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27 Gennaio 2019Confronto tra Il principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
27 Gennaio 2019Thomas Hobbes, noto soprattutto per il suo pensiero politico, è considerato il fondatore della teoria dello Stato moderno.
Tuttavia, la sua opera va oltre la politica, includendo una visione radicale del cosmo e della scienza che lo distingue da Cartesio, con cui spesso viene paragonato. Hobbes adotta un monismo materialistico e una concezione della ragione divergenti da Cartesio, basandosi sull’idea che solo i corpi in movimento sono reali e che la ragione sia un procedimento formale di connessione di nomi e concetti.
Nel campo dell’antropologia, Hobbes spiega le passioni umane in termini meccanicistici e materialistici, sostenendo che tutte le emozioni derivino da movimenti fisici. Le azioni umane sono guidate dalla deliberazione, dove l’appetito e il timore influenzano il processo decisionale. Hobbes nega la libertà di scelta e sostiene che le azioni umane siano determinate da cause necessarie.
Nella sua visione, bene e male sono concetti soggettivi derivati dalle passioni umane e non hanno una base oggettiva. Tuttavia, per evitare il relativismo etico, Hobbes propone l’istituzione di uno Stato sovrano che stabilisca leggi civili per regolare la condotta umana.
Hobbes analizza lo stato di natura, una condizione di guerra e conflitto perpetuo tra gli uomini, guidata dal desiderio di potere e dall’uguaglianza naturale. Propone che gli individui rinuncino al loro diritto naturale in cambio di pace e sicurezza, creando così uno Stato assoluto guidato da un sovrano con potere illimitato.
Il potere sovrano, per Hobbes, è irrevocabile, assoluto e indivisibile, e il sovrano ha il controllo sia sul potere temporale che su quello spirituale. Propone anche la politicizzazione della religione, sottolineando il ruolo centrale dello Stato nella gestione delle questioni religiose.
In sintesi, l’opera di Hobbes abbraccia una vasta gamma di argomenti, dalla politica alla scienza, dall’antropologia all’etica, proponendo un’analisi rigorosa della natura umana e la necessità di uno Stato forte per garantire la pace e la stabilità sociale.
Qual è il rapporto tra il Leviatano di Hobbes i i sudditi?
Il “Leviatano” di Thomas Hobbes è un’opera filosofica fondamentale che tratta della natura del potere politico e della formazione di uno Stato sovrano. Nell’opera, Hobbes descrive lo stato di natura come un’esperienza di guerra di tutti contro tutti, in cui gli individui sono guidati principalmente dal desiderio di autodifesa e di perseguire i propri interessi personali. Questo stato di natura, secondo Hobbes, è caratterizzato dalla mancanza di un’autorità centrale in grado di imporre il rispetto dei diritti e di risolvere i conflitti in modo pacifico.
Per uscire da questa condizione di guerra e instabilità, Hobbes propone la formazione di un potere sovrano, rappresentato dal Leviatano, ovvero lo Stato. Il Leviatano, secondo Hobbes, detiene l’autorità suprema e ha il compito di garantire la pace, la sicurezza e l’ordine sociale. Gli individui, per assicurare la propria protezione e benessere, cedono parte della propria libertà e potere al Leviatano, che agisce come un’autorità centrale dotata del monopolio legittimo della forza.
Il rapporto tra il Leviatano (Lo Stato) e i suoi sudditi, quindi, è fondamentalmente quello di un contratto sociale implicito. Gli individui accettano di rinunciare ad alcuni dei propri diritti e libertà in cambio di protezione e ordine sociale forniti dallo Stato. Tuttavia, ciò non significa che i sudditi perdano tutti i loro diritti; piuttosto, il potere del Leviatano è limitato da ciò che è necessario per garantire la pace e la stabilità della società. In cambio di questa protezione, i sudditi devono obbedire alle leggi e autorità dello Stato.
In breve, il rapporto tra il Leviatano di Hobbes e i sudditi è quello di un’autorità centrale che offre protezione e ordine sociale in cambio di obbedienza e rinuncia a parte della libertà individuale.
Perché il Leviatano fa le leggi per Hobbes, e non un parlamento?
Il Leviatano, secondo Hobbes, è responsabile di fare le leggi e di far rispettare queste leggi all’interno dello Stato. Questo perché, per Hobbes, un’autorità unitaria e decisiva è necessaria per mantenere l’ordine e prevenire il caos. Se le leggi fossero fatte da un parlamento o da un’assemblea di individui, Hobbes temeva che ci sarebbe stata disarmonia e disordine, poiché sarebbero emerse diverse opinioni e interessi contrapposti.
Inoltre, Hobbes non considerava il parlamento come un organo adatto a fare le leggi perché riteneva che avrebbe potuto generare divisioni e conflitti politici che avrebbero minacciato la stabilità dello Stato. Per lui, un potere sovrano forte e indiscusso, come il Leviatano, era necessario per garantire l’ordine e la coesione sociale.
Hobbes dice che il Leviatano può fare molto, ma non tutto: cosa non può fare in politica?
Anche se il Leviatano detiene un potere sovrano, Hobbes riconosceva che i sudditi avevano un diritto naturale alla propria autodifesa e alla conservazione della propria vita. Pertanto, il Leviatano non può fare leggi o prendere azioni che mettano a repentaglio direttamente la vita o la sicurezza dei suoi sudditi. Ciò implica che il Leviatano non può agire in modo arbitrario o tirannico senza rischiare una rivolta da parte dei suoi sudditi.
Qual è la conseguenza logica della affermazione del Leviatano di Hobbes?
La conseguenza del Leviatano è la creazione di un governo forte e centralizzato che impone leggi e regole per garantire la pace e la stabilità sociale. Questo può portare a un certo grado di perdita di libertà individuale in cambio di sicurezza e ordine pubblico.
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