Angelo Stummo
27 Gennaio 2019Domande per preparare il Test sul Cap. 1 “Il moto”
27 Gennaio 2019Heute
Heute der 21.11.1995 habe ich mich mit meiner Freundin auf der Brücke verabredet denn wir wollten zusammen mit der Bahn in die Schule fahren.
Es war 7.40 Uhr, wir sind mit der Bahn drei Stationen gefahren und dann sind wir ausgestiegen. Meine Freundin fragte, wo wir lang gehen sollten.
Ich habe gesagt:
“Immer geradeaus”.
Da wuÉte ich nicht mehr wo wir waren. Das war das erste Mal, daÉ ich und meine Freundin mit der Bahn zur Schule gefahren sind, sonst gehen wir immer zu FuÉ. Es war 7,50 Uhr, meine Freundin sagte, daÉ wir uns verlaufen hätten, aber ich sagte das nur ein biÉchen zu weit mit der Bahn gefahren wären. Dann habe ich gesagt:
“Es ist besser wenn wir fragen wo die Rethel StraÉe ist.”
Meine Freundin fragte einen Mann und sagte:
“Immer geradeaus, an der zweiten Ampel.”
Die zweite Ampel war ganz schön weit. An der Ampel sollten wir uns entscheiden, wo wir gehen sollten, rechts oder links. Wir sind rechts gegangen, dann sind wir wieder an einer anderen Ampel angekommen. Da sagte ich:
“Oh nein, oh nein!”
Wir waren wieder auf der Brücke. Es war fast 8 Uhr. Ich und meine Freundin sind ganz schnell zu FuÉ zur Schule gerannt. Um 8.10 Uhr waren wir in der Schule, es war eine Minute bevor die Lehrerin in der Klasse kam. Ich habe meine Freundin gefragt:
“Gehen wir morgen wieder mit der Bahn?”
Ich und meine Freundin haben den Kopf geschüttelt und “Nein” gesagt.
Teresa
Una strega
Tanto tempo fa viveva una strega. Tutti dicevano che era pericolosa, potente, brutta e cattiva. La notte tutti avevano un binocolo e facevano una volta per uno la guardia per vedere se la strega si avvicinasse alle loro case.
Non era vero però, perché anche se era una strega era carina e buona le piaceva solo fare spaventare la gente. Faceva delle pozioni magiche per trasformarsi brutta con una voce cattiva. Quando voleva inventare qualcosa faceva sempre un gran fracasso.
Una sera voleva fare diventare la sua scopa non solo volante ma anche parlante, allora iniziò a mischiare tutto disse alla scopa:
“Allora, vieni qua, amica mia.”
La mise sul tavolo, prese una bottiglia e dentro ci mischiò acqua, vino, birra, due uova, un limone, un po’ di zucchero e poi capelli di scimmia, fegato di drago e altre cose.
Dopo aver messo quello che riteneva fosse giusto prese la scopa, le mise quel liquido addosso e aspettò un po’. Poi la scopa disse:
“Ecco, ci sei riuscita. Ora scommetto, mi devi fare un bagno. Vero?”
“Si proprio così. Vieni.”, disse la strega.
“No, no, no me ne volo via.”
“Aspetta, altrimenti ti faccio lavare dal mio gatto.”
“No grazie. Però una volta posso anche farne a meno.”
“Non ci penso neanche.”
“Io non mi lavo.”
“Vieni qui.”
“No, no e no.”
E mentre loro litigavano come sempre la storia della strega finisce qui.
Il ragazzo
Conosco un ragazzo molto bravo, buono di carattere, che ride sempre e che fa molti scherzi.
Lui è il mio amico più intimo, come io penso di essere per lui. Solo una cosa non mi piace di lui:
Una mia amica che conosce anche lui fuma quasi da un anno.
Loro da un mese circa stanno insieme. Lui non vuole che lei fumi. Lei ha cercato di smettere di fumare. Davanti a lui non fuma più e neanche di nascosto. Solo qualche volta se andiamo in discoteca o a qualche festa.
Una sera sono andati da un amico perché i suoi genitori erano andati da parenti e lui aveva la casa libera. Poi lei ha saputo che loro volevano fumare uno spinello e si arrabbiò perché noi ragazzi siamo contro la droga e lui lo sa benissimo.
Lei ha cercato di parlare con lui: lei non capisce perché lui non vuole che lei fumi , però lui può fumare lo spinello.
Lui ha risposto:
– Va bene, tu fumi ogni giorno. Noi fumiamo lo spinello solo una volta al mese.
La mia amica non sa cosa fare. Lei non vuole stare insieme ad uno che si fuma lo spinello, però lei ha paura di perderlo perché lei lo ama. Però lui si deve decidere tra lei e la droga.
Daniela
L’incontro
– Ciao Luca, amico preferito di gioventù, come stai?
– Beh, io sto bene, però …
– Prima eri grosso grosso e adesso sei come uno stecchino. Come mai?
– Beh, gorsso grosso no, però sono dimagrito un po’.
– E adeso hai pure tanti capelli ricci sulla testa. Prima avevi la testa pelata. Che hai fatto, sei andato da qualche erborista?
– No, li avevo sempre così e poi io non mi …
– Oh, porti pure gli occhiali! Come mai? Ti è successo qualche incidente?
– No, li porto da quando avevo 8 anni. E poi non mi chiamo Luca, mi chiamo Matteo.
– Come, pure il nome hai cambiato?
Giuseppe
Die kleine Schnecke
Lisa war eine kleine fröhliche Schnecke. Sie hatte viele Schneckenfreunde und andere Freunde. Ihr Leben war sehr langweilig, denn in einem Schneckenleben gibt es nichts besonderes. Eines Tages sagte sie zu ihren Freunden:
“Wer geht mit mir nach Mexiko?”
Die anderen lachten und antworteten:
“Wie willst Du denn dort hin?”
Lisa lebte in Italien und von dort bis nach Mexiko ist es weit. Also machte sie sich auf die Reise.
Sie dachte:
“Na, denen werde ich’s zeigen. Wenn ich in Mexiko bin schreibe ich ihnen eine Postkarte.”
Nach vielen Tagen als die Schnecke auf ihrem Weg war, traf sie einen Frosch.
Sie fragte ob sie auf dem Rücken des Frosches nach Mexiko dürfte.
Der Frosch sagte:
“Ja!”
Nach zwei Monaten waren sie dann endlich in Mexiko und Lisa schickte ihren Freunden eine Karte. Als die Karte bei ihren Freunden ankam wunderten sie sich, daÉ sie es doch geschafft hatte nach zu kommen. Lisa hatte eine schöne Zeit in Mexiko, doch irgendwann ist jeder Urlaub zu Ende. Lisa muÉte nach Hause. Der Frosch hatte solange Urlaub wie Lisa. Er hat auf sie gewartet. Auf dem Weg heim waren sie sehr traurig, denn sie wollten gar nicht nach Hause. Als sie in Italien angekommen waren freuten sich alle Schnecken und feierten eine Party für Lisa. Es waren alle froh und wenn sie nicht gestorben sind, dann feiern sie noch heute.
Sabrina
I giorni prima di Natale
Giovedì sono andata con la mia classe a Eislaufen. Alle 8 eravamo a scuola e alle 8,30 siamo partiti per andare a Benrath. Siamo arrivati alle 9,15.
Il giovedì normalmente è chiuso per le scuole e la mia maestra ha domandato se potevamo entrare e le ha detto di sì.
Siamo entrati senza pagare il biglietto.
Alle 9,30 circa eravamo tutti sul ghiaccio a pattinare. Siamo stati fino alle 12,00 giocando ad acchiappare e a vedere chi era il più veloce.
Non tutti sanno pattinare. Ci sono 3 o 4 della mia classe che non sanno pattinare e sono caduti sempre. E noi ci siamo messi a ridere. Alle 12,00 ce ne siamo andati e ci siamo messi in cammino. 4r di noi sono andati a comprare da mangiare per il venerdì. Avevamo 19,90 DM e dovevamo compare qualcosa per noi, così abbiamo comprato patatine, aranciate e altre cose; poi abbiamo portato il mangiare in classe e abbiamo aggiustato tutto per il giorno dopo.
Il Venerdì siamo andati in classe e tutti dicevano che la classe era preparata veramente bene. Ci siamo seduti e abbiamo visto un film. abbiamo mangiato qualcosa e alle 9,15 abbiamo sentito musica di Natale. Siamo andati tutti fuori per vedere che cosa c’era ed erano dei con il volino che suonavano le canzoni di Natale.
Alle 9,30 siamo andati tutti in classe e la maestra ci ha augurato un felice Natale e un felice anno nuovo. Anche noi le abbiamo augurato un felice anno Natale e un anno Nuovo per tutti.
L’eroe
Un giorno andavo in giro per guardare i negozi ad un tratto c’era una nuvola nera in cielo, questa nuvola mi ha trasferito in una stanza bianca dove c’erano delle creature che sembravano come dei astronauti. Mi presero e mi misero su una tavola di legno. Senza che io volevo mi hanno incatenato.
Io mi difendevo con tutta la mia forza però ad un tratto mi addormentai. Quando mi ero di nuovo svegliato mi trovai di nuovo sulla terra, in una casa non abitata. Quando vidi le mie mani, vidi dei ferri nelle mie mani. E mi sono chiesto alcune domande:
– Perché io ?
– Che significato ha questo ?
– E perché sono qui ?
Tutte queste domande non hanno avuto mai una risposta. Cosi questi ferri mi spuntavano fuori e mi entravano di nuovo dentro le mani quando volevo io. Anche se all’inizio non ce la facevo, ma con il tempo riuscii. Poi sono andato da un dottore che conoscevo molto bene che fa dei esperimenti cimici, così lui mi disse che non avevo più delle ossa normale nonché di un elemento simile ad un metallo che é però indistruttibile, questo tipo di metallo é però sconosciuto qui sulla terra. Allora mi resi conto che no potevo vivere una vita come prima. Perciò decisi di farmi un costume con una maschera, e da là in poi decisi di chiamarmi “Wolverine”. Aiutavo le persone che erano in pericolo, combattevo contro il male, e sempre quando vincevo si diceva:
– Nuovamente il bene ha vinto su il male !
Mi resi conto che ero diventato un eroe !
Rosario
Silvia
Io ho una sorella di quattro anni che si chiama Silvia.
E una bambina calma e brava .
Solo qualche volta mi fa arrabbiare.
Lei ha i capelli un poco ricci e delle persone la pigliano per maschio .
Io sono contento di avere una piccola sorellina, sennò non avrei nessuno per divertirmi, nessuno per passare il tempo, cosi io sarei triste.
Mia sorella dei giorni fa i capricci perché non vuole mangiare .
Io le dico sempre : ,, Mangia cosi cresci .”
Io la voglio molto bene, per me e come un gioiello.
Luigi
Io
Io mi chiamo Antonella, ho 14 anni e un fratello di 2 anni. Oggi voglio scrivere un po’ su di me e sul mio carattere.
Mia madre mi dice sempre che io sono testarda.
E’ vero perché quando io spiego qualcosa, per esempio in una discussione, devo avere sempre ragione o altrimenti cerco di convincere gli altri che io ho ragione.
Sono stata sempre così da quando ero bambina. Insistevo sempre, sempre e sempre. Ma la cosa più bella è che la maggior parte delle volte ho ragione. Quando però succede il fatto che non ho ragione e lo vengo a sapere, subito mi arrabbio e divento nervosa.
Non so ma mia madre mi dice che questo deriva dal fatto che il mio segno zodiacale è Ariete. Lei conosce molti arieti e ognuno di loro si comporta suppergiù come me.
Ma la mia vita non consiste solo nel discutere e avere ragione. Sicuramente ho molti hobby. La mia passione è quella di leggere. Non passa un giorno che non leggo. A poco a poco sto leggendo i libri di Stephen King e di Dean Woontz. Tutti e due sono autori di Horror. Ma se mi capita un libro di medicina, soprattutto sui virus, lo leggo volentieri. C’è da dire che io da grande mi voglio occupare di patologia. Forse ora pensate che io sia pazza, ma mi interessa molto. Piano piano mi vado informando sulla morte causata da infezione virale. Un film famoso tratto dal libro omonimo è per esempio “Outbreak – lautlose Killer”.
Ma cosa faccio quando non leggo?
Beh, esco con le mie amiche anche per andare al cinema, per andare in città vecchia o guardare dei vestiti. Con la mia amica Sabrina vado spesso a pattinare a Benrath. E’ molto divertente lì perché quando ci andiamo di sabato o di domenica mattina ci sono molti amici che conosciamo. Insieme andiamo sul ghiaccio o al Bütchen per parlare e o per mangiare.
Antonella
Un giorno da solo
Un anno fa sono andato a passeggio a Waterloo ed ho incontrato dei vecchi amici . Mi hanno guardato ma non si sono fermati ed io li ho pedinati.
Loro erano frettolosi e non capivo perché. Ad un certo punto hanno girato in un incrocio a destra e in quella strada hanno girato poi a sinistra.
Incominciò a a fare buoi e si diressero verso il mare. Si avvicinano ad una macchina, la aprono, pigliano due mute e si immergono nell’acqua e poi li vedo salire su una nave.
Dopo due minuti sono ritornati indietro e ho sentito un frastuono “Boom! Boom!”.
Mi sono girato ed ho visto dell’acqua volare e sono tornato subito a casa.
Quando sono arrivato a casa ho trovato le stanze sottosopra. Le ho riordinate e sono andato a dormire.
Il giorno dopo li ho incontrati di nuovo però stavano in una pizzeria e mangiavano la pizza. Dopo, quando dovevano pagare, hanno cacciato dei mitra e hanno sparato alle persone nel ristorante. Quando sono usciti fuori mi hanno visto e mi hanno sparato , però non mi hanno colpito perché sono scappato in una strada. Questa strada non aveva uscita e loro mi hanno detto:
– Dove vai picciotto?
Ed io ho detto:
– Per favore, non mi sparate!
Mi sono messo vicino al muro, il muro si è aperto ed io sono subito scappato dentro.
Lì dentro c’era un nascondiglio di Pank. Provavo a cercare l’uscita, però non la trovavo. Ad un certo punto ho sentito parlare. Mi sono nascosto in un angolo che si è aperto e sono usciti tantissimi topi che hanno fatto spaventare i Pank. Grazie ai topi ho trovato una via per uscire.
Luigi
Il mio Natale
Il 24 Dicembre siamo andati dai nostri zii di Köln. C’erano anche la mia cugina di Papanice che si chiama Antonella e 2 altre mie cugine che abitano anche a Köln: una si chiama Maria e l’altra si chiama Francesca. Noi siamo arrivati alle 1100 di mattina. All’inizio non abbiamo trovato la loro casa perché hanno cambiato casa. Dopo 5 minuti l’abbiamo trovata.
Dopo un po’ che eravamo lì mia cugina, mia sorella ed io siamo andati nel ristorante di mio zio. Ci siamo rimaste un po’ e poi siamo andate a casa loro e abbiamo aiutato mia zia a cucinare. … hanno telefonato gli zii di Papanice e abbiamo parlato con loro.
Alle 12,00 abbiamo mangiato tutti insieme e dopo aver mangiato abbiamo lavato i piatti.
Dopo un po’ siamo andati a passeggio e abbiamo incontrato un amico di mio cugino. Al ritorno abbiamo guardato la TV e abbiamo giocato a carte.
A cena abbiamo mangiato il coniglio, la pasta al forno e altre cose e siamo rimasti a tavola fino a mezzanotte, quando abbiamo dato i regali, abbiamo bevuto lo champagne e mangiato il panettone.
All’ 1,30 siamo andati a letto, ma mia cugina ed io abbiamo chiacchierato per parecchio ancora, cosicché la mattina dopo ci siamo alzate alle 11,00.
Noi dovevamo andare a casa nostra e mio zio a casa di sua madre per mangiare lì. Arrivati a casa abbiamo aperti i regali dei nostri genitori.
Io ho avuto un disc man e dei soldi. Mia sorella ha avuto 1 CD di Diamo Ging, uno di Marcel Cahey e un calendario di Jane Jackson. Mio fratello ha avuto un grande robot di Power Ranger.
Dopo un po’ è arrivato un amico di mia madre e ha portato dei regali per noi.
La casa era piena di carta dei regali e sono andata a buttarla.
Quel giorno ho incontrato la mia amica Nelli. Lei piangeva per la contentezza di vedere me, come anch’io di vedere lei.
Lei mi ha detto :
– Mi scusi se non ho il regalo per te?
Io le ho detto:
– Già! Ma tu mi hai fatto il regalo più bello che abbia ricevuto.
Maria
Ciao signor maestro, come va?
Sicuramente meglio di me.
E’ da molto tempo che non ci sentiamo. Lei lo sa che io ho cambiato scuola l’ultimo anno perché la scuola obbligatoria l’avevo finita. Però è stato uno sbaglio che ho continuato la scuola. Era sicuramente meglio se andavo a lavorare, ma che ci posso fare, ho fatto uno sbaglio.
Gli ultimi giorni ho scritto delle domande di lavoro per meccanico dell’industria e lunedì devo andare a fare un test alla Krupp GmbH e se ho fortuna a luglio posso incominciare a lavorare.
Questo ultimo anno di scuola è stato molto difficile per me. All’inizio sembrava tutto più facile, ma quando abbiamo fatto i primi compiti in classe ho capito che questa scuola non era fatta per me. La colpa è un poco pure la mia perché io a casa non mi impegnavo mai, per essere scemo. Ma gli ultimi compiti li ho fatti meglio perché a casa mi sono impegnato di più. Tanto negativa questa scuola non è perché in questa scuola si impara il commercio e il commercio è molto interessante e anche importante.
Spero per il futuro che le cose per me vadano meglio.
Il suo vecchio alunno.
Giuseppe
Oggi 12.5.1995
Questo giorno non lo dimenticherò perché ho avuto per la prima volta il pane consacrato.
Sono le 9,30, mi sono alzato e mi sono messo il vestito per la comunione. Verso le 10,00 ho finito di vestirmi. Dopo sono partito per la messa e sono arrivato verso le 10,30.
Alle 11,00 è cominciata la messa. Noi bambini della comunione siamo stati sull’altare vicino al prete. Dopo 15 minuti ci ha chiamato il prete nome per nome: prima le femmine e dopo i maschi. Io ero il secondo; sono andato dal sacerdote e mi ha dato il pane. Dopo sono andato al mio posto e mi sono inginocchiato.
Dopo è finita la messa e noi abbiamo fatto le foto e siamo andati al ristorante, dove abbiamo mangiato e bevuto. Verso le 18,00 siamo andati a mangiare il gelato. Verso le 20 siamo tornati tutti a casa.
Gerardo
Il mio maestro
Il maestro di cui voglio parlare si chiama Dr. H. e ci dà lezioni di francese e di sport. L’insegnamento di francese lo fa facile, però tu devi stare sempre allegra, sennò ti prende sotto il naso e se tu alzi la mano per dire qualcosa fa come se non ti vedesse.
Oppure se fai qualcosa che non gli va, lui ti dice delle parolacce e dice che la colpa è dei nostri genitori. Cosa hanno a che fare i nostri genitori se noi facciamo una cosa sbagliata? Lui ci dice che non dobbiamo mangiare durante le lezioni. Va bene, questo è giusto, però lui mangia sempre la cioccolata.
Una volta questo maestro ha dato una botta con il libro ad uno scolaro e gli ha fatto uscire il sangue dal naso e quando l’ha visto ha chiesto mille volte scuse per evitare che il andasse dal direttore. Il bello era che aveva dato quella botta senza un motivo, anche se lui diceva che il ragazzo gli aveva buttato dei piccoli fogli agli occhi e questo è più pericoloso perché lui porta gli occhiali.
Ma era una delle sue solite bugie.
Oppure una ragazza gli ha detto che sembrava un po’ assonnato e lo sembrava davvero e lui per risposta chiese alla ragazza perché stava qui in Germania e perché non se ne tornava di nuovo da dove era venuta, solo perché lei viene dall’IRAN. Penso che sia un razzista.
L’insegnamento dello sport non lo sa fare proprio. Non capisco perché è diventato un maestro di sport se non lo sa fare, come anche non capisco come mai stia ancora a scuola dopo che ha fatto tante cose di male. Dice sempre delle parolacce anche se da una parte sa essere molto bravo. Lui è molto ridicolo, mentre delle volte lui pensa di essere ridicolo e invece non lo è.
E no, non desidero per niente un altro maestro così scemo, pazzo e anormale.
Daniela
L’adolescenza
L’adolescenza è forse la fase più difficile della nostra vita, xò nello stesso tempo anche la più emozionante perché improvvisamente si scoprono e si provano delle sensazioni e delle emozioni che prima non avevamo mai provato.
Non riusciamo a renderci conto di che cosa ci stia accadendo e ci chiediamo spesso che senso abbia tutto questo.
E’ capitato sicuramente a tutti di porci delle domande come: Chi sono? Cosa provo? Cosa voglio? Cosa vorrei diventare? e guardandoci allo specchio di vedere una persona completamente sconosciuta, estranea.
Si ha la sensazione come di essere in un film e cerchiamo xò con tutte le forze di tenerci coi piedi per terra, di staccarci il meno possibile dalla realtà in cui viviamo.
Si passa praticamente dalla fase in cui, essendo dei bambini ci identifichiamo e dipendiamo dai nostri genitori ad una fase in cui cerchiamo di dipendere solo ed esclusivamente dalle nostre capacità.
Ed è come vivere un’avventura: L’avventura di diventare adulti.
Vogliamo provare tutto prima di dover scegliere ed è difficile cercare di immaginare che tipo di persona diventeremo un domani, alla fine di questo processo di trasformazione, sapere quello che x noi è importante, come vivremo, cosa faremo.
Vogliamo sentirci completamente responsabili di noi stessi, anche xché non riusciamo ad accettare le decisioni e le opinioni degli altri. Vediamo le cose in modo e con occhi diversi: quello che magari prima ritenevamo giusto e normale ora ci sembra falso e arretrato.
Durante l’infanzia credevamo cecamente a tutto quello che i nostri genitori ci dicevano e ci raccontavano, ora invece non si è quasi mai della stessa opinione. E questo succede xché, dal momento che i nostri genitori non riescono così velocemente ad abituarsi a questa nuova situazione, a questo nostro “diventare adulti”, al fatto che siamo in grado di prender da soli le nostre decisioni e di avere delle proprie opinioni ci trattano ancora oggi come dei bambini intromettendosi in tutto quello che facciamo.
Ed è per questo motivo che nascono spesso dei malintesi e delle incomprensioni con i nostri genitori, i quali cercano solo di seguirci , passo dopo passo, cercando di aiutarci e di consigliarci x un futuro migliore. Questo è per loro sicuramente il compito più difficile di affrontare e noi da buoni figli dovremmo cercare di essere pazienti,, di andare d’accordo e soprattutto di comprenderli xché anche loro, come tutti del resto hanno le loro debolezze e commettono i loro errori.
Isabella
Was für ein Tag
Wenn ich ehrlich sein soll, hatte ich schon von morgens an Kopfschmerzen, und wollte nicht in die Schule. Aber als ich daran dachte, daÉ ich den ganzen Vormittag alleine zu Hause verbringen musste, bin ich trotz Kopfschmerzen in die Schule gegangen, doch auf italienische Schule hatte ich überhaupt keinen “Bock”, wie wir Jugendlichen immer sagen. Obwohl sich meine Begeisterung für die italienische Schule in Grenzen hält, bin ich hingegangen. Denn für meinen Traumjob ist diese Sprache zu beherrschen wichtig, und da ich diese Möglichkeit habe, wäre es sehr dumm von mir, wenn ich diese Chance nicht nützen würde. ODER?
Wie ich schon vermuten kann, kennt ihr den berühmten, bei einigen beliebten, bei den anderen weniger beliebten Herrn Tizza, dessen Name man leicht mit der gut schmeckenden Pizza verwechseln kann. Heute hat mich dieser Lehrer wie oft schon am Anfang auf die “Palme gebracht” mit seinen Geschichten. Zum Glück hat sich später der StreÉ gelegt, und man konnte
wieder mit ihm reden, und ich habe weiter an einer anderen Geschichte geschrieben.
Danach haben wir eine kleine Pause gemacht und dann mit dem Grammatikbuch
weitergemacht.
SchlieÉlich wurde es 18.00 Uhr, längst Zeit, um nach Hause zu gehen. Ein Schulkamerad von mir und ich haben uns auf den Weg gemacht, die Bahn zu bekommen, doch zu unserem Pech ist sie vor der Nase weggefahren. Wir waren sehr sauer, aber was konnten wir machen, auÉer 10 Minuten in der Kälte auf eine Bahn zu warten?
Als dann endlich die Bahn kam, haben wir uns an einen Platz gesetzt, unter dem eine Heizung war, um uns zu erwärmen.
Es war ungefähr 18.30 Uhr, als wir am Bahnhof in die 709 eingestiegen sind. Die StraÉenbahnfahrerin fuhr wie normal los, doch langsam aber sicher waren alle Leute, die ursprünglich hinten im Waggon saÉen, nach vorne gekommen. Sofort fragte die Fahrerin, was da hinten wohl sei. Eine alte Dame sagte mit zitternder Stimme:
“Hinten prügeln sich zwei Männer und auf dem Boden liegt Blut von dem Jüngeren! Bitte beeilen sie sich!” Die Fahrerin raste mit einem Eisenstab nach hinten und sorgte, daÉ Ruhe herrschte. Nachdem ein Mann und sie die beiden mit viel Kraft auseinanderreiÉen konnten, rief sie einen Krankenwagen und die Polizei an. Schon nach zwei oder drei Minuten waren Krankenwagen und Polizei zur Stelle.
Als ich die alte Dame gefragt habe, was genau passiert war, erklärte sie es mir, und zwar war der jüngere Mann an Bahnhof wie wir eingestiegen, da er höchstwahrscheinlich vor nicht langer Zeit Drogen eingenommen hatte und high war, wie es sich später herausgestellt hat, hat er sich, statt neben einen Mann zu setzen, auf ihn gesetzt! Dieser wurde sofort handgreiflich. Natürlich schlug der andere auch. Im Nachhinein hat sich herausgestellt, daÉ der “normale” Mann ein Polizist war.
Inzwischen wurde es schon sieben Uhr und ich war immer noch nicht zu Hause, obwohl ich viele Hausaufgaben machen muÉte und mein Schulkamerad am nächsten Morgen eine Englischarbeit schreiben sollte.
Endlich sind wir losgefahren, und schon bald waren wir zu Hause. Meine Mutter hat sich wie immer Sorgen gemacht und hat an der Haltestelle auf mich gewartet.
Als ich dann so um 23.00 Uhr meine Schulter das Bett berührten, dachte ich:
– WAS FÜR EIN TAG!!!^^
Rosalba
Saltimbanco
Am Samstag, den 14.10.1995 war ich bei dem erfolgreichen Spektakel Saltimbanco, Cique du Soleil.
Vor einigen Wochen wollte ich mit meiner Mutter zu “West-Side-Story” im Capitol gehen.
Aufgrund der Vorbereitung der vielen, wichtigen, aufeinanderfolgenden Messen war dies allerdings nicht möglich. Wenn ich mir das aber richtig überlege, war die Entscheidung für Saltimbanco doch die bessere.
Bevor ich das Spektakel gesehen hatte, dachte ich, dass Saltimbanco eher etwas für Erwachsene wäre, aber dabei habe ich mich völlig geirrt.
Es fing ganz harmlos an. Wir waren pünktlich da und die Show hatte etwa 5 Minuten Verspätung, womit meine Mutter und ich allerdings schon gerechnet hatten. Am Anfang kamen ein paar Schauspieler (Clowns) mitten ins Publikum, um es im voraus schon etwas aufzuheitern. Danach kamen erst einmal alle Schauspieler auf die Bühne und machten eine Art Tanz bis dann ca. mehr als die Hälfte sich zurückzogen. Nun war der kleinste (Anton Tchelnokov, 10 Jahre), sein Vater und noch eine Schauspielerin auf der Bühne. Im Hintergrund blieb noch der Clown, der wie alle anderen perfekt und witzig geschminkt war. AuÉerdem war während des gröÉten Teil des Spektakels die Band mit einer hervorragenden Sängerin zu sehen und zu hören.
Doch kommen wir zurück zu den drei Akrobaten. So gelenkige Menschen habe ich in meinem ganzen Leben nie gesehen. Der Junge zum Beispiel konnte sich nach hinten beugen und dabei mit den Händen seine FüÉe festhalten und währenddessen konnte er aber gleichzeitig auch vom Vater hochgehoben werden.
Nach dieser Vorführung kamen die am buntesten verkleideten Akrobaten und zeigten ihre Künste an langen, dünnen Rohren, die bis zur Decke gingen. So ging das ganze Spektakel weiter, wobei man nicht die passende, sanfte Musik vergessen darf. Zwei noch erwähnenswerte Dinge sind:
– Das sogenannte “Bungeejumping”
und
-Das bewundernswerte “Jonglieren”.
Kommen wir zum “Bungeejumping”. Hierbei waren vier Akrobaten die “Hauptdarsteller” dieser Szene. Das Ganze wurde aber “untermalt” von den Clowns, die den Akrobaten beim auf- und abseilen halfen. Während des Springens standen sie aber nicht so blöd herum, sondern durch Mimik und Gestrig von ihnen sah das alles nicht so trist aus. Die Akrobaten hatten jeweils rechts und links mehrere Gummiseile, die zusammen wie ein dickes Gummiseil aussahen. Die Akrobaten standen bzw. sprangen auch sozusagen im Kreis, drehten sich noch dabei nach vorne. Abwechselnd oder gleichzeitig, bei allen Variationen musste man staunen.
Zum Jonglieren: Der Jongleur sah am neutralsten aus, denn er hatte keine Perücke auf, und auÉerdem war er am ungeschminkesten. Er fing ganz harmlos mit 3 oder 4 Bällen an, dann schmiss ihm ein anderer immer ab und zu noch einen Ball zu. Das besondere dabei war aber,
dass er auf einen dreidimensionalen Dreieck stand und dort jonglierte, aber lieÉ die Bälle nicht nur in die Luft, sondern auch auf den Boden. Am Ende waren es etwa 10 Bälle, die von ihm in die Luft/auf den Boden gelassen wurden. Es fielen ihm zwar einmal sämtliche Bälle hin, aber er kriegte trotzdem einen heftigen Applaus.
Zwischen dem Spektakel gab es eine Pause von ca. 1 Stunde. Nachdem sich die meisten Leute in dieser Zeit ein Programm oder ein Getränk geholt hatten, ging es wider los und sofort holte sich der Clown einen Mann auf die Bühne. Der Clown brachte sehr viel gute Laune mit dem Mann, und es war schön zu sehen, wie gut der Clown sich mit Hilfe der Hände und FüÉe mit dem Mann verständigen konnte. Es wurde während des Spektakels überhaupt nicht geredet…nicht im Publikum und nicht auf der Bühne…es gab sozusagen nur Show.
AuÉerdem war es schön zu sehen mit wie viel Freude und SpaÉ die Schauspieler die Show vorgestellt hatten. Nach der Show konnte man sich entweder an der schönen aufgebauten Bar “bedienen” oder sich an dem Verkaufstand ein paar Souvenirs kaufen, wie zum Beispiel:
Videokasetten, CD´s,T-shirts, Sweatshirts usw. Ich selber habe mir ein Programmheft geholt, das ich mir noch heute des öfteren angucken und dabei erinnere ich mich sehr gerne an die sämtlichen Stunden, die ich im aufgebauten Zelt mit SALTIMBANCO verbracht habe.
Antonella
Canzone
E quasi dicembre
L’inverno si sta avvicinando
La mattina mi alzo
Guardo fuori dalla finestra
E vedo tutto bianco
Macchine bianche
Erba bianca
L’acqua che esce dalla fontana a zampillo
Si e fermata
Come il tempo
E come un’artista
Che ha dipinto tutto bianco
Io
In fretta e furia
Mi vesto d’inverno
Ed esco fuori
Nel momento incomincia a nevicare a fiocchi
Nell´instante mi cade un fiocco di tanti
Sulla testa
Incomincia a sciogliersi
E scorre giù sulla mia faccia
E sento l´odore del tuo profumo
Quel profumo d´estate
Che incontrai sulla spiaggia
Mentre passeggiavo
Quei occhi di smeraldo
Capelli cervoni
Innamorato a prima vista
Mi abbracciasti
Nell´abbraccio ti sei sentita come un batuffolo
Questo pensiero svanisce
E mi ritrovo coperto di neve
E mi sento come sopra un batuffolo
Come nel tuo abbraccio
E adesso vorrei che
Tu saresti qui con me nella neve
E potremmo raggomitolare
E potremmo lanciarci con palle di neve
Ma tu non ci sei qui
Mi manchi
Però spero di rivederti!
Giuseppe
Cuore rubato
Tu hai portato con te
il mio cuore
me lo hai rubato
con un sorriso,
e lo hai spezzato
con uno sguardo,
e poi lo hai buttato
in fondo al mare,
ed io non riuscirò
mai più a risalire
da questo abisso.
Sandra
Perdere
il giocattolo ed essere triste
il posto e stare all’impiedi
la casa e andare in affitto
la testa e starsene soli
il coraggio e tornarsene indietro
la calma e non trovarla più
il lavoro e mettersi in proprio
il tempo e non accorgersene neanche
l’amica e cercarne un’altra
l’occasione e rimpiangerlo molto
perdere tutto e ricominciare d’accapo
PINO
L’amore
Ed un’altra volta
la tristezza sarà più forte di me!
E per un’altra sera
penserò a te e mi metterò a piangere
perché tu sei così lontano da me!
Mi sento come un vuoto dentro,
come se avessero spezzato il mio cuore:
un pezzo è con te
e l’altro è con me.
Però senza tutto il resto
il cuore non può far niente
e piano piano muore dentro di sé
finché non ci sarà più.
E gli altri lo dimenticheranno.
Come se non ci fosse stato mai.
E’ nato ed è morto nella stessa giornata
questo grande amore!
Però nel nostro cuore ancora vivrà
finché non scomparirà con le nostre vite.
Laura
La maschera
La porta il giorno e la notte.
La porta per non fare veder i suoi dolori,
per nascondere la tristezza e l’insicurezza.
Si toglie la maschera solo quando è sola.
Poi lascia liberi i suoi sentimenti.
Nessuno conosce il suo vero Ego.
Non fa avvicinare a nessuno.
Lei grida, piange e si chiede perché tutto questo?
Solo chi la vuole capire davvero,
sì solo poi si potrà riconoscere
chi si nasconde davvero
dietro quella misteriosa maschera.
Sandra
Yvonne und Alexandra waren die besten Freundinnen. Sie sind zusammen in die Grundschule gegangen und von der Grundschule auf die Realschule.
Einmal hatten sie Ihre Eltern gefragt ob sie gemeinsam nach England fahren dürften. Die Eltern haben zuerst gezögert, doch danach haben sie es erlaubt.
Es war schon Sommer, noch ein Paar Tage, dann gibt es Zeugnisse. Die beiden waren sehr aufgeregt, aber sie hatten ein gutes Zeugnis.
Sie liefen schnell nach Hause. Die Eltern von Yvonne freuten sich sehr über ihr Zeugnis und sagten:
– Wir haben dir gar nicht so ein gutes Zeugnis zugetraut.
Bei Alexandra war es dasselbe.
Sie liefen auf ihre Zimmer und packten. Sie freuten sich schon, daÉ die Sommerferien angefangen hatten, denn morgen ist für sie der groÉe Tag: Sie fliegen nach England.
Dann war es soweit. Sie flogen mit vielen andren Mädchen nach England in ein Collic.
Als sie da angekommen sind, hatten sie Glück, daÉ sie alleine ein Zimmer hatten. Dann gingen sie auf ihre Zimmer und packten ihre Sachen aus.
Um 15,30 Uhr stand das Mittagessen auf dem Tisch.
Nach dem Essen sagte die Lehrerin:
– Wir werden heute etwas durch London gehen.
Kurze Zeit später gingen sie weg. Auf diesen Spaziergang merkten sie sich alle StraÉen, denn sie hatten etwas vor.
Um 6 Uhr kamen sie alle wieder zurück. Dann gab es Abendessen. Dann sagte die Lehrerin:
– Euer Unterricht fängt um 9 Uhr an und hört um 13,30 Uhr auf. Und Morgen nach der Schule gehen wir weiter durch London.
Dann gingen alle ins Bett.
Am nächsten Tag gingen sie zur Schule. Am Nachmittag setzten sie ihre Wanderung fort. Dabei passierte etwas: Yvonne und Alexandra gingen von der >Gruppe weg. Es war sehr heiÉ. Die Beiden hatten dasselbe an, denn sie waren zueinander wie Schwestern. Sie gingen Wege, die sie gar nicht kannten. Sie gingen an einem SchloÉ vorbei. Sie schwitzten sehr. Sie hatten unter ihren normalen Sachen ein Badeanzug an. Sie kamen ans Meer.
Yvonne fragte Alex:
– Sollen wir eine Runde schwimmen?
Alex antwortete:
Ich weiÉ nicht.
– Oh, – sagte Yvonne – komm, wir gehen eine Runde schwimmen. Sei doch nicht so. Es ist so heiÉ! Wir bräuchten wirklich eine Abkühl’ung.
– Nah gut, komm!
Sie zogen sich aus und gingen schwimmen.
Dann wurde es Abend. Sie hatten groÉen Hunger. Sie kamen an einem Restaurant vorbei. Sie gingen rein und bestellten sich was zum Essen.
Als sie bezahlen wollten, merkten, daÉ sie kein Geld hatten.
Sie fragten den Ober, wie sie es irgendwie gut machen könnte.
– Ja – sagte der Ober – in dem ihr das Geschirr wäscht.
Das machten sie auch.
Als sie fertig waren gingen sie weiter. Sie gingen in eine Gasse, denn sie hörten Musik und sie dachten, dort wäre eine Disco. Aber es war nur eine Bande von Jungs, die auf Mädchen warteten, um etwas SpaÉ zu haben.
Alex und Yvonne hatten groÉe Angst, denn die Jungs hatten sie umzingelt.
Die beiden schrien um Hilfe. Ein Mann hörte sie, kam so schnell wie er nur konnte und half den Mädchen.
Yvonne und Alexandra fingen an zu weinen und wollten sofort nach Hause. Der Mann brachte sie erst zum Collic. Sie packten ihre Sachen und flogen nach Hause.
Am Flughafen warteten schon die Eltern.
Die beiden sagten:
– Bis wir 18 sind fliegen nie wieder alleine irgend wohin.
Dann gingen sie nach Hause und sind immer noch die besten Freundinnen.
Daria
La discoteca
Era di sabato, il cielo era nuvoloso e pioveva da non finire. Alle 17,00 avevo un appuntamento con miei amici perché alle 20,00 volevamo andare in discoteca.
Davanti all’entrata c’era un casino. Abbiamo aspettato molto finché ci hanno fatto entrare perché era molto pieno.
All’inizio era un po’ noioso, però poi ci siamo divertiti molto. Abbiamo conosciuto ragazzi molto bravi e ci siamo scambiati i nostri indirizzi. La musica che suonavano era la mia preferita: “Hip hop e soul”.
Alle 23,00 hanno incominciato a suonare solo musica techno. Questa musica non mi piace per niente. Però era anche ora di andare via perché a mezzanotte dovevo stare a casa.
Il giorno dopo ha telefonato uno dei ragazzi che abbiamo conosciuto in discoteca e ci siamo dati un appuntamento.
Daniela
– Che ha quest’uomo?- domanda allinfermiera il chirurgo, entrando nella sala operatoria.
– Ha ricevuto una palla in bocca durante una partita di golf.
Il disgraziato l ´ha inghiottita. Ora bisognerà di farla uscire subito.
– Va bene. E la persona che siede vicino al malato, chi è ? Un parente ?
– No, è il signor Casualdo, proprietario della palla. Lui aspetta la restituzione.
Un impiegato, stanco di ascoltare il collega che ha sempre un problema da raccontare gli dice :
– Gino, non smetti di preoccuparti tutti i giorni … ma non lo sai che se non la smetti ti ammali ?
– Oh Dio ! Davvero ! E se mi ammalo la clinica più vicino è troppo lontano, non ce la farei mai a piedi e ……
– Perché stai in piedi con una banana in mano e non la sbucci ?
– Perché la devo sbucciare se lo so gia cosa c è dentro ?
Un uomo davanti al tribunale
Il giudice : ,, Ma lei lo sa che ha buttato sua suocera dalla finestra
L” uomo : ,, Lo so, era molto terribile .”
Il giudice : ,, Ci credo. Ma non ha pensato che sotto ci poteva esserci qualcuno ?
E giorno di paga, il colonnello sta distribuendo i salari :
– Scannafosso ! 1. 200. 000 – Di Maio ! 1. 200. 000
– Lobbuono! 1. 200. 000 – Totale! …
– Totale … – ripete il colonnello
– Ma tu guarda quant” è fesso sto Totale ! Piglia più di tutti
e mai che si presentasse !
– Maresciallo correte presto ci hanno rubato la macchina ! – esclama l” appuntato.
– Accidenti, avete visto chi è stato ?
– No però abbiamo preso il numero di targa !
Un’avventura di Edvig e Sabrina
Edvig e Sabrina vanno insieme a scuola. Sono nella stessa classe. Edvig si fa chiamare Edi dagli amici.
Un venerdì Edi viene a sapere di un tesoro nascosto in un castello che tutti dicono che è stregato. Lui comunque non ci crede e lo dice a Sabrina. Sabrina dice avventurosa:
– Perché non andiamo al castello di Atahualpa De Pfililip a cercare quel tesoro? Non perché voglio loro, beh anche per quello ma non sarebbe una bella un’avventura in un castello stregato?
Edi rispose decisa:
– Hai ragione sempre la solita vita. Sai che possiamo fare? Ci incontriamo oggi dopo la scuola sul ponte e andiamo con la metropolitana.
– Ma come facciamo con i nostri genitori? Cosa gli diciamo? – chiese Sabrina.
– Non ti preoccupare: io dirò che devo incontrarmi con te perché tua madre mi ha invitato a casa vostra e tu dirai anche che sei invitata a pranzo da noi. – rispose Edi.
– Portiamoci lo zainetto con dentro una corda, perché non si sa mai se dobbiamo arrampicarci sul castello. Poi ancora una lampadina tascabile, un quaderno con una penna e non dimentichiamo le provviste se non vogliamo morire di fame! – disse Sabrina.
Edi aggiunse ancora: –
E il fischietto per richiamarci se ci perdiamo.
Così dopo la scuola andarono a casa prepararono tutto e alle due si incontrarono sul ponte. Felici le due amiche presero la metropolitana e si sedettero.
– Chissà dove dobbiamo scendere. – pensò Edi.
Ma non ebbe neanche il tempo di darsi la risposta che Sabrina disse:
– Ho visto sul tabellone delle fermate che tra mezz’ora arriveremo alla Atahualpa De Pfhihlip. Così si chiama la fermata. Ci possiamo riposare a lungo. Io mangio qualcosa.
– Io prendo una banana – disse Edi.
Arrivati scendono e corrono verso la cabina telefonica per telefonare ai loro genitori. Edi telefona per prima alla madre di Sabrina:
– Buon giorno, signora Maria. sono Edi.
– Oh, ciao Edi. Come mai questa telefonata ?
– Perché vorrei che Sabrina dormisse da me oggi, per piacere. Domani andiamo allo zoo con mio padre e può venire anche lei. Poi di pomeriggio andiamo nella città vecchia per guardare vestiti.
– Va bene, però Sabrina non ha i soldi. Pagatelo voi il biglietto e poi i soldi ve li do un’altra volta. Ciao.
– Ciao e grazie tanto, signora Maria.
Ma adesso tocca a Sabrina ingannare Paola. Lei telefona e dice:
Ciao, sono Sabrina. Ho telefonato per dire che Edi dorme da me oggi perché domani andiamo all’Aquazoo e poi andiamo in teatro per una scena di Romeo e Giulietta. Può venire? Un’occasione così non la potrà avere più di andare per la prima volta al teatro.
– Mi hai convinto. Va bene, può stare da te. Però per domani alle 18.00 deve tornare.
– Perché?
– Perché arriva sua zia dalla Svizzera. Ma Edi lo sa. Ciao.
Sabrina ha convinto anche Paola e ora possono continuare la loro avventura. Prendono il bus, poi scendono e Edi dice:
– Sulla cartina c’è disegnato che il castello che cerchiamo è dopo il bosco.
– Come ci arriviamo?
– Andiamo a piedi.
– Non lo so. Però c’è un bus che porta quasi fino al castello. Prendiamolo.
– Ecco arriva.
– Che fortuna!
Così prendono il bus e scendono un chilometro e mezzo prima del castello. Poi continuano a piedi e arrivano. Sabrina guardando il castello di Atahualpa de Pfihlip dice:
– Uah, com’è grande. Speriamo che non ci siano scheletri. Su, andiamo.
Arrivano al portone e tirano su la corda. Legano la corda ad un albero e piano piano si arrampicano sulle mura del castello. Entrati nel castello girano per tutto il palazzo. Poi trovano dentro un cassetto un vecchio libro di magia nera. Le ragazze emozionate lo aprono e alla prima pagina c’è scritto:
LIBRO DI MAGIA NERE
di Sibilla de Pfihlip.
– Sarà di sicuro la zia di Atahualpa de Pfihlipò – disse Edi sicura.
Seconda pagina:
– 15 chiodi sul pavimento. Aprire cofanetto. Tirare la corda. Arrangiarsi. Trovato. Arrangiarsi. Tirare la corda. Aprire il cofanetto. Liberi.
– Cosa significa? – chiede Edi.
– Non lo so. Proviamo a cercare 15 chiodi sul pavimento – disse Sabrina.
Cercarono i 15 chiodi e poi là vicino c’era un cofanetto. Lo aprirono e c’era una corda.
Edi disse:
– Aspetta, non tirare. Fino ad ora è andato tutto bene, ma guarda che c’è scritto dopo. “Tirare la corda e poi arrangiarsi.” Vuol dire che ci succederà qualcosa. Se ce la facciamo troviamo qualcosa, altrimenti addio.
– Forse hai ragione, ma sono troppo curiosa e anche tu. – e così dicendo tirò la corda.
Improvvisamente si aprì il muro. Loro entrarono e accesero la lampada. Poi all’improvviso, senza nemmeno accorgersene il pavimento diventò come un lungo scivolo e le due ragazze scivolarono giù gridando forte. Poi il lungo scivolo finì e si trovarono al buio. Avevano perso le lampade durante la caduta e ora non vedevano nulla. Poi Edi trovò le lampade e le accesero. Poco dopo si aprì un buco da dove usciva acqua. L’acqua salì sempre più su. Le ragazze furono prese dal panico e si agitarono. Edi si appoggiò al muro e schiacciando un pulsante per fare aprire una porta. Entrarono e trovarono un quadro con un disegno strano. Presero il quadro e scapparono. Trovarono una corda, la tirarono e scivolarono di nuovo su un lunghissimo scivolo. In un baleno si trovarono davanti ai 15 chiodi sul pavimento.
Arrivati su se ne andarono dal castello, presero il bus poi il tram e poi la metropolitana e arrivarono a casa e dissero tutto ai genitori.
Allora vendettero il quadro e diventarono ricchi. Da quel giorno Edi e Sabrina non hanno più avuto un’avventura più bella di questa e vissero felici e contenti.
Teresa
Im Wald
Ich gehe jeden Sonntag mit meinem Vater in Grafenberg, im Wald rennen. Ich renne immer mit der gleichen Gruppe. Ich weiÉ nicht wieviele Gruppen es sind, aber jede Gruppe läuft anders.In meiner Gruppe gehen wir schnell ohne zu laufen, nur gehen, aber schnell. Man läuft 10 km und auch Donnerstags. Ich gehe Sonntags, weil Donnerstags Schule ist. Donnerstags läuft man nur, wenn es nicht regnet oder schneit usw.. Sonntags läuft man immer. Das fängt um 9 Uhr (an) und nach (vor) dem Rennen kann man ein biÉchen Training machen, um sich auf zu wärmen.
Man kann auch anderen Sport machen als rennen.
Das letzte Mal hat es geregnet, ich hatte Kapuze, Schal und Handschuhe an. Ich konnte nicht mehr weiter, aber nur weil es regnete. Ich konnte sehr gut den Regen sehen, weil meine Brille naÉ war. Der Wald war noch grün mit goldenen Herbstblättern.
Geht ihr auch in den Grafenberger Wald?
Es ist ganz schön, auch im Winter.
Teresa
Hänsel e Gretel
Nei mesi che vanno dal novembre del ’95 fino al gennaio del ’96 ho fatto l’angelo in una scena dell’opera “Hänsel und Gretel”. Sicuramente vi domandate come sono arrivata a fare questa parte. Beh, è facile da capire: la mia migliore amica Sabrina va in una scuola di balletto. Tutti nel gruppo dove va lei ogni anno fanno un angelo. Insieme sono 14 angeli. L’ultima volta è capitato che mancavano degli angeli perché alcune se ne erano andate del gruppo di balletto e una, quella che faceva l’angelo numero uno, era anche incinta. Io circa 3 anni fa ero nel balletto e per questo mi hanno chiamata.
Al principio della saison eravamo quasi sempre a Duisburg ed era molto bello perché quando dovevamo andare lì prima ci incontravamo alla Oper Düsseldorf e, quando eravamo tutti presenti, ci veniva a prendere un bus che ci portava fino a Duisburg.
Nel bus eravamo sempre circa 17 persone e ognuno si può immaginare come può essere divertente un viaggio in bus con tante ragazze. Arrivati a Duisburg subito dovevamo andare a cambiarci per metterci i vestiti lunghi addosso. Dopo di questo dovevamo andare dal truccatore per farci mettere le parrucche bionde. Quando eravaMo tutte pronte andavamo in una sala per provare ancora due – tre volte la scena, così sul palcoscenico tutto poteva andare bene. Ora non mancava tanto che dagli altoparlanti usciva una voce che chiamava gli angeli.
– Finalmente dietro le quinte!
Ora mancava poco che il pubblico ci poteva ammirare. Piano piano la responsabile chiamava i numeri degli angeli da 1 a 8 che dovevano andare piano al loro posto e restare lì fino a quando tutti gli angeli erano al punto dove dovevano stare. Mentre che gli angeli numero 4,5,6,7 facevano certi giri, la scena si metteva in movimento. Devo dire, che sul palcoscenico c’erano anche Hänsel e Gretel che facevano finta di dormire nel mezzo del palcoscenico.
La nostra parte nell’opera è che dobbiamo benedire Hänsel e Gretel con la luce di Dio, così loro possono avere una notte sicura.
Ad un tratto si chiude la tenda e il pubblico applaude. Durante questo tempo noi possiamo sgranchirci le braccia, perché abbiamo tenuto per ca. 1 minuto il braccio in alto. Dopo ca. 5 secondi che il sipario è chiuso si apre di nuovo e noi ci dobbiamo trovare nella stessa posizione di
prima. Si chiude di nuovo il sipario e noi ci precipitiamo fuori e cominciamo a levarci le parrucche perché il bus ci aspetta.
Nello spogliatoio c’è una grande agitazione e dopo 5 minuti siamo nel bus per andare a Düsseldorf. Qui parliamo dei piccoli sbagli che si sono fatti. Come uno stava cadendo, come uno stava usando il braccio sbagliato, ecc. Comunque ci divertiamo molto nei 25 minuti. A Düsseldorf mia madre mi veniva a prendere e quando ero a casa mi riposavo e guardavo la televisione perché, anche se dovevamo stare soli 5 minuti sul palcoscenico, ci voleva una grandissima concentrazione.
Per ora non ho più comparse perché la stagione è finita, ma già ora sono felice di partecipare la prossima stagione facendo l’angelo.
Antonella
Judò
Io ogni lunedì, giovedì e venerdì vado a fare Judò. Per andare a Gerresheim prendo il bus n… 737, poi scendo alla fermata BertastraÉe e vado per una strada (lunga 300 metri) fino al Cosmo Sport. Arrivato lì mi spoglio e mi metto la tuta per lo judò e la cintura verde, di cui faccio parte. Ci salutiamo e ci alleniamo facendo una corsa, 50 piegamenti e 40 flessioni. Dopo il maestro prende un ragazzo del gruppo e ci fa vedere che mossa dobbiamo fare: Tomo nage, O goschi, O soto gake. Ci sediamo tutti sul materassino e il maestro ci dice che dobbiamo fare la lotta insieme. Una volta ho vinto arrivando a 10 punti mentre il mio avversario ne aveva ancora 4.
Domenica 10 dicembre del ’95 abbiamo fatto un torneo tra noi dell’associazione e io sono arrivato primo, dopo avere fatto la lotta contro 8 bambini e dopo avere vinto sempre.
La società mi ha dato in premio anche un maglietta, sulla quale c’erra scritto: S.C. e con un drago con due coltelli in Budokan in mano.
Leonardo
Pensando
Ho appena spento una sigaretta e mentre fumavo mi guardavo attorno: il buio della notte già inoltrata, le luci variopinte, il silenzio.
Un’atmosfera quasi fatata; molta gente a quest’ora starà già dormendo e magari sta sognando beatamente, qualcuno si starà divertendo e ridendo a crepapelle, altri stanno lavorando pensando a come sarebbe bello potersene andare in un bel lettuccio caldo.
Ma qualcuno starà piangendo x un amore finito e c’è chi starà piangendo x un amore finito e c’è chi starà morendo , magari per una maledetta dose tagliata male.
Vorrei passare questa notte amando, lo sento, una notte diversa dalle altre, la sento ricca di sentimenti.
E me ne so qui a scrivere su di un pezzo di carta come se questo servisse a qualcosa.
Se non altro vorrei potermene uscire ed andare a farmene una passeggiata in silenzio: io e i miei pensieri. Ma non posso farlo: mia madre mi assalirebbe con 100 domande senza senso.
Questa mia vita è limitativa, non posso mostrare quanto di più bello ho da offrire e non posso sfruttare tutto quello che il mondo mi offre.
Però voglio vivere, ma ho paura, forse xché non so vivere.
A volte mi chiedo che senso abbia la vita, ma non riesco a trovare una risposta esauriente. Eppure un senso ci deve essere perché la vita, con tutti i suoi difetti, è la cosa più stupenda e meravigliosa che sia mai stata inventata.
E.D.
Il tirocinio
Dal 29 gennaio al 9 febbraio ho fatto il tirocinio nell’agenzia di viaggi di Kaufhof. Suppergiù 2 mesi prima a scuola ci hanno detto che potevamo decidere da soli dove andare, e bisognava anche interessarsi e preoccuparsi da soli per trovare un posto libero. Non ancora al 100 %, ma sono abbastanza sicura di voler diventare un agente di viaggi, quindi ho sfogliato le pagine gialle e mi sono scritta su un foglio le agenzia che sono situate nei miei paraggi. Poi mano a mano ho iniziato a chiamare di qui e di là, e naturalmente o non c’era posto o non prendevano tirocinanti.
Avevo già perso le speranze ed avevo il nervoso a 1000, quando ho chiamato l’agenzia ATLAS REISEN del Kaufhof. Mi si è levato un peso dal cuore quando mi hanno detto di passare con mia madre per parlare delle formalità . Ancora il giorno stesso ci siamo andate, abbiamo parlato con il “capo” dell’agenzia che mi ha detto a che ora dovevo andarci, come dovevo vestirmi e che ha compilato un foglio per la scuola.
Il giorno in cui dovevo iniziare ero molto nervosa, perché non sapevo chi e cosa mi avrebbe aspettato e come mi sarei dovuta comportare.
Erano le 9.30 quindi ero in orario e tra la paura, l’emozione e le mani sudate ho preso il coraggio e sono entrata. Una collega stava telefonando, mi ha detto di mettermi a sedere e quando ha finito, abbiamo parlato un po’ e mi ha detto dove potevo mettere la mia borsa e la mia giacca. Dopo un po’ É venuta il capo d’ufficio che mi ha salutato con un po’ di freddezza e che mi ha detto di imparare suppergiù dove sono situati i depilanti delle diverse compagnie di viaggi per poi poterli dare alle persone.
Poi io e la Frau Kuhla, cioè il capo ufficio abbiamo fatto un giro per Kaufhof per farmi vedere dove potevo andare a fotocopiare, dove è la cantina, il bagno, la sala da pranzo etc.
Durante la giornata mi ha mandato a fotocopiare ed ho dovuto attaccare a molti depilanti l’adesivo dell’agenzia. Naturalmente se venivano della persone dovevo chiedere se potevo aiutarle. Il più delle volte non potevo aiutarle, ma quando potevo dovevo cercare il dépliant che volevano. Se non c’erano più dépliant dovevo andare giù in cantina e prenderli.
Dolevo sempre stare attenta se c’erano i dépliant sopra gli andavo nel ripostiglio a prenderli. Alcune volte ho risposo al telefono ed ho fatto dei fax. Una volta ho dovuta pulire le scrivanie ed ho dovuto attaccare dei cartelloni ai vetri.
le giornate sono passate così, a volte c’era di più da fare, a volte meno. Più le giornate scorrevano più ho ricevuto confidenza dalle colleghe e dal capo d’ufficio. Frau Kuhla era veramente di me ed era felice di vedere come mi prestavo per i lavori che mi venivano affidati che ha chiamato i miei genitori per dirli di come era contenta di avermi li con lei. Negli ultimi giorni Frau Kuhla si É presa apposta del tempo per me per insegnarmi come si fanno le prenotazioni per i voli al computer. Ho imparato tanto, e mi ha fatto fare anche delle prenotazioni da me sola. L’ultimo giorno Frau Kuhla e le due colleghe si sono radunate e mi hanno dato due regali. Io non sapevo come comportarmi perché non me l’ero aspettato, non volevo accettarli, ma alla fine li ho .
Che bellezza ! Una penna d’argento con la punta morbida della Elys Ée ed un CD di Richard Claydermann. Ero stupefatta, perché sono due cose che volevo comprarmi da molto tempo; comunque se fosse stata un altra piccola osa, mi avrebbe fatto piacere ugualmente.
Frau Kuhla quando aveva chiamato mia madre, le aveva chiesto cosa mi poteva regalare. Le ho abbracciate tutte e tre e le ho ringraziato tanto.
Naturalmente avevo anch’io dei cioccolatini per loro che le ho dato, prima di andare via.
Il capo di ufficio mi ha detto che è stata felice di avermi lí½ con se per queste due settimane, e che se volevo potevo andarci quando mi pare a salutarle e ad aiutarle. Io stessa ero di me che il capo d’ufficio mi abbia fatto questi complimenti.
In queste due settimane ho imparato tanto ed ho visto come passa una giornata di lavoro in un’agenzia e come ci si deve comportare. Mi É piaciuto tanto e andrà sicuramente ad aiutarle qualche volta.
è stata una ella esperienza ce mi ha fatto vedere i belli ed i brutti lati di questo lavoro. Mi piace ugualmente e se deciderò di seguire la strada del turismo cercherò di diventare una brava agente di viaggi.
Cristina
Il sogno
Ho sognato di essere già grande. Nel mio sogno ero sposta e avevo anche tre figli. Ero sposata con un ragazzo greco molto bravo di nome Thomas. Eravamo molto felici insieme. Io ero molto orgoglioso dei miei figli: due maschi e una femmina. Il grande di 14 anni (nel mio sogno ) si chiamava Ivan, poi la femmina di 12 anni, che si chiamava Laura e il più piccolo che aveva 5 anni, si chiamava Joe. Ho trascorso molto tempo con i miei figli: Sono stata sempre presente quando c’erano dei problemi. Gli ho dato la mia fiducia. Loro sapevano che ero una buona mamma, anche se qualche volta abbiamo litigato. Poi, a poco a poco, avevo molto da fare con il mio lavoro perché ero modellista e viaggiavo da una città all’altra.
Ho aperto una ditta di nome DANI. Avevo molto successo con la mia ditta e ho guadagnato molti soldi. E con tutti quei soldi non era necessario andare a lavorare.
Poi volevo sognare ancora di più per sapere cos succedeva d’altro, però erano le sette e dovevo alzarmi e prepararmi per andare a scuola.
Era un sogno molto strano, però forse si realizzerà. Non si sa mai!
Daniela
La mia vita fra 10 anni
Che aspetto avrà la mia vita fra 10 anni?
Io non sono una di quelle persone che prevede il futuro, ma posso immaginarmi o almeno esprimere i miei desideri, di come vorrei che la mia vita si fosse svolta nei prossimi 10 anni.
Avrei finito di studiare e lavorerei in un’agenzia di viaggi, dove mi troverei bene e dove andrei d’accordo con i tutti. Il lavoro significherebbe tutto x me, come anche la mia famiglia. Fra 10 anni sarei 26enne, quindi a quell’età penso che sarebbe il momento di sposarmi, naturalmente con la persona giusta, e di avere dei figli, sempre che il lavoro lo permetta.
Vorrei guadagnare bene x potere abitare in un bell’appartamento comodo e spazioso e x potere comprarmi una macchina. Abitare qui in Germania, ma vorrei poter permettermi di comprare un biglietto aereo per l’Italia quando mi pare, senza badare a spese.
Riepilogando per prima cosa mi auguro che il lavoro vada bene e che mi possa mettere dei soldi da parte x il futuro x essere sicura e per potere aprire un’agenzia mia.
Una cosa che mi sta molto a cuore è la mia famiglia: vorrei avere tanti bambini, almeno 4, perché secondo me i bambini sono la cosa + bella che possa esistere al mondo.
Questi sono i miei sogni, ma io ci credo, mi impegnerò e spero che si avvereranno.
Cristina
Dort
Ich war noch klein,
dort war alles so schön
dort hatte ich keine Sorgen.
Ich spielte mit den herumstreuenden Hunden,
ich hatte keine Angst.
Dort hatte ich gute Freunde, wir spielten in den Wiesen,
mit den Katzen
und taten so als wären wir Königinnen und die Katzen unsere Tiger.
Dort freute ich mich auf jeden neuen Tag
Dort betrachtete ich die untergehenden Sonne am Meer,
ich dachte immer sie würde im Meer versinken.
Dort spielte ich mit den Schmetterlingen, den Schnecken
und sogar mit den Ameisen.
Dort bin ich aufgewachsen in einem Dorf auf einem Berg.
Diese Dorf, das verschwand, wenn Nebel aufkam,
dieses Dorf war mein zu Hause.
Valeria
Tu
Ti vidi per la prima volta all’uscita di scuola.
Avevi un motorino senza marmitta e in mano una sigaretta spenta.
Ti avvicinasti e le mie amiche si allontanarono. Non riuscii a capire il xhé!
Mi chiedesti:
– Hai da accendere?
Io ti risposi:
– No, mi dispiace!
Te ne andasti con le spalle curve.
Ti vidi il giorno dopo, eri con un gruppo di amici, io non ti riconobbi, mi chiamasti, ci ridemmo.
Chiesi di te alle mie amiche, tutte continuarono a ripetermi:
– Lascialo perdere, è uno sballato!
Sentii parlare di te alla professoressa di inglese:
– E’ un disastro!
Ti vidi quello stesso pomeriggio, ci fermammo a spettegolare su di un professore, ad un certo punto una doccia fredda, mi dicesti:
– Mi buco!
Rimasi lì di sasso e ti chiesi il xché.
Tu rispondesti:
– Mio padre si ubriaca, mia madre fa la … è una vecchia storia.
Mi stringesti forte la mano e mi accorsi che avevi le lacrime agli occhi.
Poi mi chiedesti:- Mi presti il diario?
Devo copiare degli appunti!
Te lo diedi.
Dopo qualche giorno una tua amica venne a portarmi il diario.
Io domandai:
-E Marco? è malato?
E lei rispose:
– Come, non lo sai? Marco è … è … è morto!
Quel giorno rimasi lì seduta come una stupida, con il diario aperto sul “20”. C’era una sola parola scritta:
“RICORDAMI”.
E.D.
La mia migliore amica
Ti scrivo queste righe solo per farti vedere quano ti voglio bene e quanto tu sei importante per me. Tu sei sempre disponibile per me. Hai sempre un orecchio aperto particolarmente per capire se ho problemi o no.
Ridi con me quando sono felice. Piangi con me quando sono triste. Con te si può andare dappertutto. Posso contare su di te, indipendentemente da che cosa si tratta. E io voglio che tu sappia che anche tu possa contare su di me indipendentemente da che cosa si tratta.
Per me se “la mia migliore amica.”
Sandra
L’estate che arriverà
Tra poco è estate ed io vado in Itala. Vado in Calabria, nel mio paese. Ho aspettato molto questo momento e finalmente sta arrivando.
In Calabria gioco sempre con mia cugina Sonia. Ci divertiamo molto noi due. Giochiamo a pallavolo; solo che lì si siede sempre il nonno di mia cugina e la palla gli va in testa. Noi ce ne scappiamo e andiamo a giocare da un’altra parte. Poi ci compriamo un sacco di gelati e di patatine. La sera alle 7 e mezza in una pizzeria lì vicino fanno i calzoni e io ci vado sempre con Sonia.
Andiamo anche al cimitero che è anche lì vicino. Portiamo i fiori ai bisnonni. Ci andiamo con i nostri secondi cugini Leo e Roberto perché ci hanno detto che lì c’è un uomo che fa spaventare i ragazzini che vanno da soli.
è molto bello, solo che vado in Calabria una volta all’anno.
Tra poco ci ritorno e non vedo l’ora di andare al mare.
Il mio amico preferito
Il mio amico preferito si chiama Jeróne, è nella mia classe ed ha 11 anni. Nella scuola e nel tempo libero siamo sempre assieme, andiamo a pattinare e giochiamo a super trumpf. Spesso ci incontriamo a casa sua e andiamo a chiamare un compagno italiano.
Delle volte litighiamo, ma dopo 15 minuti abbiamo finito.
Giordano
Il disegno
Un giorno sono andato al Karstadt e ho visto dei fogli che si potevano prendere. Sono andato lì e ho visto che era una gara di disegno e ne ho preso uno.
Arrivato a casa ho cominciato a disegnare: dovevo disegnare come doveva essere per me l’ambiente. Io ho colorato una strada con biciclette al posto delle macchine.
Quando ho finito sono tornato al Karstadt e l’ho messo nel cartone.
Un mese dopo, cioè alcuni giorni fa, ho ricevuto una telefonata dal Karstadt e mi hanno detto che ho vinto il primo premio nell’età da undici a quattordici anni.
Poi mi hanno detto che devo andare giovedì prossimo alle due per andare a ritirare il mio premio.
– E che premio ho vinto?
Ho domandato al telefono a quelli. Non me lo volevano dire. Giovedì sono andato li e mi hanno dato come premio una bicicletta bella.
Leonardo
Io
Mi chiamo Teresa, ho 11 anni e vivo in Germania perché in Italia non c’è lavoro e i miei genitori sono venuti qui. Io sono rimasta in Italia, dalla nonna per quattro mesi e poi, quando i miei genitori hanno trovato una casa, sono venuta anche io in Germania. Sono andata all’asilo. Non parlavo il tedesco e non ci volevo neanche provare. Poi abbiamo cambiato casa e l’asilo era davvero lontano e quindi ho dovuto cambiare asilo. Nel nuovo asilo c’era una maestra italiana e anche una bambina. Io parlavo solo con la maestra italiana e giocavo solo con la bambina italiana. Allora non imparai un granché di tedesco.
Iniziai la scuola primaria e io non sapevo parlare il tedesco. Io non mi preoccupavo perché c’erano anche italiani. Però quando mi parlava la maestra io non capivo e la mia amica mi diceva quello che la maestra raccontava.
Sono passati 4 anni e la maestra si meraviglia di come ho imparato il tedesco in 4 anni.
Ora vado alla quinta classe e ho anche più maestri di quanto ne avevo nella vecchia scuola.
Le mie materie preferite sono: disegno, matematica e inglese. Le altre mi piacciono anche, ma queste in particolare.
Vado in Italia una volta all’anno. Solo quando è nata mia sorella Angela non siamo andati e vi giuro che non era bello come in Italia.
Anche se vado ogni anno sento la nostalgia.
Ho un paio di cugine in Germania, ma nessuna è più grande di 4 anni e poi non sono a Düsseldorf.
Tra poco però ci vado in Italia e sono proprio felice.
Teresa
Party ’96
Ieri sono andato a trovare una amica a Lierenfeld che ha organizzato una festa. Eravamo 7 ragazze e 10 ragazzi. Appena arrivati a casa della mia amica mi era venuta fame e siccome non era ancora arrivato nessuno dei miei amici sono andato con una amica a comprare delle patatine fritte. Verso le 21.00 la festa era già in vollem Gang. Una ragazza era già ubriaca, non sapeva più che diceva. Poi verso le 22.00 ho fatto bere 5 birre uno dietro l’altro a 2 amici miei e come se non bastasse 3 bicchieri di Vodka in più. Cosi ero riuscito a farli ubriacare. Il tempo e passato in fretta e cosi verso le 23.00 non c’era più una persona che non era ubriaca. Spesso alcuni ragazzi correvano al bagno ma non per fare il bisogno, ma per rimettere. Mi sono divertito un sacco vedendo tutti i miei amici ubriachi. verso l’una di notte, io e altri 3 amici siamo ritornati a pieno fina a Gerresheim, avendo perso l’ultimo Bus. Ci abbiamo impiegato un’ora intera. Poi a Gerresheim siamo andati in un giardino di un amico, dove c’era anche una festa. Anche lì erano tutti ubriachi. Siccome ero stanco dopo aver passato una giornata molto movimentata mi sono ritirato poco dopo. Dopo essere arrivato a casa stanco come ero, ho fatto una lunga dormita.
Pino