Petali e non solo – di Laura Alberico
28 Febbraio 2016Quel Bambino… che ha bisogno di me e di te! – di don Savino
29 Febbraio 2016Tutta la vita chiede l’eternità
E ancora di più la morte chiede, richiama, svela l’eternità.
Tutto è per l’eterno.
E’ eterno infatti l’amore che ho ricevuto dal Mistero presente che si è mostrato, fin dal primo istante che sono venuto al mondo, con questo volto dolce e semplice, tenero e attento, buono e commosso della mia cara mamma.
Sì, Dio mi ha usato questo privilegio: farmi scoprire subito che ero al mondo perché ero voluto molto bene: “il mio Savino e il mio Luigi” diceva spesso.
Che cosa l’uomo può ricevere di più al mondo che questo abbraccio eterno?
Dio fa così con noi: per farci capire quanto ci ama, ci mette accanto padri e madri,
fratelli e sorelle e tanti amici che ci vogliono bene così come siamo e per il semplice fatto che ci siamo!
La mia storia, l’ho capito di più in questi giorni, è una storia di una valanga di bene, di amore, di stima che mi è stata riversata continuamente, quasi senza lasciare nemmeno lo spazio di un istante in cui poter dubitare della utilità della mia vita.
E’ così che il Signore mi ha tenuto sempre tra le Sue braccia – attraverso le braccia di mia madre.
Un abbraccio che è sempre stato rispettoso della nostra libertà: ci ha lasciati sempre andare, con fiducia e rispetto, per la nostra strada, realizzando, sempre con estrema semplicità, il compito supremo che Dio affida ad ogni genitore: condurre i figli al compimento del loro destino.
Contenta che mi facevo prete perché lo riteneva un grande onore per lei, e felicissima che Luigi si sposasse con Enza perché le piaceva molto quella ragazza tanto brava, ma soprattutto molto carina, e poi desiderava tanto avere dei nipotini!
Ma la morte di una mamma procura molto dolore!
Apparentemente è come se quel flusso di amore, garantito dalla presenza di una madre, si interrompesse; nasce quasi lo sgomento.
No, ho sperimentato in questi giorni che persino il dolore è buono perché è come la Croce di Gesù: è l’estremo atto di donazione che prelude, che è promessa per un amore ancora più grande: la morte è per la risurrezione.
La morte di mia mamma è la sua nascita nella Gloria del Padre, oggi, nel giorno della natività di Maria, per l’intercessione della Madonna che lei amava tanto.
Ho scoperto insomma che il dolore è premessa per una Promessa; e Gesù quando promette è sempre per il centuplo.
“Adesso tua mamma è una grande Ostia, come quella che tu mangi ogni giorno durante la Messa”, così mi ha detto una mia cara amica.
Sì, è proprio così, adesso che è vicina a Gesù e ci vuole bene come Gesù: mio fratello Luigi ed io, i suoi cari preziosi figli, anzi “pezzi di cuore” secondo la sua pura origine napoletana; il suo caro Pino con cui ha condiviso quasi 60 anni di vita, sempre vivaci,
pieni di sacrifici, di fedeltà e di accettazione di qualsiasi imprevisto; i suoi eccezionali nipotini di cui aveva sempre le foto a portata di mano per mostrarli a tutti; la sua dolce e cara Enza a cui raccomandava il suo “piccolo Luigi” che aveva avuto al termine della sua giovinezza dopo 17 anni dalla mia nascita, proprio mentre io entravo in Seminario: “è un miracolo!” spiegava a tutti quelli che incontrava; e la affezionatissima Anna che, in questo ultimo grappolo di vita, ha amato come una
figlia prediletta.
Grazie Gesù per avercela donata; ed ora, che sembra che ce l’hai tolta, accoglila tra le braccia della tua infinita misericordia e aiutaci ad offrirti il nostro dolore riconoscendoTi presente nell’abbraccio materno della dolce e meravigliosa Compagnia Cristiana che ci hai donato.
Sì, per ciascuno di noi Dio assicura una compagnia speciale che ci renda più familiare e affascinante la dolce Presenza di Gesù.
A me ha fatto incontrare il Carisma di don Giussani che mi ha insegnato ad amare come Gesù tutto quello che mi è stato dato, dalla vita alla vocazione, dal mio Vescovo al mio Ministero, dalla gioia al dolore, dalla vita alla morte, come dice in questa sua preghiera, che faccio mia:
“AIUTACI,
Tu che adesso vedi senza ombre
quel Mistero che tanto ci attira e ci affascina tutti,
a vivere con più verità la nostra vita e il nostro compito.
E quando al mattino nell’inno di lodi reciteremo:
“E noi che di notte vegliammo,
attenti alla fede del mondo,
protesi al ritorno di Cristo, or verso la luce guardiamo.”
Vedremo te, nella luce.
Adesso ci sei vicina in modo diverso da prima,
ma infinitamente di più di prima,
e ci guardi con la stessa pietà ,
con lo stesso sguardo di Colui in cui sei.”