Mario Capurso
27 Gennaio 2019Atto di citazione
27 Gennaio 2019L’ermetismo del professor Franco Caristo
Cogliere l’esperienza ermetica nella sua unicità rispetto al contesto storico e culturale dell’Italia tra le due guerre – ora rilevando l’esclusivo culto per l’arte, ora il disimpegno degli intellettuali, ora la loro assenza dalla storia, ora l’originalità della lezione poetica – costituisce un approccio limitativo e parziale, che sacrifica a molti luoghi comuni un momento integrante della letteratura poetica del ‘900 e complementare agli altri esiti poetici ( crepuscolari, futuristi, vociani, rondisti, sabiani); l’ermetismo, difatti, non si configura come una improvvisa conversione verso un modus poetico esclusivo, ma ha un suo retroterra ideologico e letterario, ha i suoi modelli estetici e poetici di riferimento, ha una sua tensione dialettica e antinomica verso la contemporaneità di tipo romantico, infine ha una particolare concezione della letteratura che lo accomuna alla grande poesia europea di fine ‘800. Insistere pertanto sulla poesia del disimpegno, dell’assenza, dell’evasione, della fuga significa rinunciare a coglierne il vero significato e la sua portata ideologica e poetica all’interno della cultura letteraria del primo ‘900. Bisogna piuttosto considerarlo come una esperienza poetica che agglutina più esperienze, stili e apporti cominciando, ad esempio, sul piano proprio dello stile dalla lezione simbolista, ungarettiana per scendere a quella crepuscolare, futurista e del frammento vociano, a quella montaliana; mentre sotto il profilo ideologico sono innegabili gli intrecci con l’esistenzialismo e il moralismo della Voce , così come sono da considerare anche gli apporti della poesia eliotiana con le sue tematiche dell’insoddisfazione esistenziale dell’uomo moderno, la sua ricerca religiosa che si propone come attesa di un evento rigeneratore, del divino, del ritorno alla fede. La specificità ermetica certo va individuata nel recupero dell’idea della poesia come valore , nella attribuzione all’arte di una funzione etica e salvifica, nel ribaltamento dell’estetismo decadente ( non costruire la vita come un’opera d’arte, ma considerare la letteratura come valore assoluto, come la vita ); lontana dunque la poesia ermetica dal ripiegamento sulle piccole cose del crepuscolarismo, dalla provocatorietà del futurismo, dall’eccessivo autobiografismo pascoliano , dal barocchismo e sensualismo dannunziani; scarnificata, essenziale, attenta alla dimensione emozionale – fonetico- semantica della parola poetica che manifesta la visione del mondo del poeta; è una poesia, quella ermetica, che perde ogni implicazione storico – sociale e civile: poesia pura perché esclude ogni riferimento immediato con l’hic et nunc , con ciò che è fuori dalla poesia stessa. Viene così ad essere svuotata tutta quella tradizione poetica italiana che aveva considerato la poesia retoricamente, come strumento di intervento, di impegno, di denuncia; veicolo di valori civili, di esaltazione dell’individuo, della patria; canto sulla bellezza, sull’amore, sugli eroi. Le tematiche ermetiche sono quelle che incrociano altra letteratura del ‘900 : il disagio esistenziale e l’attesa di un evento liberatore, il transito ( metaforico: dal tempo all’eterno), la ricerca del senso della vita, il rapporto tra vita e morte, tra mondo reale e oltremondo, l’assenza ( dalla propria terra, di persone, della felicità,) la ricerca dell’autenticità, dell’innocenza di là delle storture della storia; si intende perciò che la poesia ermetica è inquieta e problematica, non offre soluzioni, non ha pretese consolatorie né educative o didattiche, si fa drammatica indagine sull’uomo, scavo sul suo mondo interiore, ricognizione sul dolore umano in una prospettiva di redenzione religiosa.
Ma se non nuove possono sembrare queste tematiche, nuova invece è l’impianto poetico: anzitutto la metrica (versi brevi e spezzati, abolizione della punteggiatura, dei nessi logici, strutture fonico- ritmiche ricercatissime, prevalenza della costruzione paratattica, delle immagini sull’argomentazione), poi il linguaggio ( analogico, scarnificato da ogni zavorra semantica, evocativo, metaforico, colto nella sua purezza, assolutezza ed essenzialità, misterioso, oscuro, elaboratissimo, con uso di una aggettivazione insolita e incongrua) ; infine l’utilizzo del materiale figurato ( tale impiego rende la poesia vaga, di là del rigore logico,indeterminata,preziosa; uso frequente di analogie, sinestesie, metafore, inversioni, dislocazioni sintattiche che favoriscono l’ambiguità, enfasi, similitudini, ). Siamo perciò in presenza di una poesia iniziatica, rarefatta, difficile, quasi autoreferenziale, che rasenta l’ineffabilità tipica di altre esperienze poetiche ( il Paradiso dantesco, la poesia guittoniana o cavalcantiana, il trobar clus dei provenzali o per risalire ancora indietro la poesia dei neòteroi latini). Tale oscurità è stata giustificata dagli stessi poeti ermetici come antidoto alla asfissiante retorica del regime fascista e dannunziana, una forma di opposizione alla dittatura e di rifiuto dei falsi valori che essa propone ( pose da stile impero, adunate di massa, esaltazione della patria e della stirpe italica ).
Una scelta ideologica e non solo stilistica dunque ( allo stesso modo si muoverà Pirandello) che ha radici nell’antinomico rapporto tra intellettuali e fascismo ( siamo infatti intorno agli anni 30 quando la dittatura mussoliniana ha il consenso di buona parte dell’opinione pubblica italiana), maturato già fin dal 1925 quando Gentile redige il Manifesto degli intellettuali fascisti a cui risponde Croce con il Manifesto degli intellettuali antifascisti e che aveva creato una spaccatura all’interno dell’intellighenzia italiana. I poeti ermetici hanno scelto il silenzio pubblico ( mentre contemporaneamente altri intellettuali e uomini politici denunciavano le drammatiche condizioni dell’Italia fascista ), chiudendosi nel culto della poesia e prendendo le distanze da ogni coinvolgimento nella dimensione sociale: questa assenza è stata indicata come volontaria rinuncia all’impegno politico, come splendido isolamento nelle pieghe di una poesia difficile e atemporale: quasi una sorta di via di fuga nel mentre la società è sconvolta dalla violenza fascista e dall’irrazionalismo che sta attraversando tanta cultura italiana.