Una scuola da democratizzare
27 Gennaio 2019Geert Wilders. Immagini
27 Gennaio 2019Voto di condotta: elogio del dieci
di A. Lalomia
I recenti provvedimenti in materia di attribuzione del voto di condotta -e più generale relativi all’importanza che questo parametro finalmente assume nel giudizio finale dell’allievo e nel calcolo del credito (1)- rischiano forse di non essere applicati in modo efficace, in particolare nella scuola superiore.
I motivi sono di vario tipo. Mi limiterò a citarne soltanto due:
1. uninformazione carente -e comunque inadeguata- su questa riforma in alcuni istituti.
A tale lacuna dovrebbero porre rimedio in tempi ristretti le figure di ciascuna scuola preposte ad incarichi di assistenza all’attività dei docenti. Basterebbe preparare un prospetto da distribuire almeno qualche giorno prima degli scrutini ad ogni insegnante, con spiegazioni semplici ma nello stesso tempo dettagliate sulle novità, in modo da eliminare dubbi od equivoci ed evitare interpretazioni non uniformi.
2. La mentalità, dura ad essere sradicata dal pensiero di molti docenti, che la condotta non debba valere più di tanto nella valutazione complessiva degli studenti. Tale mentalità si associa ad un’altra, ancora più micidiale – soprattutto quando viene sostenuta a spada tratta dal coordinatore di classe, a cui in genere, in sede di scrutinio, viene affidato il compito di esprimere il voto di condotta- secondo cui diversificare questo voto all’interno di una stessa classe creerebbe situazioni imbarazzanti, possibili conflitti tra gli allievi e comunque gelosie ed incomprensioni tra gli stessi. La premessa è legualitarismo a tutti i costi (2), che in realtà non è nient’altro che lo scimmiottamento, nelle sue forme più degradate, del principio di uguaglianza.
Io credo che il modo migliore di attuare queste nuove disposizioni sia quello di valutare attentamente ogni singolo componente della classe, senza generalizzazioni frettolose e semplicistiche -facendo durare lo scrutinio intere ore, se necessario (3)-, e assegnando, una volta deciso che il ragazzo può essere promosso, l’intera gamma dei voti a disposizione, cioè dal sei al dieci.
E’ giusto assegnare sei o sette a chi ha ignorato spesso le regole scolastiche, per trasmettergli un messaggio forte e per fargli capire che non potrà e non dovrà più permettersi determinati ‘stili; ma è altrettanto doveroso premiare coloro i quali queste regole le hanno rispettate sempre, comportandosi in modo impeccabile, disponibile, collaborativo, frequentando in modo assiduo e comunque compatibilmente con le proprie condizioni fisiche e le problematiche familiari, dimostrando spirito civico, senso del dovere, buona volontà, desiderio di apprendere, partecipando attivamente al dialogo educativo, impegnandosi e producendo in maniera adeguata, quando non in misura discreta, ottima o addirittura a livelli superiori.
Personalmente, anzi, sarei favorevole anche all’introduzione della lode – da associare appunto al dieci- e all’istituzione di un Albo dei dieci in condotta”, da esporre all’ingresso di ogni scuola e consultabile liberamente da chiunque acceda all’istituto. L’ “Albo”, aggiornato periodicamente, dovrebbe poi trovare una sua collocazione sulla Home Page del sito scolastico.
A questo punto, però, nasce inevitabilmente un problema.
Io credo infatti che, mentre non esista docente il quale non ritenga legittimo mettere dieci nella sua materia ad un alunno, al momento dell’attribuzione del voto di condotta questo stesso docente giudichi invece tale valore troppo elevato, eccessivo, per cui è disposto a concedere al massimo nove (Non siamo mica alle elementari”, si sente dire spesso nelle scuole superiori).
Non solo: ma potrebbe anche accadere che qualche insegnante, dopo aver appreso che in un certo scrutinio sono stati attribuiti dei dieci in condotta, ritenga suo diritto esprimere su questa scelta giudizi non richiesti, inopportuni, incauti e tali forse da condizionare le scelte di alcuni colleghi più influenzabili.
In realtà, nelle situazioni sopra descritte, il dieci in condotta non solo è legittimo, ma direi quasi doveroso, proprio per creare quelle differenziazioni che rappresentano lo spirito stesso delle nuove norme.
Con gli scrutini conclusivi ormai alle porte (ma in alcune scuole sono già iniziati) è bene che tutti i docenti si rendano conto di questo scenario, per evitare di stravolgere un provvedimento che ha restituito finalmente alla condotta l’importanza che io ho auspicato per anni e anni (4) .
I docenti italiani hanno finalmente a disposizione uno strumento formidabile per ripristinare la legalità dentro molte scuole, per far valere all’interno di tutte le aule le norme del vivere civile, per educare i ragazzi a comportarsi in modo corretto e responsabile, ma anche per premiare i virtuosi, gli studenti particolarmente sensibili e coloro i quali rispettano i principi della convivenza.
Facciano tesoro di questo prezioso strumento e lo utilizzino in modo concreto.
Mettano dunque sei e sette -scrollandosi di dosso ogni senso di colpa – , ma nello stesso tempo non dimentichino mai che esiste anche il dieci, che va usato sistematicamente ogni volta che ne esistono le premesse, senza lasciarsi suggestionare da nessuno.
Il dieci in condotta è il segno tangibile che i docenti hanno capito e apprezzato appieno il modo di comportarsi dello studente, il suo impegno, i suoi sforzi, i suoi sacrifici, assicurandogli quei riconoscimenti che egli forse auspica.
Questo vale anche -e mi sentirei di aggiungere, soprattutto- per i corsi serali, dove il comportamento squisito di un corsista e di unamabile signora quarantenni, non può e non deve essere messo sullo stesso piano di quello mostrato da giovincelli di vent’anni un po esuberanti, attribuendo a tutti un banalissimo otto o, al massimo, nove.
Il dieci ai due corsisti maturi è un atto dovuto e sarebbe deplorevole se i docenti non decidessero in tal senso.
A parte il mancato rispetto della normativa (un dato che non mi sembra certo trascurabile), ne andrebbe della loro stessa credibilità.
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Note
(1) Cfr. tra l’altro la C.M. n. 46 del 7 maggio 2009, nonché la C.M. n. 50 del 20 maggio 2009.
(2) Per inciso, si tratta di una premessa che non ha valore neanche nei pochi stati totalitari comunisti sopravvissuti, dove la condotta continua a mantenere un’importanza notevole.
(3) La parrucchiera o la partita di calcio in TV possono attendere, una volta tanto. E’ auspicabile anche che gli scrutini si svolgano sempre in ambienti adatti, in un clima disteso, sereno, di rispetto reciproco e di garbo, con strumentazione informatica di ultima generazione e che renda ben chiaro il quadro della classe anche ai docenti con problematiche fisiche.
A volte si ha l’impressione che le ‘vecchie procedure’ (quelle, per intenderci, della trascrizione manuale dei voti sul supporto cartaceo), senz’altro più lunghe delle attuali, fossero comunque più efficaci sotto il profilo appunto della visione complessiva della classe, in particolare perché consentivano un confronto immediato tra la situazione finale e quella del primo periodo (in genere quadrimestre).
(4) Cfr. per esempio Parametri generali per la valutazione” (pubblicato su www.edscuola.it) e Voto di condotta, maestra unica, precariato, concorsi e altro” (apparso su www.orizzontescuola.it).
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