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27 Gennaio 2019Il patto di corresponsabilità educativa nelle scuole
C’era un tempo in cui, a partire da Luigi XIV (il re Sole) fino a Napoleone, e a tutti i napoleonici d’Italia, l’unico soggetto di diritto era lo stato. Per la Legge 13 novembre 1859, detta Legge Casati (la prima legge sulla scuola, sulla quale si sono modellate molte altre leggi scolastiche italiane) non si può fare una nazione senza un’identità , data da un sistema educativo. In quel caso era lo stato che sapeva qual era il bene della nazione. La famiglia non era, e non è ancora un soggetto di diritto. Eppure negli ultimi anni si è invertita la tendenza. A partire dalla legge sull’autonomia, poi con la legge 30 del 2000 (la cosiddetta riforma berlinguer, poi franata per l’ostilità della sua stessa coalizione) si interpella per la prima volta la corresponsabilità , il coinvolgimento della famiglia. Con il patto di corresponsabilità educativa, proposto dal ministro Fioroni e attuato dal ministro Gelmini, questo processo si coinvolgimento delle famiglie si approfondisce. Al momento dell’iscrizione i genitori devono sottoscrivere il patto. Un ulteriore passo sarà la nascita delle scuole-fondazioni. In questa scuola dell’avvenire le famiglie saranno pienamente coinvolte nel processo di gestione dell’istituzione scolastica. Per noi occidentali, dovrebbe essere più naturale rispetto ad altri. In India i genitori vengono completamente liberati da ogni responsabilità nel momento in cui lasciano i loro figli alla scuola. Noi, invece, dobbiamo riconoscere che la nostra responsabilità di genitori non termina quando lasciamo il nostro figlio a scuola. Il nostro sforzo dovrebbe essere quello di collaborare con gli educatori, con gli insegnanti, per raggiungere uno scopo comune. I genitori e gli insegnanti sono come due reparti della stessa squadra di calcio. I genitori sono i difensori, mentre gli insegnanti sono gli attaccanti (e i dirigenti sono i centrocampisti, cioè i registi del gioco). Se si fa un buon gioco di squadra, si può raggiungere l’obiettivo, cioè il goal, e il goal è l’educazione e la formazione del ragazzo. se invece non c’è intesa tra i reparti, o, addirittura, i genitori sono indifferenti o ostili agli insegnanti, sicuramente l’obiettivo non viene raggiunto