IL SECONDO DOPOGUERRA IN ITALIA – storia
17 Maggio 2015NIETZSCHE – vita e opere
21 Maggio 2015L’autore del presente libro, pubblicato a maggio 2014 dalla casa editrice Fuorionda, è Federico Batini, professore e ricercatore in pedagogia sperimentale dell’università di Perugia, autore anche di “ho scelto!” e di “appunti di ricerca educativa” e di molti libri di autoanalisi della Loescher.
La prefazione, che precede l’introduzione e le due parti in cui è suddiviso il volume, è a cura di Roberto Trinchero, scrittore e professore di filosofia e scienze dell’educazione a Torino. Il libro, nelle sue 179 pagine racconta di un progetto di ricerca, nato dalla voglia di conoscere le ragioni che hanno spinto quei tanti ragazzi in Italia (centinaia di migliaia) a voler abbandonare gli studi a 16 anni (limite dell’obbligo d’istruzione). I drop-out, così vengono definiti “coloro che abbandonano un ciclo di istruzione senza averlo portato a termine” , prendono la parola all’interno del libro e si raccontano, per analizzare e comprendere le motivazioni che l’hanno portati a questa scelta. Ciò permette di vedere le cose da una prospettiva diversa, dal punto di vista degli “ultimi” , degli “spinti fuori” , di quelli che Verga avrebbe definito “vinti” e Manzoni “umili” . Dai dati Eurostat risulta che il tasso di abbandono scolastico dell’anno 2012-2013 è pari al 17.6%, motivo questo che ha spinto il ricercatore a volersi occupare in modo più approfondito di questo problema che sta riguardando molti dei giovani Italiani. La ricerca ha finalità descrittiva e conoscitiva. Inizialmente la ricerca prevedeva una base dati costituita da 100 interviste, che una volta ripulite ed eliminate quelle poco utili, si è ridotta a 67 interviste narrative semi-strutturate a 27 drop-out aretini e 40 perugini tra i 16 ed i 18 anni, maschi e femmine. Nella seconda parte del manuale, sono inserite nella sezione “voci” le parole dei ragazzi intervistati. Si è prestata “attenzione ai nodi, ai bivii, alle motivazioni e ai conflitti che possano determinare l’interruzione, l’arresto o la conclusione di questi percorsi” . Molti dei ragazzi aretini, al momento dell’intervista, stavano frequentando dei percorsi organizzati dalla regione Toscana per il recupero delle competenze di base, propedeutici al corso di operatore alla ristorazione o al benessere; quelli perugini, invece, erano in cerca o di una occupazione o in attesa di cominciare dei corsi. I ragazzi provenienti da istituti alberghieri, di ragioneria, tecnici, turistici e linguistici aziendali, professionali e di agraria hanno riferito che tra i motivi di abbandono della scuola c’erano cattivi rapporti con i professori (esempio del caso di Michela, 17 anni che veniva presa in giro dal professore di matematica perché era robusta), la richiesta di troppo impegno scolastico, difficoltà in matematica o i metodi di insegnamento. I ragazzi hanno interrotto il proprio percorso scolastico in seguito ad una o più bocciature. I giovani aretini sono rimasti contenti dei nuovi percorsi intrapresi descrivendo come migliori sia le relazioni con i professori che i metodi di insegnamento adottati: per esempio piace molto ai ragazzi quando il professore si ferma durante la lezione e ride e scherza con loro o quando vedono i film, ascoltano le canzoni e fanno attività.
Per quanto riguarda i ragazzi perugini, nel capitolo del libro sono state riportate solo 3 interviste come rappresentazione sintetica. Gli adolescenti del campione perugino hanno riferito che i motivi che li hanno spinti all’abbandono scolastico sono stati: per venti ragazzi l’avere problemi con l’istituzione scuola ed i problemi conflittuali con i professori, per sei ragazzi “la volontà o necessità di raggiungere un’indipendenza economica” , per tredici ragazzi il poco interesse nello studio e per altri sette le difficoltà incontrate nello stesso.
Sia per il gruppo aretino che per quello perugino, nella metà dei casi i genitori non erano d’accordo con la scelta dei loro figli di abbandonare la scuola che avevano scelto inizialmente o per seguire un amico o per la vicinanza o nella maggior parte dei casi per interesse nei confronti di alcune materie, un interesse che poi si rivelerà “legato più a un’immagine che si aveva di quelle stesse discipline, che a una conoscenza e idea precisa delle stesse” . Ma gli strumenti dei genitori per fargli cambiare idea erano decisamente scarsi; infatti, una grande percentuale di madri e padri possiede un titolo di studio pari o inferiore al diploma; gli stessi non leggono abbastanza e da piccoli leggevano la metà dei loro figli. I risultati di queste interviste, analizzati tramite la valutazione dei contenuti e le interpretazioni modulate e complesse, derivanti da una conoscenza approfondita da più fonti, invitano a una riflessione e all’assunzione di responsabilità.
Il volume è rivolto a tutti, soprattutto a chi di dovere ed in grado di poter risolvere questo problema che sta diventando davvero compromettente per il futuro non solo dei ragazzi ma anche del nostro paese.