Bibliografia della tesina Le tenebre dell’odio e della paura: l’Europa…
27 Gennaio 2019La follia
27 Gennaio 2019Tacito Annales, stile e fortuna
Dalle pagine dei libri XIII-XVI degli “Annales” di Tacito emerge chiaramente il progressivo svelarsi della natura malvagio di Nerone, principe dai 54 al 66 d.C.
Tale degenerazione procede di pari passo con l’emancipazione dal controllo delle[ madre Agrippina e con il venir meno della positiva influenza di Afranio Burro, prefetto dei pretorio, e di Seneca, il filosofo suo precettore.
La morte della madre toglie ogni freno alla degenerazione dei costumi privati dell’imperatore che si abbandona ci ogni sorto di dissolutezze e sempre più deliberatamente manifesta la suo sconveniente passione per le gare ippiche, la musica e il canto.
L’emancipazione avviene attraverso uno serie terribile di delitti:
* L’UCCISIONE DI BRITANNICO (Annales, XIII, 15-16)
Il giovinetto Britannico è la prima vittima dei perfido Nerone, che vede in lui un pericoloso aspirante all’impero in quanto figlio di Messalina, la prima moglie di Claudio. Egli era invece figlio di Agrippina e del primo marito di lei, Domizio Nerone, ed era stato adottato da Claudio, che si era unito in seconde nozze con la stessa Agrippina. Quest’ultima poi, sentendo sempre più indebolito la sua autorità presso il figlio, si servì di Britannico per intimorire Nerone, minacciandolo di appoggiare il giovane che secondo molti era stato illegittimamente privato dei diritto di succedere al padre naturale.
* LA MORTE DI AGRIPPINA (Annales, XIV, 7)
Nel 59 d.C., già da tempo in rotto con la madre, di cui non sopportava più le ingerenze e che si opponeva al suo matrimonio con Poppea Sabina, la fece uccidere affidando l’incarico di sopprimerla ad un liberto, su suggerimento di Seneca e di Afranio Burro.
La svolta politica del regno di Nerone, caratterizzato fin ad allora da una relativa autonomia accordata al 5enato, è posta nel 62 d.C. in diretta relazione con la morte di Burro, il ritiro a vita privata di Seneca e l’ascesa dei nuovo prefetto dei pretorio Tigellino.
Da questo momento l’eliminazione fisica delle persone sgradite e degli oppositori, veri o anche solo presunti, diventa una pratica consueta.
* MORTE DI BURRO E FINE DELL’INFLUENZA DI SENECA (Annales, XIV, 52)
* INCENDIO DI ROMA (Annales, XV, 38-39)
Nel 64 d.C. Nerone è sospettato di aver provocato deliberatamente l’incendio di Roma per ricostruire gli antichi edifici con nuove e moderne costruzioni, in primo luogo con la grandiosa residenza imperiale detta “domus aurea”. Si era infatti sparso la voce che, mentre la città bruciava, Nerone fosse salito sul palcoscenico dei suo palazzo e avesse cantato la rovina di Troia, raffigurando nell’antico disastro le presenti sciagure.
* PERSECUZIONI DEI CRISTIANI (Annales, XV, 44-45)
Nerone decide di addossare la colpa del rovinoso incendio ai Cristiani, dando inizio alla prima persecuzione per troncare la diceria. Arrestò dapprima tutti quelli che professavano la dottrina apertamente, altri in grandissimo numero furono arrestati. Egli li fece dilaniare dai cani o inchiodare sulle croci o si dava loro fuoco.
* LA FINE DI SENECA (Annales, XV, 45)
Si sparse la voce che Seneca, il vecchio precettore di Nerone, a causa della smodata ricerca dei consenso di questo, e della sua politica-spettacolo, sempre più caratterizzata da elementi autocratici che andava a scontrarsi con l’atteggiamento filo-senatorio dello stesso, avesse chiesto di potersi ritirare a vita privata in una campagna lontana ma, poiché non lo ottenne, non uscì più dalla propria camere fingendosi malato di nervi. Nerone, a quanto narrano alcuni, fece anche preparare un veleno, da cui questi si salvò grazie alla sua vita ascetica. Nel 62 a.C. finalmente arrivò il ritiro di Seneca, ma questi non riuscì tuttavia a mettersi al riparo dalle ostilità dell’imperatore. Quando, infatti, nel 65 d.C. fu scoperto una congiura di un gruppo di senatori capeggiati da Calpurnio Pisone, il filosofo fu considerato fra i colpevoli ed egli affrontò la morte con serenità, nobiltà e coraggio, secondo l’esempio di Socrate e dei grandi sapienti dei passato.
UCCISIONE DI POPPEA (Annales, XVI, 6-7)
A causa di un’improvvisa collera del marito Nerone, Poppea mori, colpita da un calcio. L’ipotesi del veleno non viene seguita da Tacito che propone invece un atto di pura follia dell’imperatore in quanto questi era sia desideroso di figli, sia perdutamente innamorato della moglie.
ELIMINAZIONE DI TRASEA PETO (Annales, XVI, 21-22)
Traseo Peto fu senatore imminente e capo morale degli aristocratici che rifiutavano il principato in nome degli ideali repubblicani che si suicidò nel 66 d.C. Questi infatti fu “colpevole” di numerosi atti che accrebbero la profonda ostilità dell’imperatore:
– Trasea Peto propose pene meno gravi per i condannati a morte quali il pretore Antisio, autore di versi oltraggiosi contro Nerone;
– Non partecipo né al conferimento degli onori divini a Poppea, né ai suoi funerali;
– Non aveva mai offerto sacrifici per la salvezza dell’imperatore.
dalla tesina multidisciplinare esame di stato 2005 di Chiara Colavitto:
La follia