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In questi giorni le famiglie devono decidere l’opzione per l’istituto e se avvalersi dellIrc, un’opportunità per gli studenti. Parla il responsabile del Servizio diocesano don Michele Di Tolve
E’ tempo di scegliere la scuola e anche se avvalersi dellora di religione. Molte famiglie sono alle prese con decisioni che determinano la qualità educativa e formativa futura dei figli. Perciò è decisivo cogliere i benefici, in termini di senso della vita e anche dello studio, che offre la frequenza dell’insegnamento della religione cattolica. Un luogo di dialogo, di confronto, ma anche di integrazione per gli studenti stranieri. Ne parliamo con don Michele Di Tolve, responsabile del Servizio Irc e della Pastorale scolastica della diocesi di Milano.
Dunque, una scelta importante…
Infatti. E’ importante che la famiglia ritorni a occuparsi della scelta, soprattutto perché sia consapevole della ricchezza di questa disciplina. LInsegnamento della religione cattolica (Irc) permette ai ragazzi un percorso culturale davvero utile, in quanto le altre materie rispondono a domande tipo «come, cosa, quando, dove, quanto». Ma ci sono due domande che sono il fondamento dello studio, di ogni voglia di sapere, di vivere: perché? Per chi? LIrc aiuta i ragazzi a fare questo percorso culturale.
Consente un di più di senso?
Esatto. Oggi i ragazzi fanno più fatica sulle motivazioni, sulla ricerca dei significati: «Che senso ha la mia vita? Davanti ai fatti brutti che capitano che futuro ho?». Un percorso culturale non può quindi chiudersi semplicemente sulle nozioni apprese. LIrc insieme con le altre discipline – in una vera armonia di collaborazione e di interdisciplinarietà – permette di andare a toccare quelli che sono i nodi essenziali della vita di un bambino, di un preadolescente o di un adolescente, sulle motivazioni di fondo dello studio. I ragazzi non vogliono risposte banali e quando non le trovano inizia la loro crisi.
Ma chi frequenta già la parrocchia deve scegliere lora di religione oppure può farne a meno?
Tutt’altro. A maggior ragione deve sceglierla. E’ davvero una contraddizione non fare religione a scuola da parte di un ragazzo che frequenta la comunità cristiana, che vive l’animazione in oratorio, che è educatore. Non potranno essere veri testimoni se innanzitutto non vivono anche nella scuola una presenza significativa dentro il dibattito culturale, interculturale, interreligioso e interdisciplinare che permette proprio lIrc.
Eppure rimane ancora aperta la questione dell’alternativa allIrc…
Mi sembra giusto che ci sia la possibilità di scelta. Sono due i problemi: primo, che per mancanza di fondi – e le istituzioni devono decidersi a rispettare fino in fondo la normativa – non è stata mai veramente pensata una vera alternativa. C’è in pochissime scuole, ma è importante farla, perché i ragazzi ne hanno diritto. Non si può dire che non ci sono le risorse: gli studenti sono il centro della scuola e le risorse vanno messe a loro servizio. Oppure c’è lo studio assistito o quello individuale.
E il secondo problema?
E’ grave, perché è lora del nulla. Questo è il vero cancro della scuola, perché un ragazzo così percepisce che sui banchi bisogna starci il meno possibile. E’ un danno per la scuola, non per lIrc: entrare un’ora dopo, uscire un’ora prima o peggio durante l’orario della giornata. Sto facendo fare una ricerca: vogliamo capire qual è il livello delle assenze soprattutto nella secondaria e nelle superiori.
Un approccio laicista che avanza?
Infatti, inviterei tutti quegli adulti che invocano una laicità che in realtà è laicismo, invece a lavorare tutti insieme, perché il vero problema è salvare i ragazzi dalla deriva, dalla disperazione.
Per far questo è necessaria anche un’alta qualità degli insegnanti…
Certo, avere senz’altro insegnanti preparati e all’altezza del compito. La diocesi di Milano ha fatto una scelta forte di formazione integrale degli insegnanti di religione, ma la offriremo anche a tutti gli altri docenti.