INFERNO – CANTI VII – analisi
20 Gennaio 2013I COMMERCI – Basso medioevo
20 Gennaio 2013CANTO VII
SOMMARIO
– Virgilio e Dante si trovano dinanzi al guardiano del quarto cerchio: Pluto, che li “accoglie” con parole sgradevoli (lingua inventata da Dante), ma Virgilio fa tacere malamente
– Se scendono nel cerchio e vedono i dannati che lì scontano la loro pena: gli vari e i prodighi, che per l’eternità dovranno girare per due cerchi che si scontreranno in un punto, trasportando grossi macigni che raffigurano il peso del denaro, del loro peccato.
– Dante si chiede se sono tutti chierici (uomini di chiesa) perché hanno i capelli rasati con la chierica. Lui gli risponde che sono gli avari e i prodighi, coloro che in vita non hanno saputo avere un rapporto sano con i beni materiali e con i soldi.
– Dante vorrebbe individuarne alcuni, ma non può perché dato che loro non sono stati riconoscenti in vita delle cose belle donate da Dio, non verranno mai riconosciuti. Questa è la vera pena.
– Dante si domanda allora cos’è la fortuna, che amministra i beni materiali e che ha fatto impazzire questi peccatori. Virgilio gli risponde descrivendogli come Dio ha creato i cieli con gli angeli che lo amministravano. Tra questi angeli c’è anche la fortuna, una creatura beata che governa l’oscillare dei beni materiali, senza sentire le proteste degli uomini che, nel momento in cui gli viene tolto qualcosa, la maledice, ma non la ringrazia quando riceve i suoi doni.
– Scendono poi nel quinto cerchio, dove si trova una fonte di fango sporco, puzzolente, scuro (lo Stige), nel quale delle anime lottano fra di loro, picchiandosi e squartandosi a vicenda.
– Virgilio spiega che quelli sono gli iracondi, fa notare a Dante altri peccatori che sono completamente immersi nella melma del fiume, individuabili solo per le bolle che, con il loro parlare sotto il fango, fanno salire in superficie. Questi sono gli accidiosi, coloro che in vita non hanno saputo neanche vedere la luce del sole, ora rimarranno per sempre immersi nel fango della loro tristezza.
– Aggirano dunque il pantano e si ritrovano ai piedi di una torre.