Nelle “Rocce all’Estaque” inizia l’arte tipica di Cézanne. La pennellata è diversa per ogni roccia. In questo modo viene reso il volume. A Cèzanne interessa la sintesi, non l’analisi scientifica del dato reale. Perciò non dipinge il singolo filo d’erba, destinato a sparire, ma dipinge le rocce, destinate a durare. Comunque nel colore delle rocce mescola anche un po’ del verde dell’erba. Infine il passaggio da una roccia all’altra non è dato da un contorno nero, ma da una sfumatura di colore
Cézanne “Rocce all’Estaque” 1879-1882
Nelle “mele” usa una singola prospettiva per ogni mela. La luce non viene dall’esterno, ma è dentro l’oggetto. Ogni oggetto è diverso dall’altro, ha il suo destino. Eppure ogni oggetto è insieme all’altro, pertanto un po’ del verde dell’ultima mela a destra compare anche nelle mele più a sinistra, perché la vicinanza con te mi cambia in parte, lascia in me un segno di te. Questo significa che ogni uomo ha il suo destino (prospettiva), ma le persone che hai vicino influenzano la tua vita. La mela gialla accostata alla rossa diventa anche un po’ rossa. Si notino infine le tipiche pennellate a pettine già viste nelle rocce, di sopra, ma con la caratteristica che al centro delle mele vi è spesso una tonalità più chiara, come quando noi vediamo una cosa che sappiamo di colore uniforme, ma, per il riflesso della luce, ci appare in un punto di un colore più chiaro che in altri punti
Cézanne “Mele” 1877-1878
Nei “Piatti” Cézanne solleva un piatto in modo del tutto aprospettico (quello di ciliegie), mentre l’altro piatto, di pesche, è in prospettiva corretta. Egli vuol farci vedere le ciliegie in tutta la rotondità, altrimenti, in prospettiva corretta, sarebbero stato un ammasso informa di colore rosso. Inoltre vuol farci capire che la prospettiva è un trucco, e ce lo fa capire con un’altra illusione ottica. Infatti il nostro occhio non è disturbato dallassurdo prospettico dei piatti, perché nella mente noi sappiamo che anche il piatto di pesche è rotondo, così come ci appare quello di ciliegie. A proposit di assurdi prospettici: si osservi il tavolo innaturalmente versato in avanti, tanto che i piatti, in base alla legge di gravità dovrebbero cadere per terra. Anche questo il pittore l’ha fatto per farci vedere le cose, che sarebbero altrimenti solo intraviste di scorcio
Cézanne “Piatti con ciliegie e pesche, vaso e tovagliolo” 1883-1887
Il mare dell’Estaque in questa veduta attraverso gli alberi (spesso gli alberi incorniciano lo spazio come nelle bagnanti) è un mare fermo, ma il senso delle cose è aldilà. Qua Cézanne incomincia ad analizzare la realtà per fasce sovrapposte. Gli alberi sono una cornice e gli oggetti sono dentro questa cornice, dietro di essa. La prospettiva non è data dalle linee convergenti ma dalla sovrapposizione dei piani spaziali.
Cézanne “Estaque: veduta attraverso gli alberi” 1878-1879
Cézanne “Le grandi bagnanti” 1906
Certe volte nei quadri di Cézanne ci sono dei centimetri non dipinti, in cui affiora la tela bianca, come in alcuni dei dipinti della Montagna di Saint Victoire. Qui è tutta l’umiltà dell’uomo, che riconosce di non aver capito niente del soggetto, riconosce che il problema non è concludere a tutti i costi, a tutti i costi non lasciare neanche un centimetro non dipinto. Cézanne davanti a una persona capiva che non ci arrivava a raffigurarla tutta, perciò preferiva fermarsi. Per Cézanne l’arte è qualcosa di divino, il punto in cui l’uomo si incontra con Dio. Per lui l’arte è un mestiere, ma nel senso che avevano i medievali, quando contribuivano a costruire una cattedrale. Per lui la pittura era una vocazione, per questo poteva affermare “voglio morire dipingendo”, e così accadde, perché negli ultimi giorni, già malato mortalmente, non abbandonò la realizzazione del ritratto del suo giardiniere.
Cézanne “Mont Sainte Victoire visto da Les Lauves” 1902-1906