Nativita di Gesu
27 Gennaio 2019Francesco Colasanti
27 Gennaio 2019di Elena Fortini
La polemica col Circolo di Vienna: il rapporto tra Popper e il neopositivismo rappresenta uno dei problemi più controversi e discussi. Sono state elaborate a tal proposito tre interpretazioni: per la prima Popper sarebbe una sorta di neopositivista dissidente, per la seconda l’avversario per eccellenza del neopositivismo, per la terza, la più accreditata in lui si ha una combinazione di elementi neopositivistici e antineopositivistici. Il rapporto di Popper con il neopositivismo non deve comunque essere ne sopravalutato ne minimizzato. La rivoluzione epistemologica di Popper rappresenta il riflesso, in filosofia, della rivoluzione scientifica compiuta da Einstein in fisica. Il popperismo risulta quindi comprensibile solo grazie a un riferimento di base a Einstein.
L’epistemologia dal modello verificazionista al modello falsificazionista: Il punto di partenza di Popper è quello di stabilire la linea di confini fra le asserzioni delle scienze empiriche e le altre asserzioni. Il verificazionismo è un’utopia in quanto per verificare completamente una teoria o una legge, dovremmo aver presenti tutti i casi. Ma ciò non è possibile. A definire lo status scientifico di una teoria è il criterio di falsificabilità. Secondo tale criterio una teoria è scientifica nella misura in cui può venir smentita, in linea di principio, dall’esperienza. La piattaforma del processo di falsificazione è costituita dalle asserzioni-base, cioè da quegli enunciati elementari accettate dai ricercatori in un dato periodo storico e ritenute valide e usate come mezzi di controllo per le teorie. La scienza non è il mondo delle verità certe ma l’universo delle ipotesi che, per il momento, non sono ancora falsificate. Unipotesi teorica è corroborata quando ha superato il confronto con un’esperienza potenzialmente falsificante. La corroborazione può fungere da criterio di scelta fra ipotesi rivali.
La società aperta” e i suoi nemici:negli scritti politici si è da parte di Popper il tentativo di difendere le ragioni della libertà e del pluralismo con argomentazioni di natura epistemologica. Il concetto di storicismo nell’uso popperiano, allude a tutte quelle filosofie che hanno preteso di cogliere un senso globale oggettivo della storia. Popper contesta lo storicismo nella sua stessa pretesa di base di cogliere un senso oggettivo o una struttura necessaria che formerebbe l’essenza della storia e del destino umano. Non esiste un senso della storia precostituito rispetto alle interpretazioni e alle decisioni umane. Lo storicismo, fondandosi su tal’une tendenze della società crede inoltre di poter predire il futuro inevitabile delle cose umane. Nello storicismo alberga quindi sempre un’utopia totalitaria che produce asservimento e sofferenza per gli uomini. Popper distingue tra società chiusa ( società organizzata secondo norme rigide di comportamento) e società aperta (società fondata sulla salvaguardia delle libertà dei suoi membri, mediante istituzioni democratiche auto correggibili). La democrazia si identifica con la possibilità da parte dei governanti, di controllare i governanti, mediante una serie di istituzioni strategiche che consentano il mantenimento o il licenziamento dei governanti senza dover ricorrere alla violenza. La difesa popperiana della democrazia si accompagna a una critica dell’atteggiamento rivoluzionario e a un’esaltazione del metodo riformista. Dichiarandosi contrario all’uso della violenza, al metodo rivoluzionario contrappone quello della piecemeal social technology che prescrive interventi limitati e graduali. Popper ritiene che il metodo riformista possegga una netta superiorità su quello rivoluzionario perché non pone fini assoluti, è disposto a correggere mezzi e fini in base alle circostanze concrete, riesce a dominare meglio i mutamenti sociali, ed è in grado di mantenere la libertà.
da approfondire “La democrazia e il problema della comunicazione mediatica”: Cattiva maestra televisione