Un infinito numero
27 Gennaio 2019Un’ idea
27 Gennaio 2019riduzione dai paragrafi 66, 67 e 68 del capitolo 18 del Cato Major (De senectute)” di Cicerone – tratta dal libro “Littera litterae volume 2D – Angelo Diotti – casa edit. Bruno Mondadori”
Testo latino
O miserum senem qui mortem contemnendam esse in tam longa aetate non viderit! quae aut plane neglegenda est, si omnino exstinguit animum, aut etiam optanda, si aliquo eum deducit, ubi sit futurus aeternus; Quid igitur timeam, si aut non miser post mortem aut beatus etiam futurus sum? Quamquam quis est tam stultus, quamvis sit adulescens, cui sit exploratum se ad vesperum esse victurum? Quin etiam aetas illa multo pluris quam nostra casus mortis habet; facilius in morbos incidunt adulescentes, gravius aegrotant, tristius curantur. Itaque pauci veniunt ad senectutem; quod ni ita accideret, melius et prudentius viveretur. Mens enim et ratio et consilium in senibus est; qui si nulli fuissent, nullae omnino civitates fuissent. Sed redeo ad mortem impendentem. Quod est istud crimen senectutis, cum id ei videatis cum adulescentia esse commune? “At sperat adulescens diu se victurum, quod sperare idem senex non potest”. Insipienter sperat. Quid enim stultius quam incerta pro certis habere, falsa pro veris? “At senex ne quod speret quidem habet”. At est eo meliore condicione quam adulescens, quoniam id, quod ille sperat, hic consecutus est; ille vult diu vivere, cum hic diu iam vixerit.
Traduzione ad uso didattico (ogni altro uso non è consentito)
Oh, povero il vecchio, che non ha capito che in una esistenza così lunga la morte non deve essere deve essere disprezzata. Questa o deve essere completamente trascurata, se sopprime del tutto l’anima, oppure deve essere perfino desiderata, se la conduce in un qualche luogo in cui è destinata ad essere eterna;
Pertanto che cosa dovrei temere, se dopo la morte sarò destinato o a non essere infelice o ad essere felice? Chi è tanto stolto da essere sicuro, anche se è giovane, che vivrà fino a tarda età? Ché anzi quella età ha di gran lunga più possibilità di morte che la nostra: i giovani prendono imbattono in malattie più facilmente, più gravemente si ammalano, con più difficoltà sono curati. Ma ritorno alla morte che minaccia: che difetto è questa della vecchiaia, se vi sembra che sia in comune con la gioventù?
“Eppure il giovane spera di vivere a lungo, mentre il vecchio non può sperare la stessa cosa”. Lo spera irragionevolmente: cosa c’è infatti di più sciocco che dare per certo ciò che è incerto, dare per vere cose false? “Ma il vecchio non ha neppure qualcosa in cui sperare”. Eppure egli si trova in una condizione migliore rispetto a quella del giovane, poiché ciò che questo spera, lui l’ha già ottenuto: quello vuol vivere a lungo, mentre lui ha già vissuto a lungo.