L’immaginazione sociologica
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Natale: c’è sempre Uno che ti aspetta.
Certamente abbiamo sperimentato, almeno una volta nella vita, la gioia di essere aspettati da qualcuno che desiderava tanto che tu arrivassi.
Che gioia poter riabbracciare i propri figli o la persona amata, che magari sono venuti ad aspettarti dopo una lunga assenza, e non vedevano l’ora che tu arrivassi e stringendoti fra le braccia ti sussurrano: ” Mi sei mancato proprio tanto!”
Viceversa che tristezza è la vita quando non ti aspetta nessuno!
Eppure anche questa è un’esperienza inevitabile: prima o poi ci accorgiamo di essere soli di fronte al Destino, anche se siamo in mezzo a tanta gente! Ciò di cui noi abbiamo bisogno non è semplicemente di una compagnia qualunque, ma di un amico, di amici che ti aspettano perché tu sei importante fino al punto che se non ci sei, si sente la tua mancanza e tutto cambia.
Questo bisogno di essere utili, di essere necessari, di essere aspettati è ciò a cui vuole rispondere il Natale.
Infatti, Colui che ci ha fatti, l’origine e il fine della nostra vita, per farci capire la preziosità della nostra esistenza, si è fatto un bambino; così piccolo cosicché diventasse evidente che ha bisogno di te!
Sì, il Mistero si è fatto carne, un uomo come me per mendicare il mio cuore.
Non ci chiede di cambiare, di essere bravi, coerenti! Lui lo sa che siamo dei poveretti.
Dio ci aspetta, come un bambino che tende la mano al suo papà non tanto perché vuole delle cose, ma perché vuole solo restare con lui.
Sì, il mistero vuole restare con te, Dio vuole te, così come sei, per renderti felice.
Dio ti aspetta: forse conviene aspettarLo anche noi, e accoglierLo.
Buon Natale,
don Savino
articolo pubblicato sul numero di dicembre 2008 de “Uno Sguardo in Dergano”