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3 Marzo 2011Se ben progettata e regolata, l’apertura della scuola alla società può solo beneficiare un sistema che ancora troppo spesso è autoreferenziale.
Nell’Ottocento, la scuola era concepita come un’entità chiusa, autonoma, perseguendo i propri obiettivi senza interagire con altri soggetti.
Secondo l’analisi marxiana di Althusser, la scuola era descritta come “apparato ideologico dello stato” (Alex Callinicos, “Il marxismo di Althusser”, edizioni Dedalo, pag. 90), essendo funzionale alla diffusione delle ideologie della classe dominante.
Nella visione di Gentile, la scuola formava da un lato gli intellettuali destinati ai ruoli più prestigiosi, e dall’altro educava le masse attraverso la scuola di base. Un primo tentativo di apertura verso la società civile avvenne con i decreti delegati del 1974, che cercarono di rompere l’autoreferenzialità scolastica promuovendo la partecipazione, pur rivelandosi spesso inefficaci e privi di reale condivisione delle responsabilità.
Un secondo passo fu rappresentato dalla stagione delle riforme dell’autonomia, iniziata con la legge Bassanini 1 (legge 59 del 1997), proseguita con la legge 62 del 2000 e culminata con la riforma del Titolo V della Costituzione. Queste leggi rappresentano ancora oggi un punto di riferimento per chi desidera innovare il sistema scolastico italiano.
Per aprire la scuola alla società, è fondamentale ispirarsi a modelli esteri non per pura esterofilia, ma per comprendere quali vantaggi potrebbero derivare da un cambiamento. Un utile strumento per ampliare gli orizzonti è la lettura del saggio “La punta di diamante. Scenari di scolarizzazione e formazione in Europa” di Giacomo Zagardo, disponibile gratuitamente qui. Questo libro esamina i sistemi scolastici finlandese, inglese e francese non come modelli insuperabili, ma come spunti di riflessione per riconsiderare il nostro sistema scolastico.
In Finlandia, ad esempio, il sistema scolastico è basato sull’inclusione e non sulla competizione, con una minima varianza tra scuole, grazie alla valorizzazione dell’educazione domestica, all’uso frequente delle biblioteche e all’attenzione per l’extra-scuola. In Finlandia, le attività scolastiche e le iniziative locali sono strettamente integrate.
Nel Regno Unito, la legislazione favorisce l’apertura della scuola alla società civile. Cooperative, gruppi di docenti o associazioni non-profit possono fondare scuole (le cosiddette free-schools) che coinvolgono partner della società civile, con i genitori che condividono impegno e responsabilità di gestione.
Perfino in Francia, patria del centralismo scolastico, recenti norme stanno aumentando la flessibilità, ad esempio negli ultimi anni del collège.
In conclusione, l’apertura della scuola alla società, se ben progettata e regolata, può solo giovare a un sistema che soffre ancora troppo spesso di autoreferenzialità.
Audio Lezioni sulla Pedagogia e organizzazione della scuola del prof. Gaudio
Ascolta “Pedagogia e organizzazione della scuola” su Spreaker.