Vietnam
27 Gennaio 2019A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia
27 Gennaio 2019(a cura di PARIANI Gabriele)
Questo scrittore inglese dedicò alla peste londinese del 1665 un’ opera intitolata appunto: “LA PESTE A LONDRA”.
La cronaca dell’anno 1665 inizia con una descrizione sui primi casi di peste. Il protagonista, un sellaio, benché assista alla partenza di molti ricchi concittadini, decide di non abbandonare la città per non lasciare i suoi affari. Egli, come tutti, s’interroga sui possibili motivi dell’epidemia e mentre lui riesce a darsi una spiegazione basandosi su eventi naturali, la popolazione attribuisce il fenomeno al passaggio di una cometa, portatrice di sventura. Il sellaio, durante le sue uscite lungo le vie di Londra, vede molte persone che vagano per la città predicendo morte e distruzione e si ferma accanto ad alcuni visionari che dicono di scorgere un angelo che impugna una spada di fuoco. ed ecco, una sera, il sellaio, incurante dei severi divieti e del pericolo di contagio, s’intrufola nel cimitero con la complicità di un sagrestano suo amico: assiste al macabro lavoro dei monatti e alla disperazione di un uomo la cui famiglia è scaricata in quella fossa. Sulla strada del ritorno una serie di tristi pensieri accompagna il protagonista fino a casa, dove l’immagine di quell’ infelice gentiluomo gli torna alla mente causandogli un pianto accorato. Nonostante rincasi ogni volta sempre più affranto, il sellaio non resiste alla tentazione di vagare per le strade, dove le scene raccapriccianti sono sempre più frequenti. Per le vie di Londra non si sentono solo storie tristi ma anche racconti singolari come quella del suonatore di piffero che, addormentatosi per strada, viene scambiato per un cadavere e raccolto dai monatti, i quali, al suo risveglio, si rendono conto dell’errore commesso. Nel momento in cui la peste infuria maggiormente, il protagonista non condivide appieno l’opinione comune secondo cui le persone infette, spinte dall’odio, desiderano contagiare gli altri per farli soffrire come loro; egli pensa piuttosto che quest’idea venga diffusa dagli abitanti delle campagne estremamente diffidenti verso gli abitanti della città . La verità oggettiva è che gli appestati diventano pericolosi nel momento del delirio; per questo il sellaio ritiene giusto confinare nelle abitazioni le persone contagiate per evitare episodi come quello della nobildonna infettata e uccisa da un appestato.
-
indice dell’ipertesto: La peste in Manzoni…e non solo ipertesto realizzato dalla classe IIE liceo Bramante di Magenta, a.s.1997/98
1 Comment
[…] La peste in Daniel Defoe di Gabriele Pariani […]