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31 Dicembre 2012PLATONE – vita
31 Dicembre 2012Il brano “Il tempo non è poco, se lo si spende bene” proviene dal “De Brevitate Vitae” (Sulle brevità della vita) di Seneca, un trattato che esplora il valore del tempo e come gli esseri umani tendano a sprecarlo, lamentandosi della sua scarsità, mentre in realtà dispongono di sufficiente tempo per vivere una vita piena e significativa, se solo lo amministrassero saggiamente.
Testo originale latino
De Brevitate Vitae, capitolo 1:
“Tempus non est parvum, si bene consumitur.”
“Plurimi mortales de malitia naturae conqueruntur, quod in tempore angustiae sumus, cum haec ita celeriter ac properanter currunt, ut excepto paucorum, vita reliquos relinquat in ipsius vitae constitutione. Nec solum vulgus et populus indoctus, ut creditur, de malo publico conqueritur; etiam inter viros praeclari hoc tumultum querelae movet. Inde illa celeberrima vox maximae inter medicos: ‘Vita brevis, ars longa.’ Hinc sententia, quae homini sapienti haud convenit, Aristotelis adversus naturam, quae dicit: ‘Quae animali tempore favet, qui quinque aut decem saecula vivit, homini natus ad tanta et tam numerosa, tantum limitatum est finem.’ De tempore non pauca habemus, sed multa perdamus. Larga quidem vita data est satis longa ad res nobiles peragenda, si bene ordinantur; at ubi luxuriae et desidia consumitur, ubi nulla recondita utilitate expenditur, sub extrema necessitate, ut non sentimus ire, non sentimus mutari. Ita non brevem vitam accipimus, sed fecimus brevem, non temporis inopiam patimur, sed prodigalitatem. Sicut magna et splendidissima opera, ubi pessimo domino veniunt, in momento corruunt, ita modesta, si bono custodi tradantur, cum tempore crescunt: sic aetatem nostram multum concedit qui bene tractat.”
Traduzione del testo
La maggior parte dei mortali si lamenta della malignità della natura, perché siamo nati nell’esiguità del tempo, poiché queste cose scorrono con una tale velocità e rapidità di tempo che ci è stato dato, che, eccetto per pochi, la vita abbandona gli altri nell’organizzazione della vita stessa. E non soltanto la folla e il popolo non sapiente, come si pensa, si lamenta per il male comune; anche tra gli uomini famosi questo turbamento suscita lamentele. Da ciò proviene quella famosa esclamazione del più grande tra i medici: “La vita è breve, la condotta lunga.” Da qui l’opinione, che non conviene affatto ad un uomo sapiente, di Aristotele che è avverso alla natura: “Quella dell’età favorisce tanto gli animali, che vivono cinque o dieci secoli, per l’uomo nato per cose così grandi e numerose è stabilito un termine tanto limitato.” Di tempo non ne abbiamo poco, ma ne perdiamo molto. E’ data in larga quantità una vita sufficientemente lunga e per la realizzazione di cose più nobili, se le cose si ordinano bene; ma quando si consuma per il lusso e la trascuratezza, quando si spende per nulla di buono, sotto la spinta dell’ultima necessità, come non comprendiamo di andare non sentiamo di essere cambiati. E così non riceviamo una vita breve ma l’abbiamo resa breve, non siamo privi di tempo ma prodighi. Come le opere grandi e regali, quando arrivano ad un cattivo padrone, si rovinano in un momento e invece quelle modeste, se consegnate ad un buon custode, crescono con l’esperienza: così la nostra età concede molto a coloro che l’amministrano bene.
Introduzione al testo
Il brano proviene dalla riflessione filosofica di Seneca sul valore del tempo, parte della sua serie di scritti morali incentrati sull’etica stoica. In “De Brevitate Vitae”, Seneca esprime l’idea che la vita, lungi dall’essere breve in sé, diventa tale per via di come la viviamo, ovvero sprecandola in attività futili e vanitose. Non è quindi la durata in sé a mancare, ma la consapevolezza e l’amministrazione del tempo che ci viene dato. Seneca si rivolge ai suoi contemporanei per invitarli a riflettere sulla loro esistenza e a usare il tempo in modo più virtuoso e produttivo, in modo da vivere una vita piena e significativa.
Parafrasi
Seneca osserva che molti si lamentano della brevità della vita, ma questa lamentela è spesso infondata, in quanto, in realtà, la maggior parte delle persone perde molto tempo. Infatti, se il tempo fosse ben amministrato, sarebbe più che sufficiente per vivere una vita ricca e significativa. Il filosofo critica il fatto che la gente trascorra la propria vita in modo vano, dedicandosi al lusso, alla distrazione e alla trascuratezza, senza riflettere sul valore del tempo. Così facendo, non hanno una vita breve per destino, ma la rendono breve a causa del modo in cui la gestiscono. Inoltre, Seneca usa una metafora per spiegare il concetto: così come le opere magnifiche possono rovinarsi sotto una cattiva gestione, allo stesso modo la vita si deteriora quando non viene amministrata con saggezza.
Analisi del testo
Metrica
Il testo è scritto in prosa, tipica dei trattati filosofici di Seneca. Sebbene non ci siano rime o schemi metrici da analizzare, la struttura della prosa è molto precisa e ordinata, come è tipico della filosofia stoica, che predilige la chiarezza espositiva.
Figure retoriche
- Metafora: “Come le opere grandi e regali, quando arrivano ad un cattivo padrone, si rovinano in un momento e invece quelle modeste, se consegnate ad un buon custode, crescono con l’esperienza.” Qui Seneca paragona la vita a un’opera d’arte o a una risorsa preziosa che può deteriorarsi se non amministrata correttamente.
- Anacoluto: “De tempore non pauca habemus, sed multa perdamus.” Questo è un esempio di anacoluto, che si trova quando il pensiero non è completato correttamente secondo la grammatica usuale, ma serve a rafforzare il concetto di una vita sprecata.
- Antitesi: “non brevem vitam accipimus, sed fecimus brevem.” Qui Seneca utilizza un contrasto forte tra “non accipimus” e “fecimus” per sottolineare che non è la vita ad essere breve, ma noi stessi a renderla tale.
- Paradosso: Seneca afferma che “la vita non è breve, ma la rendiamo breve”. È un paradosso che invita a riflettere sulla percezione del tempo e sulle scelte che influenzano il nostro modo di viverlo.
Tematiche
- Tema centrale: Seneca ribalta il luogo comune secondo cui la vita è breve, affermando che il problema risiede nella cattiva amministrazione del tempo.
- Antitesi: “Non accipimus vitam brevem, sed facimus brevem” (Non riceviamo una vita breve, ma la rendiamo tale).
- Personificazione: Il tempo è descritto come qualcosa che “sfugge” a chi non sa afferrarlo, rendendo evidente la passività dell’uomo.
- Efficacia delle immagini:
- “Velocissimae omnium rei” (la cosa più veloce di tutte) – La rapidità del tempo è rappresentata con un’immagine dinamica che enfatizza la sua natura sfuggente.
- “Vita destituat in ipso vitae apparatu” (la vita abbandona mentre ancora ci si prepara a vivere) – La metafora del tempo come una risorsa persa nell’attesa.
- Critica sociale:
- Seneca punta il dito contro la dissipazione delle energie in attività futili, come l’accumulazione di ricchezze o il perseguimento di piaceri immediati. La vita viene frammentata e svuotata di significato.
- Mito e filosofia:
- Seneca richiama la saggezza stoica e propone una vita guidata dalla ragione, sottolineando l’importanza di ritirarsi in sé stessi per trovare equilibrio e significato.
Stile
Lo stile di Seneca in questo brano è caratterizzato da un linguaggio severo e diretto, ma al tempo stesso estremamente riflessivo e morale. Il filosofo usa l’argomentazione razionale per spingere il lettore a riconsiderare la propria vita, ad essere consapevole del tempo e a non sprecarlo in vane occupazioni. La semplicità e la chiarezza del suo stile sono parte del suo intento di rendere comprensibile e applicabile la filosofia stoica nella vita quotidiana.
Commento finale
Il messaggio del De Brevitate Vitae è universale e ancora attuale: il tempo è una risorsa preziosa che deve essere valorizzata. Seneca invita a vivere una vita piena e consapevole, evitando la dispersione in attività vane. La vera libertà, secondo il filosofo, si raggiunge attraverso una gestione disciplinata del tempo, dedicandosi alla crescita interiore e alle attività che lasciano un’impronta duratura.
Quest’opera, seppur antica, risuona profondamente in un’epoca come la nostra, dominata da distrazioni e sprechi di tempo. La lezione di Seneca è un invito a concentrarsi su ciò che veramente conta, per trasformare una vita apparentemente breve in una lunga esistenza piena di significato.
In questo brano, Seneca ci invita a riflettere sulla percezione che abbiamo del tempo e sulla sua gestione. La vita non è breve, ma la facciamo sembrare tale con la nostra negligenza. La critica di Seneca è diretta verso una società che non sa amministrare il tempo e che tende a dedicarsi a piaceri effimeri, come il lusso e la superficialità, piuttosto che ad attività che conferiscono valore e profondità alla propria esistenza. Seneca, seguendo la filosofia stoica, ci esorta a una vita più virtuosa e misurata, in cui il tempo è impiegato per lo sviluppo del nostro carattere e delle nostre capacità, piuttosto che per il consumo inutile. In questo modo, il tempo che ci è dato, pur limitato, può bastare per una vita piena e soddisfacente.