Letteratura italiana dell’ottocento
27 Gennaio 2019Émile Zola
27 Gennaio 2019
trascrizione della videolezione su youtube del prof. Luigi Gaudio su Giacomo Leopardi di Giuseppe Corso
Quello che oggi intendiamo per poesia è qualcosa di strettamente legato a Leopardi. La storia della poesia italiana è cambiata dopo i canti di Giacomo Leopardi, sia da un punto di vista del contenuto, ma anche dal punto di vista dello stile. Le sue opere hanno segnato una svolta nella nostra poesia italiana, questo forse proprio perché lui era mal integrato con il suo tempo. Non ebbe fama in vita, ebbe riconoscimenti solo dopo la morte. Per esempio non riuscì a vivere grazie alla sua opera di letterato e poeta, dovette sempre dipendere economicamente dal padre. Volle affrancarsi dai suoi genitori, ma dipese sempre economicamente da loro. Una domanda che potremmo porci è la seguente: Leopardi era un reazionario o un progressista? Non era ne l’uno ne l’altro. Non era progressista perché non condivideva la fiducia nel progresso e nel cambiamento. Non era nemmeno reazionario. Per quanto riguarda la sua concezione della bellezza, invece, egli si rifà ai classici, ma in un modo completamente diverso dagli scrittori precedenti. I neoclassici scrivevano odi, sonetti, ecc… Invece lui si rifà ai classici solo dal punto di vista del contenuto. Rimpiange il passato, che ormai è morto per sempre. Questo lo rende un poeta romantico cioè moderno e non neoclassico, in quanto parla della nostalgia di un passato che non ritorna (come Hörderlin), ma non riprende il modo di scrivere dei periodi precedenti. Inoltre, Leopardi rifiuta ogni tipo di consolazione spiritualistica e provvidenzialistica. Potremmo dire che Leopardi si contrappone a Manzoni in questo senso (la provvidenza nei Promessi Sposi), ma si contrappone anche a Foscolo perché non sostituisce a queste illusioni religiose altre illusioni di carattere laico. Leopardi si contrappone a Foscolo e alle illusioni presenti nel carme Dei sepolcri. Rifiuta ogni tipo di illusione, ogni parvenza di immortalità che sia dettata dalla poesia esternatrice, dalla bellezza, o che sia dettata come pensava Manzoni da una visione religiosa cristiana. Leopardi rifiuta ogni tipo di consolazione in base alla sua filosofia sensista-meccanicista, erede dell’illuminismo. Di fronte alle ingiustizie di cui noi siamo vittime, possiamo solamente decidere di metterci insieme, essere solidali fra di noi e riconoscere che la nostra vita non può mai essere felice. Egli spiega, con la teoria del piacere, che l’uomo prova un’assenza di dolore momentanea perché spera di poter godere in futuro del piacere, oppure perché sperimenta momentaneamente una pausa del dolore. Ma non è felicità vera. L’uomo non è mai felice, però almeno tutti noi possiamo riconoscere questo stato cui ci costringe la natura. Privandoci di ogni illusione possiamo essere solidali con la natura , Non dobbiamo combattete fra di noi umani, ma riconoscere questa ostilità con la natura. Con “secol superbo e sciocco” Leopardi intendeva la sua epoca, in cui prevalevano visoni spiritualiste o progressiste, visioni assolutamente contrarie alla visione della ragione, che era assolutamente disincantata.