Erik Erikson
27 Gennaio 2019Rosalia Di Nardo
27 Gennaio 2019A) Cause di natura socioambientale:
-
Eccessive aspettative e pressioni ambientali possono predisporre l’atleta all’uso di sostanze dopanti: il mito sociale del successo appare qui largamente responsabile e può risultare decisamente seducente per i ragazzi adolescenti, cioè in soggetti che non hanno ancora completato l’età evolutiva.
Nel mondo dello sport stiamo assistendo al dilagare del doping, anche e soprattutto in ambito amatoriale. Sono stati rilevati casi di doping nelle stesse Paraolimpiadi, settore che già si riteneva assolutamente pulito” per via delle forti e sofferte motivazioni dei loro partecipanti.
Stiamo assistendo, in buona sostanza, ad un progressivo calo generale della coscienza, sia essa intesa in senso etico che in senso di consapevolezza, sotto i colpi del mito del successo, dei grandi guadagni e dell’apparire.
-
L’eccessivo impegno sportivo così stimolato nell’atleta risponde alla funzione di sostenerne un’autostima e un’identità fondata esclusivamente prima sul successo agonistico e sul prestigio sociale (e, in campo professionistico, anche e soprattutto su aspettative di elevati redditi) e poi, in misura sempre più crescente, sulla paura di poter perdere tale identità vincente”.
-
Ciò determina un eccesso di stress ed una conseguente, crescente ansia per contenerlo e ridurlo. Di qui la necessità di utilizzare il doping anche con precipue funzioni di rassicurazione, operazione quindi funzionale, in questa fase, a nche a ridurre lo stress. Il che si traduce, ovviamente, in un ulteriore rinforzo motivazionale ad assumere sostanze dopanti.
B) Cause di natura psicoemotiva
in questo caso la spinta al doping è maggiormente originata dalla stessa struttura caratteriale del soggetto,che può essere soggetta a:
– un Io molto insicuro e alla conseguente paura di fallire la prestazione, un Io che può facilmente proiettarsi in un Io ideale costruito” tramite la suggestione di un qualche campione che si cercherà ossessivamente di imitare.
– un Io eccessivamente competitivo e perfezionista, che rivela una già presente fissazione narcisistica.
C) Cause di natura psicofisiologica
la spinta al doping può Instaurarsi:
– come scorciatoia per una veloce riconquista della forma perduta in seguito ad infortunio;
– per controllare il peso-forma.
Conclusioni
Occorre pertanto che le istituzioni, attraverso gli organismi preposti come le Federazioni e gli Enti di promozione sportiva, rendano trasparenti a tutti gli atleti non solo le imprescindibili conseguenze organiche delle varie sostanze dopanti (morbo di Gerich, leucemie, tumori ecc.) ma anche le loro forti e penose ripercussioni psicopatologiche. Per certi aspetti queste ultime appaiono ancor più subdole di quelle fisiche e, in quanto tali, potenzialmente foriere di condizionare negativamente tutta la vita dell’ex atleta, specie se non riconosciute come effetto delle pratiche dopanti, come facilmente può avvenire.
Le istituzioni potranno pertanto, in questi tempi in cui il doping non sta certo affatto regredendo, cogliere occasioni importanti quali quelle offerte dalla risonanza sociale di eventi come le Olimpiadi Invernali per sensibilizzare il cittadino che pratica o intende praticare un’attività sportiva, sia a livello professionistico che amatoriale, portandolo a conoscenza dell’intera gamma dei rischi psicofisici connessi all’uso di sostanze dopanti, nonché illustrandogli i meccanismi sociali e psicologici mediante cui egli potrebbe essere tentato di assumere le sostanze in oggetto.
Accanto quindi alla necessità di proseguire le campagne di divulgazione dei vantaggi psicofisici di una corretta attività fisica, si sottolinea quindi con forza la parallela necessità di campagne di prevenzione promuovendo una cultura educativa medico-psicologica sempre più costante, diffusa e massiccia tesa ad informare quanti più cittadini possibile su tutti gli immensi svantaggi psicofisici e sociali connessi con l’assunzione di sostanze dopanti.
-
torna all’indice della tesina Il Viaggio metafora della vita tesina esame di stato 2009, di Libera Maria De Padova, Dirigente di comunità