Bibliografia della tesina Le tenebre dell’odio e della paura: l’Europa…
27 Gennaio 2019La follia
27 Gennaio 2019L’Institutio Oratoria di Quintiliano
Nella prospettiva quintilianea tocca alla retorica proporsi quale strategia formativa completa, informata da un ideale di “umanità” ampio e articolato: per la prima volta i lettori di un trattato retorico sono posti davanti non a un’arida precettistica, ma alla questione dell’educazione globale di un individuo, dalla prima formazione in famiglia alla scelta del maestro, dagli esercizi scolastici alle parti del discorso, dalle buone letture alla figura ideale dell’oratore.
Convinto che l’educazione generasse grandi differenze fra gli uomini, Quintiliano dal suo punto di vista non si poneva il problema di come diminuire le differenze, bensì quello di costruire un’offerta educativa in grado di attrezzare culturalmente la classe dirigente.
Ma un merito incancellabile dell’Institutio attraverso i secoli rimane il contributo da essa fornito, con originalità e profondità di pensiero, alla correzione di molte idee e di molte pratiche distorte che pregiudicavano, nel campo dell’educazione, l’efficacia e la dignità stessa della scuola antica, fondata sull’autoritarismo e la costrizione.
LA VITA:
Marco Fabio Quintiliano nasce intorno al 35 d.C. a Calagurris, nella Spagna Tarragonese.
Il padre di Quintiliano insegnava retorica a Roma e qui il ragazzo fu educato; potè seguire le lezioni dei più celebri maestri. Ancora in giovane età Quintiliano fece ritorno in Spagna, dove sostenne delle cause e praticò quindi l’oratoria sul campo. Ritornò stabilmente a Roma nel 68 d.C., su invito di Galba, conosciuto quando costui era legato imperiale della Spagna, esercitò la professione di maestro di retorica.
Ebbe allievi importanti come Plinio il Giovane e, Tacito.
Non tutto fu facile nella sua vita. Si ritirò a vita privata. Morì forse nel 96.
LE OPERE:
1. Opere Perdute
De causis corruptae eloquentiae scritto nell’incirca tra l’87 e l’89 d.C. e in cui l’autore imputava e cause della corruzione dell’eloquenza alla scarsa preparazione culturale di maestri e allievi.
2. L ‘institutio oratoria
Sulla formazione dell’oratore, composto negli ultimi anni di vita, dopo il ritiro dall’insegnamento e dall’attività forense.
E’ dedicata a Marcello Vitorio, allo scopo di istruirne il figlio Geta.
Si articola in 12 libri organizzati in 115 unità. I primi due libri sono di argomento pedagogico: l’autore tratta il tema prima dell’educazione in famiglia e poi dell’istruzione elementare presso il grammatico, quindi il libro Il passa a occuparsi dell’istruzione secondaria presso il rhetor.
I libri dal III al IX si occupano di questioni tecniche; considera le singole parti del discorso: prima l’inventio o scelta degli argomenti, poi dal libro VII la dispositivo o strutturazione del discorso, infine, nell’VIII e IX, l’elocutio o stile, nelle sue possibili tipologie, le varie figure retoriche.
Il libro X offre all’oratore principiante una panoramica critica sugli oratori greci e latini da leggersi e imitarsi.
L’Xl si occupa delle tecniche della memoria (come rammentare il discorso) e dell’actio come porgerlo davanti all’uditorio.
Nel XII si tratteggia il tipo ideale dell’oratore, accennando anche ai suoi rapporti con il principe, si discorre sui criteri che l’oratore deve assumere nell’accettare e preparare le cause e sul fine da prefiggersi nell’esercizio dell’eloquenza.
I contenuti dell’Institutio oratoria:
Per la prima volta nell’antichità classica siamo davanti non a un’astratta esposizione di norme retoriche, ma a un’opera che si propone il compito di “fare” un oratore, seguendo ab infanzia tappa dopo tappa.
Quintiliano afferma la validità e il ruolo anche di altre discipline oltre all’eloquenza, la lingua e le lettere greche, la grammatica, la musica, e poi le altre scienze, come la geometria e la matematica, l’astronomia, persino la ginnastica.
I primi due libri e il problema educativo
L’Institutio oratoria inizia con l’esaminare da vicino, nei primi due libri, il tema educativo.
Persuaso che l’azione pedagogica (la teoria dell’educazione, che si occupa di fissare scopi e metodi della formazione della personalità) può avere sugli allievi una ricaduta positiva.
Quintiliano presta grande attenzione al fanciullo e poi al ragazzo che si avvicina con fiducia alla scuola; analizza, la psicologia infantile e adolescenziale pronto a riconoscere le diverse personalità.
Postosi il problema se sia preferibile l’istruzione pubblica o quella privata.
Quintiliano propende in modo deciso per la prima più adatta a stimolare l’intelligenza, il senso comune e lo spirito di emulazione.
Pone l’accento però anche l’importanza del coinvolgimento della famiglia. Quintiliano è nettamente contrario alle percosse, che rimanevano il metodo più utilizzato nelle scuole antiche; il maestro deve nutrire per i suoi allievi sentimenti affettuosi e quasi “patemi”, meritandosi la loro stima e fiducia.
Per ciò il maestro va scelto con cura; non essendo solo un tecnico, ma prima di tutto un educatore, i suoi costumi morali non saranno meno importanti del sapere. Un buon insegnamento e un buon insegnante, sapranno condurre l’allievo, ad intraprendere con autonomia intellettuale il cammino della peritia dicendi e dell’ humanitas.
Lo scopo ultimo della comunicazione verbale è il trasmettere un contenuto oggettivamente certo, attraverso uno stile medio, chiaro, un linguaggio sobrio, rinuncia all’eccesso dei colores retorici.
Alla questione dell’elocutio, che riguarda la composizione e la stilistica dell’orazione e insomma lo studio dell’espressione sono dedicati i libri VIII e LX.
L’ideale di Quintiliano è ritornare a Cicerone, attraversando la prosa di Sallustio e del Livio augusteo, senza piegarsi alla maniera dei moderni.
La sanità d’espressione, è il segno di una recuperata sanità dei costumi, ora che le stravaganze dell’età precedente erano state superate grazie alla dinastia flavia.
dalla tesina multidisciplinare esame di stato 2005 di Elisa Cerri
Il cammino dall’infanzia all’adolescenza
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