, per invitarlo a venire da lei.
– Andreuccio, credendo che la donna sia innamorata lui, ingenuamente, accetta l’invito.
L’appuntamento. La giovane donna abitava in un quartiere che si chiamava Malpertugio, ma questo nome minaccioso non mise in allarme Andreuccio che, sempre ingenuamente, vi si reca;
– una volta giunto presso l’abitazione della ragazza, lei inizia ad abbracciarlo e baciarlo, come se lo conoscesse da tempo;
– Andreuccio rimane molto stupito di questa accoglienza;
– la ragazza lo prende per mano, lo porta in camera da letto, e inizia a raccontare la sua storia:
La finta sorella. La ragazza dichiara di essere la sorella di Andreuccio.
– racconta, infatti, che suo padre, Pietro, era vissuto per un certo periodo a Palermo, dove aveva conosciuto la madre della ragazza, che era da poco vedova;
– tra Pietro e la donna nasce subito un grande amore, e la donna resta incinta, appunto della ragazza;
– poco dopo però, il padre di lei lascia Palermo, abbandonando la madre con la piccola bambina;
– una volta cresciuta, la ragazza viene data in sposa ad un ricchissimo guelfo di Agrigento che, per ragioni politiche, è poi costretto a lasciare la Sicilia e trasferirsi a Napoli, presso la corte di Re Carlo d’Angiò;
– ancora oggi il marito della ragazza è stipendiato dal Re, e vive in ottime condizioni economiche;
L’invito a cena. Finito questo racconto, lo abbraccia di nuovo, sempre piangendo, lo bacia;
– Andreuccio le crede; le chiede soltanto come aveva fatto a sapere che lui si trovava a Napoli;
– la ragazza risponde di averlo saputo da parte di una vecchia, che era vissuta prima a Palermo e poi a Napoli con il loro padre;
– per fugare ogni dubbio, la ragazza chiede ad Andreuccio notizia di tutti i parenti, nominandoli;
– dopo questa lunga conversazione, la ragazza insiste perché lui resti a cena, e dopo la cena insiste perché si fermi a dormire: Andreuccio non ha motivo di dubitare nulla, credendola davvero sua sorella.
Prima caduta: la fogna. Andreuccio viene condotto da un servetto nella sua stanza, e prima di andare a letto, chiede dove sia il bagno; il servetto glielo indica;
– Andreuccio apre la porta, ma appena entra nella latrina, mette il piede in una tavola che era stata sconficcata dalla trave sulla quale era posta: per questo, la tavola si capovolge, e fa cadere Andreuccio di sotto, dentro al pozzo nero;
– Andreuccio fortunatamente non si fa nulla, ma è completamente imbrattato di escrementi;
– subito chiama a gran voce il servetto che era con lui; ma questo, dopo averlo visto cadere, era subito corso a chiamare la ragazza, la quale, entra in camera, gli ruba tutti i denari, e chiude la porta della latrina;
– Andreuccio riesce a liberarsi da quel luogo e si reca davanti la porta di casa, e grida perché lo facciano entrare, ma nessuno apre;
– i vicini si svegliano per le grida di Andreuccio: dapprima protestano, poi, avendo capito l’inganno, fingono di non conoscere la ragazza, e gli consigliano di andarsene per non incorrere in guai maggiori;
I due benefattori. Il giovane si avvia verso l’albergo, ma durante il tragitto vede arrivare due signori;
– credendoli sbirri, si nasconde in un casolare, nel quale, poco dopo entrano anche i due signori;
– i due depongono degli attrezzi; iniziano a parlare tra loro, e a un certo punto iniziano a sentire puzza:
– scoprono Andreuccio, che racconta loro tutta la storia;
– I due signori hanno compassione di lui: e gli propongono di aiutarli in un’impresa che gli avrebbe fruttato molto più di ciò che aveva perso;
– l’affare consisteva nell’andare a spogliare la salma dell’arcivescovo di Napoli, Filippo Minutolo, che proprio quel giorno era stato sepolto, con tutti i suoi gioielli e ornamenti, tra cui un preziosissimo anello, che valeva molto di più di 500 fiorini. Andreuccio accetta.
Seconda caduta. Prima di iniziare questa missione, i due vogliono che Andreuccio si lavi;
– per questo lo calano in un pozzo tenendolo legato alla fune, in modo da poterlo tirare su;
– vedendo però arrivare le guardie, i due fuggono lasciando Andreuccio nel pozzo;
– le due guardie giungono, e iniziano a tirare su la fune, pensando che vi sia attaccato un secchio;
– quando vedono spuntare dal pozzo la testa di Andreuccio, si spaventano, e scappano;
– Andreuccio riesce a non precipitare nel pozzo, ed esce allo scoperto;
– si incammina nella stessa direzione in cui stavano andando prima;
La missione. Andreuccio incontra di nuovo i due signori, e una volta chiarito il motivo della fuga, si dirigono verso la chiesa, dove entrano facilmente;
– sollevano con l’aiuto di spranghe d’acciaio il coperchio del sarcofago, e costringono Andreuccio ad entrarvi dentro;
Terza caduta. Andreuccio, temendo che i due lo lascino dentro dopo che lui avrà consegnato loro tutti gli oggetti doro, come prima cosa prende l’anello del vescovo, e se lo mette in tasca;
– ai due riconsegna soltanto mitra e guanti;
– i due insistono perché cerchi bene dappertutto, e lui insiste dicendo che non c’è traccia dell’anello;
– per questo, tolgono il sostegno dal coperchio del sarcofago, e vi chiudono dentro il povero Andreuccio;
Lo stratagemma. Andreuccio in un primo momento cerca di sollevare il pesantissimo coperchio, ma non riuscendovi, si rassegna alla triste fine;
– a un certo punto però sente giungere delle persone, che venivano a fare quello che lui e i suoi compagni avevano fatto;
– questi scoperchiano l’arca, e Andreuccio li sente discutere su chi vi debba entrare, finché un prete dice: «che paura avete? i morti mica mangiano gli uomini! vi entrerò io», e vi entra.
La salvezza. Appena questo frate mette dentro il sarcofago la gamba per entrarvi, Andreuccio ne afferra una, e cerca di tirare dentro il prete;
– questo inizia ad urlare, finché non riesce a svincolarsi, e a scappare, insieme ai suoi complici, lasciando il coperchio aperto.
– Andreuccio riesce a liberarsi, ritorna in albergo dove racconta a tutti quello che gli è successo, e va via da Napoli, senza mai più ritornarvi.
Analisi del testo
L«antieroe». Si può dire che Andreuccio sia un «antieroe» boccacciano: cioè non è scaltro, malizioso, pronto, abile come molti personaggi delle novelle;
– ma non è nemmeno uno sciocco come Calandrino: Andreuccio è soltanto un giovane senza esperienza, che si trova di colpo calato in un contesto che gli è estraneo, pieno di insidie, come quello della metropoli napoletana.
La «formazione». O almeno, Andreuccio è ingenuo all’inizio: la novella è infatti una storia di «formazione», una bildung, cioè una storia attraverso cui il protagonista acquista esperienza, e diventa capace di fronteggiare il mondo;
– alla fine, quando Andreuccio riesce a liberarsi, grazie alla propria astuzia, dal sepolcro, diventa degno di poter collocarsi al fianco degli altri eroi boccacciani.
La sospensione del giudizio. In questo caso la «formazione» di Andreuccio avviene attraverso azioni illecite:
– egli recupera la somma di 500 fiorini che ha perduto tramite il furto e il sacrilegio;
– ma questo al narratore non importa: Boccaccio sospende momentaneamente il giudizio morale: non gli interessa, per ora, giudicare il suo personaggio sul piano morale, gli interessa solo il suo «saper vivere», e il suo sapersi tirare fuori da un guaio.
Il ruolo della Fortuna. Possiamo dire che l’antagonista, in questa novella, è la Fortuna, intesa come insieme di eventi fortuiti e imprevedibili; il caso infatti:
– fa incontrare Andreuccio e la vecchia;
– fa cadere Andreuccio nel pozzo;
– gli fa incontrare la seconda banda di ladri che lo fa uscire dalla tomba;
Il ruolo dell’azione umana. In questa novella, però, è presente anche un altro elemento, che si associa alla fortuna e al caso: cioè l’azione umana:
– all’inizio la fortuna schiaccia Andreuccio, solo perché non è in grado di contrastarla (e capire, ad esempio, che la ragazza lo sta prendendo in giro);
– alla fine la fortuna aiuta Andreuccio, che è diventato più furbo;
L’azione umana ha qui un ruolo decisivo.
Discesa e risalita. Le peripezie di Andreuccio sono segnate da un doppio movimento di discesa e di risalita, che si ripete per tre volte:
– cade nella latrina, e riesce ad uscire;
– viene calato nel pozzo, e poi tirato fuori dalle guardie;
– entra nel sepolcro, e poi ne esce fuori;
Un movimento dunque dal alto verso il basso e dal fuori al dentro e viceversa: questo ha un significato simbolico:
– riti di iniziazione: ad esempio, nelle società arcaiche, il giovane ragazzo passava all’età adulta attraverso dei riti di iniziazione che a volte prevedevano la reclusione in un luogo buio, per testarne il proprio coraggio e la propria capacità di resistenza;
– Andreuccio compie tre volte questo passaggio, e alla fine del terzo risulta più esperto del mondo, perché riesce a salvarsi grazie alla propria astuzia: e appare così «formato», «iniziato» alla vita adulta, e pronto ad affrontare il mondo.
Morfologia della fiaba. Oltre che questi residui di culture arcaiche e primitive, la novella riporta, non a caso elementi tipici della fiaba. Il critico Aldo rossi ha rilevato la presenza, in questa novella, di alcune delle famose Funzioni di Propp:
– allontanamento: si allontana da Perugia verso Napoli;
– divieto e infrazione: al mercato viola il codice della prudenza mostrando il suo denaro;
– danneggiamento: la siciliana danneggia l’eroe sottraendogli il denaro;
– marchiatura: Andreuccio rimane imbrattato nel «chiassetto»;
– persecuzione: Andreuccio chiuso nella tomba;
– salvataggio e ritorno;
– inoltre, anche l’anello appartiene alla tradizione fiabesca (non come elemento magico, ma come strumento di compensazione economica);