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13 Febbraio 2013
Un verdetto semplicistico sul latino ecclesiastico, giudicato comunque
sempre, a prescindere, una brutta copia del latino, quello sì nobile, degli
aristocratici romani del primo secolo avanti cristo, potrebbe indurre a credere
un errore, o quanto meno una banalizzazione, l’uso del verbo “portare” (appunto
popolaresco e della lingua parlata) al posto del verbo “ferre” . Ma se si
trattasse di scelta deliberata e non casuale?
sempre, a prescindere, una brutta copia del latino, quello sì nobile, degli
aristocratici romani del primo secolo avanti cristo, potrebbe indurre a credere
un errore, o quanto meno una banalizzazione, l’uso del verbo “portare” (appunto
popolaresco e della lingua parlata) al posto del verbo “ferre” . Ma se si
trattasse di scelta deliberata e non casuale?
Infatti nell’uso del verbo “ferre”
l’accento è posto sull’oggetto da portare, mentre, mentre il verbo portare,
forse anche per questo usato più dalla gente del popolo, pone l’accento su chi trasporta
un peso, su chi lo sopporta, ed è forse proprio per questo che il pontefice ha
detto “Fratres carissimi, ex toto
corde gratias ago vobis pro omni amore et labore, quo mecum pondus ministerii
mei portastis [voce contratta per portavistis].”
Forse certe scelte linguistiche sono solo dovute ad uno spirito di condivisione
umana.