Una scuola da democratizzare
27 Gennaio 2019Geert Wilders. Immagini
27 Gennaio 2019Un binomio problematico? (1)
di A. Lalomia
L’umiltà è la vera prova delle virtù cristiane:
in sua assenza conserviamo tutti i nostri difetti,
camuffati soltanto dall’orgoglio che li nasconde
agli altri, e spesso anche a noi stessi.”
(François de la Rochefoucauld)
Tra le esperienze più frustranti -ma anche più tristi- che possono capitare
ad un docente, vi è senza dubbio quella di avere a che fare con colleghi
i quali mostrano purtroppo di possedere un’idea del tutto personale
dell’educazione e dei rapporti con gli altri, un’idea che si manifesta in tempi
e in forme che alla lunga incidono inevitabilmente sulle buone relazioni
all’interno della scuola e sull’immagine della stessa scuola tra gli studenti
e all’esterno.
Se un docente saluta con un Buongiorno”, rispettoso e spontaneo,
un collega, sarebbe lecito attendersi da questo collega, quantomeno, una risposta
nello stesso stile con cui il saluto è stato rivolto (ossia, appunto, Buongiorno”),
non un Salve”, biascicato, tirato fuori con le tenaglie, quando non rancoroso
e stizzito mentre si continua a leggere o, peggio, un grugnito incomprensibile
seguito da unocchiataccia truce perché si è costretti ad interrompere
di chiacchierare con un amico (in presenza degli allievi, i quali
vedono, ascoltano, giudicano e riferiscono ai compagni e all’esterno).
Il Salve” -ma espresso con aria serena, limpida, cortese e di disponibilità-
si può impiegare tra amici, oppure se il docente (non amico) usa la stessa
formula, non, appunto, Buongiorno”.
Per non parlare del silenzio totale che segue talvolta al Buongiorno”
e che qualifica il ‘muto. (2)
Tutto questo, come accennavo sopra, è molto triste, soprattutto se si verifica
diverse volte, in modo sistematico, provocatorio, obbligando
il docente che si comporta sempre in modo gentile ed affabile
ad abbassarsi allo stesso livello di un suo collega che un celebre autore
avrebbe preso forse come modello per i suoi testi (3) , con buona pace
della miriade di progetti di rinnovamento della scuola. Episodi di questo
tipo, infatti, anche se riguardano una parte minima del corpo insegnante,
non possono che nuocere all’immagine dell’istituzione scolastica, alimentando
la serie di critiche -già numerose- da parte di settori non trascurabili
della società civile (politici; media; studenti; genitori; quegli stessi docenti
i quali conservano ancora il culto del garbo e che per fortuna
rappresentano la maggioranza).
E il quadro è tanto più triste se a comportarsi nel modo sopra descritto
è una figura a cui è stato affidato un determinato incarico -sulla base
di criteri che non sempre è dato conoscere (4)-, un incarico che dovrebbe
richiedere, tra l’altro, il pieno possesso di qualità, sul piano dei rapporti
umani, particolarmente efficaci rispetto allo svolgimento del compito, malgrado
le ‘allergie personali (che d’altronde rappresentano una costante nella vita
di ciascuno di noi).
Un DS, se un docente gli rivolge il saluto di Buongiorno” o Buongiorno, Preside”,
risponde sempre con Buongiorno” o Buongiorno, Professore”,
non certo con un Salve”.
Se lo fa un DS, non si capisce per quale motivo non possa farlo anche un docente.
E’ troppo difficile? Può darsi che per alcuni sia così (5) ; ma perché
non sforzarsi almeno un po ?
Che senso di terribile desolazione si avverte, quando ci si deve preoccupare
anche di queste minuzie (6).
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Note
(1) Il titolo di questo testo non dovrebbe indurre ad equivoci.
Qui ci si riferisce alle buone maniere -meglio, al garbo, un termine con un campo
semantico su cui varrebbe la pena riflettere attentamente- non alla professionalità,
al senso del dovere e ad altri elementi che caratterizzano la figura del docente. D’altronde, i docenti ‘chiamati in causa rappresentano una minoranza
(per fortuna).
(2) Per inciso, i docenti che si comportano nel modo descritto sopra, sono poi quelli
che pretendono l’immediata risposta al loro saluto (le rare volte in cui si degnano
di salutare), un saluto formulato peraltro in modo ostentato, stentoreo, quasi urlando.
Penso ad esempio a certe professoresse che entrano in sala docenti come invasate,
senza curarsi minimamente del rumore assordante che provocano con i tacchi
delle scarpe e dello ‘stile che usano per spostare sedie, aprire cassetti, ‘scaraventare
borsa, chiavi e libri sui tavoli, sbraitando come ossesse, incuranti di chi si trova
in sala.
In fondo, siamo di fronte ad una delle tante dimostrazioni del principio secondo cui
solo chi viola sistematicamente le norme è sempre pronto, ogni volta che questo
gli fa comodo, a pretendere l’immediata applicazione delle stesse norme (che spesso, inoltre, interpreta secondo i suoi interessi personali e il suo grado di equilibrio
psichico, un aspetto, quest’ultimo, che spesso si sottovaluta).
(3) O quanta species..cerebrum non habet”.
(4) Per cui sarebbe il caso di osservare: Quis custodiet custodes?”.
(5) D’altronde: Natura non facit saltus”.
(6) Che per la verità, a ben vedere, tali non sono, per cui sarà utile ritornarvi,
nella convinzione (o nella speranza) che Repetita iuvant”.
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