Il Gran Priorato giovannita di Capua
27 Gennaio 2019La Vergine delle Rocce
27 Gennaio 2019INDICE:
· 1 Iconografia e iconologia
· 2 L’iconografia dell’Annunciazione
· 3 Beato Angelico: Annunciazione del fondoscala e Annunciazione di una delle celle
1. ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA
Che cosa rappresenta quest’opera? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre davanti a qualsiasi opera d’arte perché ci porta ad iniziare una ricerca che noi dobbiamo fare per conoscere a fondo l’opera e quello che ci vuole comunicare. Per capire il contenuto di un’opera non ci si può accontentare solo di conoscere l’analisi iconografica(cioè la descrizione delle forme di un opera e identificarne i contenuti) ma bisogna indagare anche sul contesto culturale dell’artista attraverso dei documenti storici. In tal modo noi dobbiamo considerare l’oggetto artistico come documento umano” di un determinato periodo. Possiamo dividere in tre livelli la lettura di un opera: quello preiconografico, quello iconografico, e quello iconologico. L’inventore dell’ultimo livello di analisi, l’iconologia, è Panofsky che ci aiuta a comprendere il senso dei vari passaggi dell’analisi attraverso un esempio di gestualità(un uomo che si tocca il cappello in segno di saluto) e uno di produzione artistica(Ultima Cena di Leonardo da Vinci).
· La descrizione preiconografica interpreta il soggetto dell’opera sulla base dell’esperienza pratica dello spettatore; in questo livello, che è quello più elementare, si identificano i soggetti coinvolti nel processo di significazione. Nel primo esempio abbiniamo a questo primo livello di lettura solo il cappello e l’uomo in questione, mentre nel secondo esempio troviamo tredici uomini seduti ad una tavola imbandita.
· L’indagine iconografica è interessata ai significati convenzionali che possono essere scoperti o comunque indagati dallo spettatore grazie a delle specifiche documentazioni legate ad un contesto culturale conosciuto. Il metodo proposto è il seguente: osservazione dell’opera e riconoscimento del soggetto (vedi titolo); ricerca della fonte a cui l’artista ha fatto riferimento (scritta o anche figurativa); confronto tra l’opera in esame e la fonte per scoprirne la congruenza o le varianti portate dall’artista e spiegarle. Riconosciamo quindi un comportamento educato nell’uomo che se lo tocca, riferendomi a un mondo di valori, che sia io che l’uomo incontrato, abbiamo acquisito crescendo in una comunità di una determinata epoca. L’analisi iconografica dell’Ultima Cena ci permette di fare riferimento al racconto evangelico. Nell’opera si riconoscono il momento (la Pentecoste prima della cattura di Cristo) il luogo dove sono posti i soggetti (il cenacolo) e si riconoscono alcuni personaggi (grazie a elementi o gesti caratteristici di essi).
· Il terzo livello di analisi è costituito dall’indagine iconologia, essa si basa su una lettura dei significati simbolici dell’opera rispetto a delle costruzioni e convenzioni culturali che appartengono al momento in cui l’opera stessa è stata prodotta. L’iconografia arriva al significato intrinseco attraverso l’analisi delle forme. Questo è possibile studiando dei documenti contemporanei e dello stesso luogo all’artista in questione.
Il refettorio di S. Maria delle Grazie a Milano, dove l’Ultima Cena viene dipinta da Leonardo tra il 1495 e il 1497, è parte di un convento domenicano riformato e dunque lo spazio stesso dove vivono i monaci viene inteso come luogo capace di sostenere il frate in una meditazione continua. Anzi proprio per rendere meglio evidente la sovrapposizione tra gli spazi di vita comunitaria dei monaci e i luoghi della vita di Cristo l’intero convento viene ristrutturato grazie alla committenza del duca di Milano Ludovico il Moro che vuole al contempo trasformare la chiesa in proprio mausoleo sepolcrale. Il nuovo percorso devozionale comprende la scena della Passione (l’Ultima Cena), la Morte di Cristo (la Crocifissione, dipinta dal Montorfano sulla parete di fronte all’opera di Leonardo), la Resurrezione (la luminosa cupola della tribuna, progettata da Bramante nel 1492 quale coro dei monaci e cappella funeraria del duca; la luce è da intendersi simbolicamente la rappresentazione aniconica di Cristo risorto e della piena beatitudine della vita eterna). In questo rinnovato contesto trova giustificazione la particolare e innovativa soluzione iconografica che adotta Leonardo nell’Ultima Cena: la scena è concepita come uno spazio teatrale che coinvolge il frate seduto a mensa tanto da farlo partecipare all’evento sacro dipinto. Secondo il testo evangelico l’ultima cena si svolge in un coenaculum”, cioè un locale posto in Medio Oriente al secondo piano di un edificio, dunque Leonardo costruisce la prospettiva del suo dipinto immaginando un punto di visto collocato a sei metri da terra così da creare una finzione scenografica in cui la sala dell’Ultima Cena si trova più in alto rispetto al locale ove siedono i monaci. Leonardo si comporta come un abile regista: studia la mimica gestuale degli apostoli come se fossero attori di un cinema muto, così ogni apostolo diventa riconoscibile” non solo attraverso gli attributi iconografici, ma grazie ad un atteggiamento individuale che lo distingue nel carattere e nella reazione emotiva momentanea. Sono proprio i gesti la vera novità iconografica dipinta da Leonardo nel suo affresco e sono i gesti che si impongono alla memoria visiva dello spettatore contemporaneo, tanto da permettergli di riconoscere la vera” Ultima Cena anche se posta in un contesto diverso. Non è casuale infatti che Norman Jewison, regista nel 1973 del film Jesus Christ Superstar, abbia ambientato la sua Ultima Cena in uno spazio aperto, un prato ma, per rendere riconoscibile al pubblico la scena, abbia fatto ripetere agli attori gli stessi gesti degli apostoli leonardeschi. Solo così nella moderna parodia filmica, che poco o nulla ha a che fare con il testo evangelico, si può riconoscere il tema sacro cui allude, cioè lo spettatore può arrivare a cogliere dell’immagine il significato intrinseco”.
2. L’ICONOGRAFIA DELL’ANNUNCIAZIONE
Introduzione: la figura di Maria e dell’angelo annunciatore secondo Luca e Matteo
Il fatto dell’Annunciazione è narrato nel Vangelo secondo Luca (1, 26-37)
[…] l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.
Vangelo di Matteo
Matteo 1, 18-19
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Secondo il Vangelo di Luca l’angelo Gabriele fu mandato da Dio alla vergine Maria (di cui non viene specificata l’età, ma si pensa fosse giovane dato che viene chiamata Vergine),già promessa in sposa a un uomo della casata di Davide. Oltre a dire il nome della città (Nazaret) non ci viene detto il luogo preciso dove la Madonna si trovava in quel momento, né cosa stava facendo. Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” a queste parole Maria rimane turbata ma l’angelo (che non viene descritto) l’esorta a non avere paura e gli predice che avrà un figlio, il quale dovrà essere chiamato Gesù e regnerà sulla casa di Giacobbe e avrà un regno senza fine. Maria rimane confusa rispondendo all’angelo che non conosce uomo ma le viene risposto che su di lei scenderà lo Spirito Santo. Per dare più fiducia a Maria l’angelo gli dice che anche sua cugina era in cinta pur essendo molto vecchia e dopo aver fatto ciò parte da lei.
Nel vangelo di Matteo viene solo accennato l’avvenimento dell’annunciazione e viene reso noto che il bambino era stato messo nel ventre di Maria dallo Spirito Santo.
3. Beato Angelico: Annunciazione del fondoscala e annunciazione di una delle celle
BEATO ANGELICO, ANNUNCIAZIONE (CHE SI TROVA NEL FONDO SCALA) 1438-46, S. MARCO A FIRENZE
Il Convento di S. Marco a Firenze fu voluto personalmente da Cosimo il Vecchio della famiglia Medici nel 1434. Egli infatti divenne sostenitore dell’ordine mendicante dei Domenicani, ordine composto da monaci dedicati allo studio e alla predicazione, e proprio per questo il monastero sorge in un punto nodale della città, vicinissimo all’importante chiesa della Santissima Annunziata e non lontano dalla cattedrale di Santa Maria del Fiore e da Palazzo Medici in Via Larga.
Ciò che rende unico il convento di S. Marco è la presenza di un grande ciclo di affreschi parietali che dal chiostro si estende alla sala capitolare, ai corridoi e perfino alle celle personali dei monaci dove essi si ritiravano a pregare e a studiare, tutti opera di Beato Angelico anch’esso monaco domenicano.
L’affresco dell’Annunciazione si trova nel corridoio del primo piano, proprio al termine della scalinata che conduce alle celle e raffigura l’episodio tratto dal Vangelo di Luca, quando l’Angelo Gabriele si reca dalla Madonna e le annuncia che diventerà la madre del Messia.
Rispetto ad altre versioni dello stesso soggetto, la composizione appare qui semplificata anche se molto più intensa grazie soprattutto all’uso dei colori anch’essi semplici, ma molto accesi e luminosi. La scena è dominata dalle due sole figure dell Angelo e della Vergine, inquadrate in un ambiente architettonico che ricorda quello dello stesso convento domenicano(come la porta che si apre in fondo al portico dalla quale si riconosce la presenza di una finestra simile a quelle delle celle dei monaci).
Beato Angelico ferma l’attenzione dell’osservatore nel momento in cui l’Angelo è appena arrivato nella casa di Maria e si inginocchia per salutarla.
Ella è rappresentata come una ragazza molto giovane, seduta su un semplicissimo sgabello di legno e che indossa vesti disadorne ma comunque molto eleganti. Ha il busto leggermente reclinato in avanti e le mani incrociate sul petto; il suo sguardo è rivolto verso l’Angelo, che, appunto, le si sta inginocchiando ai piedi ed anch’esso ha le mani incrociate in segno di rispetto. Il dialogo tra i due personaggi riportato nel Vangelo, è qui convertito in un gioco di sguardi tra i due molto intenso, e mentre negl’occhi di Maria, come scritto nel Vangelo, si può leggere paura, timore, per l’improvvisa apparizione, nello sguardo dell’Angelo, invece, si riconosce tenerezza e tranquillità, poiché le sta dicendo di non temere poiché è Dio che lo manda e perché lei sta diventando madre di un bambino che chiamerà Gesù e che sarà il figlio di Dio.
Il portico in cui l’Angelo e Maria si trovano si affaccia su un giardino recintato che simboleggia il ventre di Maria, che ,in quel momento, sta accogliendo Gesù.
L’affresco è situato in un corridoio del convento, e ,per come è strutturato, sembra una finestra che si apre su una scena reale. Ciò che è rappresentato capitava tutti i giorni in quel convento, in quel luogo, e ogni monaco o fedele doveva essere portato a rivivere” quell’avvenimento grandioso ed essere facilitato così alla preghiera e alla meditazione. E per questo che tutto nell’affresco richiama al monastero, dal portico alla porta che si apre dietro ai due personaggi, alla luce che sembra provenga da una finestra posta proprio sulla sinistra dell’affresco e che proietta quindi ombre, come quelle dei capitelli o degl’archi, vere e perfette come se fossero reali.
Ecco quindi che con Beato Angelico il monastero viene inteso come lo spazio capace di sostenere il frate in una meditazione continua. Non è quindi irrilevante il luogo in cui l’affresco viene dipinto: al termine di una scala e quindi la prima cosa visibile appena ultimata la salita.
In questo affresco vi è una forte idea della prospettiva e vi è una esatta definizione dello spazio. La scena è quasi simmetrica, grazie, per esempio, all’inserimento dei due personaggi in due arcate contigue. Le posture sono estremamente naturali e spontanee, per creare un’atmosfera pacata e meditativa, accentuata probabilmente dal giardino alla sinistra del dipinto.
Si capisce ancor meglio che il luogo ha influenzato le scelte dell’artista, e infatti l’opera dà un’impressione di sobrietà, di pacatezza, di rigore come si può notare dalla compostezza delle figure, dai colori tenui e dagl’abiti molto semplici.
BEATO ANGELICO, ANNUNCIAZIONE (CHE SI TROVA IN UNA DELLE CELLE), AFFRESCO, SAN MARCO A FIRENZE
Descrizione preiconografica
Questo affresco si trova all’interno di una delle celle del convento di San Marco. In ogni cella è presente una immagine diversa, un altro affresco dell’annunciazione è presente sul muro davanti alle scale che portano alle celle. In questo affresco si possono vedere tre personaggi: Maria è sulla destra, inginocchiata su uno sgabello di legno ha le braccia incrociate sul petto, con un braccio sorregge un libro aperto e ha lo sguardo rivolto verso il basso; l’angelo è in piedi, ritto di fronte a Maria, anch’egli ha le braccia incrociate sul grembo; a sinistra , in disparte è raffigurato un frate domenicano, le tre figure sono disposte all’interno di uno spazio simile a un chiostro di un monastero, sono sotto un portico con delle colonne e si può intravedere anche una parte di un giardino, proprio come i chiostri dei conventi i quali al centro avevano un giardino.
Analisi iconografica rapporto con la fonte
Tema principale:
L’avvenimento raffigurato in questo affresco è indubbiamente quello dell’annunciazione. Lo si capisce dal forte rapporto che ha con la fonte. In questo affresco si descrive evidentemente la scena riportata dal vangelo di Luca in cui l’angelo Gabriele viene a visitare Maria per annunciarle che da lei nascerà un bambino che sarà il figlio di Dio,
Tempo:
Osservando le posizioni dell’angelo Gabriele e di Maria si può intuire che il momento esatto in cui è raffigurato l’avvenimento non è quello in cui l’angelo è appena arrivato e Maria è turbata (come nell’annunciazione di Simone Martini), bensì un momento successivo. Infatti l’angelo è raffigurato ritto in piedi, la sua veste è ferma, non è svolazzante e sembra aver già iniziato a parlare con Maria. Questa non è turbata, ha lo sguardo abbassato e le braccia incrociate sul petto. La raffigurazione si colloca quindi probabilmente nel momento precedente al ‘sì’ pronunciato da Maria.
Luogo:
Il luogo scelto dal Beato Angelico per ambientare questa annunciazione è senza dubbio un elemento originale rispetto alle altre raffigurazioni anche di altri artisti. Il luogo infatti in questo caso non coincide con quello della fonte, che sarebbe la stessa casa di Maria a Nazareth. La fonte, infatti, dice che ‘l’angelo entrò da lei . Questo invece non è uno luogo chiuso, bensì un portico, e sulla sinistra si vede anche un giardino. Questo ambiente sembra riconducibile a quello di un chiostro di un convento del periodo rinascimentale, un ambiente dove viveva lo stesso Beato Angelico. Il portico è di forma semplice, ha delle volte a crociera ed è sostenuto da alcune colonne sulla sinistra (se ne vedono 3 sulla sinistra). La luce investe la scena arriva da sinistra e sembra entrare insieme all’angelo. La figura più illuminata dalla luce è quella di Maria. La parete in fondo al portico è più illuminata sulla sinistra e sembra riflettere la luce reale proveniente dalla finestra della cella dove è presente l’affresco.
Personaggi:
Un’altra variazione rispetto alla fonte apportata dal Beato Angelico è stata quella di non limitare alle sole figure dell’angelo Gabriele e di Maria la raffigurazione dell’annunciazione. Egli inserisce nell’immagine anche la figura di un frate domenicano ( si riconosce dal tipo di abito di colore nero e bianco) che secondo alcuni studi è San Pietro martire. Collocato all’estrema sinistra, dietro alle colonne, ha le mani giunte, sembra essere nell’atto di pregare o ringraziare il Signore mentre assiste alla scena. I personaggi di Maria e dell’angelo Gabriele hanno degli abiti non del periodo in cui la fonte dice che sono successi questi fatti, bensì del tempo di Beato Angelico. Maria è rappresentata con i capelli e carnagione chiari, anche se essendo, secondo la fonte, una donna della Palestina avrebbe probabilmente dovuto avere carnagione e capelli scuri. Tuttavia è rappresentata con un volto giovane da ragazza. Secondo alcune fonti, infatti, Maria al momento dell’annunciazione avrebbe avuto circa sedici anni. Maria tiene con un braccio un libro aperto: questo elemento è una variazione rispetto alla fonte in quanto questa non ci dice che Maria stesse leggendo mentre l’angelo arrivò, ma è comunque un elemento comune alle raffigurazioni dell’annunciazione che furono state fatte in quei secoli, come per esempio l’annunciazione di Simone Martini. Secondo alcune fonti, infatti, Maria stava leggendo uno scritto del profeta Isaia che diceva che una donna partorirà un bambino che sarà il figlio di Dio, quindi è come se stesse leggendo dell’avvenimento che le sarebbe accaduto in quella stessa occasione. Un elemento di variazione rispetto alle altre opere sull’annunciazione è quello di Maria inginocchiata su uno sgabello. Infatti spesso nelle raffigurazioni dell’epoca Maria era raffigurata seduta su un trono, già vittoriosa per avere accettato che avvenisse l’incarnazione di Dio per mezzo di lei. In questo caso invece ella si prostra totalmente di fronte all’angelo inginocchiandosi su un semplice sgabello di legno.
Interpretazione iconologia:
Le figure dell’Angelo e di Maria occupano un proprio spazio definito, ma non sono isolate, anzi l’ambientazione, la loro posizione e anche il modo in cui sono rappresentate, indica che Beato Angelico voleva evidenziare un legame, un rapporto tra le due figure e l’intimità con cui avviene il dialogo. L’ambiente è aperto, ma in ogni caso, grazie all’effetto degli archi, non è un ambiente dispersivo, che distacca le figure; anzi le collega in modo anche evidente. Questo si può verificare anche dal fatto che la curva dell’ala dell’angelo continua senza interruzioni, collegandosi all’arco della crociera che finisce, nella parte a destra dell’opera, proprio sopra la figura di Maria, la quale, inginocchiandosi, sembra imitare la stessa apertura della linea curva. Queste due figure sono simili anche per come sono state dipinte: entrambe, infatti, comunicano un senso di leggerezza dato sia dalla delicatezza dei lineamenti, sia dai capelli e dalla carnagione chiara, sia dalla verticalità delle pieghe delle vesti. Questi elementi indicano in che modo forte e intimo il divino entra in rapporto con l’umano, fino addirittura ad arrivare al fatto strabiliante preannunciato dall’Angelo, cioè che una donna umana possa partorire dal suo grembo il figlio di Dio. l’annunciazione indica come la stessa rivelazione di Dio dipenda dall’apertura dell’uomo che può scegliere di accettarla come ha fatto Maria, oppure no.
L’ambiente è semplice e spoglio di ogni decorazione superflua, non ci sono elementi in sovrabbondanza anzi c’è una estrema povertà dello spazio. L’unico arredamento è lo sgabello di legno necessario a Maria per inginocchiarsi. L’essenzialità dell’ambientazione rispecchia quindi la stessa purezza del corpo di Maria, come nell’altra annunciazione di Beato Angelico la purezza e la verginità di Maria era indicata dall’orto chiuso a sinistra dell’opera di fianco al chiostro. Un’altra caratteristica di Maria, simboleggiata dalla sua posizione inginocchiata, dal suo sguardo abbassato e dalle braccia incrociate sul petto, è la sua umiltà nell’accettare l’annuncio dell’angelo. Dio sceglie una persona pura e umile attraverso cui manifestarsi, non ricca e potente, ma una ragazza comune, come tante altre ragazze di quello e di altri tempi. Non vuole rendere la sua rivelazione qualcosa che sia spettacolare o d’effetto, che colpisca per la sua imponenza, ma qualcosa di estremamente sincero, che lascia la possibilità ad ogni uomo di riconoscerlo come vero attraverso la propria libertà. La purezza e l’umiltà di Maria sono condizione fondamentale per fare in modo che avvenga la rivelazione di Dio.
La luce non è diretta, non crea contrasti forti, anzi è diffusa e coincidente con lo spazio essenziale e lo riempie illuminandolo; arriva da sinistra sembra entrare insieme all’angelo: ciò simboleggia la luce divina che entra nello spazio essenziale e puro che corrisponde al ventre di Maria.
La presenza del frate domenicano invece simboleggia la testimonianza della chiesa. Noi veniamo a conoscenza degli avvenimenti della vita di Cristo tramite la testimonianza di altri. I frati degli ordini mendicanti che erano nati nei secoli antecedenti al Beato Angelico testimoniano con la loro vita l’adesione alla fede e, come indica la concezione di quel tempo, solo tramite la guida dei patriarchi e della Chiesa, gli uomini potevano sviluppare la loro fede per così giungere alla salvezza.
L’importanza che si attribuisce all’annunciazione in quel periodo è evidenziata dal fatto che a Firenze l’inizio del cristianesimo si vedeva nel momento dell’annuncio a Maria (momento in cui si esprime la volontà divina), piuttosto che nella nascita materiale di Gesù: l’inizio dell’anno, infatti, secondo il calendario fiorentino, cadeva il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione.
Samuele Gaudio