ODISSEA – riassunto libro I
1 Gennaio 2013ESERCIZI DI INGLESE – lavoro
2 Gennaio 2013CARATTERISTICHE DI ODISSEO
– La prima caratterizzazione dell’eroe proviene dal proemio, che lo delinea per la sua dote principale: l’intelligenza spiccata, l’ingegno (“eroe multiforme” ). La seconda cosa presentataci è il suo dolore, la sua sofferenza mista alla tenacia di perseverare nel suo nostos, il viaggio di ritorno. E’ quindi un uomo maturo, poiché la saggezza deriva dall’esperienza.
– “La figlia di costui trattiene l’infelice, che piange, e sempre l’incanta con tenere e mal’iose parole, perché si dimentichi d’Itaca: ma Odisseo, che brama vedere almeno il fumo levarsi dalla sua terra, vorrebbe morire.” Queste sono le parole con cui Atena descrive la situazione di Ulisse presso l’isola Ogigia. Un eroe che piange? Potrebbe sembrare un controsenso, dato che l’eroe deve essere un uomo forte, duro. Ma qui Omero descrive l’eroe non come combattente, ma come uomo “in sé e per sé” , come direbbe Platone. L’uomo è fatto anche di sentimenti, perché quindi non mostrare liberamente la propria umanità? L’innovazione portata da Omero caratterizzerà il pensiero occidentale, orientato a concepire l’uomo secondo questo concetto.
– “In cuore era indignato che lo straniero stesse sulla porta da tempo. Accostatosi, prese la destra, si fece dare l’asta di bronzo e parlando le rivolse alate parole: – Salute, straniero! Da noi sarai benvenuto: poi, consumato il pasto, dirai che cosa ti occorre-.” Questo passo evidenzio molto l’ospitalità di Telemaco, caratteristica anche del padre. L’indole dei due è sempre rivolta al rispetto, all’importanza dei gesti sacri. L’ospitalità era infatti una consuetudine con aspetti religiosi: il padrone di casa era obbligato ad accogliere, nutrire e dare un tetto al viandante, oltre che a fargli le domande che ricorrono in ciascuna scena di questo genere (viene sempre chiesta la provenienza, sia familiare che di patria). Questa caratteristica rivela quindi un uomo attaccato alle tradizioni e ai valori buoni.
– Nei versi 206-209 Atena, sotto le sembianze di Mente, gli chiede se è veramente lui il figlio di Odisseo, fingendo di riconoscerlo per una caratteristica esteriore: “gli somigli nel capo e negli occhi belli” . Viene qui descritto anche il bel fisico di Ulisse, secondo la regola di quel tempo: chi era buono interiormente rifletteva esteriormente un bell’aspetto.
– “Oh fossi stato figlio di un uomo felice, che la vecchiaia accoglie tra i propri averi! Ora, di colui che fu il più sfortunato tra gli uomini, di costui mi dicono figlio.” La risposta alla domanda di Mente nasconde in sé un’altra caratteristica dell’eroe: il disinteressamento per i beni terreni, destinati a corrompersi, pur di salvare quelli affettivi. Lascia infatti la sua ricchezza per proteggere invece la famiglia e la patria, verso cui è disposto a tutto (anche di viaggiare per vent’anni in acque sconosciute). Preferisce quindi una vita vissuta all’altezza delle sue aspettative, in cui compiacersi di aver compiuto qualcosa di buono per coloro che ama, rispetto ad una vita tranquilla, agiata ma vuota.
– “domattina andiamo e sediamo in consiglio, tutti, perché voglio dirvi apertamente una cosa, d’andarvene via dalla casa; preparatevi altri banchetti mangiando le vostre sostanze, d’una casa passando in un’altra.” Con questa frase Telemaco conferma l’inizio del percorso del suo cambiamento. Fa una scelta: quella di seguire, di fidarsi del consiglio degli dei. L’obbedienza è infatti un elemento caratterizzante del padre Ulisse, che sempre segue il volere degli dei senza obiezioni, come succederà quando seguirà alla lettera le istruzioni di Hermes sull’isola di Circe. Questo frame del discorso indica anche un altro aspetto: il sapersi porre, l’autorità del figlio che rimanda a quella di Odisseo. E’ si un uomo che prova sentimenti, che piange, ma non per questo viene meno la sua autorità, la sua dignità di uomo (e in questo caso anche di re). Non si ha paura avendo dalla propria parte gli dei.