Quando Nick capisce che non è poi così grande Jay Gatsby nel romanzo di Francis …
22 Agosto 2015Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D’Avenia
23 Agosto 2015-
Altri percorsi II videolezione del prof. Gaudio su 29 e lode sulle seguenti tematiche: Andrea Zanzotto – Ipersonetto – Elsa Morante – L’isola di Arturo – La storia – Luigi Meneghello – Libera nos a malo – Pierpaolo Pasolini – Saluto e Augurio – Non resta che andare via – Un periodo tremendo, ma… – I primi romanzi – Ragazzi di vita – Una vita violenta – Pasolini e il cinema – Scritti corsari – Pasolini e il consumismo – Pasolini e la televisione – Pasolini e la scuola media – Pasolini e il ’68 – Pasolini e la cultura – L’ultima intervista
Libera nos a Malo di Luigi Meneghello
Luigi Meneghello (1922-2007), partigiano a Padova e professore di italiano all’estero, è conosciuto soprattutto per il suo romanzo Libera nos a Malo
Malo è un paese di contadini del vicentino, descritto nel romanzo dal punto di vista di un bambino
Malo è un paese di contadini del vicentino, descritto nel romanzo dal punto di vista di un bambino
Il lessico è particolarmente originale, per gli inserti dialettali e i neologismi
da Libera nos a Malo Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto.
C’è un nòcciolo indistruttibile di materia apprehended, presa coi tralci prensili dei sensi; la parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un’altra lingua. Questo vale soprattutto per i nomi delle cose. (cap. 5, p. 36)
C’è un nòcciolo indistruttibile di materia apprehended, presa coi tralci prensili dei sensi; la parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un’altra lingua. Questo vale soprattutto per i nomi delle cose. (cap. 5, p. 36)
da Libera nos a Malo Me pare me mare | me manda cagare | el prete me vede | mi taco scoréde. (cap. 4)
Bianco, rosso, verde | color delle tre merde | color dei panezéi | la caca dei putèi (cap 4)
Bianco, rosso, verde | color delle tre merde | color dei panezéi | la caca dei putèi (cap 4)
da Libera nos a Malo Libera nos amaluamen. Non sono molti anni che il mio amico Nino s’è reso conto che non si scrive così. Gli pareva una preghiera fondamentale e incredibilmente appropriata: è raro che una preghiera centri così un problema. Liberaci dal luàme, dalle perigliose cadute nei luamàri, così frequenti per i tuoi figliuoli, e così spiacevoli: liberaci da ciò che il luàme significa
da Libera nos a Malo «Oh, but this is wonderful». Questi apprezzamenti sono gentili, e anche giusti credo; ma per noi il paese non era né bello né brutto, era il nostro paese, e così anche il sito. Ci piaceva, ma non ci veniva in mente di dire che fosse bello. (cap. 12, p. 82)
da Libera nos a Malo Nei rapporti tra famiglie era quasi onnipotente nel determinare il costume ciò che si chiamava l’intaresse, naturalmente in funzione della solidarietà familiare. né le leggi dello stato né i precetti morali della religione avevano – nel modificare questo codice di condotta – la forza che aveva invece il senso del decoro (“no sta ben”), di ciò che riscuote la sanzione della comunità, e che può differire profondamente non solo da quello che prescrive la legge, ma anche da quello che ingiunge la religione. (cap. 14, p. 104)